Gratificazione
Il termine gratificazione, spesso equivalente nella letteratura psicologica a soddisfazione, designa in genere lo stato emotivo che accompagna il raggiungimento di uno scopo oppure l'appagamento di un bisogno o di un desiderio. Una diversa accezione fa riferimento invece alla condizione di piacevole equilibrio psicofisico al cui mantenimento tendono gli istinti e le pulsioni. In ambito psicoanalitico, la gratificazione viene definita come la meta a cui tende il principio del piacere che governa la condotta infantile prima della graduale affermazione del principio di realtà.
Il concetto di gratificazione, legato al verificarsi di un evento concreto o astratto che genera piacere o che viene comunque valutato in termini positivi, è strettamente correlato con lo sviluppo delle teorie del comportamento connesse con la filosofia empirista anglosassone. J.S. Mill e, in seguito, i suoi seguaci sostenevano che il comportamento umano si strutturasse sulla base di premi o ricompense e rinforzi, che dapprima canalizzerebbero i comportamenti motori e, in seguito, quelli più complessi. Secondo la scuola empirista inglese, alla quale appartenne appunto Mill, infatti, il comportamento passerebbe da un iniziale stadio indifferenziato, che è tipico del neonato, a stadi sempre più complessi grazie all'azione di premi e ricompense da un lato - gratificazioni positive - e di mancanza di ricompense o punizioni - gratificazioni negative - dall'altro: queste gratificazioni sarebbero inizialmente primarie, ovvero in grado di soddisfare esigenze quali la fame, la sete, la protezione dal freddo o il contatto fisico, e in seguito secondarie, quali l'approvazione dei genitori e degli adulti, il consenso sociale e il denaro che consentirebbero di accedere ad altre gratificazioni. La gratificazione sessuale costituirebbe invece un esempio di rinforzo primario che subentra a partire dalla pubertà, almeno secondo le teorie non psicoanalitiche.
Le teorizzazioni degli empiristi inglesi che portarono allo sviluppo delle dottrine socioeconomiche, secondo le quali gli individui agiscono in quanto ottengono gratificazioni immediate o attese, ebbero profonda e incisiva influenza sulla scuola degli psicologi comportamentisti da J.B. Watson a B.F. Skinner. Secondo questa scuola, il comportamento animale e quello umano sono inizialmente destrutturati e prendono forma in base ad associazioni che si creano tra stimoli neutri e rinforzi o gratificazioni: Watson, in particolare, fu autore di un manifesto del comportamentismo (behaviourism) nel quale sosteneva che uno stimolo ambientale potesse indurre delle risposte, purché esistesse una qualche forma di rinforzo, positivo o negativo che fosse. Watson affermava, inoltre, che attraverso il rinforzo sarebbe stato possibile indurre qualsiasi animale o individuo ad agire in un senso o in quello opposto: ovvero, un ragazzo sarebbe potuto divenire un uomo d'affari o un ladro, uno scienziato o un criminale se fosse stato opportunamente 'rinforzato' nel corso del suo sviluppo. Le teorie di Watson e dei comportamentisti minimizzavano il ruolo delle differenze individuali e le caratteristiche del sistema nervoso, in quanto privilegiavano una concezione essenzialmente ambientalista, basata appunto sul rapporto stimolo-risposta (v. condizionamento), opportunamente rinforzato attraverso eventi concreti o astratti che potevano essere 'dosati' per ottenere l'effetto voluto. Quindi, mentre da un lato i comportamentisti prestavano scarso interesse al meccanismo della gratificazione, poiché ritenevano che fossero soprattutto rilevanti i suoi aspetti quantitativi e le procedure adottate - per es., il tempo trascorso tra l'emissione di una risposta desiderata e il verificarsi dell'evento gratificante -, dall'altro i sostenitori delle teorie istintualiste hanno invece tentato di comprendere le basi interne delle pulsioni (fame, sete, sessualità), i meccanismi del rinforzo, le caratteristiche sensoriali delle gratificazioni. Lo studio degli istinti, comuni ai diversi membri di una specie animale, trasmessi per via ereditaria e non dipendenti da forme di apprendimento, ha indicato che alla loro base esiste una pulsione o 'stato interno' che deve essere soddisfatto attraverso un 'atto di consumazione', nel cui ambito si verifica la gratificazione: per es., la pulsione alimentare dipende da uno stato interno legato a un basso livello di glucidi ed essa può essere soddisfatta attraverso un atto di consumazione (il mangiare) che si associa a una sensazione gratificante. Similmente, la sete dipende da un aumento della concentrazione salina dei liquidi dell'organismo e viene soddisfatta dal bere, associato anch'esso a una sensazione di rinforzo. La stessa sessualità dipende prevalentemente da uno stato interno, il livello di ormoni sessuali, e il suo soddisfacimento comporta effetti gratificanti.
