GRADO (lat. ad aquas gradatas, con probabile allusione al tenue declivio della spiaggia; A. T., 24-25-26)
Cittadina veneta, in provincia di Trieste, posta tra il delta del Tagliamento e quello dell'Isonzo, su un isolotto sabbioso limitato a sud dall'Adriatico e a nord da un ampio specchio lagunare. Essa consta di due parti distinte: il vecchio nucleo, difeso dal mare da una diga, è cresciuto come borgo di pescatori ed è rimasto intatto con campielli e callette, con chiese venerande e con altane; a est di questo, in una zona conquistata al mare, è sorta in epoca recente (dopo che nel 1872 il medico fiorentino Barillai, riconosciuta la bontà del clima e la finezza della sabbia, si fu fatto iniziatore d'un ospizio marino per bambini) una città balneare con alberghi, villini e giardini.
Grado, che è congiunta con una strada carrozzabile alla terraferma, dista dalla ferrovia 4 km. (diramazione della Portogruaro-Trieste); durante la guerra mondiale è stato scavato un canale, che permette la navigazione fino ad Aquileia e Cervignano. Il comune si estende su 115,40 kmq. Gli abitanti, che erano 2700 nel 1862 e 3585 nel 1900, nel 1931 erano 5849; i bagnanti (provenienti per la massima parte dai territorî dell'ex-Impero austro-ungarico) sono in media da 15 a 20 mila ogni anno.
Monumenti. - Una basilica cristiana doveva già esistere a Grado quando il patriarca Paolino vi trasportò la sua sede (568): ne abbiamo le prove sicure nella prima delle due sovrapposte basiliche di Piazza Corte (la seconda è attribuita al sec. IX ed è anch'essa ridotta a misero avanzo) e nel primo strato di mosaico pavimentale della chiesa di S. Maria delle Grazie (sec. V). Lo stesso duomo, dovuto nella sua forma attuale al successore di Paolino, il greco Elia, poggia, e i recenti lavori di scavo ne sono stati una nuova conferma, su edifici anteriori. Nella forma attuale esso è una bella basilica di tipo romano, in cui però, come a Ravenna e a Parenzo, troviamo i motivi ornamentali cari all'arte bizantina; interessantissimi soprattutto alcuni capitelli e il mosaico pavimentale. Ancora più caratteristica doveva apparire la chiesa fino alla metà del secolo scorso, prima che venissero dispersi l'iconostasi e il ciborio. Accanto al duomo è il Battistero poligonale, di recente restituito alle sue linee originali, e poco lontana è la già ricordata S. Maria delle Grazie, pur essa di tipo bizantino. Testimonianze dell'ulteriore fiorire di Grado in mezzo alle sue turbinose vicende politiche si hanno nella pala d'argento dell'altare maggiore del duomo (secolo XIV) e in altri preziosi cimelî conservati nel Tesoro, resti di una molto maggiore ricchezza. La presunta cattedra di S. Marco, p. es., si trova ora a Venezia.
Storia. - La borgata acquistò importanza particolare soltanto quando Aquileia fu rovinata dagli Unni nel 453, e la sua popolazione, sfuggita ai barbari invasori, si disperse negli abitati dell'estuario, fra i quali Grado, nome che il vicus portensis aveva ricevuto. Ivi, da tempo, sorgeva una residenza estiva del vescovo d'Aquileia e una chiesa a essa congiunta; colà i vescovi aquileiesi si rifugiarono dopo l'incendio unnico. Ritornarono alla loro antica sede, qualche tempo dopo, ma quando nel 568 i Longobardi irruppero in Italia, l'arcivescovo Paolino fuggì a Grado coi tesori della sua chiesa e vi fissò stabile residenza. La chiesa Gradese continuò però a chiamarsi Aquileiese (v. aquileia: Patriarcato di Aquileia).
Dal 606, dopo la morte dell'arcivescovo Severo, si ebbero due arcivescovi, che ambedue si chiamavano Aquileiesi, uno a Grado, chiamato Nova Aquileia e protetto prima dai Bizantini poi dai Veneziani, e l'altro nel Friuli Longobardo (v. aquileia: Patriarcato). Ne sorse una lotta fra le due sedi che durò per lunghi secoli e la cittadina di Grado ne sofferse talvolta invasioni e rapine, come quando nel 662 il duca Lupo del Friuli la saccheggiò o quando il patriarca Popone, nel 1042, la mise a ferro e a fuoco e ne depredò i tesori. In seguito il patriarca di Grado trasportò la sua residenza abituale a Venezia e diede così origine al patriarcato veneziano. Grado cadde nell'oscurità e per lunghi secoli fu villaggio di pescatori.
Bibl.: C.F. von Czoernig, Das Land Görz und Gradisca, Vienna 1873; G. Caprin, Lagune di Grado, Trieste 1890; Swoboda e Wilberg, Bericht über Ausgrabungen in Grado, in Jahreshefte des österr. Instituts, IX (1906), Beiblatt, p. 1 segg.; P. Paschini, Le vicende politiche e religiose del territorio friulano da Costantino a Carlo Magno, in Memorie stor. forogiuliesi, Cividale 1912; C. Costantini, Aquileia e Grado, Milano 1916; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927.