GRECIA
(XVII, p. 784; App. I, p. 690; II, I, p. 1080; III, I, p. 789; IV, II, p. 109)
Popolazione. - La G. contava al censimento del 1981 9.740.417 ab., quasi un milione di unità in più rispetto a 10 anni prima, proseguendo la tendenza all'incremento demografico (0,4% l'anno, 1983-88) verificatosi nel ventennio precedente. Il coefficiente di natalità negli anni più recenti tende a decrescere abbastanza rapidamente (10,1‰ nel 1989 contro il 14,5‰ nel 1981) e si sta allineando ai livelli dei paesi europei industrializzati. Al censimento del 1991 la popolazione ammontava a 10.267.597 ab., corrispondenti a una densità media di 77,8 ab./km2 (un valore particolarmente elevato per un paese in gran parte montuoso e povero di risorse naturali). In questi anni è proseguito lo spopolamento delle aree marginali interne e periferiche con la tendenza della popolazione ad addensarsi nelle zone costiere urbane e soprattutto nell'estesa conurbazione della Grande Atene, dove si concentra buona parte del flusso immigratorio proveniente dalle altre regioni della Grecia. I 3.096.775 ab. (1991) della Grande Atene costituiscono il 30% della popolazione della G.: la capitale e il territorio circostante hanno assorbito oltre la metà dell'incremento demografico verificatosi in tutto il paese tra il 1971 e il 1981. Salonicco, la seconda città industriale della G., è molto distante per dimensione sia urbana che demografica (406.413 ab. nel 1981) da Atene.
Nelle due metropoli è concentrato oltre il 40% della popolazione della G. e quasi il 60% della sua produzione industriale. L'emigrazione è un fenomeno endemico di numerose regioni, ma negli ultimi anni, complici i mutamenti economici avvenuti in Europa, il flusso dei lavoratori verso l'estero è stato annullato dal numero dei rimpatri, mentre continuano le migrazioni interne: in alcuni nómoi (distretti) il numero degli emigrati ha superato il saldo naturale positivo. Tra le aree più colpite dal decremento demografico sono le isole dello Ionio (Zacinto, Cefalonia, Leuca) e quelle dell'Egeo più vicine alla Turchia: Lesbo, Samo, Chio. Continua anche lo spopolamento della penisola del Monte Santo o Monte Athos, dove il numero dei religiosi che lo abitano è passato dai 1731 del 1971 ai 1472 del 1981.
Condizioni economiche. - La G., conosciuta come un paese tradizionalmente agricolo, negli ultimi decenni è cambiata notevolmente, in particolare dopo la caduta del regime militare (1974), quando l'economia greca è uscita da un periodo di stagnazione per la ripresa degli investimenti soprattutto stranieri. Il PIL ha avuto negli anni Ottanta incrementi variabili e nella sua ripartizione la produzione industriale (27%) ha superato quella agricola (17%, nel 1990). Nel 1960 il 91% delle esportazioni riguardava ancora prodotti agricoli, mentre alla fine degli anni Ottanta questi ultimi contribuivano con meno di un quinto; nel contempo i prodotti manifatturieri superavano la metà dei flussi in uscita, con la prevalenza dei tessili e dei prodotti dell'abbigliamento. Dal gennaio 1981 la G. è entrata a far parte della CEE e, a tutt'oggi, fra i paesi comunitari rimane uno dei meno sviluppati. Ancora nel 1988 il 25,5% della popolazione attiva era occupato nel settore primario, che quasi riesce a soddisfare il fabbisogno alimentare interno. Sebbene le esportazioni si siano più che decuplicate tra il 1970 e il 1987, la bilancia commerciale rimane fortemente squilibrata a favore delle importazioni (il petrolio e i suoi derivati contribuiscono, nel 1990, con circa il 10%). Le rimesse degli emigrati, ma soprattutto il turismo, in costante crescita, contribuiscono a ridurre il deficit commerciale (nel 1990 oltre 8,9 milioni di turisti, contro 1 milione del 1968, hanno visitato la G., spendendo in valuta oltre un sesto del valore delle importazioni).
