GRAND-GUIGNOL (letteralmente: gran fantoccio, da Guignol, originariamente nome d'uno dei personaggi delle farse dei burattini a Lione)
È la designazione d'un genere drammatico che, sorto tra la fine dell'Ottocento e il principio del Novecento a Parigi, nel teatro omonimo, può considerarsi come l'estrema degenerazione d'un aspetto di quel naturalismo caro al Théâtre libre di Antoine (v.).
Il culto della verità bruta, del fatto di cronaca d'apparenze fotografiche ma in realtà contemplato con spirito pessimista, cinico, brutale, condusse alcuni drammaturghi francesi di quel gruppo al compiacimento nel truce, nell'orrido, nel mostruoso, in sé e per sé. Questi autori, spesso medici o avvocati penalisti, attinsero dai manicomî, dalle prigioni, dai bassifondi sociali, casi spaventosi non più con gl'intenti "redentori" dei romantici o dei propugnatori di riforme morali e civili, ma solo per suscitare materialmente nello spettatore il brivido del terrore, rappresentando, o facendo intravedere, spasimi di torture, funeree suggestioni spiritiche, atrocità compiute da pazzi o da idioti o da aguzzini, rimorsi di natura fisica, angosce di impotenti spettatori d'un delitto, stimmate di morbi crudeli, ecc. (per i nomi principali v. de lorde; méténier sartne, ecc.). Il genere, anche grazie ai facili effetti che gl'interpreti possono ottenervi, ha avuto lungo successo presso il gran pubblico. Sicché dal teatro di Parigi il Grand-Guignol si è propagato ìn provincia e anche in altre nazioni, fra cui l'Italia, dove il suo più noto interprete è Alfredo Sainati. I risultati meno sgradevoli del Grand-Guignol si sono avuti in certe farse (Condoglianze, Poche ma sentite parole, ecc.), dove da situazioni funebri qualche autore ha derivato note di grottesca comicità.