grafie unite e separate [prontuario]
L’italiano ammette che parole diverse si combinino stabilmente tra loro (➔ polirematiche, parole) per dare luogo sia a significati dati dalla somma degli elementi (ferro da stiro), sia a traslati (vicolo cieco). La combinazione può arrivare fino all’➔univerbazione, cioè alla fusione in un unico elemento (fonico e grafico), il cui impiego può anche prescindere dalla conoscenza del senso degli elementi costitutivi: francobollo, pomodoro, ecc.
Le modalità più produttive, in termini numerici e di varietà delle realizzazioni, sono la prefissazione e la composizione.
In italiano (come già in latino) le parole con prefisso tengono ad essere scritte in grafia unita, non solo per i fenomeni di ➔ assimilazione di cui sono sede ma anche per la sovrapposizione con il ➔ raddoppiamento sintattico: eccome, piuttosto, fabbisogno, lassù (non mancano espressioni ‘orali’ come oddio e massì, questa peraltro considerata piuttosto ➔ substandard).
Alcune forme univerbate sono il risultato di fusioni ottenute originariamente in virtù dell’elisione o della caduta di una vocale: giust(o)appunto, tutt(o)uno, or(a)mai; non è però la prassi, come dimostrano tutt’al più, senz’altro, or ora, alla buon’ora, ecc.
Le ➔ locuzioni avverbiali e congiuntive hanno grafie unite sistematiche per alcuni elementi costitutivi: semmai / sebbene / seppure; nemmeno / neanche / neppure, ma possono trovarsi situazioni difformi: per questo ma perciò, al fine di ma alfine e infine, da poco ma davvero e dabbene.
Sono rare le oscillazioni: oltre modo / oltremodo, tanto meno / tantomeno, per lo più / perlopiù, su per giù / suppergiù; specie se a combinarsi sono più di due elementi, difatti, o c’è univerbazione (se(n)nonché, nondimeno, dappertutto) o, dato che è bene evitare doppi apostrofi (più d’un’ora), possono anche aversi grafie separate solo in parte (d’altronde).
Nelle parole composte, le grafie staccate sono limitate a varianti (buon senso, buona fede; mai però *cattivafede), oscillazioni a parità di elementi costitutivi (fannullone, ma buono a nulla), parole polirematiche (carro attrezzi, o traslati come colpo di coda; ma manodopera da mano d’opera).
È in regresso l’uso del ➔ trattino intermedio tra le parole in questione: grafie come fine-settimana o dopo-shampoo sono ora considerate varianti; resistono (oltre alle andate a capo) la forma oramai cristallizzata studente-lavoratore e, pur con oscillazioni, la costruzione aggettivo + aggettivo riferita a etnici: franco-italiano o coordinate geografiche: Centro-Sud; ancora, il trattino regge con riferimento a incontri sportivi: Inter-Milan e in preposizioni come ex (ex-marito), pre (pre-parto) e post (post-moderno).
In taluni casi le alternative non sono esattamente sullo stesso piano nell’uso e nel valore: in vece è diverso da invece, là dove da laddove, al di là da aldilà, ecc.; in altri casi, invece, sì: per altro e peraltro. A completare il quadro, nel lessico compaiono, accanto a forme obsolete ma comunque attestate come presso che ~ pressoché, anche casi cristallizzati come addosso.