METALLO, Grammazio ( Grammatico)
– Nacque a Bisaccia (presso Avellino) nel 1540 circa da Felice; si ignora il nome della madre. L’anno di nascita si desume dal ritratto posto nella riedizione dei suoi Ricercari a due voci (Venezia 1614) con l’indicazione «di anni LXXIIII», e dal testamento, redatto il 17 ag. 1615, in cui dichiara di avere 75 anni.
La famiglia del M. era radicata a Bisaccia almeno dal primo Cinquecento e compare nei documenti cittadini fino al Settecento; il padre può forse essere identificato con un «Felix Mitallo de Bisaccia», il cui nome compare come committente su un’acquasantiera ancora esistente nella locale chiesa di S. Francesco (Lattarulo, p. 41).
Nel 1571 a Napoli il M. fu arrestato dall’Inquisizione; nel corso dell’interrogatorio dichiarò di «aver tenuto scola de musica» a Sant’Angelo dei Lombardi, Vallata e Bisaccia, e di essere stato «molti anni col barone de la Cedogna», poi con il «marchese di Licito», e a Roma con il nobile napoletano Fabrizio Dentice, e di essere anche stato insegnante di musica della famiglia Brancaccio a Napoli (Di Benedetto - Corsi).
Nella prima parte della vita il M. dovette mantenere rapporti con la sua città natale, dato che il 1° sett. 1577 proprio qui firmò la dedica del suo Secondo libro de canzoni a tre et a quattro voci… con una moresca (Napoli, M. Cancer, 1577) a Francesco Braida, figlio di Ettore «padrone della città di Bisaccia».
La presenza nella raccolta di una canzone firmata «del Cimelli» (c. 26), arbitrariamente identificato da Gaspari (III, p. 246) con Tommaso Cimelli (o Cimello), noto compositore di villanelle alla napolitana, ha fatto sì che il M. fosse finora ritenuto allievo di quest’ultimo. Tuttavia, l’autore della canzone va identificato, con ogni probabilità, con Filesio Cimelli, stampatore dell’opera e detentore del relativo privilegio di stampa, che scrisse anche due distici latini di encomio del M., stampati in calce alla dedicatoria (Bramanti, p. V). Diciassette canzoni tratte da questa raccolta, fra cui la moresca, e altre due non conosciute tramite altre fonti, furono pubblicate nel Primo libro di villanelle a tre voci (Venezia, G. Vincenti, 1590) di Domenico Montenegro, che le inserì come omaggio al «sig. Metallo mio maestro».
Il 4 maggio 1582 il M. partecipò al concorso per il posto di maestro di cappella al duomo di Aquileia, resosi vacante dopo la morte di Giorgio Mainerio; pur avendo presentato «nonnullos libros musicales sub nomine suo impressos et editos», non riuscì a ottenere questa carica (Vale). È probabile che all’epoca risiedesse a Parma e che avesse ricevuto gli ordini sacerdotali, perché nei documenti è menzionato come «Prè Grammatico Metallo da Parma» (ibid.).
La dedicatoria a Lucrezia Castiglioni, da Pavia il 28 maggio 1592, delle Villanelle alla napolitana a tre voci, con una moresca (Venezia, Giacomo Vincenti, 1592), pubblicate a cura di fra Arcangelo Rovescala, ricorda l’obbligo del M. «per le molte e diverse gratie e favori» ricevuti da Caterina Visconti, madre della dedicataria, fatto questo che lascia intravedere contatti con ambienti lombardi.
Dal frontespizio della raccolta – citata da Fétis ma oggi perduta – Canzoni alla francese per sonare, con 2 canzoni alla francese libro quarto, stampata a Venezia nel 1594, sappiamo che all’epoca il M. era maestro di cappella del duomo di Bassano.
Negli anni 1601-02 il M. compì un lungo viaggio in Terrasanta; grazie alle annotazioni che accompagnano alcune sue composizioni è possibile ricostruire, almeno in parte, le date e le tappe di questo viaggio. Sbarcato sull’isola di Creta, per motivi a noi ignoti, fu infatti imprigionato e processato, subendo molti «travagli per l’ingiustitie et tirannie, fattemi da iniquo giudice», come ricordava nei Magnificat a quattro et a cinque con le 4 antifone, hymno et un motetto con diversi canoni (Venezia 1603). La disavventura dovette terminare nel giro di qualche mese, se già il 15 sett. 1601, da Alessandria d’Egitto, era in grado di dedicare il suo Primo libro dei motetti a tre voci con una messa (ibid. 1602) a Marcantonio Viaro, nobile veneziano residente a Creta, in segno di riconoscenza per i favori e gli aiuti ricevuti dopo essere stato «spogliato, stratiato et assassinato» durante la carcerazione. Successivamente fece tappa a Damietta (29 sett. 1601), Gerusalemme (8 dic. 1601), Nazareth, Betania, quindi al Cairo (2 febbr. 1602) e a Creta.
