Vedi GRADO dell'anno: 1960 - 1994
GRADO (v. vol. III, p. 994)
In età romana fu parte integrante del sistema portuale aquileiese, come indica il suo stesso nome gradus, che significa scalo; pertanto, è errata la sua identificazione con le Aquae Gradatae, dovuta a un testo del doge Andrea Dandolo del XIV sec. (Chronica Gradensia), in seguito ripreso dal canonico G. D. Bertoli (1676-1763), mentre tale toponimo appare negli Acta dei Ss. Canziani (Act. Sanct., maius, VII), riferito al luogo del loro martirio che corrisponde all'attuale località Grodata, nel territorio di S. Canzian d'Isonzo. A seguito delle invasioni barbariche, nel V-VI sec. d.C., l'anonimo scalo si trasformò in castrum fortificato di forma molto allungata e irregolare di m 360 x 90 che accolse nel suo ristretto ambito tre basiliche (S. Maria delle Grazie, S. Eufemia, basilica di Piazza della Vittoria) e due battisteri (battistero di S. Giovanni e battistero di Piazza della Vittoria), con fasi di V e VI secolo. I citati monumenti ci sono pervenuti praticamente integri, eccettuata la basilica e il battistero di Piazza della Vittoria che andarono distrutti e che furono scavati nel 1905. Durante questi scavi, al di sotto della basilica, furono messe in luce le strutture murarie di una casa romana, mentre attorno alla chiesa e sotto il piano del nartece si rinvennero parecchi sarcofagi romani di reimpiego e altri a baule di tipo ravennate, attualmente sistemati all'interno della navata centrale e nel circostante giardino. Negli anni 1983-1985 si è provveduto alla sistemazione del lapidario della basilica di S. Eufemia, esponendo alcune centinaia di frammenti marmorei romani, paleobizantini e altomedioevali provenienti da scavi praticati all'interno dei citati monumenti gradesi, affiorati in concomitanza di grossi lavori di restauro eseguiti negli anni tra il 1920 e il 1952. All'interno del lapidario, sotto il piano soprelevato del portico, sono visibili in parte anche le mura orientali del castrum. Negli scavi del 1985-1986 è stata messa in luce parte dell'antico episcopio sul fianco meridionale della basilica di S. Eufemia, a proseguimento degli scavi effettuati tra il 1910 e il 1920. L'episcopio, fondato nel V sec. d.C. e articolato in parecchi ambienti, tra cui uno centrale con due pilastri che presuppongono una volta, sopravvisse con varie fasi di ristrutturazione fino a età altomedievale, quando fu distrutto da un incendio. Il complesso occupava il sito di un precedente edificio romano, del quale sono stati scavati plinti e basamenti marmorei di due colonne, con l'interasse di m 3,50. Questo edificio colonnato e le strutture murarie romane sotto la basilica di Piazza della Vittoria indicano che l'area occupata dall'antico castrum era già abitata in età romana e che la necropoli fiorì in età tardoantica attorno alle basiliche, con largo uso di sarcofagi romani di reimpiego. In connessione con i problemi archeologici della laguna di G., motivati dall'arretramento della linea di costa e dalla conseguente sommersione degli antichi impianti portuali, è stata ripresa la ricerca subacquea alle «piere» di S. Gottardo, già parzialmente esplorate nel 1933, che ha portato alla scoperta di are sepolcrali romane, attualmente collocate lungo il viale del battistero di S. Giovanni. Del 1987 è la scoperta di una nave oneraria romana di età tardoantica, affondata al largo di G. (a tale nave è stato dato, in occasione della scoperta stessa, il nome di «Iulia Felix»): lo scavo archeologico subacqueo ha consentito il recupero di un carico di anfore dell'Egeo orientale e africane, completato da una botte contenente migliaia di frammenti di vasellame vitreo dei tipi e delle forme più varie e di bottiglie in vetro con base quadrata, prodotte da varie officine, tra le quali predomina il marchio di C. Salvus Gratus. Fra gli altri oggetti rinvenuti, notevole soprattutto un peso di bilancia in bronzo, in forma di busto di Minerva.
Bibl.: G. Brusin, P. L. Zovatto, Monumenti paleocristiani di Aquileia e Grado, Udine 1957, pp. 381-545; S. Tavano, Testimonianze epigrafiche del culto dei martiri Proto e Crisogono a San Conciano, in Studi Goriziani, XXVIII, 1960, pp. 151-164; id., Indagine sulle «Aquae Gradatae», ibid., XXX, 1961, pp. 157-164; M. Mirabella Roberti, Il castrum di Grado, in AquilNost, XLV-XLVI, 1974-1975, cc. 565-574; L. Bertacchi, Pavimenti e mosaici, in G. Pugliese Carratelli (ed.), Da Aquileia a Venezia, Milano 1980, pp. 275-309. - Monumenti di Grado: H. Swoboda, W. Wilberg, Bericht über Ausgrabungen in Grado, in OJh, IX, 1906, pp. 1-24 (scavi della basilica di Piazza della Vittoria); A. Tagliaferri, Le diocesi di Aquileia e Grado (Corpus della scultura altomedier vale, X), Spoleto 1981, pp. 341-425, con bibl. prec.; P. Lopreato, Capitelli figurati paleobizantini nel lapidario di Grado, in AquilNost, LVII, 1986, cc. 889-904; ead., Grado. La stele con ritratto di un magistrato tardo-antico, in Aquileia e Roma (Antichità Altoadriatiche, 30), Udine 1987, pp. 165-171. - Sarcofagi: E. Maionica, Inschriften in Grado, in OJh, I, 1898, cc. 83-88 e 125-138; H. Gabelmann, Die Werkstattgruppen der oberitalischen Sarkophage, Bonn 1973, passim; F. Rebecchi, I sarcofagi romani dell'arco Adriatico, in Aquileia e Ravenna (Antichità Altoadriatiche, 13), Udine 1978, pp. 201-258. - Scavo dell'area dell'episcopio: G. Calza, in NSc, 1920, pp. 10-14; P. Lopreato, Lo scavo dell'episcopio di Grado, in Aquileia e le Venezie nell'alto medioevo (Antichità Altoadriatiche, 32), Udine 1988, pp. 325-333.