GRANO (XVII, p. 726; App. I, p. 688; II, 1, p. 1078)
Negli ultimi quindici anni il problema del g. è stato permanentemente al centro delle preoccupazioni dei governi dei paesi consumatori. Dopo la seconda guerra mondiale con le sue devastazioni nella produzione agricola e il brusco cambiamento del commercio mondiale dei cereali, i paesi si sono adoperati per mettere in grado l'agricoltura di produrre il cibo, e in particolare il g., necessario all'alimentazione delle popolazioni. Gli agricoltori impiegando su larga scala macchinarî e ritrovati moderni (come sementi selezionate e resistenti alle malattie) hanno ben presto risolto il problema di produrre di più, tanto che in pochi anni in certi paesi si ebbe addirittura sovrabbondanza di grano. Sorsero così i nuovi e gravi problemi della distribuzione mondiale del g., del prezzo equo al produttore e al consumatore, e quello delle popolazioni affamate o malnutrite, in taluni paesi, e degli ingenti quantitativi disponibili e non venduti, in altri paesi.
Produzione mondiale del grano. - Le grandi linee dello sviluppo della granicoltura mondiale appaiono dalla tab.1. La superficie mondiale del g. ha fatto un balzo in avanti di 13,9 milioni di ha dalla media 1934-38 al 1959, ossia un aumento di 10,9%. La superficie di g. dell'URSS è aumentata tra la stessa media e il 1959 di ben 22,0 milioni di ha, ossia del 53,7%. Dal 1955 in poi questo paese ha aumentato la superficie a g. con un ritmo incalzante per realizzare piani economici prestabiliti. Circa 30 milioni di ha di terre vergini vennero dissodate in Siberia e nel Kazakistan e destinate in buona parte a grano.
Il rendimento unitario nel mondo è in continuo aumento, passando da 10,1 q per ha nella media 1934-38 a 12,8 nel 1958 e 12,7 nel 1959. Sono disponibili troppo scarsi dati per l'URSS per poter stabilire una tendenza certa dei rendimenti in questo paese. Quello di 11,5 q per ha raggiunto nel 1958 è eccezionalmente elevato e diede luogo al raccolto record di quell'anno. Dal 1956 al 1959, i rendimenti dell'URSS si mantennero notevolmente inferiori a quelli mondiali.
Grazie ai rendimenti unitarî crescenti e all'aumento della superficie, la produzione mondiale del g. (senza l'URSS) è aumentata di ben 50,4 milioni di t tra la media 1934-38 e il 1959, ossia un aumento di 38, g %.
Passando all'esame della produzione di g. dei principali produttori si osserva la preminenza dell'URSS. La produzione di questo paese nella media 1948-52 si manteneva inferiore a quella delle Americhe, dell'Europa e dell'Asia prese singolarmente e negli anni dal 1956 al 1959 superava quella di ciascuno di questi continenti. La produzione del 1959 è la seconda in ordine di grandezza dal 1956. I tre principali paesi produttori europei, la Francia, l'Italia e la Spagna hanno aumentato la loro produzione di g. complessivamente da 18,6 milioni di t nella media 1948-52 a 24,8 milioni nel 1959, ossia un aumento complessivo di 33,6%, sì da figurare a partire dal 1959 nell'Accordo Internazionale del g. come paesi esportatori.
Dei grandi paesi produttori americani, il Canada ha leggermente diminuito la produzione del g. tra la media 1948-52 e il 1959, in buona parte a causa dei pesanti stocks che si accumulano ad ogni inizio di campagna agricola. Anche gli S.U.A. tentano con tutti i mezzi di tenere sotto controllo la produzione del g. a causa del grave problema degli enormi surplus che minacciano di disorganizzare il mercato mondiale del g. e la cui conservazione impone allo stato ingenti oneri. Il continente asiatico (senza l'URSS) ha aumentato la produzione del g. da 36,9 milioni di t nella media 1948-52 a 61,6 milioni nel 1959 (aumento di 66,9%). Il rapido e notevole sviluppo della granicoltura in Turchia è degno di rilievo. Tra le due date precedenti in questo paese si ha un aumento di ben 67,4%. Anche l'Africa ha potuto aumentare la sua produzione di g. del 21,8% tra le due date; la produzione dell'Australia invece ha subìto notevole riduzione negli anni 1956 e 1957 per lo più a causa di condizioni atmosferiche avverse.