Sia pur nel loro meccanicismo, le teorie sugli istinti e sulle pulsioni primarie umane hanno consentito di comprendere alcuni aspetti della gratificazione e di delinearne le componenti centrali e periferiche. Per es., nel caso della pulsione alimentare è stato valutato il ruolo dei recettori gustativi, dei recettori che nello stomaco indicano lo stato di distensione dell'organo, dei recettori che a livello cerebrale registrano le variazioni di glucidi circolanti: queste ricerche hanno dimostrato che ai fini del soddisfacimento della fame, cioè per la produzione di una sensazione gratificante, i recettori periferici esercitano un ruolo secondario rispetto a quelli centrali. Per es., una soluzione di saccarina, dolce ma sprovvista di valore nutritivo, stimola i recettori gustativi, ma non inganna a lungo la sensazione di fame; in maniera analoga la distensione delle pareti dello stomaco, ottenuta attraverso sostanze voluminose ma prive di valore alimentare, blocca soltanto per qualche tempo i 'morsi' della fame; al contrario, la somministrazione di zuccheri, anche se effettuata per via gastrica o endovenosa, escludendo cioè i recettori gustativi della bocca, induce una sensazione di sazietà. Tuttavia, malgrado la prevalenza dei fattori centrali - come nel caso della soluzione di zucchero somministrata per via enterica -, i fattori periferici esercitano un ruolo non trascurabile, cosicché la gratificazione legata al gusto o alla distensione gastrica rappresenta un elemento importante, come d'altronde ben indica la propensione che gli esseri umani hanno per alcuni cibi piuttosto che per altri, pur se caratterizzati dallo stesso valore nutritivo.
Numerose indagini sono state incentrate sui meccanismi attraverso i quali la gratificazione esercita il suo effetto sul sistema nervoso ed è associata a sensazioni di piacere. Le ricerche sulle basi nervose della gratificazione hanno origine con gli esperimenti dello psicologo comparato statunitense J. Olds sulla cosiddetta autostimolazione cerebrale negli animali. Intorno alla metà degli anni Cinquanta del 20° secolo, Olds, che studiava le basi biologiche della memoria, ritenne che l'apprendimento di una breve esperienza avrebbe potuto migliorare se il cervello dell'animale fosse stato stimolato con una tenuissima corrente elettrica: il processo di memorizzazione comporta infatti variazioni della debole attività elettrica dei neuroni, che Olds intendeva appunto potenziare attraverso la stimolazione elettrica cerebrale. Nell'esperimento tipico l'animale, un ratto cui era stato impiantato un elettrodo nel cervello, percorreva un labirinto e, una volta trovatane la via d'uscita, riceveva una blanda stimolazione elettrica attraverso l'elettrodo. Osservando il comportamento di alcuni animali, Olds notò che questi ricercavano attivamente il luogo in cui avevano ricevuto la stimolazione elettrica cerebrale, come se esso venisse collegato a una situazione piacevole, gratificante. Lo psicologo si chiese quindi se questo comportamento degli animali non dipendesse dal fatto che egli aveva impiantato l'elettrodo stimolatore in un'area del cervello associata a una sensazione piacevole, e per verificare questa ipotesi mise a punto un apparato in cui l'animale poteva premere una leva, attivando in tal modo un meccanismo che induceva una stimolazione elettrica del cervello. In questa situazione gli animali, dopo aver scoperto l'uso della leva e l'effetto che comportava la sua attivazione, la premevano con frequenza sempre maggiore. Olds notò inoltre che se si impediva agli animali di stimolarsi, dopo che essi si erano abituati agli effetti dell'autostimolazione, e poi si dava loro la possibilità di accedere alla leva e stimolarsi nuovamente, essi lo facevano con un ritmo superiore all'usuale, come se dovessero recuperare le stimolazioni perdute.
Questo comportamento venne denominato autostimolazione cerebrale gratificante e studi posteriori indicarono che gli effetti gratificanti per l'animale dipendevano dalla stimolazione di quello che venne definito sistema di ricompensa - o sistema incentivante - cerebrale. Il sistema è costituito da un fascio di fibre nervose (fascicolo mediale prosencefalico) che originano da neuroni situati nel ponte e nei gangli della base del cervello e si proiettano attraverso il prosencefalo sino alla corteccia cerebrale. Ricerche successive hanno indicato che questi neuroni sono di tipo dopaminergico (utilizzano il neurotrasmettitore dopamina) e possono essere anche attivati da una serie di droghe, come l'anfetamina, la cocaina, la morfina, che inducono sensazioni di piacere o gratificanti. Questo studio e altri successivi hanno portato gli psicobiologi a concludere che numerosi tipi di gratificazione - alimentare, sessuale, da sostanze d'abuso ecc. - siano mediati dallo stesso sistema di rinforzo, cioè dalle fibre dopaminergiche del fascicolo prosencefalico mediale.
