gorgia toscana
La gorgia è un fenomeno fonetico diffuso nei dialetti toscani (noto anche come spirantizzazione o aspirazione toscana). È un processo di ➔ indebolimento che coinvolge le consonanti ➔ occlusive scempie determinando la perdita della fase di occlusione, motivo per cui le consonanti interessate sono pronunciate ➔ fricative o spesso approssimanti, ovvero:
/p t k/ > [φ θ h/x]
ape > [ˈaφe], petalo > [ˈpɛθalo], decoro > [deˈhɔro]
/b d g/ > [β δ ɣ]
libero > [ˈliβero], lode > [ˈlɔδ⁄e], lago > [ˈlaɣo]
La gorgia è soggetta a varie restrizioni. La prima è di natura sillabica: l’occlusiva che subisce spirantizzazione deve obbligatoriamente occupare la posizione di attacco sillabico (➔ sillaba). Il processo infatti si attiva solo in posizione postvocalica: è questo il motivo per cui non si ha spirantizzazione in posizione iniziale assoluta, dopo pausa né in posizione post-consonantica. L’occlusiva può essere invece seguita da una vocale (topo > [ˈtɔφo]), da una consonante liquida (lacrima > [ˈlakhrima]) o da un legamento (richiesta > [riˈhjɛsta]). In tali situazioni contestuali, la gorgia si manifesta tanto in corpo di parola (amaca > [aˈmaha]) quanto al confine di parola (la casa > [laˈhasa]).
L’incidenza del fenomeno è proporzionale al grado di posteriorità dell’occlusiva; in termini percentuali la gorgia è più presente nelle occlusive velari /k/ e /g/ e progressivamente minore in quelle dentali /t/ e /d/ e infine in quelle bilabiali /p/ e /b/. Nei segmenti velari, in primis /k/, l’indebolimento può raggiungere il suo stadio più estremo, causando la cancellazione del suono, ad es., amico > [aˈmio].
La realizzazione della gorgia è regolare tra le occlusive sorde, mentre è variabile tra le sonore. Anche per /b/, /d/ e /g/ vige, comunque, il condizionamento operato dal luogo di articolazione: in contesto postvocalico, la presenza di una fricativa sonora o di un’approssimante è molto più frequente per /g/, meno per /d/ e /b/, le quali mostrano un comportamento oscillante. In modo parallelo, la spirantizzazione coinvolge anche le affricate /ʧ/ e /ʤ/ che per questo sono realizzate /ʃ/ e /ʒ/: ad es., facile > [ˈfaʃile], fragile > [ˈfraʒile].
A dispetto della sua denominazione, la gorgia non è presente in pari misura su tutto il territorio toscano, ma ha una distribuzione variabile (➔ toscani, dialetti). Il centro di irradiazione del fenomeno si identifica con il toscano centrale, corrispondente alle province di Firenze, Pistoia e Siena; in quest’area il processo è anche denominato spirantizzazione fiorentina.
Nei territori marginali, rappresentati dal toscano meridionale e orientale, dalla Garfagnana e dall’isola d’Elba, la gorgia ha distribuzione instabile, sebbene in progressiva espansione, come provano le indagini condotte nei centri di Bibbiena e di Cortona. Precisamente, nella Toscana meridionale (provincia di Grosseto) la spirantizzazione coinvolge prevalentemente /k/ e /t/, mentre al confine con il Lazio si ha per lo più la lenizione, un processo che riduce la forza articolatoria dell’occlusiva, determinando segmenti variamente sonorizzati. Nel lucchese e nel pisano-livornese (toscano nord-occidentale), l’occlusiva più coinvolta è /k/. Infine, nella fascia orientale (provincia di Arezzo), zona di transizione, le occlusive risultano caratterizzate da processi di lenizione e di sonorizzazione, sul modello umbro-laziale.
Sebbene il toscano centrale possa legittimamente considerarsi l’area in cui la gorgia trova la sua manifestazione massima, il processo non può essere postulato come regola obbligatoria, poiché è socialmente molto oscillante.
La realizzazione della gorgia varia secondo lo stile e il ritmo di elocuzione; il processo è più marcato negli stili meno controllati e veloci, anche tra parlanti della stessa area geografica. Non a caso la produzione di allofoni deboli, ovvero segmenti aperti e rilassati, come le approssimanti, è favorita da un contesto verbale poco sorvegliato. Il processo è comunque presente anche nei registri formali o tra le classi sociali più elevate. La pronuncia spirantizzata non è associata a giudizi negativi e non dà luogo a forme di stigmatizzazione sociale.
Tipico fenomeno del toscano centrale, la gorgia è imprescindibilmente associata al prestigio del modello fiorentino. La vitalità del processo è peraltro confermata anche dalla sua crescente penetrazione nei territori toscani di confine. La spirantizzazione può ragionevolmente reputarsi un chiaro indicatore di appartenenza geografica e di identità fiorentina condiviso dalla comunità linguistica e ampiamente riconosciuto dagli italiani non toscani.
La gorgia è uno dei fenomeni di variazione allofonica (➔ allofoni) più indagati dell’italiano e, nel corso degli anni, non ha mancato di suscitare anche l’interesse di stranieri. Le prime attestazioni tra le fonti documentarie risalgono al periodo rinascimentale. Molti hanno nel tempo cercato di spiegare, con argomentazioni spesso molto distanti, l’origine di questo processo.
