GORDIGIANI
Famiglia di musicisti. Il capostipite, Antonio (Domenico) nato a Pistoia nella seconda metà del secolo XVIII, intraprese giovanissimo la carriera di cantante, esordendo come baritono nel 1789 al teatro Pubblico di Reggio Emilia, in cui sostenne il ruolo di Ilioneo nell'opera Enea e Lavinia di P. Guglielmi, accanto a D. Mombelli.
Inizialmente impegnato in ruoli secondari, nella stagione di Carnevale 1790 si esibì al teatro Zagnoni di Bologna in due opere di D. Cimarosa: fu Imaro nell'Idalide e Aminta ne L'olimpiade; nel giugno di quell'anno fu al teatro Nuovo di Padova quale Sofronio in Idomeneo di G. Gazzaniga con G. Crescentini, e ancora ne L'olimpiade di Cimarosa (Licida); quindi in autunno, al teatro degli Avvalorati di Livorno cantò ne L'Antigono di autori vari (Clearco), e ne La morte di Cesare di F. Robuschi (Marc'Antonio).
Dotato d'una voce chiara e robusta e di un versatile talento interpretativo fu ben presto richiesto da vari teatri della penisola, esibendosi spesso anche in compagnia della moglie, Sofia Ducloître, di origine corsa.
Nel Carnevale 1791, ancora a Livorno, apparve ne L'amore contrastato o sia La molinara di G. Paisiello (Luigino), in Enea nel Lazio di autore ignoto (Resindo), e ne Il fanatico burlato di Cimarosa (conte Romolo), quindi in giugno, ancora a Padova, nella Didone abbandonata di autori vari (Araspe) e nell'Ipermestra di Paisiello (Plistene).
Gradualmente passò da parti secondarie a ruoli più impegnativi; nel Carnevale 1792 all'Accademia filarmonica di Verona, cantò in Ademira di autore ignoto (Eutarco), fu quindi Aureliano in Zenobia di Palmira di P. Anfossi al teatro dell'Accademia degli Erranti di Brescia, accanto a Brigida Giorgi Banti; nell'autunno di quell'anno apparve ne La dama soldato di Gazzaniga (tenente) al S. Moisè di Venezia, teatro in cui tornò per il Carnevale 1793, interpretando il ruolo di Giocondo ne La donna astuta, sempre di Gazzaniga. Nell'autunno di quell'anno fu Alfonso re di Portogallo in Ines de Castro di G. Andreozzi al teatro di via della Pergola in Firenze, ove tornò poi l'autunno successivo quale Gusmano nell'Alzira di N. Zingarelli e quale protagonista nell'Antigono di F. Ceracchini.
Sempre nel 1794 fu al teatro S. Carlo di Napoli (30 maggio) in Ines deCastro di F. Bianchi (Alfonso), e nella primavera 1795 al "teatro dei nobili signori Prini" di Pisa nell'Elfrida di Paisiello (Eggardo), accanto a Teresa Bertinotti, e ne La morte di Semiramide di anonimo (Assur). Durante il Carnevale 1796 fu Ottaviano Augusto ne La Cleopatra di S. Nasolini al teatro Rangoni di Modena, accanto ad Adriana Ferraresi del Bene; nell'autunno, ancora alla Pergola di Firenze, apparve ne La conquista di Granata di G. Curcio (Gonzalvo) e nuovamente nella Zenobia in Palmira di Anfossi (Aureliano). Nella stagione di Carnevale 1797 si esibì alla Scala di Milano accanto a Elizabeth Billington nell'Ademira di autori vari (Alarico), e quale Nerone ne La congiura pisoniana di A. Tarchi; per la fiera dell'Ascensione fu al teatro S. Benedetto di Venezia, protagonista ne Il ritorno di Serse di M. Portogallo, accanto alla Ferraresi del Bene; in autunno cantò al teatro Regio di Trieste in Amelia ed Ottiero di Andreozzi (Erosmene) e in Zenobia in Palmira di Anfossi. Nel Carnevale 1798, accanto al Senesino, apparve al teatro Regio di Torino, protagonista in Alessandro nell'Indie di Tarchi e ne La clemenza di Tito di B. Ottani; per la fiera del Santo fu al Nuovo teatro di Padova in Fernando nel Messico di M. Portogallo (Zorambo) e in Ines de Castro (Alfonso).
