grandezza
Nel senso proprio di " volume ", " estensione ", in Cv III IX 6, dove D. enumera le cose che sensibili... si chiamano: le quali... con più sensi comprendiamo, cioè la figura, la grandezza, lo numero, lo movimento.
Tra gli usi figurati del termine si registra quello di " potenza ", " forza ", in Rime XCI 73 Amor cresce in me la sua grandezza, e in Cv I III 10, dove traduce il virgiliano " vires ": la Fama vive per essere mobile, e acquista grandezza per andare (" viresque adquirit eundo ", Aen. IV 175). In particolare, intendendo ‛ potenza ' come " tutto ciò che fa ‛ grande ', onorato o potente il concittadino " (Mattalia), in Pg XVII 117, in un passo che fa parte dell'analisi che Virgilio svolge intorno all'amor naturale: È chi, per esser suo vicin soppresso, / spera eccellenza, e sol per questo brama / ch'el sia di sua grandezza in basso messo. Ugualmente, ma con la connotazione di " onore ", " successo ", in Rime LXXXIII 129 per nessuna grandezza / monta in orgoglio, ma quando gl'incontra / che sua franchezza li conven mostrare, / quivi si fa laudare.
Nel capitolo in cui si avvia l'esaltazione della lingua volgare, in Cv I X 7 (tre volte), 8 (due volte) e 9, il vocabolo torna frequentemente sia al plurale che al singolare con la connotazione positiva di " qualità ": per molte condizioni di grandezze le cose si possono magnificare, cioè fare grandi, e nulla fa tanto grande quanto la grandezza [ma qui il termine è usato in senso proprio] de la propia bontade, la quale è madre e conservatrice de l'altre grandezze; onde nulla grandezza puote avere l'uomo maggiore che quella de la virtuosa operazione, che è sua propia bontade, per la quale le grandezze de le vere dignitadi ... acquistate e conservate sono: e questa grandezza do io a questo amico. La connotazione più specifica di " grandezza morale " è in Cv II Voi che 'intendendo 47 Mira quant'ell'è pietosa e umile, / saggia e cortese ne la sua grandezza (ripetuto in II X 7 e 9, dove D. precisa anche che qui s'intende la grandezza temporale).