Commercio mondiale del grano. - Nel decennio 1949-1958, il commercio mondiale del g. è stato caratterizzato da incessanti tentativi, da parte dei governi, di stipulare accordi internazionali allo scopo di stabilizzare i prezzi e contemporaneamente assicurare le quantità necessarie ai paesi importatori e garantire lo smercio delle disponibilità degli esportatori. Problema, questo, di grande importanza per lo sviluppo ordinato dell'economia mondiale dato il ruolo fondamentale del g. nell'alimentazione di una grande parte del mondo. Al principio del 1948 in un progetto di accordo internazionale si legge (5 marzo 1948 a Washington): "i governi aderenti considerano che ora c'è una grave scarsezza di grano, e che più tardi potrà aversi una grave eccedenza, convinti che gli alti prezzi derivati dalla scarsezza di merce di oggi, e i bassi prezzi derivati da gravi eccedenze domani, sono dannosi ai loro interessi, siano essi importatori o esportatori, aderiscono all'accordo del grano". Lo stesso preambolo è stato inserito nell'Accordo internazionale del grano (I.W.A., dall'inglese International Wheat Agreement) stipulato a Washington il 23 marzo del 1949 fra 37 paesi importatori (tra cui il Regno Unito, il massimo importatore del mondo) e 5 paesi esportatori: Australia, Canada, Francia, Stati Uniti e Uruguay (esclusa l'Argentina). I quantitativi di g. considerati nell'Accordo erano di 12.418. migliaia di t metriche ossia solo di poco meno della metà dell'esportazione mondiale di g. e di farina di g. durante il quinquennio 1948-52 (l'URSS esclusa). Ai 37 paesi importatori veniva garantito l'acquisto complessivo del suddetto quantitativo (l'Italia vi figurava con 1100 migliaia di t) e, ai 5 paesi esportatori, lo smercio della stessa quantità. L'accordo era stipulato per le 4 campagne agricole (1° agosto-31 luglio) 1949-50 a 1952-53. Per il conteggio della farina si era stabilito di prendere 72 t di farina come equivalenti a 100 t di grano. Per l'amministrazione dell'Accordo è stato istituito il Consiglio internazionale del g. con sede a Londra.
L'Accordo internazionale del g. è stato prorogato per tre volte (nel 1953, 1956 e 1959) sempre con nuove aggiunte allo statuto suggerite dall'esperienza. I fatti più salienti dell'Accordo sono: 1) la non partecipazione dell'Argentina per i primi sette anni, poi la sua adesione per i sei successivi fino al 1962; 2) la partecipazione dell'Uruguay come modesto esportatore nei soli primi quattro anni; 3) la mancata partecipazione come importatore del Regno Unito nel periodo dal 1953 al 1959: nel 1959 questo paese aderiva nuovamente all'Accordo impegnandosi di acquistare l'80% del fabbisogno interno dai paesi esportatori dell'Accordo; 4) l'accresciuto numero dei paesi esportatori nel 1959: oltre ai 5 paesi grandi esportatori, Argentina, Australia, Canada, S.U.A. e Francia, figurano anche Svezia (già dal 1956), Italia, Spagna e Messico. Questi paesi prevedono che nell'immediato futuro potranno esportare le quantità "garantite", salvo casi di catastrofi naturali.
A parte le critiche riguardo ai prezzi stabiliti dall'Accordo considerati troppo elevati dagli importatori e troppo bassi dagli esportatori, l'Accordo si è mostrato di innegabile utilità per la stabilizzazione dei prezzi mondiali del g. e anche di altri cereali. L'idea di esercitare un controllo rigoroso su una importante quota parte della massa del g. oggetto del mercato mondiale è stata estremamente efficace. La parte delle disponibilità esportabili del g. non vincolata dall'Accordo, smerciata liberamente, costituisce un correttivo del prezzo mondiale. In quanto all'esecuzione dell'Accordo, il Consiglio Internazionale del g. calcola che nelle quattro annate 1953-54 a 1956-57, il g. effettivamente soggetto a transazioni in base all'Accordo fra paesi aderenti rappresentava rispettivamente il 57,9%, 73,9%, 64,6% e 72,8% dei quantitativi totali garantiti.
Nella tab. 3 sul commercio mondiale del g. e della farina di grano sono riportati i dati relativi ad un numero di paesi sufficiente a dare una idea esatta delle caratteristiche dello sviluppo mondiale del commercio del g. ed anche delle variazioni subìte dalle esportazioni e importazioni nei varî paesi. Per valutare esattamente la tabella si deve tener presente che i dati relativi alla farina possono essere comparati con quelli relativi al grano in base al rapporto grano/farina = t 100/t 72.