Le ricerche mostrano eterogeneità teorica e metodologica; è tuttavia possibile identificare un trattamento classico (sostratista o antisostratista), un trattamento sincronico e sociolinguistico, e infine un trattamento fonetico a orientamento acustico. I vari studi, in cui è ravvisabile una certa sequenzialità cronologica, differiscono non solo per impostazione metodologica ma soprattutto per le conclusioni interpretative cui pervengono. Un primo filone di studi, definito sostratista, a partire dal XIX secolo ha intravisto nella gorgia toscana l’azione determinante, o comunque tendenziale, del ➔ sostrato etrusco, lingua prelatina in cui vigeva l’opposizione grafica, e probabilmente fonologica, tra occlusive sorde non aspirate /p/, /t/ e /k/ e, rispettivamente, occlusive sorde aspirate /ph/, /th/ e /kh/ (cfr., tra tutti, Merlo 1927). La presenza in etrusco di suoni aspirati, insieme a una certa coincidenza geografica tra l’odierna Toscana e l’antica Etruria, sono soltanto alcuni degli argomenti considerati dai sostenitori dell’azione etrusca.
La tesi sostratista è stata in seguito fortemente ridimensionata (posizione antisostratista) e dagli anni Settanta del XX secolo definitivamente rigettata come non scientifica. Gli antisostratisti, tra i quali è opportuno citare almeno Rohlfs (1966: § 196) e Izzo (1972), confutano tutte le prove sostratiche, poiché fondate su presupposizioni non dimostrabili e non sostenute da considerazioni linguistiche di portata generale.
Successive sono le ricerche condotte in ambito dialettologico e sociolinguistico, le quali, in prospettiva sincronica, sostengono l’ipotesi, oggi la più accreditata, che la gorgia sia un fenomeno romanzo originatosi all’interno del volgare toscano nel basso medioevo. Secondo questo filone di studi (cfr. Giannelli 1983; Cravens 1983), la ricostruzione del toscano antico può essere avviata solo a partire dalle attuali condizioni fonetiche rilevabili sul territorio. L’interpretazione della gorgia, più che ancorata all’interferenza sostratica, si colloca così nel dominio dei fenomeni di variabilità linguistica e di bilinguismo.
Da un punto di vista fonetico, la corrispondenza spesso postulata, ovvero occlusiva > fricativa, risulta riduttiva. Il quadro è più complesso; la gorgia è un fenomeno di indebolimento graduale, che dall’occlusiva può raggiungere, come stadio ultimo, la cancellazione, passando per la fricativa e l’approssimante. Gli esiti fonetici della gorgia, tanto per le occlusive sorde quanto per le sonore, sono allofoni estranei all’inventario fonologico dell’italiano (➔ fonologia). La classificazione fonetica più accurata del fenomeno è quella effettuata da Giannelli & Savoia (1978): in questo studio i numerosi allofoni della gorgia sono specificati in base al grado di restringimento diaframmatico che si realizza durante la produzione dell’occlusiva, un parametro che evidenzia l’indice di rilassamento articolatorio cui va incontro il fonema. L’accostamento degli organi articolatori è infatti massimo nelle occlusive, caratterizzate da una ostruzione totale, medio nelle fricative, prive di chiusura completa, minimo infine nelle approssimanti, segmenti aperti e rilassati.
In anni più recenti, specifiche indagini acustiche hanno contribuito a definire ulteriormente gli sviluppi allofonici della gorgia, attraverso l’analisi congiunta di vari parametri tra cui la struttura spettrografica, la durata segmentale e l’intensità (cfr. Marotta 2001; Sorianello 2001; Villafaña Dalcher 2006). A livello acustico, il quadro descrittivo del fenomeno è ancora lungi dall’essere completo: per molte aree toscane, in primis quelle di confine, mancano riferimenti empirici oggettivi, non essendo mai state esplorate in questa specifica direzione.
Nel fiorentino, epicentro del fenomeno, è stato rilevato per /p/, /t/ e /k/ un processo gradiente di erosione i cui stadi, in ordine decrescente di forza consonantica, sono così riassumibili: occlusione, lenizione, sonorizzazione, spirantizzazione, approssimantizzazione, cancellazione. Grado di riduzione consonantica e luogo di articolazione del fonema occlusivo sono correlati positivamente: l’indebolimento dell’occlusiva è maggiore nei segmenti posteriori che non in quelli anteriori; di conseguenza, gli allofoni approssimanti o il dileguo del segmento sono frequenti per /k/, ma non per /p/. Parzialmente diversa è la situazione del pisano; le varianti fricative sono percentualmente minori rispetto a quelle riscontrate nel fiorentino, mentre le varianti occlusive sono per converso più comuni. Un’altra divergenza rilevata tra il pisano e il fiorentino riguarda l’esito di /k/: a Firenze prevale /ɦ/, ovvero fricativa glottidale sonora, laddove a Pisa si ha per lo più la cancellazione oppure l’esito allofonico /x/, ossia fricativa velare sorda.
La gorgia è un processo dinamico in progressiva espansione. Nel territorio pisano la presenza di varianti semifricative, ovvero allofoni con una fase di aspirazione lunga, verosimilmente da intendersi quale sviluppo intermedio cui è soggetta l’occlusiva prima di pervenire a una completa realizzazione fricativa, costituiscono un probabile indizio della lenta infiltrazione del modello di pronuncia fiorentina.
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Agostiniani, Luciano & Giannelli, Luciano (a cura di) (1983), Fonologia etrusca, fonetica toscana: il problema del sostrato. Atti della Giornata di studi organizzata dal Gruppo archeologico colligiano (Colle di Val d’Elsa, 4 aprile 1982), Firenze, Olschki.
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Giannelli, Luciano (1983), Aspirate etrusche e gorgia toscana: valenze delle condizioni fonetiche dell’area toscana, in Agostiniani & Giannelli 1983, pp. 61-102.
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