GRECIA (XVII, p. 784; App. I, p. 690; II, 1, p. 1080; III, 1, p. 789)
La popolazione greca è aumentata abbastanza considerevolmente, in un ventennio, passando dai 7.632.801 ab. del censimento 1951 agli 8.768.641 del censimento 1971; la densità è salita da 57,6 a 66 ab. per km2. Tale densità, in apparenza esigua, è in realtà elevata in rapporto alla montuosità del paese e allo scarso sviluppo economico. In effetti l'emigrazione è ancor oggi superiore alle 20.000 persone annue, mentre intensi sono stati negli ultimi anni, e continuano a essere, gli spostamenti interregionali di popolazione, dal momento che le regioni interne silvo-pastorali o agricole vanno svuotandosi a favore delle maggiori città e delle piane costiere. Questo urbanesimo accelerato ha la sua massima espressione in Atene, la cui conurbazione ha raggiunto i 2.540.241 ab. nel 1971 (1.378.586 nel 1951); notevole richiamo esercitano pure le Isole Ionie, il Peloponneso occid. (Acaia, con Patrasso) e la Macedonia meridionale (area di Salonicco). Salonicco (217.049 ab. nel 1951 e 345.799 nel 1971), dopo l'area ateniese, è il maggior polo di attrazione. Nelle due massime agglomerazioni urbane sono infatti presenti cospicui insediamenti industriali.
La struttura economica della G. è costituzionalmente debole; lo sviluppo recente dell'industria è dovuto in gran parte al capitale straniero; permangono gravi disparità nella situazione economica delle diverse regioni. L'agricoltura occupa ancora un ruolo precipuo, fornendo il 24% del reddito e occupando il 46% della popolazione attiva la quale, nel suo complesso, ascendeva a 3.949.000 persone nel 1970. Non molto sviluppata risulta l'industria, mentre il settore terziario è assai dilatato. L'economia agricola è scarsamente modernizzata; sono insufficienti soprattutto le opere irrigue (750.000 ha irrigati nel 1972) e la meccanizzazione va facendosi strada lentamente, ostacolata in molti casi dalla morfologia (quasi 100.000 trattori nel 1972).
La produzione del frumento, frutto di una coltura assai diffusa, rimane stazionaria, mentre in lieve aumento è l'altra produzione tradizionale dell'olio d'oliva; in diminuzione è la pregiata coltura del tabacco. Vanno espandendosi da qualche tempo, invece, il pomodoro e gli agrumi, in concorrenza spesso vincente con i più vecchi e forti produttori mediterranei, come l'Italia. La cotonicoltura, da tempo affermata, è in progresso, al pari della barbabietola da zucchero (v. tab. 2).
Il patrimonio zootecnico ammontava nel 1972 a 980.000 bovini, quasi 12 milioni tra ovini e caprini, 380.000 suini, circa 800.000 equini, oltre a 25 milioni di animali da cortile. Rispetto a un quindicennio addietro, i bovini sono stazionari, in diminuzione suini, ovini ed equini.
Un certo incremento ha conosciuto l'estrazione dei minerali, compatibilmente alle modeste possibilità del paese. Alle note produzioni di minerali ferrosi (792.000 t nel 1973), nichel, cromite, bauxite (2.736.000 t nel 1973) s'è aggiunto il petrolio, estratto dal 1963 a Kleisoura (70.000 t nel 1970). L'industria è in buona parte legata all'agricoltura: tradizionalmente prosperi o in forte sviluppo i rami alimentari, tessili, del tabacco; di recente acquisizione sono le industrie chimiche e discretamente evolutesi quelle addette alla lavorazione dei minerali locali. Atene e Salonicco accentrano inoltre numerose produzioni per l'immediato consumo interno.
Il turismo, che è un'ottima fonte di riequilibrio per la traballante bilancia greca del commercio con l'estero (assieme ai noli marittimi e alle rimesse degli emigrati), ha contato nel 1971 su quasi 3 milioni di arrivi. Le vie di comunicazione, pur risultando molto migliorate negli ultimi anni (oltre 30.000 km di strade asfaltate nel 1971) sono ancora carenti, e l'aviazione civile, che ha in Atene un importante scalo internazionale, contribuisce all'incremento turistico. La flotta mercantile greca è tra le più cospicue del mondo (quasi 20 milioni di t di stazza nel 1973), anche se in parte risulta formata da vecchie navi.
Bibl.: E. Migliorini, Profilo geografico della regione balcanica, Napoli 1965; J. Campbell-P. Sherrard, Modern Greece, Londra 1968.
Economia e finanza. - Nel decennio degli anni Sessanta la crescita dell'economia greca ha segnato un rallentamento seguito da una progressiva ripresa. Infatti dopo un periodo prolungato di tassi di crescita elevati, accompagnati da moderati aumenti di prezzi, nel 1964 e 1965 la pressione inflazionistica si è intensificata, per poi ridursi a partire dal 1966, col ritorno della fiducia e il miglioramento della situazione della finanza pubblica.
L'occupazione nell'insieme delle attività, dopo aver raggiunto un massimo nel 1964, aveva continuato a declinare fino alla fine del 1965, e dopo una leggera ripresa nel 1966 è di nuovo diminuita, dall'autunno dello stesso anno. I movimenti occupazionali nell'industria manifatturiera sono stati analoghi anche se un po' più accentuati.
In concomitanza con un tasso di crescita elevato del prodotto nazionale lordo (circa il 7% al costo dei fattori), il deficit della bilancia dei pagamenti corrente si era in quegli anni stabilizzato ed era stato in gran parte compensato da rilevanti entrate di capitali, compreso un prestito del Fondo monetario europeo.
La situazione economica tornò ad essere preoccupante nel 1967, sia per la ripresa dell'andamento negativo della bilancia dei pagamenti che per il finanziamento agl'investimenti pubblici.
Il rallentamento dell'andamento espansionistico dell'economia greca, che aveva iniziato a manifestarsi dal secondo semestre del 1966, si trasformò in recessione nel 1967. Il prodotto dei settori non agricoli, che aveva raggiunto il 7% medio annuo dal 1960 al 1963 e il 9% circa nel corso dei tre anni successivi, nel 1967 è cresciuto appena del 4%. Il settore pubblico ha giocato un ruolo molto rilevante sia nella fase espansiva che in quella recessiva. Tra il 1963 e il 1965 il deterioramento del risparmio pubblico ha rappresentato più dell'1% del prodotto nazionale lordo.
Le misure prese alla fine del 1965 per accrescere le entrate e limitare l'aumento di spese correnti, avevano portato nel 1966 a un aumento del risparmio pubblico corrispondente all'1% circa del prodotto nazionale lordo. Il tasso annuale di crescita era ancora rilevante (il 9% circa per i prodotti non agricoli) per tutto il 1966, ma s'iniziavano già a scorgere i segni di decelerazione del consumo privato. Nel 1967, nonostante i buoni raccolti, il prodotto nazionale lordo totale al costo dei fattori e il prodotto dell'industria crebbero solo, rispettivamente, del 4,2% e del 3,3%, secondo i dati OCDE.
Dal 1970 in poi l'attività economica greca è stata leggermente sfasata rispetto ai movimenti della congiuntura europea. L'ultimo sviluppo accelerato ha toccato il culmine nel 1973; in seguito, le misure fortemente restrittive applicate dalle autorità, combinate con la crisi cipriota e le sue conseguenze, hanno provocato un abbassamento sensibile della produzione totale nel 1974. Il governo civile, avendo dato alla politica economica un orientamento prudentemente espansionistico, nell'autunno del 1974 riuscì a stimolare l'economia, che, nel 1975, segnò un incremento del prodotto nazionale lordo, in termini reali, di circa il 4%. Con l'indebolimento della congiuntura interna ha coinciso un certo riflusso dei lavoratori greci emigrati, e la situazione per il mercato del lavoro è sensibilmente peggiorata dopo il 1973. Il ritmo d'inflazione, che aveva nettamente superato il 30% nel 1973, è fortemente diminuito nel 1974, pur restando molto elevato, fissandosi intorno al 14% nel 1976. Il deficit abituale della bilancia commerciale, notevolmente aumentato nel 1973 (1404 miliardi di lire), in conseguenza della recessione mondiale e della lievitazione dei prezzi petroliferi, si è poi stabilizzato (1525,5 miliardi nel 1974). Il fatto è che la G. non ha nessun particolare prodotto di esportazione: il tabacco, la voce più importante, non rappresenta che l'8,5% delle esportazioni complessive.
Le importazioni sono dalle due volte e mezzo alle tre volte superiori alle esportazioni. Per raggiungere il pareggio del bilancio, la G. si sforza di diventare un grande paese esportatore di servizi (come il turismo) e di trasferimenti (come le rimesse dei numerosi emigranti greci), nonché un centro di grandi transazioni, di investimenti provenienti dall'estero e di smistamenti degli aiuti internazionali.