I quattro paesi più importanti esportatori di g. sono: gli S.U.A., il Canada, l'Australia e l'Argentina, La Francia ha esportato in qualche anno (p. es. 1955) forti quantitativi di g. e farina, così che comunemente è considerato il quinto grande esportatore del g. Sulla base dei dati d'esportazione di questi 5 grandi esportatori si può calcolare che tra la media 1948-52 e il 1959, l'esportazione mondiale di g. (senza l'URSS) è aumentata di ben 15%, mentre quella di farina di g. è leggermente diminuita. Una attenzione tutta speciale meritano le possibilità d'esportazione dell'URSS. Con l'esportazione di 5,5 milioni di t nel 1957, questo paese balzò in quest'anno subito al terzo posto dopo gli S.U.A. e il Canada. Il problema, nell'URSS, è quello di poter aumentare i rendimenti unitarî e di mantenerli variabili entro stretti limiti in modo da consentire una offerta continua di g. sovietico sul mercato mondiale. Il prossimo futuro potrà dimostrare se ciò è raggiungibile. Si sa che le difficoltà della granicoltura sovietica sono derivate dalla frequenza delle siccità e dalla grande estensione della superficie seminata che abbraccia differenti regioni climatiche. Le esportazioni di g. sovietiche sono dirette principalmente ai paesi comunisti. Così nell'annata granaria 1958-59, l'URSS ha esportato 5,9 milioni t di cui 4,3 verso i paesi comunisti (Germania orient., 1,4; Polonia, 0,9; Cecoslovacchia, 1,3; Ungheria, 0,2; Bulgaria, 0,2; Albania, 0,1 e Iugoslavia, 0,2) e 1,6 milioni t verso paesi non comunisti.
Per quanto riguarda l'importazione, il primo posto è occupato dal Regno Unito sia per l'importazione del g. sia per quella della farina di g., assorbendo il 20,7% e 19% dell'importazione mondiale di g. nella media 1948-52 e nel 1957, rispettivamente. Il secondo posto è occupato dalla Germania occidentale e il terzo dal Giappone; quest'ultimo paese, dopo la guerra, si sta orientando decisamente verso il consumo del g. al posto di quello del riso. Un forte ma irregolare importatore (in dipendenza della fluttuante produzione nazionale) è l'India che nel 1957 ha importato 2,9 milioni di t di g. Quantità riguardevoli di g. ha cominciato a importare dopo la guerra (1,4 milioni di t nel 1957) il Brasile che appare come uno sbocco naturale per le disponibilità esportabili della vicina Argentina. È degna di rilievo la posizione dell'Italia che nella media 1948-52 figurava tra i grandi importatori di grano con 1,5 milioni di t e che ha diminuito anno per anno i suoi acquisti all'estero per diventare dal 1957 un paese esportatore. Un corso opposto presentano la Iugoslavia e la Polonia le quali nel 1959 importarono più un milione t di g. ciascuna.
Prezzo del grano e problema delle eccedenze. - Come regola generale, in tutti i paesi, i produttori di g. sono protetti dai governi per assicurare loro una base solida per la continuazione della produzione. Sono infiniti i mezzi per tale protezione a seconda dei fini che si prefiggono i governi: aumento della produzione, incremento dei rendimenti unitarî, aumento dell'esportazione, riduzione dell'importazione, ecc. Il confronto del prezzo del g. tra un paese e l'altro è diventato difficile se non impossibile se si tien conto delle molte varietà di grano.
Nella tab. 4 vengono indicati i prezzi medî annui dal 1950 al 1959 su tre mercati americani ed uno italiano per mettere in evidenza la loro relativa stabilità e una loro lieve tendenza alla diminuzione nel periodo con siderato.
Nei paesi tecnicamente più evoluti, e specialmente negli S.U.A., lo sviluppo della produzione del g. coincise con una vera rivoluzione della tecnica della produzione agricola. Il prezzo rimunerativo permise agli agricoltori di acquistare macchine, adoperare in grande copia concimi chimici e semenze selezionate e resistenti alle malattie, e di portare così i rendimenti unitarî a punte mai raggiunte nel passato. La produzione dei grandi paesi esportatori cresceva anno per anno e le disponibilità esportabili s'accumulavano smisuratamente. Né la riduzione delle superfici seminate poté frenare l'aumento della produzione. In particolare, riferendoci agli S.U.A., alla cui produzione e esportazione di g. è, si può dire, ancorato tutto il commercio mondiale del g. non si poterono prendere misure più drastiche, come per es. la riduzione del prezzo garantito agli agricoltori, per ragione di politica interna.