Nelle stagioni 1798-99 fu nuovamente scritturato al teatro S. Benedetto di Venezia: nell'autunno 1798 cantò accanto a Elisabetta Gafforini in Amore e paura di V. Trento (Ernesto), Che originali di S. Mayr (D. Carolino), Melinda di S. Nasolini (Oliviero), Le tre orfanelle, o sia La scola di musica di M. Bernardini detto Marcello da Capua; nel Carnevale seguente si esibì ne Le quattro mogli di G. Marinelli (cavalier Giacinto), e in due lavori di Mayr: Amore ingegnoso (Orosmondo) accanto alla moglie Sofia, e L'ubbidienza per astuzia. Nell'estate di quello stesso anno cantò al teatro Rangoni di Modena in Zulema di Portogallo (Orosmane), con la moglie Sofia, con la quale apparve nei maggiori teatri dell'Italia settentrionale; in autunno, ancora alla Pergola di Firenze, fu protagonista in Monima eMitridate di Nasolini, accanto ad Angelica Catalani.
Tra l'altro nel 1804, al teatro Comunale di Bologna, fu tra gli interpreti de Il conte diSaldagna di N. Zingarelli, e nel 1809, per l'apertura del teatro Nuovo in Venezia, apparve in Ippolita, regina delle Amazzoni di S. Pavesi accanto ad Adelaide Malanotte; nel 1811, al teatro di via della Pergola di Firenze, partecipò alla rappresentazione dell'opera Achille di Nasolini e fu tra gli interpreti del dramma sacro L'ombra diSamuele o sia La morte di Saulle di anonimo. Sempre nel 1811, nel corso di un concerto privato al quale era intervenuto Napoleone I, fu da questo nominato cantante da camera dell'imperatore. Antonio si trasferì quindi a Parigi, ove rimase sino al 1815; tornato più volte in Italia, nel 1814 fu al teatro Rossi di Pisa, ove apparve in Giulio Sabinonell'antro e in Achille di Nasolini, in Oro non compra amore di Portogallo e in L'italiana in Algeri di G. Rossini.
Nel 1815, a Firenze, fu tra gli interpreti de Le nozze di Figaro di W.A. Mozart e nel 1816, apprezzato interprete rossiniano, fu Baldassarre nel Ciro in Babilonia, e a Livorno cantò nell'Aureliano in Palmira; nel 1817 al teatro Alfieri di Torino apparve nel Don Giovanni di Mozart e in Cenerentola di Rossini, poi nel 1818 ancora ne Le nozze di Figaro al teatro Nuovo. Al termine della carriera si dedicò per breve tempo all'impresariato, stabilendosi a Modena.
Antonio morì a Firenze nel 1820.
Cantante, pianista e compositore fu Luigi, figlio di Antonio e di Sofia Ducloître, nato a Modena il 21 giugno 1806. Dopo aver seguito il padre nel corso delle sue tournées teatrali, visse sino al 1815 a Parigi, ove intraprese gli studi musicali, esordendo come pianista alla presenza di Napoleone I; in tale occasione si esibì anche come cantante interpretando un'aria dal Don Giovanni di Mozart, alla presenza di G. Crescentini, F. Paër e N. Zingarelli.
Lasciata Parigi nel 1815, si trasferì con la famiglia a Firenze; si trattò tuttavia di un breve soggiorno, poiché Luigi riprese presto a seguire il padre nei suoi giri artistici. I suoi studi musicali, peraltro assai discontinui, proseguirono in varie città, tra cui Brescia, Roma con G. Sirletti, e Pisa, ove fu allievo per il pianoforte di N. Benvenuti, insegnante nel conservatorio di S. Anna. Tornato poi definitivamente a Firenze, nel 1818 entrò come fanciullo cantore nella cappella granducale di palazzo Pitti, dedicandosi nel contempo a un'intensa attività concertistica. Continuati frattanto gli studi, fu allievo di P. Romani per l'armonia e di D. Ugolini per la composizione.
