GRAIAE et POENINAE, Alpes
Col nome di Alpis Graia era noto in età romana il valico del Piccolo San Bernardo, e con l'appellativo plurale si designavano gli acrocori alpini a partire dalle Alpes Cottiae, ossia dai confini del municipio di Segusio (Susa), sino ai monti sovrastanti il valico del Gran San Bernardo (Summus Poeninus). Questa regione fu certamente ordinata a provincia - o almeno ebbe una amministrazione autonoma, come nel caso delle Alpes Cottiae - già nel I sec., come attestano le iscrizioni dei magistrati che la governavano, col titolo di procuratores. Col nome di Alpes Poeninae i Romani designarono invece il tratto di catena alpina tra le G. e il Gottardo, e con Vallis Poenina indicarono l'alta valle del Rodano, dalla sorgente sino al Lemano (Lemannus lacus).
Questi territorî vennero in possesso dei Romani durante la guerra gallica, in conseguenza delle spedizioni contro gli Helvetii, e furono pienamente sottomessi da Druso e da Tiberio, nel quadro delle operazioni augustee contro i popoli alpini: allora le regioni delle Alpes e della Vallis Poenina furono annesse alla provincia della Raetia et Vindelicia, e solamente nel II sec., come attestano le iscrizioni dei procuratores Alpium Graiarum et Poeninarum che con la riforma dioclezianea verranno detti praesides -, la regione fu annessa alla circoscrizione delle A. G.: ciò accadde forse all'età di Marco Aurelio, in occasione di una riforma amininistrativa della provincia retica.
Del tutto incerta è la identificazione delle Alpes Atrectianae, delle quali si conoscono i magistrati che le amministravano, menzionati ora come procuratores Alpium Atrectianarum ora come procuratores Alpium Atrectianarum et Poeninarum: si può quindi supporre che col nome di Alpes Atrectianae si volessero designare le A. G., o forse la parte settentrionale di queste, oppure il gruppo alpino compreso tra il Gottardo, la parte delle Alpi Lepontine a monte dell'alta valle del Ticino, sino alla valle del Magesa (Moesa, val Mesolcina), affluente del Ticino. In questo caso bisognerebbe supporre che per un certo periodo le Alpes Atrectianae et Poeninae avessero costituito una circoscrizione autonoma. Secondo alcuni, invece, tale termine sarebbe caduto d'uso solo con la riforma tetrarchica, quando sarebbe prevalsa la dizione equivalente Alpes Graiae et Poeninae; in tale occasione la provincia fu allargata nei confini specialmente a spese della Rezia e fu sottoposta alla dioecesis Galliarum.
A differenza della circoscrizione delle Alpes Cottiae et Maritimae, la provincia unita delle Alpes Graiae et Poeninae comprendeva solamente territorî transalpini, nelle valli popolate dai Medulli, Graioceli, Centrones, Varagri, Vantuates, Seduni e Uberi, gli ultimi quattro gruppi popolanti la vallis Poenina. Qui era l'unico centro della regione di qualche rilievo, Octodurum (Martigny, nel Vallese); sui Lemano sorgeva Viviscus (Vevey). Il valico del Gran San Bernardo costitui ancora in età romana, in continuità con la tradizione celtica, un considerevole centro religioso, il cui nume è conosciuto dai Romani come luppiter Poeninus. Centri delle A. G., nell'alta valle dell'Isara (Isère) furono Bergintrum, Axima capoluogo dei Centrones e Darantasia, stazioni della via che da Augusta Praetoria per il Piccolo San Bernardo metteva nelle Gallie a Culoz e a Vienna. Su una strada di interesse locale si trovava invece più a mezzogiorno Mauriana (Maurienne).
Tra le grandi vie di comunicazione transalpina, oltre a quella della A. G., la più nota e frequentata era quella del Gran San Bernardo che metteva in comunicazione la valle padana, per Augusta Praetoria e Octodurum con la valle del Rodano, Aventicum e Vesontio nella Germania Superiore, e le Gallie. La stessa valle del Rodano era percorsa da un'arteria che metteva per il Sempione nell'alta val d'Ossola (Oscela).
Alcune delle popolazioni della provincia sono menzionate tra le genti alpine nella grande iscrizione sul tropaeum Augusti, alla Turbia. Sottomesse da prima come comunità tributarie (civitates stipendiariae), ricevettero in parte, forse da Augusto, i diritti della latinità, e si organizzarono più tardi, e parzialmente, in municipi.
Come si deduce dai documenti delle province contermini, i confini della provincia alpina dovevano arrestarsi: a N lungo gli attuali confini del cantone Vallese, sul displuvio tra il bacino del Rodano e quello del Reno, a partire dal Gottardo sino ad abbracciare la parte orientale del Lemano: a S il confine seguiva il crinale alpino e s'incuneava modestamente nell'alto bacino dell'Isère.
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