Il fatto che gli esperimenti indichino che diversi aspetti delle pulsioni si accompagnano a un senso di gratificazione, dipendente dall'attivazione di particolari sistemi di rinforzo, non implica che tutte le gratificazioni siano vincolate all'attivazione di tale sistema oppure si equivalgano, sia dal punto di vista delle loro eventuali basi biologiche sia sotto il profilo soggettivo. Un simile sistema può essere responsabile dello sviluppo della gratificazione nel corso dell'ontogenesi o, in seguito, di una quota delle sensazioni di piacere che derivano dal soddisfacimento delle pulsioni primarie, o dello stesso effetto piacevole legato alle droghe. Tuttavia, nel corso dello sviluppo gran parte delle gratificazioni umane si scinde dai suoi aspetti concreti, dipende da rinforzi di tipo immateriale, è legata a complesse visioni del mondo in cui i significati, i valori, le attese giocano un ruolo fondamentale. La gratificazione, in altre parole, acquista una dimensione fortemente individuale e culturale, e il piacere che deriva dal raggiungimento di obiettivi, fini e aspettative si distacca da quegli aspetti che sono alla base della gratificazione delle pulsioni primarie. Lo psicologo sperimentale D.E. Berlyne (1960) ha in- oltre individuato nella curiosità e nella tendenza a esplorare l'ambiente circostante una vera e propria motivazione, particolarmente evidente nei Mammiferi più evoluti e nella specie umana: questa motivazione rappresenta una sorta di molla che spinge verso comportamenti sempre più astratti e comporta delle gratificazioni che derivano dall'aver risolto un problema, dall'aver svolto un lavoro creativo, dall'aver individuato una dimensione diversa nella realtà, come avviene nella creazione artistica. Berlyne sostiene che la curiosità e le gratificazioni derivanti dal suo soddisfacimento appartengono a un sistema o a una sfera che è imparentata alla lontana con i sistemi delle altre pulsioni primarie e con le gratificazioni di tipo concreto: in altre parole, egli afferma che esistono diversi sistemi pulsionali e differenti sistemi e livelli di gratificazione.
Il valore delle gratificazioni e il livello di soddisfazione che esse comportano è in qualche modo correlato con la sensazione di benessere e con lo sfondo umorale di un individuo. In altre parole, il sentirsi a proprio agio e soddisfatti oppure insoddisfatti e depressi deriva da un complesso bilancio tra lo stato interno e il modo in cui vengono valutati gli eventi che ci riguardano. Da questo punto di vista, esiste una notevole differenza tra le valutazioni della psicologia dinamica e quelle della psicologia o psichiatria orientate in senso biologico. Le teorie psicoanalitiche sottolineano infatti l'esistenza di un nesso tra le pulsioni primarie e le gratificazioni - o la mancanza di gratificazioni - infantili (e quindi il ruolo delle esperienze precoci, dei rapporti con la madre ecc.) e le caratteristiche umorali di un adulto, la sua maggiore o minore propensione a valutare positivamente o negativamente gli aspetti positivi e negativi della propria esistenza. La psichiatria biologica considera invece che il tono umorale, ed eventualmente lo stato depressivo di un individuo, siano prevalentemente legati a un efficiente sistema di rinforzo cerebrale (i neuroni dopaminergici del sistema prosencefalico) e alla funzionalità del sistema serotoninergico (il mediatore nervoso serotonina) cerebrale. A sostegno delle proprie tesi gli psichiatri biologici indicano come il sentirsi felici o gratificati dipenda da fattori genetici - in quanto esiste un'alta correlazione tra individui appartenenti a coppie di gemelli monozigotici per ciò che attiene alla valutazione del proprio benessere o al disagio umorale - e da fattori neurochimici, in quanto negli stati depressivi i farmaci che agiscono sulle amine cerebrali (serotonina, dopamina ecc.) esercitano un effetto antidepressivo. Comunque, al di là dei veri e propri stati depressivi in cui il soggetto non individua una dimensione gratificante in alcun aspetto della propria esistenza e nel soddisfacimento delle proprie pulsioni, il significato e il valore della gratificazione non si esauriscono nelle loro componenti biologiche, né possono essere definiti alla luce della mancanza di gratificazioni che comportano gli stati depressivi: gran parte delle gratificazioni umane, come indica Berlyne, fanno infatti capo a un sistema di interessi e di soddisfacimenti che dimostrano una lontana parentela o si verificano in parallelo con altre pulsioni e gratificazioni.
D.E. Berlyne, Conflict, arousal and curiosity, New York, McGraw-Hill, 1960 (trad. it. Milano, Angeli, 1971).
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