GORGONE (Γοργώ - Γοργών, tardo Γοργόνη; Gorgo - Gorgon, tardo Gorgona)
Mostro terrificante più volte descritto nelle fonti letterarie e figurative dell'antichità classica.
Esiodo (Theog., 270 ss.) conosce tre G., figlie di Phorkys e di Ketos: di esse solo Medusa (Μέδουσα) è mortale a differenza delle sorelle Stheno (Σϑενώ, la forte) ed Euriale (Εὐρυάλη, la spaziosa).
Gli scrittori antichi localizzano il soggiorno delle G. (a volte interpretate come mostri marini) nell'estremo occidente, vicino alle Esperidi ed al regno dei morti.
Secondo la versione più diffusa Medusa è uccisa e decapitata da Perseo (v.) con un falcetto ricurvo (ἅρπη), il sangue del mostro genera Pegaso (v.) e Chrysaor (v.).
La testa di Medusa era sepolta ad Argo (Paus., 11, 21, 5), secondo altre versioni sarebbe stata donata da Perseo ad Atena e da questa fissata sull'egida. Le fonti antiche insistono sul potere magico e terrificante della voce e dello sguardo (che aveva il potere di pietrificare) della Gorgone. Medusa è indicata come amante di Posidone (Hesiod., Theog., 178), secondo alcune interpretazioni razionalistiche essa è una regina di Libia, un'amazzone vinta da Perseo (Paus., 11, 21, 56), un'etera (Heracl., Fab., 1), o una specie di capra selvatica (Alex. Myndius, apud Athen., v, 221, 3).
Omero descrive il solo capo della G. come immagine terrificante (Od., xi, 634) o come ornamento di scudo (Il., v, 741; xi, 36).
Ad Esiodo (Scut., 230 ss.) risale la prima descrizione di una G. che presenta due serpenti i quali dalla vita si sollevano al disopra del capo (caratterizzato dalla lingua penzolante e dalle zanne animalesche).
Le interpretazioni della critica moderna sull'origine del mito della G. non hanno dato sino ad ora risultati definitivi: le più vedono nel mostro una divinità di origine preellenica o la personificazione di fenomeni naturali o animali. Le notevolissime analogie tra il mito di Perseo e della G. e quello di Gilgamesh (v.) e di Khumbaba (v.) non sono state ancora completamente chiarite.
Come le fonti letterarie così quelle figurative documentano in un primo momento la sola testa delle G. (gorgonéion). L'iconografia del mostro non presenta sin dall'inizio uno schema iconografico preciso, ma tipi diversi, genericamente mostruosi, caratterizzati dalla visione frontale e dai grandi occhi. Alla fine dell'VIII sec. a. C. deve essere datato un tipo di maschera fittile da Tirinto, identificato come quello di una che presenta grandi orecchi aperti, occhi a globo, bocca fornita di zanne ferme. Al principio del VII sec. risalgono le prime rappresentazioni del mito di Perseo e della Gorgone. Un pìthos a rilievo beota rappresenta l'eroe che taglia la testa ad una G. caratterizzata dal volto mostruoso su un corpo di centauro. Una grande anfora protoattica da Eleusi, del secondo venticinquennio del VII sec., rappresenta Perseo che, dopo aver tagliato la testa di Medusa, fugge mentre Atena lo protegge da Stheno ed Euriale. Queste presentano su un corpo raffigurato di profilo (dal torso squamoso) teste in veduta frontale a forma di lebete schematizzato ornato da protorni di leone e di serpente.
Forse ancora nella prima metà del VII sec. può essere datato un gorgonèion fittile, rinvenuto in numerosi esemplari nella stipe del tempio della acropoli di Gortina, che deriva da uno schema tipologico stabilito già alla fine del III millennio per la maschera di Khumbaba.
Il tipo della G. di Gortina interrompe le rappresentazioni episodiche di G. arcaiche inserendo nel mondo greco una tipologia già lungamente elaborata in Oriente, che sarà alla base delle successive rappresentazioni.
