GRANVELLE, Antoine Perrenot, signore di
A. P., più conosciuto sotto il nome di cardinale Granvelle, nacque ad Ornans, nella Franca Contea, il 20 agosto 1517, da Nicolas Perrenot, signore di Granvelle (v.). Fece gli studî a Padova, poi a Lovanio. Nel 1538 divenne vescovo di Arras, ma non esercitò la carica, assorbito com'era dalla vita pubblica, a cui lo aveva avviato il padre. Egli vi dimostrò, fin dal principio, devozione irremovibile agl'interessi dinastici degli Asburgo e attaccamento all'assolutismo politico: furono questi, fino all'ultimo, i principî direttivi della sua azione. Carlo V gli accordò la sua fiducia: lo incaricò di parlare in suo nome all'apertura del Concilio di Trento, e gli affidò negoziati delicati coi principi tedeschi, soprattutto coi luterani. Ma il nessun riguardo che egli mostrava per tutto quel che non era il punto di vista del suo sovrano, fece di lui l'uomo più odiato dell'impero.
Fin dal 1549 G. si fece apprezzare dal futuro re Filippo II il quale, divenuto dopo l'abdicazione di Carlo V sovrano dei Paesi Bassi, fece del G. uno dei suoi ministri principali, e fin dal 1556 lo fece entrare nel consiglio di stato. Quando nel 1559 Filippo II ebbe lasciato i Paesi Bassi per la Spagna, egli fece di G. il suo effettivo rappresentante. Nominò sì reggente la sua sorellastra Margherita di Parma; ma ella doveva in tutte le questioni principali rimettersi al giudizio di una consulta, in cui la personalità dominante era G. che fin da principio entrò in conflitto, nel seno del consiglio di stato, coi membri della grande nobiltà, capi di un'opposizione nazionale, e in modo particolare con Guglielmo d'Orange e con Lamoral, conte di Egmont. Tiepidi dal punto di vista religioso, compenetrati dall'idea che i Paesi Bassi dovevano essere governati secondo i loro interessi e le proprie istituzioni, volendo eliminare la Spagna da ogni ingerenza effettiva nella direzione degli affari politici, essi dovevano urtarsi contro G., la cui politica perseguiva due scopi: l'istituzione di un governo autocratico e l'estirpazione con tutti i mezzi dell'eresia protestante. Il conflitto fu acuito dalla riorganizzazione della Chiesa nei Paesi Bassi, effettuata secondo la volontà di Filippo II. Nel 1559 una bolla di Paolo IV istituiva 14 nuovi vescovadi; a capo di tutti fu posto un arcivescovo residente a Malines. G. ricevette nel 1560 questa dignità, che egli del resto non esercitò; nel 1561 fu creato cardinale. La creazione di nuovi vescovadi provocò un malcontento generale nel paese, dato che per effettuarla si dovevano intaccare gl'interessi della nobiltà e di una parte del clero. Inoltre si temeva che questo fosse un preludio all'introduzione nei Paesi Bassi dell'Inquisizione di Spagna. G., che passava per il creatore della riforma, fu dal 1561 al 1563 oggetto dei più vivi attacchi. La nobiltà costituì nel 1561 una lega contro di lui. Gli stati del Brabante lo combatterono e rifiutarono nel 1563 i sussidî al governo. Il consiglio di stato inviò il barone di Montigny, nel 1561, a recare una protesta al re; nel 1563 Orange, Egmont e Hornes, dichiarando di non voler sedere nel consiglio insieme col G., indirizzarono una requisitoria contro di lui a Filippo II. Sospettando che G. avesse ispirato al re il suo rifiuto di restituire Piacenza ai Farnese, Margherita chiese nel 1563 di essere richiamata. Con lettera del 22 gennaio 1564 il re invitò G. a ritirarsi a Besançon. Egli vi rimase fino al 1565, consacrandosi al culto delle lettere e assistito dal suo segretario, il giovane Giusto Lipsio. In quest'anno ricevette l'ordine di recarsi a Roma, che lasciò poi nel 1571, per sostituire a Napoli, come viceré, il duca di Alcalá. Ivi egli si adoperò per l'armamento della flotta, con cui don Giovanni d'Austria doveva poi combattere i Turchi a Lepanto, e, fedele ai principî direttivi della sua politica, vi difese i diritti del re di Spagna, perfino contro il papa Gregorio XIII, all'elezione del quale egli però aveva contribuito. Sostituito nel 1575 dal marchese di Mondejar, ritornò a Roma, dove rimase fino al 1579, anno nel quale il re lo chiamò a Madrid, dandogli la carica di presidente del consiglio supremo d'Italia. Durante i due anni della guerra per la conquista del Portogallo (1580-81), G. tenne il governo della Spagna. Dal 1582 G. aveva dovuto abbandonare l'arcivescovado di Malines, ricevette nel 1584 quello di Besançon, ma non ne prese mai possesso. Morì a Madrid il 21 settembre 1586.
Bibl.: Correspondance du cardinal de G., a cura di Poullet e Piot, Bruxelles 1878-96, voll. 12; Papiers d'état du Cardinal de G., Parigi 1841-52, ed Weiss, voll. 9. Cfr. P. J. Blok, Geschiedenis van het nederlandsche volk, VI, 2ª ed., Leida 1913; Haak, A. Perrenot, kardinaal v. G., in Nieuw nederl. biogr. woordenboek, II (1912); E. Marx, Studien z. Gesch. d. niederl. Aufstandes, Lipsia 1902; H. Pirenne, Hist. de Belgique, III, 3ª ed., Bruxelles 1923; F. Rachfahl, Margarethe v. Parma, Statthalterin der Niederlande, Monaco 1898; id., Wilhelm v. Oranien u. der niederländische Aufstand, Halle 1906-1924, voll. I e II; A. Wauters, A. Perenot, seigneur de Granvelle, in Biogr. Nation. de Belgique, VIII, Bruxelles 1884-85.