La domanda interna, nel 1975 e 1976 ha segnato un aumento sostanziale, l'investimento residenziale e le spese pubbliche correnti in beni e servizi sono aumentate a un ritmo particolarmente rapido, ma quello che ha più contribuito al progresso globale è stato il consumo privato. Il reddito pro-capite in termini reali, in questo periodo, è aumentato del 4% circa. Il leggero aumento della produzione agricola, che non è stata influenzata dalle fluttuazioni a breve termine della domanda, è stato più che soddisfacente, grazie anche agli ottimi raccolti del 1974.
Da quanto detto si può dunque affermare che la politica economica greca, dopo gli ultimi mesi del 1974, ha teso, soprattutto, a correggere la domanda. Il perdurare di un rilevante deficit estero corrente ha tuttavia limitato il margine di manovra della politica di rilancio; inoltre anche se il ritmo d'inflazione era diminuito dal 1974, era sempre rimasto così elevato da far tendere le autorità a prevenire una nuova accelerazione. Si aggiunge che dalla fine del 1973 si erano fortemente ridotte le rigide disposizioni di controllo sui prezzi e sulla contrattazione dei salari da parte del governo civile, riducendo quindi le possibilità d'intervento diretto sui prezzi e sui redditi. In conseguenza di ciò le autorità hanno dato, per combattere la congiuntura negativa, un orientamento prudentemente espansionistico alla politica economica, favorendo il rilancio dell'economia nel 1975, sia attraverso il settore monetario che con quello di bilancio. L'aumento dei minimi salariali e la valorizzazione dei redditi agricoli sono stati messi nel quadro del programma globale di rilancio. Avendo staccato la dracma dal dollaro SUA nel marzo 1975 e avendo attuato una "fluttuazione controllata", le autorità greche hanno acquisito un nuovo strumento di politica economica. Il valore della dracma è stato mantenuto quasi costante, in rapporto a un "paniere" (media ponderata) di monete dei principali partners commerciali greci, fino al giugno del 1975, quindi il tasso di cambio effettivo si è abbassato, per poi stabilizzarsi nei primi mesi del 1976. A metà marzo del 1976 la dracma si è effettivamente deprezzata di circa il 6% (secondo le stime del segretariato) dopo l'attuazione della fluttuazione controllata, e del 21% dopo gli accordi di Washington. Si è calcolato che se la dracma fosse restata agganciata al dollaro SUA il suo tasso di cambio effettivo sarebbe cresciuto del 10% circa dopo il marzo 1975.
Sulla base della ripresa iniziata nel 1975, nel 1976 il prodotto nazionale lordo è cresciuto, del 5%, con un aumento dei prezzi al consumo del 10%.
Storia. - C. Caramanlis e la sua "Unione nazionale radicale" (ERE), al governo dal febbraio 1956, rinnovarono il successo elettorale anche nel maggio 1958 e nell'ottobre 1961. In queste ultime elezioni, però, si trovarono di fronte a un'opposizione riorganizzata nei programmi e nei dirigenti, decisa a contrastare il "regime Caramanlis"; ne era a capo G. Papandreu, che era riuscito nel febbraio precedente a raccogliere nella "Unione del centro" i partiti liberale, agrario, progressista, agrario-laburista, populista, il Centro democratico e l'Unione democratica (EDA). A elezioni avvenute, la polemica Caramanlis-Papandreu sulle frodi elettorali e sul sistema autoritario di governo si sviluppò aspramente, nonostante lo sforzo di distensione da parte del presidente del Consiglio attraverso l'abolizione dello stato di emergenza che durava dal 1946, l'allargamento della libertà di stampa e la chiusura del campo di detenzione per i colpevoli di reati politici; essa raggiunse toni più concitati dopo l'assassinio il 29 maggio 1963 a Salonicco, durante una manifestazione pacifista, del deputato dell'EDA G. Lambrakis. Re Paolo, per alleggerire la tensione, decise di accantonare momentaneamente Caramanlis, che si dimise (11 giugno). Nelle susseguenti elezioni (3 novembre), Papandreu ottenne il 42% dei voti, ma non poté formare una maggioranza di governo; ricorse allora a nuove elezioni (16 febbraio 1964) e conquistò la maggioranza assoluta (174 seggi).
Poco dopo, il 6 marzo, morì Paolo I. Il suo giovane figlio Costantino XIII mostrò subito di non gradire l'indirizzo governativo di Papandreu, "liberale" in politica interna, volto cioè a smobilitare il sistema d'interessi conservatori che i governi Papagos e Caramanlis avevano costituito con la sollecitazione a corte della regina Federica e con l'appoggio degli alti quadri militari, e moderatamente "revisionistica" in politica estera. La diffidenza di Costantino si trasformò in aperta ostilità non appena Papandreu coinvolse nel suo impegno riformistico le prerogative regie, rinverdendo la vecchia polemica greca sulla monarchia. Occasioni allo scontro furono, da un lato la destituzione del ministro della difesa Garufalias e l'annullamento del decreto con cui questi aveva aggiunto la qualifica "reale" all'esercito greco, e dall'altro la scoperta d'un complotto di ufficiali repubblicani (il cosiddetto "affare Aspida"), con la partecipazione del figlio del presidente del Consiglio, Andrea, per abbattere la monarchia e far uscire la G. dal patto Atlantico. Il re pretese (15 luglio 1965) le dimissioni di Papandreu, ma questi si appellò all'opinione pubblica, rivendicando il suo diritto di capo del partito di maggioranza assoluta a ricostituire il governo e pretendendo, in linea subordinata, una nuova consultazione elettorale. Il sovrano cercò allora con ogni mezzo di pressione di spezzare la maggioranza parlamentare dell'Unione del centro, riuscendovi il 24 settembre, dopo due infruttuosi tentativi affidati a Novas (5 agosto) e a Tsirimokos (29 agosto), grazie alla candidatura di Stephanopulos, che staccò da Papandreu una quarantina di deputati. Il 20 dicembre 1966, con la caduta del gabinetto Stephanopulos per il ritiro dell'appoggio in un primo tempo accordato dall'ERE, riemersero le speranze di Papandreu: infatti Costantino non poté trovare altra soluzione che la formazione di un governo d'affari, presieduto da Canellopulos e incaricato di organizzare nuove elezioni per il 28 maggio 1967. Ma tali elezioni non ebbero luogo perché il 21 aprile un colpo di stato portò al potere un gruppo di militari guidati da G. Papadopulos.
La dittatura militare durò poco più di sette anni, fino al luglio 1974. Un tentativo di rovesciarla, compiuto da re Costantino il 13 dicembre dello stesso 1967, fallì e costò al sovrano prima l'esilio e poi, il 1° giugno 1973, la detronizzazione ufficiale con la proclamazione della repubblica. L'opposizione clandestina al regime trovò via via le sue espressioni politiche e organizzative in un "Fronte patriottico", in una "Difesa democratica", in un "Fronte panellenico di liberazione" promosso da A. Papandreu (suo padre Giorgio morì il 1° novembre 1968); essa compì un gesto di rivolta per iniziativa di un settore della marina militare nel maggio 1973, e a cominciare dal 1972 venne gradualmente allo scoperto con manifestazioni e proteste, in particolare del mondo studentesco. Una di queste manifestazioni, più impegnativa e duramente repressa, che il 14-16 novembre 1973 ebbe a teatro il politecnico di Atene, non fu senza influenza sulla crisi interna che il 25 dello stesso mese portò alla destituzione di Papadopulos e alla sua sostituzione con Ghizikis. Il colpo decisivo al regime militare venne dato dalla sua disastrosa avventura a Cipro il 15 luglio 1974 per rovesciare il presidente Makarios e rompere a proprio favore l'equilibrio fra Greci e Turchi nell'isola. Il 24 luglio i militari trasferirono i poteri di governo a Caramanlis, richiamato da Parigi dove dal 1967 era vissuto in esilio. L'antico capo dell'ERE ripristinò rapidamente le strutture democratiche essenziali dello stato e organizzò per il 17 novembre le prime elezioni. Il nuovo partito da lui fondato, "Nuova democrazia", si assicurò il 54,5% dei voti e, in virtù della legge elettorale che aveva emanato, 214 dei 300 seggi del parlamento unicamerale, mentre l'"Unione del centro-forze nuove" di Mavros e Panagulis ottenne 20,4% dei voti e 64 seggi; il "Movimento socialista panellenico" (PASOK) di Andrea Papandreu (15,6%) e "l'Unione delle sinistre", costituita dalla vecchia EDA e dai comunisti di Ilia Illiu raggiunsero una rappresentanza ridotta. I risultati di queste elezioni furono in parte corretti, creando un maggiore equilibrio di consensi tra le principali formazioni politiche, dalle elezioni amministrative del marzo 1975. Nel frattempo (24 febbraio 1975), un tentativo di un gruppo di militari e civili per ripristinare il regime deposto rafforzò l'impegno del governo per perseguire penalmente i responsabili della dittatura.