Alla metà circa del VII sec. la tipologia della G. viene definita in ambiente corinzio con un tipo iconografico caratterizzato da una enorme bocca curva verso il basso, fornita di zanne, dalla quale penzola sul mento la lingua. Le guance sono increspate, gli occhi enormi, i capelli (che a volte si trasformano in serpenti) presentano riccioli sulla fronte, gli orecchi sono rappresentati di prospetto. A volte il gorgonèion è circondato da due serpenti ricurvi che partono dal mento e si sollevano ai lati del capo. Il volto è sempre rappresentato di pieno prospetto, mentre il corpo, fornito di due o quattro ali, è documentato nel tipo della corsa in ginocchio vestito di un corto chitone, stretto a volte alla cintura da serpenti. Ai piedi le G. portano calzari alati.
Come il volto così anche il corpo della G. trova precedenti iconografici in ambiente orientale, particolarmente nelle rappresentazioni di Khumbaba nella saga di Gilgamesh.
Una lastra fittile da Siracusa, datata alla metà del VII sec., documenta per la prima volta in forma completa lo schema iconografico corinzio testimoniato innumerevoli volte nelle rappresentazioni arcaiche del mito. Nessuna differenza iconografica distingue Medusa dalle sorelle sia nelle scene principali del mito (dell'uccisione e dell'inseguimento) che in quelle minori.
Accanto alla rappresentazione di G. intere continuano quelle dei gorgonèia, in modo particolare come motivo decorativo al centro dei frontoni e nella decorazione di spazî circolari e quadrangolari (metope, antefisse, acroterî, monete).
Il carattere terrificante del gorgonèion ne fa l'ornamento prediletto delle armature, in modo particolare degli scudi, nei più antichi dei quali essi decorano tutta la superficie.
In ambiente italico i gorgonèia trovano manifestazioni caratteristiche nelle antefisse del tempio di Portonaccio a Veio e in quelle dell'Italia meridionale, particolarmente a Taranto. Al principio del V sec. l'aspetto terrificante della maschera si addolcisce, sino ad assumere un aspetto umanizzato. Contemporaneamente va sparendo il tipo del corpo del demone rappresentato nella corsa in ginocchio.
Alcune rappresentazioni della uccisione di Medusa su vasi attici a figure rosse della prima metà del V sec. a. C. mostrano il demone con lineamenti completamente umanizzati ed il corpo di-una giovinetta, rivestito da un sottile chitone.
Il tipo del gorgonèion arcaico continua più a lungo come decorazione di scudo e dell'egida di Atena.
La libertà creativa caratteristica dell'arte classica ed ellenistica non permette di seguire una iconografia precisa del gorgonèion, che varia in base alle esperienze artistiche delle singole personalità creatrici, pur conservando, tranne casi particolari, la veduta frontale. Un tipo di gorgonèion completamente umanizzato, che si ricollega alle rappresentazioni arcaiche solo attraverso i serpenti che incorniciano il volto, è documentato dalla Medusa Rondanini (caratterizzata dalle ali che spuntano dai capelli e che saranno caratteristiche da allora nelle rappresentazioni dei gorgonèia). Secondo il Buschor l'originale da cui la testa deriva avrebbe decorato lo scudo della Atena Parthènos di Fidia (v.).
Attraverso numerosissime copie e varianti è possibile seguire l'evoluzione del tipo in età ellenistica e romana.
Durante il periodo ellenistico il tipo della G. trova nuove espressioni. Tra le più caratteristiche il gorgonèion patetico, rappresentato a volte di tre quarti con l'espressione dolorosamente terrificante e quello che mostra la maschera raggelata del demone, dal volto grasso e immobile, i capelli aperti sulla fronte in ciocche scomposte.
Questi ultimi tipi vivono insieme a quello fidiaco sino alla tarda antichità, adoperati come motivi decorativi nella decorazione di fregi, mensole, chiavi di archi, scudi, armature, specchi, gemme, ed elaborati particolarmente in età ellenistica e romana in ambiente asiatico.
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