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Lessing, Gotthold Ephraim

di Valerio Verra - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Lessing, Gotthold Ephraim

Valerio Verra

Poeta, drammaturgo, critico, filosofo e teologo (Kamenz, Sassonia 1729 - Brunswick 1781), figura centrale nella cultura tedesca del Settecento, si è occupato solo marginalmente di D., per lo più ricordandone l'opera a esemplificazione o conferma di certi suoi giudizi critici o eruditi (cfr. Sämmtliche Schriften, a c. di K. Lachmann e F. Muncker, Lipsia 1886-1907³; rist. Berlino 1968, XXI, sub v.). Così, nel Laookoon (1766), là dove sostiene che non è possibile destare il senso dell'orrore rispetto alla fame mediante una descrizione imitativa diretta, e quindi è necessario ottenere tale effetto indirettamente, utilizzando il senso di ripugnanza e mostrando fino a che punto la fame possa farlo tacere, L. ricorda appunto come D., nell'episodio di Ugolino, ci faccia sentire tutto l'orrore della fame mediante due tratti fortemente ripugnanti: la descrizione di Ugolino che addenta e rode il cranio del suo nemico, e l'episodio dei figli che offrono al padre le loro carni come cibo.

L. torna ancora sull'episodio di Ugolino, quando nel 1768 compare l'omonimo dramma di Heinrich Wilhelm Gerstenberg, che molto contribuì a richiamare l'interesse sul poema dantesco in Germania e costituì nell'epoca un termine costante, quasi obbligato di confronto, su su fino alle Vorlesungen über die Aesthetik di Hegel. Proprio in una lettera a Gerstenberg del 25 febbraio 1768, L., nel manifestargli alcune riserve sul carattere tragico della sua opera, in quanto in essa sussiste un'incongruenza tra la prospettiva dello spettatore, sicuro dell'esito della vicenda, e quella del protagonista (Ugolino), che per tutto il dramma deve mostrare di esserne incerto, osserva che questo invece non accade in D., dove la vicenda è descritta come già accaduta e conclusa, e non in via di svolgimento, e quindi con ben diverso effetto drammatico e senso dell'orrore.

Nel 1773, infine, nel commentare un manoscritto del medico e storico Erasmo Stella (morto nel 1521) rinvenuto nella biblioteca di Wolfenbüttel, L., mostrando di dubitare dell'attendibilità di tale autore, cita appunto come esempio di tale inattendibilità l'attribuzione a D., da parte dello Stella, di un epitaffio posto nella chiesa di S. Paolo a Lipsia; secondo L. i versi di tale epitaffio non sarebbero in alcun modo degni di D., e la loro autenticità comporterebbe inoltre la presenza di D. in Germania in un'epoca nella quale tale presenza è invece da escludere anche secondo la biografia del Manetti.

Come importante fonte per la conoscenza e la valutazione lessinghiana della poesia di D. va considerata l'opera di Johann Nikolaus Meinhard (Versuche über den Charakter und die Werke der besten italienischen Dichter, Braunschweig 1763-64), secondo quanto dichiara L. stesso nella sua recensione di quest'opera (Briefe die neueste Literatur betreffend, n. 332 del 27 giugno 1765).

Vedi anche
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