Bibl.: M. Marceau, La Grèce des colonels, Parigi 1967; M. Cervi, Dove va la Grecia? Dal colpo di Stato al referendum, Milano 1968; K. Legg, Politics in modern Greece, Stanford 1969.
Letteratura greca moderna. - La scena letteraria del secondo dopoguerra, in G., è ancora dominata dagli esponenti della generazione degli anni Trenta, i quali appunto in tale periodo producono le loro opere più mature. S. Mirivilis, sotto la pressione di condizioni sociali tese, rievoca il mondo della sua giovinezza in un romanzo magistrale, ‛Η Παναγιὰ ἡ Γοργόνα ("Madonna la Sirena", 1949), dove la realtà psichica assume il fascino del mito. La tendenza a ispirarsi al passato s'incontra anche in P. Prevelakis (nato nel 1909), segnatamente con ‛Ο Κρητικός ("Il cretese", 1948-50), che ha le radici nella storia, e in T. Petsalis (nato nel 1904), che abbandona il romanzo borghese per dipingere con intendimenti epici la saga plurisecolare Οἱ Μαυρόλυκοι ("I Mavroliki", 1947-48). K. Polits, dopo un romanzo realistico, in cui si piega sulle miserie quotidiane della vita di provincia, Τὸ Γυρί ("Il Ghirì", 1945), nel 1963 rievoca la città della sua infanzia, Smirne, in uno stile narrativo suggestivo Στοῦ Χατζηϕράγκου ("Da Chatzifrangos"). I problemi attuali sono invece affrontati da G. Theotokàs, soprattutto in un libro di guerra e di resistenza, ‛Ασϑενεῖς καί ὁδητόροι ("Ammalati e pellegrini", 1950, 1960), e da A. Terzakis, in romanzi in cui personaggi non più giovani sono assillati dal sopravvento dei tempi nuovi. Sempre nel campo del romanzo è importante il tardivo contributo di N. Kazantzakis, noto prima solo come poeta e saggista: degno di nota il fatto che, malgrado una problematica agguerrita, egli non intende affrontare nei suoi romanzi, editi tutti tra il 1946 e la morte (1957), la realtà contemporanea e quotidiana, ma ricorre a personaggi evocati dal passato o comunque posti al di sopra della vita quotidiana e ordinaria; Βίος καὶ πολιτεία τοῦ 'Αλέξη Ζορμπᾶ ("Vita e miracoli di Alexis Zorbas", 1946, ma scritto durante la guerra), cui egli deve gran parte della sua fama, è forse la sua prova più positiva in tal senso.
Anche i poeti degli anni Trenta dànno in questo periodo le loro prove più mature, completando così la loro personalità. G. Seferis, dopo il poemetto Κίχλη ("Kichli", 1947), pubblica ‛Ημερολόγιο καταστρώματος, γ′ ("Giornale di bordo III", 1955), sollecitato in gran parte dalle lotte di Cipro per l'indipendenza, e Τρία κρυϕὰ ποιήματα ("Tre poesie segrete", 1966); frattanto nel 1963 gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura. O. Elitis con Τὸ ἄξιον ἐστί ("To axion esti", 1959) e le raccolte successive tenta nuove vie, adattando la sua visione "egea" alle nuove sollecitazioni. G. Ritsos si rivela sempre più attivo; oltre a poesie antitotalitarie, per cui è stato considerato il poeta di sinistra per eccellenza, con ‛Η σονάτα τοῦ σεληνόϕωτος ("La sonata al chiaro di luna", 1956) ha dato l'avvio a componimenti ampi, impostati a monologo, che in un secondo tempo, ambientati nella mitologia greca, hanno segnato un rinnovamento profondo della sua poesia.
Una nuova generazione di scrittori è già presente nelle riviste del dopoguerra Τὰ Νέα Γράμματα ("Ta Nea Grammata", 1944-45), 'Ελεύϑερα Γράμματα ("Eleftera Grammata", 1945-50). I poeti prima e i narratori in seguito, sono impegnati in temi e atteggiamenti che si distaccano da quelli tradizionali, senza segnare tuttavia una rottura. La poesia ha una maggior presa esistenziale; i suoi modelli ora non si limitano più al surrealismo francese o a T. S. Eliot. M. Sachturis (nato nel 1919) popola di mostri e fantasmi la sua angosciosa solitudine; T. Sinòpulos (nato nel 1917) indirizza la sua insoddisfazione verso una ricerca di linguaggio in varie direzioni; A. Dikteos (nato nel 1919) mette a nudo una vulnerabilità tutta sessuale; E. Vakalò (nata nel 1921) supera la lirica post-surreale per rifugiarsi in una zona "prima del lirismo". Un'ansiosa ricerca di sicurezza si ha con N. Karusos (nato nel 1926), che invano invoca il conforto del sacro, e con M. Anagnostakis (nato nel 1926), che in toni disadorni protesta contro le minacce del consumismo borghese. D. Papaditsas (nato nel 1924) cercherà invece la sicurezza fuori delle ideologie.
La giovane narrativa riflette con grande aderenza la mutata situazione. Sono anche stati tentati nuovi metodi espressivi: sperimentazioni in tal senso tuttavia non hanno sviato la problematica generale. Le esperienze della resistenza e della guerra civile (e in tale area sono degni di nota R. Rufos, A. Kotziàs, e in particolare N. Kàsdaglis e D. Chatzìs) hanno lasciato uno stato di apprensione e d'instabilità che è stato poi espresso in romanzi come Τὸ ϕράγμα ("La diga" 1960) di S. Plaskovitis (nato nel 1917), Γραικύλοι ("Greculi" 1967) di R. Rufos (nato nel 1924), Τὸ λάϑος ("Lo sbaglio", 1965) di A. Samarakis (nato nel 1919). I profondi mutamenti sociali, come l'indebolirsi dei rapporti familiari, l'incomunicabilità, l'alienazione, costituiscono la tematica di numerosi romanzieri, e per tutti si cita V. Vassilikòs, che ne è il più dotato portavoce.
Bibl.: B. Lavagnini, La letteratura neoellenica, Milano 1969; M. Vitti, Storia della letteratura neogreca, Torino 1971.
Archeologia e Arte antica. - Scavi e scoperte. - L'intensa attività di scavo unita all'attività di restauro architettonico e di riordino di vecchi e nuovi musei, nonché alle numerose pubblicazioni scientifiche dei materiali, ha portato decisivi contributi e molto spesso sostanziali revisioni al quadro storico delle civiltà della G. antica (v. anche atene; attica; creta; cipro; thera, in questa App.). Fondamentali le acquisizioni nel campo della preistoria che risale ora, anche per la G., al periodo paleolitico, e della protostoria.
Ancora isolata da un contesto è l'amigdala acheuleana, scoperta a Paleokastro, presso Kozani; ma ricerche inglesi, francesi e tedesche hanno ormai attestato vari insediamenti del Paleolitico medio su ampie aree del territorio nazionale, dalla Tessaglia (valle del Peneo), alla Calcidica (cranio neandertaliano di Petralona), all'Epiro (valle del Luros), all'Eptaneso (Corfù, Cefalonia), all'Elide (valle del Peneo); notevole, nelle stesse aree, anche la presenza di materiali del paleolitico superiore, con una prima documentazione di arte figurativa (lastrine incise del Pelio).
Il Mesolitico (9° millennio) è noto soprattutto dal recente scavo della grotta Franchthi nell'Argolide, dove è stato scoperto il più antico scheletro umano, finora noto in G., in posizione rannicchiata. Il Neolitico, già noto dai vecchi scavi di Sesklo e Dimini, ha subito nuovi inquadramenti a seguito di scavi nelle stesse aree e in notevoli altri centri della Tessaglia (Arghissa, Sufli Magula, Otzaki Magula, Tzani Magula), delle isole (Cnosso e Festos a Creta, Saliagos presso Paro, Mykonos, Milo, Eubea) e del continente (Elatea, Lerna e grotta Franchthi in Argolide, Maratona in Attica, grotta di Diros a Mani): esso si articola ora nella fase preceramica del 7° millennio a. C., nel Neolitico antico del 6° millennio, nel Neolitico medio del 5° millennio (cultura di Sesklo) e nel Neolitico recente del 4° millennio (cultura di Dimini). Coll'introduzione dei metalli nel 3° millennio la preistoria greca si articola nei tre grandi settori del continente (Elladico), delle Cicladi (Cicladico) e di Creta (Minoico), con parallele divisioni in fasi e con reciproci influssi. I problemi fondamentali della cronologia di queste fasi e delle interdipendenze culturali tra le varie aree sono oggi più concretamente affrontati sulla base di una documentazione sempre più vasta.
