grattare
. - Il verbo compare solo all'infinito, usato in senso proprio, sempre in immagini fortemente realistiche. È transitivo in If XXX 30 grattar li fece il ventre al fondo sodo (" dice grattare, perché avea detto di sopra ‛ rognoso ' e ‛ scabbia ' ", Daniello) e XXII 93 i' temo ch'ello / non s'apparecchi a grattarmi la tigna, dove ' g. la tigna ' è " proverbio fiorentino, ché quando vogliamo significare di battere uno diciamo ‛ Io gli gratterò la tigna ' ", Landino.
Ha valore assoluto in Pd XVII 129 lascia pur grattar dov'è la rogna, dove la proverbiale e popolare metafora, inserita in un discorso di tono particolarmente solenne, accentua il disprezzo per quanti saranno colpiti dal giudizio negativo di Dante.
Perifrasi di g., ma di accentuata violenza: con le dita ti dismaglie, e menava spesso il morso / de l'unghie sopra sé, If XXIX 85 e 79-80.