La politica del sostegno dei prezzi al produttore porta a risultati assai differenti da un paese all'altro. Sulla base di dati forniti dalla FAO per la media delle campagne agrarie 1954-55 e 1955-56, il Segretariato del GATT ha stabilito una graduatoria che va dal 4,9 dollari per 100 kg di g. ricevuti dagli agricoltori nel Canada al massimo di 14,9 dollari in Svizzera. Dopo il Canada, seguono in ordine crescente, l'Australia, la Danimarca e i Paesi Bassi con incassi inferiori ai 7 dollari, poi gli Stati Uniti con circa 7,8 dollari. Con incassi tra 8 e 9 dollari per 100 kg seguono la Svezia, la Iugoslavia, il Regno Unito, la Grecia e il Belgio. La Francia, il Giappone, la Spagna, l'Austria e la Germania occ. figurano con incassi tra 9 e 10 dollari, il Portogallo e la Turchia, tra 10 e 11, l'Italia con 11,5 dollari, la Norvegia con 12,5 e la Finlandia con 14 dollari.
Nonostante tutte le misure protettive, che rallentano la libera circolazione del g. sul mercato mondiale, il dramma delle eccedenze esportabili nei grandi paesi esportatori, che ha avuto inizio nel 1952, continua. La tab. 5 indica l'andamento delle eccedenze dal 1952 al 1960 nei grandi paesi esportatori. La posizione preminente degli S.U.A. è evidente, costituendo gli stocks di questo paese il 51,9% nel 1952, il 59,2% nel 1956 e addirittura il 67,9% nel 1960 del totale dei quattro paesi indicati; segue il Canada con 26,2% e, a lunga distanza, l'Australia con 3,8% e l'Argentina con 2,1%, nello stesso anno. Per rendersi conto delle proporzioni gigantesche di questi stocks di g. basta considerare che p. es. al raccolto mondiale (senza l'URSS) del 1958 che fu di 180 milioni di t, ben 43,3 milioni, ossia il 24% di questo totale, si aggiunsero come rimanenze dagli anni precedenti. Stocks ancora più ingenti si aggiunsero ai raccolti del 1959 e 1960.
Visto che l'unico mezzo per frenare il continuo accumularsi di stocks - la riduzione dei prezzi garantiti al produttore - non si poteva attuare, gli S.U.A. (il detentore di stocks più imponenti) stanno applicando, a partire dal 1953, varie misure per assottigliarli con minore perdita di denaro possibile. Verso la fine del 1953 è stato inaugurato il programma della vendita delle eccedenze agrarie degli S.U.A. sulla base della legge P.L. 480. La disposizione rivoluzionaria di questa legge è l'autorizzazione a vendere le eccedenze dei prodotti agricoli, in particolare del g., contro moneta nazionale dei paesi importatori privi di dollari (titolo 1° della legge). Assegnazioni per aiuti di emergenza (fame), donazioni o contratti d'altro genere sono eseguite in base ai titoli 2° e 3°. Nella campagna agraria 1° luglio 1958-30 giugno 1959 ben 6.287.000 t di g. (compresa la farina) sono state esportate dagli S.U.A. in base al 1° titolo della P.L. 480, e 1.442.000 in base agli altri due titoli, ossia un totale di 7.729.000 di t. Il commercio normale statunitense ha esportato nella stessa campagna 4.300.000 di tonnellate. Nel totale le due specie di esportazioni hanno dato quindi 12.029.000 di t delle quali il 64% è costituito dalla esportazione in base alla P.L. 480. In 5 anni e mezzo (1° luglio 1954-31 dicembre 1959) gli S.U.A. hanno esportato in base al titolo 1° della P.L. 480, g. e farina per un valore complessivo di 1.740.000.000 di dollari. Le disposizioni della P.L. 480 dovevano essere applicabili sino alla fine del 1959. Ma il Congresso degli S.U.A. (sett. 1959) ha esteso la validità della legge fino al 1961 aggiungendovi anzi un 4° titolo che contempla contratti a lunga scadenza per le esportazioni di derrate in eccedenza per soccorrere i paesi sottosviluppati nella realizzazione dei loro piani economici. È prevista la partecipazione anche di altri paesi aventi eccedenze agricole. Nel maggio del 1959, il presidente degli S.U.A. convocò una conferenza internazionale dei 5 grandi esportatori di g. del mondo (S.U. A., Canada, Argentina, Australia e Francia) chiamata Food for Peace Conference, allo scopo di procedere di comune accordo nello smaltimento delle eccedenze. In quell'occasione fu costituito un Comitato per l'utilizzazione del g. come organo consultivo dei governi partecipanti. Il più recente sviluppo della distribuzione delle eccedenze è la costituzione da parte degli S.U.A. di ingenti stocks alimentari all'estero, in particolare, una riserva di ben 4 milioni di t di g. sul territorio dell'India.