Per la prima età del Bronzo si può ora distinguere un'area nordorientale con i centri di Troia e di Poliochni (Lemno) e altri insediamenti minori a Lesbo (Thermi), nella Tracia (Dikili Tash) e nella Macedonia. Il ponte delle Sporadi costituisce un collegamento con l'area tessala (Rachmani, Arghissa, Tzani Magula). La conoscenza del protoelladico continentale, caratterizzato dalla ceramica a superficie lustra acroma o dipinta, si è notevolmente arricchita con i risultati di scavi in Attica, a Egina (Capo colonna), in Eubea (Lefkandi), ma soprattutto a Lerna in Argolide, con sovrapposizione di fasi e con un'impegnativa costruzione dominante nell'abitato (casa delle tegole), che permette considerazioni anche sulla struttura sociale del centro. Nuovi dati si sono aggiunti alle conoscenze già acquisite per la media età del Bronzo, sia per il continente (Medioelladico a Maratona, Atene, Eleusi, Lerna, Micene, Egina, Malthi in Messenia, Lefkandi, Dorion, ecc., con ceramica minia e a vernice opaca), sia per le isole (H. Irini a Kea, Kythera, con notevoli influssi e scambi da Creta). Ma i contributi più notevoli riguardano la tarda età del Bronzo, nel continuo confronto tra le fondamentali recenti scoperte cretesi e di Thera e l'ampliato orizzonte del Tardoelladico continentale o miceneo, ormai documentato capillarmente in vaste zone della G. e delle aree confinanti sul Mediterraneo.
La decifrazione della scrittura lineare B (soprattutto nelle tavolette dei ricchi archivi di Cnosso e Pilo) ha permesso l'accertamento fondamentale della ellenicità dei Micenei e conoscenze notevoli sulla loro società, economia, commercio e religione. La scoperta ha spinto la ricerca, tramite anche la trasmissione dei miti e dell'epopea omerica, al recupero di fasi micenee alla base dello sviluppo di numerosi centri storici della G., e all'ampliamento di ricerche nelle aree più importanti di questa cultura. In particolare si ricorda la prosecuzione degli scavi di Micene, con il sostanziale recupero di case, di un santuario con statuette fittili e di notevoli frammenti di affreschi, e di un secondo circolo di tombe principesche, all'esterno della cinta muraria; a Tirinto gli scavi tedeschi operano nei limiti della cinta fortificata inferiore. In tutta l'Argolide si sono intensamente moltiplicati i ritrovamenti, soprattutto di tombe, tra le quali merita menzione la tomba con panoplia di Dendra. Intensità di ricerche anche in Messenia, dove il palazzo di Nestore a Pilo, con i resti delle strutture architettoniche (mégaron, magazzini, archivi, ecc.) e con la varietà dei materiali (tavolette, affreschi, ceramica ecc.), costituisce un caposaldo per la conoscenza del mondo miceneo; altri notevoli ritrovamenti, soprattutto tombe, nelle aree circostanti. Nella Beozia sono stati messi in luce nuovi elementi del palazzo di Tebe, con preziosi depositi di sigilli orientali e di tavolette iscritte, e, a Tanagra, una serie di larnakes dipinte con temi di carattere funerario. Resti di strutture palaziali sono stati recentemente individuati anche a Orcomeno e, più a nord, presso Volo, nel sito dell'antica Iolkos, base della spedizione degli Argonauti. Particolari ricerche sono state rivolte anche al periodo di crisi del submiceneo, che segna il passaggio alla cultura del protogeometrico.
Col progressivo formarsi della polis e di più larghe unità culturali, dal periodo geometrico in poi, è più facile seguire il corso delle ultime scoperte secondo un tracciato topografico che corrisponde in parte anche alle attuali suddivisioni amministrative.
Peloponneso. - Nella Corinzia, le ricerche sono proseguite in diversi settori, soprattutto ad opera della scuola americana. Il centro di Corinto è stato esplorato, oltre che nelle sue fasi arcaiche e classiche (presso il tempio di Apollo e nell'area dell'agorà), nei numerosi monumenti della sua ricostruzione romana, soprattutto sui lati dell'agorà e ai bordi della strada che conduce al porto del Lechaion, presso la quale ultimamente sono stati scavati i resti di un grande edificio termale e di un ginnasio. Sulle pendici dell'Acrocorinto è stato trovato un singolare santuario alle divinità eleusinie. Anche il porto sul Saronico, a Kenchreai, ha rivelato un nucleo notevole d'interesse con resti di case del 4° secolo a. C. e vari monumenti d'età romana e paleocristiana, ora sotto il livello marino, da uno dei quali proviene una serie di pannelli figurati in opus sectile di pasta vitrea (4° secolo).
Altre scoperte fondamentali sono avvenute nell'area dell'Istmo: oltre a opere di fortificazione, periodicamente restaurate o rifatte, e al diolkos, in funzione fin dal 7° secolo a. C. per il trasporto delle navi tra i due golfi, è stato scavato a Isthmia il santuario dei giochi panellenici dedicato a Poseidon, fin dall'8° secolo, con sovrapposte costruzioni templari del 7° e della prima metà del 5° secolo, col teatro e lo stadio, di cui è perfettamente conservata l'ingegnosa linea di partenza, e un heròon. Attività più ridotta, ma non meno preziosa, nelle necropoli della regione e nei santuari di Perachora.
In Argolide, oltre alla prosecuzione di scavi in centri preistorici e micenei, novità di ordine topografico e storico-archeologico sono da segnalare a Nemea, dove ulteriori ricerche hanno precisato la datazione del tempio al 330 circa a. C., a Porto Cheli (Halieis), fiorente in periodo classico, con impianti templari, mura e istallazioni artigianali, ma soprattutto ad Argos: qui sono stati raccolti preziosi dati storici dall'esplorazione delle necropoli del tardo Bronzo e di periodo geometrico, e interessanti elementi topografici con lo scavo di santuari (Pythion, Aphrodision), di aree pubbliche (teatro, buleuterion) e di aree private (con interessanti decorazioni pavimentali musive della fine del 5° secolo d. C.). A Epidauro si è rivolta l'attenzione alle fasi precedenti a quelle del santuario di Asclepio (santuario di Apollo Maleatas sul Kynortion) e al riesame dei numerosi edifici dell'area. In Arcadia, l'edizione di precedenti ricerche illustra ora il contesto monumentale di centri come Alipheira (mura, templi di Athena e Asclepio, necropoli classica ed ellenistica), Orcomeno, Gortys, Lykosura, Megalopoli, Mantinea, Basse e Tegea. In Laconia, a breve distanza da Amykle, è stato scavato un santuario di carattere ctonio (Zeus-Agamemnon ?), con materiali dal geometrico al periodo ellenistico. Oltre a varie ricerche preistoriche nella regione, sono da ricordare a Sparta ritrovamenti di mosaici, di un ginnasio e di edifici arcaici sull'acropoli. Fervida attività in Messenia, soprattutto nel campo dell'archeologia preclassica; tra le ricerche topografiche va ricordato uno degli scavi più estesi degli ultimi decenni, nel centro di Messene, dove ai lati della platea di un tempio dorico periptero dedicato ad Asclepio è stato messo in luce un organizzato sistema di edifici (santuari, esedre, stoai, propylon, odeion), per lo più di periodo ellenistico e romano. In Elide le ricerche più numerose si sono svolte a Olimpia, in diversi settori del santuario di Zeus, con l'individuazione dell'ergasterion di Fidia, e dei resti delle matrici in argilla per la modellazione del colosso criselefantino, con l'esplorazione attenta delle diverse fasi dello stadio, con sondaggi e riesami di monumenti già noti (Heraion, area dell'ottagono, Pelopion, stoà dell'Eco, thesauròi, ecc.), con il recupero e il restauro di vario materiale, soprattutto bronzi e sculture frontonali. Ma anche il centro di Elide è stato esplorato con intensificate ricerche, soprattutto nell'area dei ginnasi, dell'agorà e del teatro. Nell'Acaia sono mancati scavi organizzati, ma la moderna edilizia ha portato episodicamente alla luce vari monumenti, per lo più romani, nel centro di Patrasso (odeion, mosaici, statue, ecc.).
Grecia centrale. - Nella Megaride, oltre a ricerche sulla topografia del territorio, si sono ripetute, per spunti occasionali, indagini nel centro di Megara, con la definizione dei problemi di singoli monumenti (fontana di Teagenes, tombe-heroa, ecc.) e la ricostruzione grafica della pianta della città antica. La Beozia ha dato numerose fondamentali novità.
