gotta (sost.)
La voce è in Detto 222 e chi co llei s'abbraccia / già mai mal non ha gotta / né di ren né di gotta (si rilevi che il parallelismo accomuna elementi lessicalmente non omogenei, in quanto il primo rappresenta l'organo malato, il secondo il genere della malattia), e in Fiore CLXXXIX 4 sì lui faccia intendente che si duole / d'una sua gotta, che d'averl'è usata, che risponde a Roman de la Rose 14359 " Sire, ne sai quel maladie, / Ou fievre ou goute ou apostume, / Tout le cors m'embrase e alume... ". Indica la malattia che anche oggi si suol designare con questo nome.
Per quanto riguarda il rapporto del passo del Fiore col Roman de la Rose, si osserverà che il poemetto nomina una sola delle malattie elencate nel poema; ma il motivo elencatorio riappare subito dopo, riferito alle erbe medicinali impiegate dalla donna (con analogo effetto caricaturale): Po' bullirà ramerin e viuole / e camamilla e salvia, e fie bagnata (vv. 7-8).