Grecia
Risalgono soltanto alla fine degli anni Venti del sec. XIII i primi rapporti di Federico II sia con gli stati successori bizantini (lo stato d'Epiro e l'Impero di Nicea), sia con i principati franchi (Impero latino di Costantinopoli e principato di Acaia) nati dalla disgregazione dell'Impero bizantino in conseguenza della IV crociata. Tanto ritardo nella presa di contatto con gli stati transionici dipese dall'assenza quasi completa di sudditi del Regno di Sicilia nella conquista di Costantinopoli del 1204 e dalla conseguente spartizione dell'ex Impero bizantino fra la Repubblica di Venezia e i crociati proprio al tempo della crisi dinastica del Regno di Sicilia, durante la minorità dello Svevo (1197-1208). Federico II fu così costretto a rimanere spettatore passivo di fronte alla fondazione di un nuovo Impero (appunto l'Impero latino) sotto un principe occidentale, mentre il tradizionale problema dei due Imperi (il bizantino e l'occidentale) diveniva quello di ben 'cinque imperatori', visto che, oltre Federico II e l'imperatore latino di Costantinopoli, anche tre altri sovrani greci (vale a dire i principi di Nicea, di Trebisonda e di Epiro-Tessalonica) usavano intitolarsi imperatori. In ogni caso nel 1217 lo Svevo ottenne che l'imperatore latino Pietro di Courtenay non fosse incoronato da papa Onorio III né al Vaticano né al Laterano, ma solamente a S. Lorenzo fuori le Mura, per confermare il primato dell'imperatore d'Occidente sull'imperatore di Costantinopoli.
Le mire espansionistiche di Teodoro Angelo Duca despota di Epiro, che nel novembre 1224 aveva conquistato il Regno latino di Tessalonica e nel 1226 si era fatto acclamare imperatore, favorirono una presa di contatto del sovrano d'Epiro con l'imperatore svevo. Infatti nell'autunno 1229 Teodoro mandò a Federico II due ambascerie, la prima delle quali guidata da Maio Orsini, conte di Cefalonia, Zante e Itaca e genero di Teodoro Angelo, che si era impadronito delle tre isole ioniche in seguito alla IV crociata nel 1206. Benché il conte Orsini fosse oriundo di Monopoli e perciò suddito di Federico, egli non rese mai all'imperatore l'omaggio per le tre isole, neanche quando all'inizio del luglio 1228 Federico soggiornò per due giorni a Cefalonia durante il viaggio di andata per la crociata in Terrasanta. Maio, invece, si era dichiarato in un primo periodo vassallo di Venezia (1209), poi del principe di Acaia Goffredo di Villehardouin (1236). Sembra comunque verosimile che egli sia stato l'artefice delle prime relazioni fra lo Svevo ed il sovrano d'Epiro. Purtroppo le fonti non raccontano niente sullo scopo dell'ambasceria epirota presso Federico II, ma è probabile che Teodoro abbia chiesto l'appoggio o almeno la neutralità dello Svevo in vista di un progettato attacco a Costantinopoli. E forse Federico inviò addirittura alcune truppe che il 9 marzo 1230 parteciparono alla disastrosa battaglia di Klokotnica contro i bulgari, conclusasi con la cattura di Teodoro e con la fine dei suoi sogni di grandezza. Del tutto infondata è invece l'affermazione (giustamente respinta da Wellas, 1987) secondo cui Demetrio, figlio di Bonifacio di Monferrato e re di Tessalonica (1207-1224), con il proprio testamento, redatto a Melfi nel settembre 1230, avrebbe trasferito allo Svevo tutti i propri diritti nominali sul Regno di Tessalonica. Infatti nelle sue ultime volontà Demetrio nominò Federico II erede solo dei propri beni privati.