Il centro di Tebe ha offerto nuovi tratti del palazzo miceneo della Cadmea, nonché varie zone dell'abitato con singoli documenti musivi. Sono proseguiti gli scavi al Kabirion, a breve distanza dalla città, con l'edizione di classi di materiali. Anche il santuario dello Ptoion ha avuto recenti accertamenti e sondaggi ed è stata studiata l'imponente serie dei suoi kouroi arcaici. Notevole la novità nell'ambito della cultura micenea: sono stati chiariti i problemi cronologici e morfologici della fortezza di Gla, è stata esplorata la necropoli micenea di Tanagra, con una serie di larnakes, ed è stato sondato un largo settore di una struttura palaziale a Orcomeno. Sulla costa del golfo euboico è stato scoperto il santuario di Artemide in Aulide, con un tempio del 5° secolo elevato sui resti di una precedente costruzione di età geometrica, con officine e botteghe di coroplasti.
L'Eubea è stata oggetto di scavi ed esplorazioni di superficie per le sue fasi preistoriche. A Calcide ricerche occasionali hanno arricchito il quadro topografico della città e dei dintorni con ritrovamenti che giungono, con resti di pavimenti musivi, fino al tardoantico; ma le ricerche più intense sono state rivolte ai problemi di Eretria, sia all'individuazione della vecchia Eretria, ricordata da Strabone, e situabile a Lefkandi (con una documentazione continua dal protoelladico all'8° secolo a. C.: abitato e necropoli), sia alla scoperta delle fasi più antiche dell'Eretria storica, documentata a partire dall'8° secolo. Presso le mura occidentali della città, sono state accertate le varie fasi della porta verso Calcide, e di un'area di tombe tardogeometriche, successivamente sovracostruite con edifici di carattere sacro. Su tutta l'area si estese, in periodo tardoclassico ed ellenistico, un quartiere di abitazione. È stato profondamente esplorato anche il santuario di Apollo Daphnephoros, con la successione di ben quattro costruzioni templari dal tardogeometrico al tardoarcaico. Nella città, ritrovamenti sparsi (tholos presso l'agorà, santuari dell'acropoli, deposito di anfore panatenaiche). Nella Focide il santuario delfico, oltre all'edizione di materiali e monumenti già noti, si è arricchito di nuovi settori e accertamenti (zona urbana a E del santuario; fontana arcaica presso la Castalia; necropoli E; restauri e nuove interpretazioni ai cicli decorativi scultorei delle metope della tholos di Marmarià e dei frontoni tardoclassici del tempio di Apollo). Sulle pendici del Parnaso si è proceduto allo scavo di un'imponente massa di materiale votivo nell'antro Korykion. Ricerche più circoscritte, ma non meno importanti, nei centri minori (presso Itea, Galaxidi, Anfissa) della Focide, dell'Etolia e dell'Acarnania.
Isole Egee. - Nelle Cicladi, il centro più esplorato continua ad essere Delo, dove è continuato lo scavo dei quartieri ellenistici con ritrovamenti di mosaici, affreschi, oreficerie, ecc. (casa dei commedianti, e di Furni, insula dei gioielli) e di santuari (Archegesion, Pythion, Portico dei tori, ecc.). Particolare riguardo è stato rivolto anche alla preistoria dell'isola, ora più chiaramente situabile nell'ambito delle scoperte delle isole circostanti di Kea, Naxos, Paros, Antiparos, Thera, Amorgos, ecc. Ad Andros un villaggio geometrico è stato trovato a Zagora, mentre il centro antico di Paleopolis ha rivelato la sua agorà di periodo ellenistico. Importanti documenti della plastica (rilievi dell'Archilocheion) sono stati recuperati a Paros. Nel Dodecanneso, oltre all'edizione di vecchi materiali (necropoli e abitato del tardo Bronzo di Coo, sculture di Coo e Rodi), vanno ricordati saltuari rinvenimenti nella città di Rodi, di cui ora è più chiaro il regolare impianto urbanistico. Varie imprese di scavo nelle Sporadi. Samo, oltre a importanti accertamenti nelle fasi più antiche dell'Heraion e all'edizione di varie classi di materiali, ha offerto nuovi monumenti della città antica, della quale si sta esplorando attentamente anche l'acquedotto di Eupalino. A Chio, oltre allo studio del centro preistorico presso il porto e della città arcaica sul colle detto "profeta Elia", è da ricordare lo scavo di Emporio, con un santuario di periodo arcaico e classico e con colmate di materiali, preziosi per la cronologia della ceramica locale. A Lesbo è stata rilevata una straordinaria fioritura dal geometrico al tardoantico; si ricordano due edifici absidati del 9°-8° secolo, ulteriori ricerche nello pseudodiptero di Messa e a Mitilene il ritrovamento del teatro e di una casa con peristilio e mosaici, ispirati a scene di commedie menandree (4° secolo d. C.). Delle isole del nord si ricorda soprattutto l'intensa attività di scavo a Thasos, nell'ambito della città (agorà, mura, teatro) e di vari santuari (Artemision, Athenaion, Dionysion, ecc.) e, a Samotracia, del Kabirion, esplorato con regolari campagne nella serie di edifici che dal 7° secolo a. C. giungono, attraverso l'anaktoron del 5° a. C., al gruppo di edifici tolemaici della prima metà del 3° secolo.
Grecia settentrionale. - In Tessaglia, oltre alle numerose ricerche preistoriche, non sono mancate varie scoperte di periodo classico e romano a Farsalo (Thesmophorion), Demetriade (palazzo macedone) e a Nea Anchialo (terme ed edifici paleocristiani). In Epiro si ricorda lo scavo del nekromanteion di Ephyra, presso le foci dell'Acheronte, nel suo aspetto ellenistico, le esplorazioni urbanistiche di Kassope, una delle principali città della regione sorta, su resti preistorici, agl'inizi del 4° secolo con impianto ippodameo, e la prosecuzione delle ricerche nel santuario di Zeus a Dodona, di cui si è portato in luce il buleuterion, si sono ricostruite le fasi più antiche del santuario e si è completato lo scavo del teatro. Nelle isole ionie è proseguito lo studio topografico dell'antica Kerkyra, di cui si è individuato un nuovo santuario arcaico nel sito di Mon Repos, mentre a Cefalonia sono da registrare ritrovamenti preistorici e alcuni mosaici del 2°-3° secolo d. Cristo. Numerosissime le scoperte in Macedonia. Esse precisano i caratteri della locale cultura della prima età del Ferro (necropoli di Vergina), e soprattutto il notevole sviluppo della regione in periodo tardoclassico ed ellenistico.
È aumentato il numero delle tombe a camera a prospetto architettonico, con esemplari di prim'ordine per la decorazione dipinta (Naussa, Verria, Salonicco, Angisti, ecc.), si è recuperato l'aspetto delle ricche abitazioni del primo ellenismo con raffinati pavimenti musivi (Pella, Vergina) e sono stati individuati nuovi santuari a Dion, Leptopetra, Kallithea. A Salonicco sono proseguite le ricerche nell'ambito del palazzo di Galerio ed è stato scoperto un largo settore dell'agorà. Alla periferia della città sono state scavate necropoli con ricchi corredi, come il complesso di vasi bronzei e argentei di Derveni.
In Tracia alle ricerche preistoriche di Dikili Tash e Photolivos, si sono affiancati scavi, soprattutto nei centri di Filippi, Kavala, Abdera, Anfipoli e Maroneia.
Dalle nuove indagini sul terreno e dal riesame della tradizione monumentale risaltano ora, con dovuto rilievo, numerosi fatti che aggiornano la ricostruzione della storia dell'arte antica.
Architettura. - Nuove strutture monumentali e urbanistiche contribuiscono a una migliore conoscenza del periodo geometrico e orientalizzante. Tra i più antichi documenti dell'architettura templare sono ora da considerare il primitivo Daphnephoreion absidato di Eretria, con un singolare alzato ligneo recentemente studiato, una costruzione poligonale e un lungo hekatompedon absidato dello stesso santuario: opere dell'8° secolo che si affiancano a strutture, ancora scarse, di altri centri come Perachora, Thermon e soprattutto alle strutture più antiche dell'Heraion di Samo e di Argo. Del 700 a. C. è anche il primitivo tempio di Poseidon a Isthmia. Quartieri di periodo geometrico sono ora noti da scavi cretesi (Festos) e delle isole (Zagora di Andros, Lefkandi in Eubea). La documentazione aumenta notevolmente per il periodo arcaico, soprattutto nell'ambito dei grandi santuari dove recenti studi mirano a precisare il modo di formazione di complessi monumentali. Analogamente è stata studiata nella città la genesi del centro politico dell'agorà e della organizzazione urbanistica attorno ad essa. In particolare nuove fasi arcaiche sono state attestate nei santuari di Olimpia (Heraion), Egina (trabeazioni di un tempio precedente a quello tardoarcaico di Aphaia), Naxos, Eretria, Calcide, Basse, Delfi e Delo. Già in questo periodo vengono rilevate quelle diversità tra centri culturali diversi, che saranno ancora evidenti nei periodi classico e tardoclassico.
