BENINCASA, Grazioso
Figlio di Iacopo e di Contessa Casciotti, il B. dovette nascere prima del 1420 (se ne ignora l'anno preciso), probabilmente a Montesicuro, presso Ancona, ove era la residenza dei suoi avi.
Apparteneva ad un ramo cadetto della nobile famiglia dei Benincasa che, originaria forse di Gubbio, si era stabilita, fin dagli inizi del sec. XIII, ad Ancona, dove i suoi membri non avevano tardato a farsi un nome nel mondo politico ed economico della città. La prima citazione relativa al B. che sia giunta sino a noi è contenuta in un documento del 1430, nel quale il nome di Grazioso viene ricordato insieme con quello di altri nobili giovani anconitani eletti a mazzieri in occasione dell'annuale festa in onore del patrono della città, S. Ciriaco.
Il fatto che la famiglia del B. era forse meno dotata di beni materiali rispetto al ramo principale della casata può essere la ragione per cui Grazioso, a differenza di altri esponenti della sua stirpe, non ricoperse mai cariche pubbliche, preferendo dedicarsì invece completamente alla vita del mare e alla redazione di carte nautiche. Poiché non "era di stato", "fu padron de nave, il quale sapeva eccellentemente fare carte da navigare et mapamondi" (A. Lincio Epirota, Historia... Che il B. avesse percorso ampiamente il Mediterraneo, e ne conoscesse alla perfezione le rotte, è attestato dal cosiddetto "portolano", da lui compilato tra il 1435 e il 1445, e che, almeno sino al 1460, egli abbia esercitato, appunto come "padron de nave", il mestiere di capitano di lungo corso e quello di armatore, è provato da un "ricorso" del B. presentato alla Signoria di Genova in quell'anno contro un pirata "che fece presa di lui e della sua nave".
Nel 1461 il B. iniziò, a Genova, l'attività di cartografo; l'anno dopo si trasferì a Venezia, dove rimase sino al 1474, ininterrottamente, tranne che in due brevi periodi, l'uno romano nel 1467, l'altro anconitano nel 1470. Nel 1474 si ritirò nella sua città natale, ove rimase - a quanto si sa - sino alla morte, di cui non conosciamo la data, ma che comunque dovette avvenire dopo il 1482, anno da cui è datata un'ottima carta nautica da lui firmata.
Dalla prima moglie, Franca di Antonio di Torello Petrenghi ch'egli aveva sposata nel 1435, il B. aveva avuto un solo figlio, Andrea, che seguì la professione patema di cartografo. Rimasto vedovo sposò Pollonia Bonagiunta Bonarelli da cui ebbe cinque figli (di questi Antonio, uomo politico e diplomatico apprezzato, svolse importanti ambascerie alla corte pontificia, presso papa Sisto IV, e alla corte francese, presso il re Carlo VIII; mentre un altro, Benincasa, divenne vescovo di Ancona).
L'attività del B. è attestata da 23fra carte isolate e atlanti nautici da lui firmati. Un'altra carta isolata e alcuni atlanti o parti di essi presentano elementi per cui da taluni fra i suoi studiosi gli sono stati attribuiti o almeno sono considerati copie o riproduzioni di suoi lavori.
Il B. preferì delineare atlanti, piuttosto che carte isolate: queste ultime sono soltanto sei, due delineate a Genova nel 1461, due a Venezia negli anni 1468 e 1472, e due ad Ancona nel 1470 e nel 1482. Le due carte genovesi del 1461, quelle del 1470 e del 1482 abbracciano, più o meno l'area del cosiddetto "portolano normale"; quella veneziana del 1468 limita la rappresentazione alle coste e alle isole atlantiche dell'Europa e dell'Africa, mentre l'altra carta veneziana del 1472 delinea il solo bacino del mare Adriatico.