Ritornato a Venezia nel 1602, ottenne il posto di maestro di cappella della chiesa di S. Marcuola (Ss. Ermacora e Fortunato), come attestato nei frontespizi di tre sue raccolte: Il primo libro di motetti a tre voci con una Messa (Venezia 1602); Magnificat a quattro et a cinque con le 4 antifone (ibid. 1603); Messe a cinque voci con doi motetti ... op. XVII (ibid. 1610); in altre tre opere date alle stampe nel 1610, il M. non compare più con questa qualifica, segno che in quell’anno potrebbe aver lasciato il posto.
La presenza a Venezia del «sig. Metallo musico di età 74 anni» nel 1614 è attestata da Romano Micheli nella sua Musica vaga et artificiosa (ibid. 1615). È probabile, tuttavia, che il soggiorno veneziano del M. fosse legato soltanto alla temporanea esigenza di dare alle stampe una nuova edizione dei suoi Ricercari a due voci presso l’editore Ricciardo Amadino; all’epoca, infatti, doveva essersi già stabilito a Roma, come possiamo desumere dal suo testamento: tale documento, redatto nel 1615 «domi suae solite habitationis site in Burgo Pio», mostra dunque che il M. risiedeva a Roma, città in cui disponeva di essere sepolto.
I rapporti del M. con la corte romana potrebbero forse essere stati favoriti dal teologo domenicano Giovanni Maria Guanzelli da Brisighella, «maestro del Sacro palazzo» dal 1598 al 1607, cui il compositore dedicò la sua più fortunata raccolta: i Ricercari a due voci, nelle edizioni del 1605, 1609 e 1614, e fors’anche una, non pervenutaci, collocabile negli anni 1598-1600. La familiarità con l’ambiente musicale romano sembra inoltre provata dal fatto che il M. nominò erede universale dei suoi beni Francesco Soriano, allora maestro di cappella di S. Pietro, lasciando, fra l’altro, la somma di «dieci ungari» per i «cantori di San Pietro» che avrebbero dovuto cantare «la messa a doi chori composta da esso signor testatore», in occasione delle sue esequie (Morelli).
Non si hanno notizie del M. successivamente al 17 ag. 1615; è probabile, perciò, che sia morto non molto tempo dopo, avendo redatto il testamento «senis, confectus aetatis ut dixit annorum septuaginta quinque et non bene valens», e avendo dato precise disposizioni circa la sua sepoltura nella la chiesa di S. Marta al Vaticano (ibid.).
Compositore prolifico, il M. diede alle stampe non meno di venticinque opere, di cui soltanto una metà pervenutaci. Tuttavia, l’opera a cui il M. deve la propria notorietà è quella dei Ricercari a due voci per sonare et cantare, più volte ristampati in vita dall’autore e ripubblicati postumi fino al tardo Seicento. Benché la più antica edizione pervenutaci dei Ricercari sia quella stampata nel 1605 a Venezia presso R. Amadino, la prima apparve a Venezia prima del 1591, dal momento che figura nel catalogo dell’editore G. Vincenti pubblicato in tale anno. Una seconda edizione, con l’aggiunta di una decina di brani e dedicata a G.M. Guanzelli, vide la luce probabilmente negli anni 1598-1600 (Bramanti, pp. XI s.); una terza edizione, accresciuta con la «nuova aggiunta fatta in Alessandria d’Egitto», apparve poi nel 1614 a Venezia presso R. Amadino; a queste vanno aggiunte le ristampe del 1605 e del 1609, sempre presso quest’ultimo editore. La marcata vocazione pedagogica del M. emerge pure dall’invenzione di uno schema mnemonico-didattico, il «circolo» o «regula Metalli», utile a spiegare le basi teoriche del solfeggio e alternativo alla plurisecolare mano guidoniana, che inserì nei suoi Ricercari a partire dall’edizione del 1609. Dopo la morte del M., i Ricercari godettero ancora di numerose riedizioni e ristampe (delle dodici oggi conosciute, apparse fra il 1617 e il 1685, una fu pubblicata a Napoli, tre a Venezia e ben otto a Roma); essi divennero l’opera didattica più diffusa e apprezzata in Italia lungo l’arco del Seicento per l’insegnamento della lettura musicale, come pure dei rudimenti del contrappunto imitativo e canonico. Nella terza edizione, l’ultima curata dal M., l’opera arrivò a comprendere 42 ricercari a due voci (alcuni con terza voce in canone ad libitum) e 11 canoni da due a sei voci. Sebbene questi ricercari fossero concepiti «per sonare et cantare», essi non presentano alcun testo, a eccezione di tre con testo sacro latino. I brani della raccolta recano in apertura un motto o un proverbio moraleggiante, tutti appartenenti alla tradizione paremiografica italiana. I canoni, su testo sacro latino, suscitarono particolare attenzione presso alcuni teorici coevi. Pietro Cerone ne incluse uno in El Melopeo y maestro (Napoli 1613, p. 1109); R. Micheli inserì quindici canoni del M. nella sua Musica vaga et artificiosa (1615), componendone altri sullo stesso modello o aggiungendovi una o più parti.