In questo periodo fu raccomandato da P. Torrigiani a un non meglio identificato Mr. Landock, un benefattore inglese che sostenne la spesa della sua educazione musicale. Nello stesso periodo, il padre Antonio, da poco dedicatosi all'impresariato, gli procurò il posto di maestro al cembalo in un teatro fiorentino. Nel 1819 Luigi, appena tredicenne, compose la cantata Il ratto d'Etruria, per voce sola e coro, che dedicò all'imperatore d'Austria Francesco I.
Alla morte del padre, non avendo altre fonti di reddito al di fuori dell'attività di accompagnatore al cembalo e di cantore, si dedicò soprattutto alla composizione, nella speranza di trovare un editore disposto a pubblicare le sue opere. Con la cantata Comala (1822), su versi di R. de' Calzabigi, Luigi vinse un concorso bandito dall'Accademia filarmonica di Firenze; la giuria, formata da N. Petrini, N. Zamboni e F. Ceccherini, non assegnò però il premio, per presunte irregolarità formali nella presentazione dei lavori.
Luigi cominciò tuttavia a farsi conoscere e a far pubblicare alcune sue composizioni, apparse con gli pseudonimi di Zeuner e Fürstenberger. In questo periodo compose la cantata a tre voci e orchestra, Aci e Galatea e alcuni pezzi per pianoforte che gradualmente contribuirono a farlo apprezzare negli ambienti musicali non soltanto fiorentini.
Nel 1824 conobbe il conte Nikolaj Demidov che, presolo sotto la sua protezione, gli offrì il posto di accompagnatore al pianoforte, con l'incarico di comporre dei vaudevilles, in una compagnia di comici francesi che teneva al suo servizio. Nel 1828, alla morte del Demidov, rimase senza lavoro, ma il figlio di questo, Anatolij, continuò comunque a versargli la rendita; finalmente libero da impegni, decise di dedicarsi all'insegnamento e alla composizione. Il 19 ott. 1828 sposò Anna Giuliani, figlia del chitarrista e compositore Mauro, da cui ebbe otto figli, due soli dei quali sopravvissuti, Michele, pittore, e Leontina, poetessa, poi autrice di versi di romanze del padre. In quell'anno compose la commedia in un atto L'appuntamento, su libretto di anonimo, rappresentata nella primavera al teatro del Cocomero di Firenze, poi riveduta come commedia in due atti e con il titolo Lerendez-vous (Firenze, rappresentazione privata, 1830); quindi il dramma giocoso Fausto (libretto di J. Poniatowski), rappresentato con scarso successo a Firenze, al teatro di via della Pergola nell'autunno 1836, peraltro interpretato nei ruoli principali da celebri cantanti, quali D. Cosselli, Luigia Boccabadati e G. Frezzolini. Recatosi a Parigi dopo il fallimento del Fausto, non riuscì ad affermarsi e, tornato a Firenze, seguì poi la famiglia Poniatowski a Vienna.
Nello stesso periodo iniziò a dedicarsi alla composizione di musica vocale da camera, genere a lui più congeniale, cui avrebbe legato la sua popolarità e che avrebbe contribuito a farlo apprezzare anche fuori d'Italia.
Frattanto compose le opere: Filippo (libretto di Poniatowski, Firenze, teatro privato di lord Standish, 1840, e Prato, teatro Metastasio, maggio 1840); Gli Aragonesi in Napoli (A.L. Tottola, Firenze, teatro Leopoldo, giugno 1841, poi teatro dei Risoluti, febbraio 1857 con il titolo di Don Matteo); I ciarlatani (Firenze, teatro Leopoldo, 14 febbr. 1843); Un'eredità in Corsica, ossia La vendetta corsa (F. Guidi, Firenze, teatro del Cocomero, 24 apr. 1847); L'avventuriero (A. de Lauzières, Livorno, teatro Rossini, Carnevale 1851, in collab. con T. Mabellini); Deux mots, ou Une nuit dans la forêt (B.-J. Marsollier des Vivetières, Firenze, rappresentazione privata, 1854); Le diable àl'école (E. Scribe e F. Bayard, ibid., rappresentazione privata, 1856). Lo Schmidl cita inoltre le opere non rappresentate: Velleda, L'assedio di Firenze e Rosmunda; compose inoltre il balletto Ondina, l'oratorio Ester (E. Barsottini, 1846), la cantata La Gordigiana, in stile bernesco, e l'Inno per la morte di Carlo Alberto (1849).