In questi periodi, oltre alla scoperta di nuovi monumenti, di tipologia e interesse singolare come l'ergasterion di Fidia a Olimpia, e di nuovi complessi santuariali a Brauron in Attica, a Dodona in Epiro, si sono verificate ampie revisioni e sintesi, come quella di G. Roux sull'architettura del Peloponneso, ricerche su singoli maestri e tradizioni di scuola, soprattutto sugli architetti ateniesi, approfondimenti di problemi di genesi e formazioni di tipi (teatri, stoai, ginnasi, terme, ecc.), nonché ampie sintesi sulle tecniche edilizie. Ma contributi particolarmente notevoli, anche per i riflessi possibili sul mondo romano, sono da ricordare in periodo ellenistico: le architetture "palaziali" di Vergina, Pella, Eretria, l'architettura funeraria "macedone", la scoperta di nuovi quartieri ellenistici a Delo, dei santuari di Samotracia e di Messene (per limitare gli esempi) rappresentano, con i monumenti ateniesi dello stesso periodo, imprescindibili punti di riferimento.
Scultura. - Scoperte e revisioni di monumenti già noti hanno aggiunto prezioso materiale per una ricostruzione storica, attenta alle tradizioni regionali e di bottega, ai rapporti tra singole scuole, e al significato di alcuni maestri. Tra la plastica di piccole dimensioni si ricorda il centauro della necropoli di Lefkandi in Eubea, del 900 a. C., che rivela legami di continuità con opere della tarda età del Bronzo, oltre alla numerosa plastica bronzea e fittile, soprattutto dei santuari di Olimpia e Samo. Per il periodo orientalizzante l'attenzione è rivolta in prevalenza a materiale cretese, sia alla serie dei bronzi, ristudiati e ora incrementati dai ritrovamenti del santuario di Kato Simi presso Hierapetra, sia allo studio della plastica fittile dei santuari di Gortina e Axos. Recenti sintesi sulle classi tipologiche dei kouroi, delle korai e del rilievo funerario arcaico permettono anche un discorso più ampio e articolato sulle scuole della scultura arcaica in Grecia. Le serie si completano con nuovi importanti ritrovamenti come la Phrasikleia, opera di Aristion pario, da Mirrinunte in Mesogea, il kouros di uguale provenienza, una sfinge da Corinto, il kouros bronzeo del Pireo e vari frammenti, non meno importanti, di sculture a tutto tondo e di rilievi (soprattutto attici). Si aggiunga ancora qualche nuova ricostruzione di gruppi frontonali, e il frammento di un frontone scolpito da Corfù.
I caratteri delle singole scuole sono stati indagati, con recenti contributi sui centri di Corinto, della Beozia e della Tessaglia. Per il periodo classico la ricerca sulla documentazione originale ha avuto una netta prevalenza rispetto a quella, mediata, della tradizione copistica d'età romana. In particolar modo sono stati riesaminati, completati con nuovi frammenti, ricomposti in nuove sintassi i complessi decorativi architettonici del tempio di Zeus e Olimpia, del Partenone, dell'Hephaisteion e dell'Eretteo ad Atene; qui è stata anche documentata una decorazione frontonale per il tempietto di Atena Nike e vari frammenti sono riferibili al tempio di Ares. Sostanziali restauri, e conseguenti modifiche nella ricomposizione dei gruppi, anche nelle sculture frontonali del tempio di Asclepio a Epidauro, della decorazione metopale della tholos di Marmarià, e dei frontoni tardoclassici del tempio di Apollo a Delfi. Non sono tuttavia mancate ricerche monografiche su artisti come Agorakritos, di cui si è recuperata la Nemesi ramnuntina, nuovo fondamentale punto di riferimento per gli studi partenonici, come Policleto e la tradizione della sua scuola; nel 4° secolo particolari ricerche sono rivolte a Cefisodoto, Prassitele, Eufranore e, recentemente, a Lisippo e alla sua teoria artistica. Né vanno dimenticati i numerosi contributi alla storia del rilievo, funerario e votivo. Per il periodo ellenistico vari studi sono stati dedicati alle scuole ormai fuori del territorio nazionale ellenico (Pergamo, Tralles, Alessandria, Cirene, Taranto, ecc.), ma sono continuate ricerche sulle tendenze della produzione artistica ateniese (soprattutto sul fenomeno neoattico) e sono stati discussi monumenti e problemi di altri centri, soprattutto di Delo, Thasos, Rodi e Coo. Anche per il periodo romano, con particolare riguardo ai sarcofagi attici e alla ritrattistica, è stata precisata la qualità di una produzione nell'area ellenica e della sua diffusione nel mondo antico. Nel campo della toreutica non sono mancate nuove importanti scoperte, come il cratere e altri vasi da Derveni, della fine del 4° secolo; nuovi studi sono rivolti infine alle incisioni in osso e avorio, aumentate di recente con reperti soprattutto nell'area macedone.
Ceramica e mosaico. - La pubblicazione delle necropoli del Ceramico e di Eleusi, delle necropoli di Argos, del materiale degli scavi americani dell'agorà ateniese, nonché di materiali di santuari e di necropoli di vari altri centri ha notevolmente arricchito la conoscenza dei problemi della ceramica di periodo geometrico, ora articolata in fasi storiche e suddivisa in vari centri produttori, dove, accanto al centro eminente di Atene, operano botteghe diverse, principalmente nell'Argolide, in Eubea, Beozia, Tessaglia, a Creta e nelle Cicladi. Ancora più articolata la produzione ceramica di periodo orientalizzante, arricchitasi in Attica (Vari, Eleusi, Pireo, Agorà), a Corinto, nelle Cicladi, a Rodi, in Eubea e Argo di fondamentali documenti. La ceramica attica a figure nere e a figure rosse ha ricevuto, fino agli ultimi momenti dell'attività di J. D. Beazley, quella classificazione in maestri e botteghe che costituisce, anche per altre classi monumentali, un esempio di lettura strutturale e stilistica. È su questa linea l'opera di A. D. Trendall sulla ceramica figurata delle scuole italiote e siceliote. Notevole attenzione ha richiamato anche il capitolo iniziale della storia del mosaico per il quale, a vecchi noti documenti del 4° secolo, si è aggiunta ora la splendida serie dei mosaici di Pella a ciottoli variopinti (uno firmato da Gnosis), datati al 300 circa a. Cristo. Ancora nella Macedonia sono stati trovati preziosi documenti della pittura antica in tombe del 3° e 2° secolo a. Cristo. Altri nuovi mosaici, tardoellenistici, sono stati scoperti nei nuovi quartieri di Delo. Per il periodo romano, soprattutto tardoantico, vari pavimenti musivi sono apparsi a Sparta, Calcide, Salonicco, Mitilene (con un ciclo di temi menandrei), ad Argo (con un ciclo di mesi), e una serie di pannelli in opus sectile, con ritratti e scene paesistiche a Kenchreai, presso Corinto. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Oltre agli aggiornamenti annuali in Bull. Corr. Hell. (Chronique), Ergon e Praktikà della Società arch. greca, Arch. Deltion (Chronikà), cfr. le voci relative ai diversi problemi e centri topografici in Enc. Arte ant., I-VII, 1958-1966; ibid., Suppl. 1970 (1973), e in Enc. Univ. Arte, VI, sub v. Grecia, coll. 643-756. Si veda inoltre l'aggiornata descrizione dei monumenti in E. Kirsten-W. Kraiker, Griechenlandkunde, Heidelberg 19675, con ricco apparato bibliogr. a pp. 870-908. La bibliografia relativa alle singole scoperte e ai singoli centri è estesissima e una sua redazione organica sarebbe qui necessariamente lacunosa; si ricordano quindi, oltre alle riviste specialistiche, solo le principali collane topografiche in progressivo incremento, come: Perachora, Corinth, Isthmia, Études péloponnésiennes, Tiryns, Olympische Forschungen, Berichte Ausgr. Olympia, The Palace of Nestor at Pylos, Fouilles d'Erétrie, Études Thasiennes, Excavations at Olynthus, Samothrace, Fouilles de Delphes, Exploration archéologique de Délos, Samos, ecc. A queste serie si sono affiancate, per i centri maggiori, anche guide topografiche con bibliografia aggiornata (Delo, Samo, Olimpia, Corinto, Micene, Pilo, Epidauro, Thasos, Dodona, Delfi ecc.); di utile consultazione anche la serie, ormai cospicua, di Ancient Greek cities, pubblicata a cura dell'Athens technological Organization.
Per i principali periodi e classi monumentali ci si limita ad alcune recenti sintesi orientative:
Preistoria e protostoria: H. L. Lorimer, Homer and the monuments, Londra 1950; Ch. Zervos, L'art des Cyclades, Parigi 1957; id., La naissance de la civilisation en Grèce, ivi 1962; W. Taylour, The Mycenaeans, Londra 1964; E. Vermeule, Greece in the Bronze age, Chicago 1964; G. Mylonas, Mycenae and the Mycenaean age, Princeton 1966; Archaeologia Homerica, I-III, Gottinga 1967 segg.; S. Marinatos, M. Hirmer, Kreta, Thera, Monaco di Baviera 1973; Autori vari, History of the Hellenic world, I, Atene 1970; D. Theocharis, Neolithic Greece, ivi 1973.