La disfatta di Klokotnica ebbe in ogni caso come conseguenza il notevole indebolimento dello stato di Epiro-Tessalonica. Nel 1236 riuscì ad impadronirsi dell'Epiro e dell'isola di Corfù Michele II Angelo, nipote di Teodoro e di Manuele Angelo, fratello e successore di Teodoro come imperatore di Tessalonica e signore d'Epiro. L'usurpatore temette ovviamente la reazione dello zio Manuele Angelo e, perciò, con ogni probabilità offrì l'isola ionica a Federico II. In questo contesto si deve leggere anche la lettera con cui nella primavera 1236 il metropolita di Corfù Giorgio Bardane rispose alla pretesa dell'imperatore svevo di ottenere da Manuele Angelo anche la formale consegna dell'isola, pretesa che ovviamente venne respinta dall'imperatore di Tessalonica. Le mire di Federico su Corfù rimasero comunque frustrate, perché, liberato nel 1237 dalla prigionia bulgara, Teodoro Angelo riu-scì prima a deporre suo fratello Manuele e poi a riconquistare l'isola, circoscrivendo per il momento all'Epiro la potenza di Michele II. Di fatto anche negli anni successivi Michele II cercò il sostegno di Federico II per le sue ambizioni sul trono di Tessalonica e nell'autunno 1239 inviò in Puglia propri emissari, menzionati diverse volte nel famoso frammento di registro federiciano degli anni 1239-1240, senza che tuttavia sia noto l'obiettivo della loro ambasceria. Tra i personaggi inviati vi era anche il governatore di Corfù Giovanni Comneno Vatatze (spesso erroneamente identificato dalla storiografia, come da Wellas, 1983, e recentemente anche da Martin, 2002, con l'omonimo imperatore di Nicea; ma cf. la rettifica di Acconcia Longo, 1985-1986).
Fin dal 1237, invece, Federico II era entrato in strette relazioni con l'imperatore di Nicea Giovanni III Vatatze, perché quest'ultimo aveva acquisito in quegli anni una posizione egemonica sugli stati di Epiro e Tessalonica, culminata poi nel 1242 nella conquista di Tessalonica. Così, già nel 1238 Giovanni III inviò in Italia un piccolo contingente di truppe, che nel luglio di quell'anno sostenne in modo piuttosto simbolico lo Svevo durante l'assedio di Brescia, con Federico II che a sua volta impedì la 'crociata' voluta ed organizzata da papa Gregorio IX per il presidio di Costantinopoli, assediata in quell'anno dall'imperatore di Nicea. Episodio culminante di questo avvicinamento fra i due imperatori fu il matrimonio tra lo stesso Vatatze e Costanza (la figlia illegittima che Federico aveva generato con Bianca Lancia; v. Costanza/Anna, imperatrice di Nicea), celebrato alla fine del 1240 o all'inizio del 1241, e non già nel 1244 come spesso affermato dalla storiografia. Costanza assunse il nome greco Anna e le furono assegnate come dotario dal marito le tre città di Achyra, Stylarion e Keramos, nei pressi di Smirne in Asia Minore. Tuttavia la cooperazione fra i due imperatori fu di breve durata, probabilmente perché Vatatze vide delusa la speranza di un concreto supporto militare da parte del suocero in vista della riconquista di Costantinopoli.
La storiografia (da Festa, in Le lettere greche, 1894, fino a Martin, 2002, con la sola eccezione di Kresten, 1991), invece, ha sempre parlato di un'alleanza durevole fra i due sovrani fino alla morte di Federico II nel 1250, adducendo come prova tre lettere, redatte in lingua greca e indirizzate al genero nel 1250, con le quali l'imperatore svevo auspicava con espressioni magniloquenti l'intesa fra i due Imperi. Ma quelle lettere (tutt'e tre non datate e tramandate solo in appendice a un manoscritto della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze contenente le tragedie di Sofocle) non furono affatto redatte nella cancelleria sveva. Senza dubbio si tratta, invece, di esercitazioni stilistiche, concepite probabilmente nell'ambito del 'circolo otrantino' fiorito intorno a Giovanni Grasso da Otranto e Giorgio da Gallipoli, con lo scopo di prefigurare l'utopia di una stretta collaborazione fra i due imperatori contro il papato. Un'illusione che non resse, però, l'urto della realtà storica.