La situazione italiana. - Tra la media 1948-52 e 1957, la superficie coltivata a g. è aumentata lentamente ma quasi costantemente, per seguire poi una tendenza alla riduzione negli anni 1958 e 1959. In quest'ultimo anno, la superficie è per la prima volta inferiore alla media 1948-52. Questa tendenza è determinata dalla superficie coltivata a g. tenero, dato che quella coltivata a g. duro non è mai scesa sotto la media, e anche nel 1959 essa si è mantenuta sul livello del 1958. Solo lo sviluppo nelle prossime campagne potrà dimostrare se la politica governativa di aumentare il prezzo del g. duro all'ammasso e abbassare quello del tenero (nel 1957) abbia o meno costituito un incentivo sufficiente per la coltura del g. duro di cui difetta il paese.
Un risultato positivo registra la tecnica agraria italiana con l'aumento del rendimento unitario di 10, g % per il g. duro, 22,0% per il tenero e il 19,1% per l'insieme delle due varietà, tra la media 1948-52 e 1959 (annata non eccezionale). Questo risultato ottenuto in un decennio è veramente riguardevole dal punto di vista tecnico, essendo noto quanto sia difficile aumentare permanentemente il rendimento unitario su una superficie di circa 4,8 milioni di ettari. zi possono prevedere rendimenti ancora più elevati, se in avvenire, la meccanizzazione, l'uso dei concimi chimici e dei crittogamici sarà più esteso.
Con la superficie del 1959 solo di poco inferiore alla media 1948-1952, e i rendimenti unitarî notevolmente aumentati, la produzione di g. nel 1959 presenta aumenti rispetto alla media 1948-52 del 12,1% per il g. duro, del 19,4% per il g. tenero e 18,1% per l'insieme delle due varietà. In base a questi dati si può desumere che l'Italia s'avvicini a raggiungere con la produzione il livello del proprio fabbisogno di g. e, in annate climaticamente favorevoli, alla costituzione di eccedenze da esportare.
Il grafico indica la curva delle importazioni e esportazioni di g., con l'indicazione del g. duro e tenero, dal 1951 al 1959. Per ciò che riguarda l'importazione, si osserverà che tra il 1951 al 1958, il g. duro è stato importato ininterrottamente in quantità oscillanti tra 141.000 t (1954) e 352.000 t (1957). Solo nel 1959 l'importazione del g. duro si ridusse a quantità molto modeste (28.000 t). Il valore delle importazioni di g. duro tra il 1951 e 1959 (in miliardi di lire) è stato rispettivamente di 15,6; 13,0; 21,7;8,2;19,9;18,5;22,8;10,3 e 1,5. Le importazioni di g. tenero nel 1951 furono di ben 1.284.000 t (per un valore di 76.000.000.000), andarono man mano riducendosi fino a 118.000 t (6.300.000.000 di lire) nel 1954 Nel 1955 esse salirono a 456.000 t (21.500.000.000 di lire) per ridursi anno per anno fino a 31.000 t (1.400.000.000 di lire) nel 1959.
L'esportazione del g. dall'Italia ha preso proporzioni solo nel 1956 con 53.800 t (tra duro e tenero) e un valore di 2.800.000.000 di lire, per aumentare sostanzialmente negli anni successivi: 631.000 t. nel 1957 (27.200.000.000 di lire), 434.000 t nel 1958 (16.300.000.000) e addirittura a 687.000 t (26.000.000.000 di lire).
Non poche preoccupazioni procurano alle autorità italiane le prospettive dell'esportazione di g. a causa del prezzo di costo del g. nazionale notevolmente superiore a quello mondiale. Le possibilità d'esportare grano dall'Italia sono messe in evidenza non solo dai crescenti rendimenti unitarî, ma anche dalla diminuzione del consumo del g. e della farina di g. Infatti, il consumo medio di grano e farina di grano (espresso in farina) per anno e abitante in Italia, nel quinquennio 1949-1953, oscillava tra kg 131,4 e 133,0, mentre nel quinquennio susseguente 1954-58 esso scese a un livello notevolmente più basso oscillando tra kg 122,3 e 124,7. Nel decennio 1949-1958, che abbraccia i due quinquennî considerati, la dieta giornaliera degl'Italiani misurata in calorie è costantemente aumentata passando da 2.350 calorie a 2.580. Ne consegue che il deficit di calorie dovuto al minore consumo di grano è stato più che colmato da un aumento di consumo di altre categorie di alimenti, in particolare di carne.
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