Arte greca, in generale: cfr. R. Bianchi Bandinelli, in Enc. Arte ant., III (1960), pp. 1005-55 e l'aggiornata lista bibliografica in G. Becatti, L'arte dell'età classica, Firenze 1971, pp. 493-509. Cfr., inoltre, G. Hafner, Geschichte der griech. Kunst, Zurigo 1961; P. Demargne, Naissance de l'art grec, Parigi 1964; Autori vari, Die griechische Kunst, Monaco di Baviera 1966; K. Schefold, Die Griechen u. ihre Nachbarn, Propyläenkunstgeschichte, Berlino 1966; F. Chamoux, La civiltà della Grecia arcaica e classica, Firenze 1968; G. M. A. Richter, A handbook of greek art, New York 19696; R. Bianchi Bandinelli, Storicità dell'arte classica, Bari 19723.
Architettura: W. B. Dinsmoor, The Architecture of ancient Greece, Londra 1950; G. Roux, L'architecture de l'Argolide, Parigi 1951; R. Martin, Recherches sur l'agorà grecque, ivi 1951; A. W. Lawrence, Greek architecture, Baltimora 1957; R. Martin, Manuel d'architecture grecque, Parigi 1965; G. Gruben, Die Tempel der Griechen, Monaco di Baviera 1966; M. Coppo, Storia dell'urbanistica dalle origini all'ellenismo, Torino 1968.
Scultura: Ch. Picard, Manuel d'arch. grecque, La sculpture, Parigi 1935; G. Lippold, Die griechische Plastik (H.d.A.), Monaco di Baviera 1950; L. Alscher, Griechische Plastik, I-IV, Berlino 1954-57; M. Bieber, The Sculpture of the Hellenistic age, New York 1955; R. Lullies-M. Hirmer, La scultura greca, Firenze 1963; A. Adam, The technique of the greek sculpture, Londra 1966; W. Fuchs, Die Skulptur der Griechen, Monaco di Baviera 1969.
Ceramica e mosaico: A. Rumpf, Malerei und Zeichnung (H.d.A.), Monaco di Baviera 1953; J. D. Beazley, Attic black-figure vase-painters, Oxford 1956; W. Kraiker, Die Malerei der Griechen, Stoccarda 1956; R. M. Cook, Greek painted pottery, Londra 1960; P. E. Arias, M. Hirmer, Mille anni di ceramica greca, Firenze 1962; id., Storia della ceramica, in Enc. Class. S.E.I., III, IX, Torino 1963; J. D. Beazley, Attic red-figure vase-painters, Oxford 19632; A. D. Trendall, The red-figured vases of Lucania, Campania and Sicily, ivi 1967; J. N. Coldstream, Greek geometric pottery, Londra 1968.
Arti figurative e Architettura. - L'arte della G. indipendente (posteriore al 1830 circa) può ormai essere suddivisa in due grandi momenti: uno ottocentesco, che oltrepassa anche i limiti del secolo e che si collega più direttamente ai fenomeni europei del neoclassicismo, del romanticismo, del realismo e, talvolta, di un involuto neobizantinismo, e uno contemporaneo, che, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, inserisce l'arte neoellenica nella problematica internazionale senza rompere i legami con la sua tradizione nazionale.
L'architettura e l'urbanistica neoclassica sono rappresentate soprattutto nei centri di Atene, Nauplia, Egina, Patrasso e nell'isola di Sira, importante porto ed emporio sull'Egeo. Le imprese più impegnative ad Atene sono di carattere pubblico (piano urbanistico della nuova città, alcune chiese, il palazzo reale, gli edifici neoclassici di via Panepistimìu, come l'Università, la Biblioteca Nazionale, l'Accademia e, sulla via Patissìon, il Museo Archeologico e l'elegante Politecnico): tali opere sono dovute ad architetti stranieri della cerchia del re di G. Ottone di Baviera (Ch. e Th. Hansen, E. Schaubert, L. Klenze) e ad architetti greci (S. Kleanthis e L. Kaftanzoglu). Nella seconda metà del secolo opera, soprattutto per la borghesia del tempo, l'architetto E. Ziller (1837-1923) con tendenze neoclassiche e neorinascimentali: sue opere significative sono la casa di Schliemann (oggi sede dell'Areopago), altre impegnative residenze private, la sede dell'Istituto archeologico germanico e alcuni edifici pubblici. La pittura neoellenica, a prescindere dai precedenti della scuola ionico-veneta di fine Settecento e inizi Ottocento (P. e N. Doxaràs, N. Kutuzis, N. Kantunis) e da singolari esperienze d'ispirazione popolare (P. e D. Zográfos, illustratori dell'epopea rivoluzionaria del 1821 secondo i dettami di I. Makryiànnis, e A. Iatridis, T. Drakos), procede ugualmente da insegnamenti stranieri accademici. I giovani pittori si formano sia in G., nell'ambito della scuola di Belle arti di Atene (fondata nel 1837 e attiva con maestri italiani, francesi e tedeschi e, solo più tardi, greci), sia all'estero, soprattutto nella frequentata Accademia di Monaco. Allievi di questa Accademia sono le figure più rappresentative della pittura greca del secolo scorso (Th. Vrysakis, cultore del genere storico, N. Lýtras, pittore di scene di genere, di nature morte e di ritratti, N. Ghyzis, fine interprete di allegorie e di scene di vita, K. Volonakis, pittore di soggetti marini, e altri numerosi artisti originali come G. Jakovidis, V. Chatzìs, P. Lembesis, S. Savvidis, ormai aperti al Novecento). Altri pittori dell'Ottocento meritano ricordo e sono legati, spesso, ad altre scuole come a quella italiana (G. Pitsamanos, formatosi nell'ambiente culturale del Canova, D. Tsokos, pittore storico e ritrattista di scuola veneziana, K. Jatràs, G. Avlikos, N. Kunelakis, I. Altamuras, romantico pittore di marine, e Ch. Pachis) e, in misura minore, a quella francese, della quale solo in ritardo giungeranno in G. gl'influssi di movimenti impressionisti e postimpressionisti. Sviluppi analoghi ebbe anche la scultura ottocentesca con tendenze accademiche, neoclassiche e realiste, rappresentate da L. Drosis, dai fratelli Fytalis, da I. Kossos e, ormai agl'inizi del secolo, da L. Sõchos, da G. Chalepàs e K. Dimitriadis.
Nel Novecento un profondo rinnovamento inizia tra le due guerre, con la cosiddetta generazione del Trenta. Il drammatico epilogo della guerra greco-turca in Asia minore con la catastrofe del 1922, e le conseguenze sociali, economiche e politiche di essa, hanno un diretto riflesso nella vita intellettuale della Grecia. Nella ricerca di un nuovo, cosciente impegno culturale, l'arte cerca una sua identità nazionale, rompendo con l'ancora viva tradizione ottocentesca; si apre da un lato verso i valori della tradizione locale (bizantina e popolare) e si aggiorna dall'altro alle problematiche delle correnti europee. Il rinnovamento allora iniziato ebbe, dopo le successive crisi della dittatura del 1936, della seconda guerra mondiale e del travagliato dopoguerra, i suoi articolati sviluppi nella fervida vita artistica degli ultimi trent'anni.
Nell'architettura, dopo esperienze ispirate alla tradizione tecnico-edilizia bizantina, quali quelle di A. Orlándos e di A. Záchos, e accanto a correnti razionalistiche di derivazione straniera, domina la figura di D. Pikionis (1887-1968) che si ricollega alla migliore tradizione popolare ellenica e che, con la sua opera e con il suo insegnamento al Politecnico ateniese, rappresenta un caposcuola. Sue opere significative sono la scuola elementare di Pefkakia, la scuola sperimentale di Salonicco, lo Xenìa di Delfi, la sistemazione urbanistica di aree archeologiche ateniesi (Acropoli e Filopappo) e alcune abitazioni private. Un'altra tendenza è rappresentata da A. Kostantinidis che, partendo dalla problematica del Pikionis e sfruttando l'esperienza della sua formazione europea, crea un'architettura legata al paesaggio e ai valori della tradizione, aggiornata a soluzioni tecniche moderne, come negli Xenìa di Mykonos e Kalambaka. A problemi di sviluppo e di coordinamento urbanistico è rivolta l'opera di J. Despotopulos, che ha progettato il Centro culturale di Atene, di A. Provelenghios, e di A. Doxiadis, animatore di un centro di progettazione urbanistica impegnato soprattutto in realizzazioni all'estero, come nel Medio Oriente, in America latina e in Africa. Un gruppo di architetti della vecchia generazione (P. Vassiliadis, E. Vurekas, E. Staikos, K. Biris, P. Mylonas) e un gruppo di giovani architetti (T. Zenetos, I. Vikelas, N. Valsamakis, I. Rizos, N. Chatzimichalis, I. Liapis, N. Desilas, T. Dekavalas, ecc.) operanti in G. e all'estero (come G. Candilis, v. in questa App.) rompono, negli ultimi decenni, con la tradizione nazionale e si allineano con gli ultimi sviluppi dell'architettura europea.
