gramo
Vocabolo caratteristico del lessico dell'Inferno - definito mondo gramo, " pieno d'ogni gravezza e dolore " (Daniello: cfr. If XXX 59) -, che vale " infelice ", ma con un'accentuazione nel senso della miseria e dell'impotenza.
D. lo collega infatti a situazioni politiche e morali corrotte (lf I 51 [la lupa]. molte genti fé già viver grame); a peccatori gravi come i sodomiti (XV 109 Priscian sen va con quella turba grama); a un'umiliante e dolorosa incapacità espressiva (XXVII 15 in suo [del fuoco] linguaggio / si convertïan le parole grame), come intende il Chimenz: " dolorosamente impedite a formarsi ". Per gli altri commentatori, invece, l'aggettivo vale anche qui " infelici ", " dolorose "; ma il Daniello: " cioè di quel gramo ch'era fasciato da quella fiamma ". In If XX 81 è riferito alla lama, ne la qual [il Mincio] si distende e la 'mpaluda; / e suol di state talor esser grama, " idest tristis, quia scilicet modica aqua et infirma est ibi; ex modica enim aqua corrumpitur palus; deinde aer " (Benvenuto, nella cui glossa s'identificano i due concetti di povertà d'acqua e insalubrità). L'unica occorrenza fuori dell'Inferno è all'Inferno riferita, dove appunto si trovano le giostre degli avari e dei prodighi citate da Stazio (Pg XXII 42 giostre grame, " miserabili ", Scartazzini-Vandelli).