Si dedicò quindi alla musica sacra, sollecitato probabilmente da quella rossiniana: nel 1842 aveva partecipato a Firenze all'esecuzione dello Stabat Mater in un'accademia privata, nella riduzione per due pianoforti di Th. Labarre a palazzo MacDonald con E. Manetti. Nel 1843 compose le 10 melodie sacre, eseguite a Firenze nel palazzo Poniatowski e interpretate da Erminia Frezzolini con Th. Döhler al pianoforte, poi replicate a Parigi nel 1852 alla sala Herz.
Luigi fu autore di oltre 300 composizioni di genere vocale da camera, raccolte in album pubblicati tra il 1852 e il 1854, tra cui: La rosa d'Inghilterra, Pratolino, I gigli di Firenze, Gli stornellid'Arezzo, Album fantastico, Mosaico etrusco, In riva all'Arno, Le belle toscane, Ispirazioni fiorentine, Rimembranze di Parigi, Rimembranze di Londra, In cima al monte, Sotto gli alberi, Lefarfalle di Firenze, San Donato.
Musicò inoltre una raccolta di poesie, pubblicata in tre volumi con il titolo di Canti popolari toscani (1836; 67 dei quali furono pubblicati anche dall'editore Ricordi nei Canti popolari italiani). L'8 giugno 1851 pubblicò sulla Gazzetta musicale di Firenze la ballata L'offerta, insieme con composizioni di Rossini, F. Mendelssohn-Bartholdy e altri compositori. Nel 1855 si recò a Parigi per una tournée di concerti al théâtre Italien e poi a Londra, ove conobbe G. Meyerbeer, che si espresse in termini entusiastici sulla sua produzione vocale (Gazzetta musicale di Firenze, 30 ag. 1855).
Luigi morì a Firenze il 1° maggio 1860.
Per la sua produzione teatrale egli venne giudicato severamente dalla critica, che lo considerò, da una parte un epigono mozartiano, dall'altra un seguace di Mercadante, soprattutto per la ricerca di una più ricca ed elaborata strumentazione. Ottenne un certo consenso, anche se effimero, con Gli Aragonesi in Napoli e I ciarlatani, ma in realtà sprovvisto di un vero temperamento drammatico e costretto a confrontarsi con la grande produzione teatrale italiana del periodo romantico, non fu in grado di realizzare un concezione teatrale organica. La sua vena elegiaca poté invece trovare la sua vera dimensione espressiva nel repertorio cameristico di breve respiro.
Fu particolarmente legato al principe Poniatowski, che contribuì alla diffusione delle sua produzione vocale da camera, eseguita in salotti della società fiorentina e poi in quelli di Parigi, ove il Poniatowski si era trasferito come ambasciatore del granduca Leopoldo. È in uno di questi salotti che, secondo il Langlade, Chopin avrebbe ascoltato una sua romanza, esprimendo dei giudizi altamente elogiativi.
In realtà la notorietà di Luigi fu legata soprattutto ai Canti popolari toscani, caratterizzati da uno stile fluido e discorsivo che si manifesta con una grande varietà di forme e intonazioni, che vanno dal patetico, al comico e al piacevolmente ironico. Ispirati da una raccolta poetica, essi sono espressione d'una vena musicale che, discostandosi dal genere coevo della romanza, trova nel canto popolare la sua dimensione più genuina. I Canti popolari toscani, composti su testo poetico dello stesso Luigi, della figlia Leontina e di poeti contemporanei, sono caratterizzati da un'armonizzazione estremamente semplice e da una scrittura melodica lineare che procede spesso per gradi congiunti, in cui il sentimento d'amore è trattato in tutte le possibili sfumature, con una cantabilità immediata e diretta che valse all'autore l'appellativo di "Schubert italiano" (peraltro condiviso con altri due musicisti, Vincenzo Gabussi e Antonio Buzzolla). La sua vena si realizzò soprattutto negli stornelli, in cui si espresse con schietta immediatezza, tipica della tradizione popolare d'impronta nettamente toscana.