Si può osservare, invece, fin dal 1244 un avvicinamento fra Federico II e il nemico mortale di Giovanni Vatatze, vale a dire l'imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II di Courtenay. In quegli anni Baldovino si trattenne in Occidente alla ricerca di denaro e truppe per difendere Costantinopoli dalla superiore potenza dell'imperatore di Nicea. Nel 1244 lo Svevo negoziò una tregua fra i due imperatori orientali, mentre Baldovino tentò di riconciliare Federico con papa Innocenzo IV e addirittura l'anno seguente difese lo Svevo nel famoso concilio di Lione.
Rivelatore della nuova amicizia fra Federico II e Baldovino II è l'atteggiamento tenuto dallo Svevo nella lotta scatenatasi per il marchesato di Namur fra l'imperatore latino di Costantinopoli e Giovanni d'Avesnes, conte d'Annonia. Baldovino, infatti, aveva impegnato il suo marchesato ereditario, che era anche feudo dell'Impero d'Occidente, per 50.000 lire di Parigi a re Luigi IX di Francia senza l'autorizzazione di Federico. Tuttavia, mentre lo Svevo continuò ad appoggiare Baldovino, l'antiré dei Romani Guglielmo d'Olanda, eletto nel 1246 su iniziativa di papa Innocenzo IV, nell'ottobre 1247 sequestrò a Baldovino il marchesato di Namur e ne infeudò Giovanni d'Avesnes. La conseguenza della convergenza fra Federico e il Courtenay fu l'avvicinamento fra il papa e Giovanni Vatatze. Fin dal 1246 Innocenzo IV si dimostrò disposto a sacrificare l'Impero latino di Costantinopoli ai greci, mentre nel 1249 l'imperatore di Nicea iniziò formalmente negoziati per l'unione delle due Chiese. Pertanto i contatti fra Vatatze e lo Svevo si esaurirono completamente fin dal 1247 e nell'estate 1250 le relazioni fra i due imperatori erano già talmente deteriorate che in quei giorni Federico II bloccò nel Regno di Sicilia un'ambasceria di Giovanni III, destinata a raggiungere la Curia papale a Lione per la continuazione delle trattative per l'unione delle Chiese. Probabilmente solo la morte dello Svevo impedì una rottura completa con il genero. Nessuna fonte menziona invece rapporti di Federico II sia con i principi di Acaia, sia con gli imperatori di Trebisonda.
In definitiva si possono individuare tre fasi nettamente distinte nelle relazioni fra Federico II e gli stati successori dell'Impero bizantino: la prima degli anni 1229-1236, con epilogo nel 1240, fu caratterizzata da contatti almeno sporadici con gli imperatori di Tessalonica Teodoro e Manuele Angelo Duca, nonché con Michele II Angelo Duca, fin dal 1236 signore d'Epiro. La seconda fase, fra il 1237 e il 1244-1245, fu segnata invece dalla stretta collaborazione con il genero Giovanni III Vatatze; mentre la terza, dal 1244-1245 al 1250, vide l'alleanza con l'imperatore latino Baldovino II, un avvicinamento probabilmente funzionale a dimostrare al re di Francia, Luigi IX, la sincera intenzione dello Svevo di proteggere l'Impero latino dagli scismatici e a impedire in tal modo il sostegno unilaterale del re santo a papa Innocenzo IV.
fonti e bibliografia
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Cf. in futuro anche A. Kiesewetter, Die Mittelmeerpolitik König Manfreds von Hohenstaufen (1250 [1258]-1266) und die Anfänge der Expansion des Königreichs Sizilien nach Albanien und Griechenland (1186-1266), cap. 2, Megarites/Margaritos von Brindisi, Maio Orsini von Monopoli und die Herrschaft über die ionischen Inseln Kefaloniá, Zákinthos und Itháki 1186-1264, e cap. 3, Die griechische Politik Kaiser Friedrichs II. 1230-1250 (in corso di stampa, con ampie indicazioni delle fonti e degli studi specifici in lingua greca, serbocroata e albanese).