gramigna
La g. è " erba vile che agevolmente barbica e dilatasi ", dice il Lombardi (nel commento a Pg XIV 102); e in questo senso proprio D. usa il termine, in sede di paragone, là dove descrive le trasformazioni del carro simboleggiante la Chiesa: Quel che rimase, come da gramigna / vivace terra, da la piuma... / si ricoperse (Pg XXXII 136): " Et est comparatio propria: quanto enim terra est naturaliter melior, cum malo semine vel non culta efficitur peior " (Benvenuto).
Anche nell'altro passo del Purgatorio, in contesto figurato, è implicito un paragone: Quando in Bologna un Fabbro si ralligna? / quando in Faenza un Bernardin di Fosco, / verga gentil di picciola gramigna? (XIV 102): " di picculo nascimento ingentilisca e facciasi grande " (Buti).