Anche la pittura, nel momento del suo rinnovamento attorno agli anni Trenta, vede un ritorno alle origini che s'identificano nella tradizione cromatica del mondo bizantino e nella schietta primitività della sua produzione popolare. Pittori come Ph. Kondoglu (1895-1965), ancora chiuso in un osservante neobizantinismo, ma soprattutto N. Ghikas (nato nel 1896), I. Tsaruchis (1910), S. Vasiliou (1902) e G. Sikeliotis (1917), aperti in modo diverso a interpretazioni di forme e contenuti nazionali, costituiscono una corrente figurativa detta della "grecità". Un fenomeno singolare e isolato è quello del pittore primitivo H. Theofilos (1864-1934), scoperto a Lesbo nel 1928 dal critico Tèriade. Ma altri artisti continuano a produrre secondo modi più direttamente legati a fenomeni dei principali centri europei. C. Maleas (1879-1928), C. Parthenis (1879-1967) e S. Papalukas (1892-1957) rivivono nella luce e con sensibilità ellenica esperienze postimpressioniste. In seguito molte correnti europee hanno anche in G. il loro riflesso. Nella tendenza espressionista s'inserisce l'attività di G. Buzianis (1885-1959), di L. Arlioti e di K. Bekiari. Anche il surrealismo ha il suo originale rappresentante nella figura del poeta e pittore N. Engonopulos (1910). Altri artisti, come i pittori N. Nikolau (1909), G. Moralis (1916), O. Kanellis (1910) e gl'incisori D. Galanis (1882-1966), G. Kefalinòs (1894-1957), A. Tassos (1914), fondono tendenze realistiche in schemi assunti spesso dalla tradizione classica e bizantina. Dopo i drammi politico-sociali del decennio 1940-50, un importante ruolo per lo sviluppo e la divulgazione delle arti figurative in G. ha svolto la fondazione dei gruppi Harmòs (1949) e Stathmi (1950). È soprattutto allora che prende il via un periodo d'intensa produzione. Alle correnti astratte appartengono A. Kondopulos (1905-76), che apre con la mostra del 1951 la strada all'informale in G., G. Spyropulos (1912), che a seguito del suo alto riconoscimento nella Biennale di Venezia del 1960 si afferma sempre più all'attenzione internazionale, e altri ancora come S. Polichroniadu, E. Zongolopulu, E. Zerva, N. Dekulakos, T. Kyriakù, M. Piladakis. Negli ultimi anni, impegnati in contestazioni politiche o aperti a nuove esperienze artistiche, operano V. Kaniaris, V. Katraki, N. Sachinis, Ch. Karras, A. Fassianòs, S. Sorogas, D. Mytaras, e molti altri. Significative presenze di artisti greci all'estero sono A. Pierrakos, G. Molfessis, Y. Maltezos, G. Kunellis, Chryssa, N. Kessanlis, M. Prassino, C. Tsoklis, ecc.
Analoghi, e spesso di significato internazionale, gli sviluppi nell'ambito della scultura con le figure, aperte a varie esperienze informali, di L. Lameras, A. Aperghis, A. Mylona, G. Zongolopulos, A. Lukopulos, K. Andreu, G. Sklavos, G. Spiteris, K. Kulentianòs, G. Filolaos, Takis, B. Liberaki, C. Xenakis, e con rappresentanti della tradizione figurativa come M. Tombros, C. Kapralos, A. Apartis, G. Gheorghiu e altri.
Periodiche rassegne nazionali, come le mostre panelleniche allo Zàppion, la sempre più frequente partecipazione di artisti greci a Mostre internazionali (Venezia, San Paolo, Cassel, Alessandria, ecc.), la presenza ad Atene e Salonicco di numerose gallerie di esposizione, l'apertura della Pinacoteca nazionale di Atene (1970), che affianca all'esposizione permanente frequenti mostre personali e di gruppi, e il più vivo dibattito sulle riviste e sulla stampa locale di problemi di arte contemporanea hanno portato i fenomeni artistici a più diretto contatto delle masse, inserendoli, molto più che nel passato, nella vita culturale del paese. Vedi tav. f. t.
Bibl.: cfr. l'ampia bibliografia di M. Chatzidakis, in Encicloped. Univ. Arte, VI, col. 661-63, sub v. Grecia; Comité Nat. Hell. de l'Ass. intern. Études Sud-Est Européen, Bibliographie de l'art byzantin et postbyzantin, 1945-69, Atene 1970; cfr. anche le rassegne di nuove scoperte (soprattutto per il periodo paleocristiano e bizantino), in Bull. Corr. Hell. (Chronique), Byzantinische Zeitschrift, Deltion Christ. Arch., Arch. Deltion, Ergon, Praktikà, Archeion Byz. Mnem. Hellados, Kr. Chronikà, e passim (note bibliografiche), in E. Kirsten-W. Kraiker, Griechenlandkunde, Heidelberg 19675. Tra la vasta bibliografia, per i vari periodi: Periodo paleocristiano: P. Lemerle, Philippe et la Macédoine orientale, Parigi 1945; A. Grabar, Martyrion, ivi 1948; A. Orlandos, in Actes V Congrès int. Arch. Chr., 1954, ivi 1957, pp. 109-16; M. F. Volbach-M. Hirmer, Frühchr. Kunst, Monaco 1958; G. Sotiriu, Χριστιανικὴ καὶ βυζαντικὴ 'Αρχαιολογία, Atene 1942. Periodo bizantino: G. Sotiriu, op. cit.; Ch. Delvoy, in Byzantion, 18 (1946-48), pp. 229-60; A. Bon, Le Péloponnèse byzantin, Parigi 1951; A. Grabar, La peinture byzantine, Ginevra 1953; M. Chatzidakis, Monuments byzantins d'Attique et de Béotie, Atene 1956; A. Xyngopulos, Σχεδίασμα τῆς ‛Ιστορίας τῆς Ζωγραϕικῆς μετὰ τὴν ῎Αλωσιν, ivi 1957; A. Kalokyris, Αἱ βυζαντιναὶ τοιχογραϕίαι τῆς Κρήτης, ivi 1957; D. Talbot-Rice, M. Hirmer, L'arte di Bisanzio, Firenze 1959; M. Chatzidakis, Icônes de S. Georges des Grecs, Venezia 1962; A. Embirikos, L'École crétoise, Parigi 1967; V. Lazarev, Storia della pittura bizantina, Torino 1967; D. Talbot-Rice, Byzantine painting, The last phase, Francoforte 1968; C. Mango, The art of the byzantine Empire, Englewood, N. J., 1972. Periodo dell'occupazione franca e ottomana: F. Franco, in Atti Ist. Ven., 101 (1941-42), pp. 235-52; K. Andrews, Castels of Morea, Princeton 1953; Inst. Int. Chateaux Hist., Actes VIII Réun. Scient., Atene 1968; A. Bon, La Morée franque, Parigi 1969. Per l'architettura popolare: A. Chatzimichali, La maison grecque, Atene 1949; P. Djelepis, L'architecture populaire en Grèce, Parigi 1952; C. Papas, L'urbanisme et l'architecture populaires dans les Cyclades, ivi 1957; N. Mutsopulos, ‛Η λαϊκη 'Αρχιτεκτονικὴ τῆς Βέρροιας, Atene 1967; id., Σπίτια τῆς Χαλκιδικῆς, ivi 1968. Età moderna e contemporanea: T. Spiteris, Introduction à la peinture néohellénique, Atene 1962; J. Manolikakis, The sculpture of modern Athens, ivi 1966; K. Biris, Αἱ 'Αϑῆναι, ivi 1966-67; J. Travlòs, Νεοκλασσική ἀρχιτεκτονικὴ στήν ‛Ελλὰδα, ivi 1969; T. Spiteris, Arte dopo il 1945, Grecia, Bologna 1971; St. Lydakis, Geschichte der griech. Malerei des 19. Jahrh., Monaco 1972; D. Papastamos, E. Ziller, Atene 1973; A. Joannu, Greek Painting, ivi 1974; Autori vari, Οἱ ῎Ελληνες Ζωγράϕοι, I-IV, ivi 1974-77; in particolare, St. Lydakis, ‛Ιστορία τῆς Νεοελληνικῆς Ζωγραϕικῆς, ivi 1976, pp. 487-501 (ricca e aggiornata bibliografia). Per l'architettura, cfr. i vari contributi nelle riviste locali (Architektonikì, Zygòs, Thèmata chòru k. technòn, ecc.).