Apprezzato musicista fu anche il fratello Giovanni Battista. Nato a Modena nel luglio 1795, dopo essere stato per sei anni allievo del conservatorio di Milano, nel 1817 esordì come cantante al teatro della Pergola di Firenze, e dopo una breve carriera in teatri della Toscana e del Veneto, si dedicò a un repertorio prevalentemente cameristico. Recatosi poi in Baviera e in Boemia, nel 1822 fu nominato insegnante di canto a Ratisbona, e poi al conservatorio di Praga, ove formò numerosi allievi, dedicandosi inoltre alla critica musicale e alla composizione.
Compose le opere: Pygmalione (Praga, primavera 1845); Consuelo (libretto proprio da G. Sand, ibid., estate 1846; protagonista Marietta Alboni); Lo scrivano pubblico (ibid., Kaiserlisches Schloss, giugno 1850, poi Trieste, teatro Mauroner, agosto 1852); inoltre varia musica sacra, tra cui uno StabatMater a quattro voci, mottetti e romanze.
Giovanni Battista morì a Praga il 2 marzo 1871.
Fonti e Bibl.: Notizie in Riv. musicale di Firenze, 10 giugno 1840 (per Luigi); Gazzetta musicale di Milano, 21 marzo 1842, 15 giugno 1854, 21 giugno e 20 luglio 1855, 8 giugno 1884 (per Luigi); Gazzetta musicale di Firenze, 21 dic. 1853, 20 dic. 1854 (con il catalogo completo delle opere di Luigi, a cura di F. Guidi), 13 nov. 1855 e 27 nov. 1855 (per Luigi), 13 nov. 1855 (per Giovanni Battista); La Rivista, 27 ag. 1855 (recensione dei Canti popolari toscani, di G. Arcangeli); G. Langlade, Luigi G., Firenze 1863; R. Gandolfi, Luigi G., in Ricordi musicali fiorentini, Firenze 1909-10, p. 4; U. Moroni, La R. Accademia degli Immobili ed il teatro "La Pergola", Pisa 1926, p. 192 (per Luigi); A. Bonaventura, Luigi G. ed i suoi Canti popolari toscani, in L'Illustrazione toscana, IX (1931), pp. 9 s.; V. Terenzio, La musica italiana dell'Ottocento, II, Roma 1958, p. 134; Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, p. 14 (per Antonio); M. De Angelis, La musica del granduca, Firenze 1978, pp. 36, 38, 52, 87 s., 122, 126, 128 s., 131, 135, 173 (per Luigi); pp. 100, 103-105 (per Antonio); pp. 104 s. (per Giovanni Battista); p. 100 (per Sofia Ducloître); G. Dell'Ira, I teatri di Pisa (1773-1986), Pisa 1987, pp. 34, 37 (per Antonio); Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, p. 106 (per Antonio); P. Fabbri - R. Verti, Due secoli di teatro per musica a Reggio Emilia. Repertorio cronologico delle opere e dei balli 1645-1857, Reggio Emilia 1987, p. 114 (per Antonio); M.-Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Storia del teatro Regio di Torino, V, Cronologie, a cura di A. Basso, Torino 1988, pp. 124, 150 (per Antonio); Catalogo dei libretti per musica dell'Ottocento (1800-1860). Biblioteca del Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli, a cura di F. Melisi, Lucca 1990, pp. 177, 230 (per Antonio); F. Morabito, La romanza vocale da camera in Italia, Cremona 1997, ad indicem; F. Malagodi, Diz. dei musicisti di Modena e Reggio Emilia, Modena 2000, pp. 146-148; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, IV, pp. 58 s.; C. Schmidl, Diz univ. dei musicisti, II, p. 647; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, p. 77; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 272 s.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, II, p. 328 (per Antonio); The New Grove Dict. of opera, II, p. 489; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), X, p. 156.