Gli atlanti sono composti generalmente da cinque carte (tre d'el Mediterraneo e due delle coste atlantíche) o da sei (le precedenti più una relativa a quella parte del litorale africano che le recenti navigazioni di Alvise Cà da Mosto e di Pietro da Sintra venivano discoprendro). Fanno eccezione un atlante di ette carte (1468), nei cui fogli sono rappreentate - come già nella carta isolata delineata a Venezia in quello stesso anno - soltanto le coste atlantiche dell'Europa e dell'Africa; e un secondo atlante, già appartenente alla biblioteca di Mattia Corvino e poi conservato presso la Biblioteca del Serraglio a Instambul, formato da dodici carte. Importa ad ogni modo sottolineare il fatto che negli atlanti del B., anche quando la successione delle carte è la stessa e identiche sono le regioni rappresentate, il contenuto delle tavole rivela un'incessante e attenta opera di aggiornamento e di studio. Segno questo che l'officina del B., se lavorava con rapidità, non si limitava tuttavia ad una semplice e meccanica ripetizione del prodotto da smerciare.
Il cosiddetto "portolano" del B. (l'originale del quale è conservato presso l'Archivio Comunale di Ancona, e di cui si ha una copia del sec. XVIII nella Biblioteca Vaticana) non è tanto un "portolano" nel senso proprio del termine, quanto una raccolta, piuttosto disordinata, di appunti redatti per uso personale.
Dopo la consueta invocazione a Dio e ai santi, e dopo una serie di istruzioni per i marinai sul calcolo delle distanze, così comincia: "In questo libro io Gratioso Benincasia farò menzione di porti e luoghi di terre de marina et etiandio de senbianze de ditte terre ammemoria de me e in quali porti et altri luoghi ne abbia iddio sempre salvi noi et tutti altri naviganti. I quali porti et senbianze de terre non sonno tratte niuna da la charta, ma sonno tochate chon mano et vegiute cholli occhi. Incominciarò dal gholfa de Vinegia esseguirò chome i nomi sopradetti me prestarà de la loro santa gratia 1435". Si tratta dunque di appunti su luoghi e cose di cui l'autore èvenuto a conoscenza per esperienza diretta, di ricordi personali di prima mano, trascritti a partire dal 1435, durante le sue peregrinazione nel Mediterraneo come "padron di nave". È questa la ragione della mancanza di sistematicità che ne caratterizza la trattazione.
Le coste italiane e dalmate affacciantesi sull'Adriatico e quelle dell'Egeo e dello Ionio vi sono descritte con intrusioni e divagazioni relative a Napoli e a Capri.
Il manoscritto è mutilo, né siamo in grado di stabilire se l'autore stesso abbia interrotto la sua trattazione con l'inizio de "lo giro della Turchia" con cui si interrompe anche il codice in nostro possesso. La grafia dei toponimi si diversifica spesso da quella adottata, per gli stessi nomi, dal B. nella compilazione delle sue carte nautiche. Accanto al toponimo di Castel Rampano (Mediterraneo orientale) è posta la data del 24febbr. 1445: forse il giorno in cui il B. si trovava a navigare in quei paraggi.
L'unico dei figliuoli del B. che proseguì l'opera e l'arte patema fu Andrea, il quale, però, a differenza del padre, ricoperse ad Ancona e altrove importanti cariche pubbliche. Capitano del porto, nel 1496 ebbe l'incarico di fortificarlo, avvalendosi dell'opera di altri esperti; fu dettata una lapide che ne ricordava l'opera. Di Andrea (di cui sono ignote le date di nascita e di morte) sono giunti sino a noi un atlante di cinque carte e due carte isolate. Il primo, delineato nel 1476, si rifà a quelli disegnati dal padre fra il 1465 ed il 1467; anche le due carte isolate (una è del 1490, l'altra dei 1508) si riallacciano del resto nel tipo alla carta delineata ad Ancona da Grazioso nel 1482. Andrea esercitò la sua attività di cartografo sempre ad Ancona.
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