La produzione sacra del M. è costituita perlopiù da messe, mottetti e Magnificat, sia a cappella sia con organo, da 4 a 10 voci; non manca una raccolta per piccolo organico, i Motetti, Magnificat et madrigali spirituali a tre voci, et nel fine doi motetti all’antica moderna et licentiosi quali tutti si possono cantare a una, due, tre voci con il suo basso per l’organo, libro terzo, op. XXV (Venezia 1613), in linea con la prassi, allora emergente, dei cosiddetti «concerti» per poche voci e basso continuo. Nonostante la vastità, la produzione sacra del M. rimane a tutt’oggi inesplorata, non ultimo per il fatto che circa la metà delle opere pervenuteci sono incomplete, perché prive di alcuni libri-parte.
Opere, oltre a quelle citate (edite a Venezia presso G. Vincenti): Messe comodissime a quattro voci pari, libro sesto (1602); Motetti a sei voci con un Magnificat, messa e motetti a otto, libro secondo (1604); Motetti a cinque voci con un Magnificat a dieci, op. XVIII (1610); Motetti, per tutte le solennità dell’anno divisi in doi parti a quattro voci con una Regina Coeli a otto voci. Prima parte, op. XIX (1610); Messa, motetti et un Magnificat a cinque voci con un altro Magnificat e motetti a sei et un circolo musicale, op. XXI (1611); Epistola, introiti, offertorii, passii, improperii, et messa a quattro per la settimana santa, op. XXIV (1613); manoscritti sopravvivono 13 brani intavolati per tastiera tratti dalla perduta raccolta Canzoni alla francese per sonare e il mottetto in canone a tre voci Sanctus Dominus (The New Grove, p. 510)
Fonti e Bibl.: F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, Paris 1878, p. 109; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, I-IV, Bologna 1892-93; II, pp. 107, 461 s.; III, p. 246; IV, pp. 213 s.; G. Thibault, Deux catalogues de libraires musicaux: Vincenti et Gardane (Venise 1591), in Revue de musicologie, X (1929), pp. 177-183; G. Vale, Vita musicale nella chiesa metropolitana di Aquileia (343–1751), in Note d’archivio per la storia musicale, IX (1932), p. 210; N. Pelicelli, Musicisti in Parma nel secolo XVII, ibid., X (1933), pp. 317-319; C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al 1700, I-II, Firenze 1952-68, ad ind.; E. Ferrari Barassi, La tradizione della moresca e uno sconosciuto ballo del Cinque-Seicento, in Rivista italiana di musicologia, V (1970), p. 37; D. Kämper, La musica strumentale nel Rinascimento, Torino 1976, ad ind.; M. Lattarulo, G. M. musicista bisaccese, in Civiltà altirpina, II (1977), 2, pp. 41-44; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, pp. 264-270, 289-298; L. Bramanti, Premessa a G. Metallo, Ricercari a due voci per sonare et cantare, Roma 1987, pp. V-XLI; R. Di Benedetto - C. Corsi, La formazione e l’attività musicale tra chiese e case feudali nel Cinquecento, in Gli inizi della circolazione della cartamoneta e i Banchi pubblici napoletani nella società del loro tempo (1540-1650), a cura di L. De Rosa, Napoli 2002, pp. 215 ss.; A. Morelli, Come «semi travagliati e spogliati». L’epilogo romano della vita itinerante del Metallo «musico», in Ludicra. Gli amici per Paola Farenga, Roma 2009; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 65; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, pp. 509 s.
A. Morelli
Grammatico
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