La scoperta del petrolio nel Nord dell'Egeo e lo sfruttamento del campo di Prinos presso l'isola di Thassos, iniziato nel 1981, alleggeriranno il fabbisogno energetico della Grecia. Le probabili riserve petrolifere della piattaforma continentale a ridosso della Turchia, che ne rivendica diritti di sovranità, hanno creato col paese confinante pericolose frizioni al limite del conflitto. In seguito a intense ricerche minerarie, nel 1979 furono scoperti minerali di uranio nel Nord del paese, e nel 1981 riserve di gas naturale nel sottosuolo del Peloponneso occidentale.
Alle industrie nate negli anni Sessanta, come le siderurgiche e le metallurgiche, si sono aggiunte la petrolchimica e la chimica, in notevole crescita negli anni più recenti. Buona parte della produzione industriale si concentra nell'area di Atene, dove si sono insediati gli stabilimenti più grandi, creando gravi problemi d'inquinamento per la capitale: a parte l'area di Salonicco, nelle altre regioni l'attività industriale rimane strutturalmente debole, caratterizzata da piccole imprese che si dedicano soprattutto alla trasformazione di prodotti agricoli, al tessile o all'abbigliamento. L'agricoltura greca non ha ricevuto benefici dall'ingresso nella CEE, la cui politica agricola ha generalmente sostenuto i prodotti dell'Europa continentale più sviluppata. Nei piani recenti della CEE per le regioni mediterranee la metà delle risorse è indirizzata allo sviluppo e alla diversificazione dell'agricoltura greca, che è quella tradizionale, non avendo fatto sostanziali passi verso la modernizzazione.
Accanto al frumento (16 milioni di q nel 1990) la coltura più diffusa è quella dell'olivo (3,2 milioni di q di olio), il cui prodotto viene ampiamente esportato. La coltura del mais è cresciuta negli anni più recenti (17 milioni di q). Tra i prodotti importanti per l'esportazione rimangono il tabacco e l'olio di oliva. Il patrimonio zootecnico, legato all'allevamento tradizionale, si mantiene stabile (ovini e caprini 16 milioni, bovini 715.000).
Bibl.: A.F. Freris, The Greek economy in the twentieth century, Londra 1986; O. Balabanian, G. Bovet, O. Deslondes, S. Lerat, Les Etats méditerranéens de la CEE. Espagne, Grèce, Italie, Portugal, Parigi 1991.
Politica economica e finanziaria. - Nel corso degli anni Settanta in G. si è avuta una rapida crescita economica che è stata alimentata da un sostenuto sviluppo della domanda interna. A seguito del secondo shock petrolifero e del rallentamento della crescita nel resto del mondo, la situazione è tuttavia cambiata radicalmente.
Il periodo 1980-83 è stato infatti caratterizzato da una stagnazione del reddito, da tassi d'inflazione di oltre il 20% e da elevati disavanzi della bilancia delle partite correnti. Il tasso di disoccupazione è aumentato rapidamente, passando da meno del 2% nel 1979 a quasi l'8 nel 1983. Nel 1981 si è altresì avuto un forte aumento del disavanzo pubblico, che ha raggiunto l'11% del PIL. Anche negli anni successivi la politica fiscale è stata fortemente espansiva ed è stata utilizzata per sostenere i consumi tramite l'erogazione di sussidi, per aumentare l'occupazione mediante assunzioni nel settore pubblico e per coprire le perdite di numerose imprese pubbliche. Durante questo periodo anche la politica monetaria è stata accomodante e i tassi d'interesse sono risultati negativi in termini reali, scoraggiando il risparmio.
Nel biennio 1984-85 si è avuta un'accelerazione della crescita economica che si è mantenuta attorno al 3%. Questa ripresa è stata innescata dal rapido sviluppo della domanda estera, ma successivamente l'economia è stata trainata dalla domanda interna, stimolata dalle politiche finanziarie espansive adottate in vista delle elezioni politiche del giugno 1985. In particolare, il disavanzo fiscale si è accresciuto rapidamente a seguito di un'espansione della spesa pubblica, raggiungendo il 14,5% del PIL. La forte espansione economica ha altresì determinato un brusco peggioramento nel disavanzo di parte corrente.
Nell'ottobre 1985 è stato adottato un programma di risanamento della durata di due anni che aveva come obiettivi la riduzione del disavanzo estero e l'abbassamento del tasso d'inflazione. Le principali misure adottate al riguardo sono state: a) un deprezzamento del tasso di cambio del 15% e l'obbligo di costituire un deposito semestrale non fruttifero pari, a seconda dei casi, al 40 o all'80% del valore di alcuni prodotti importati ritenuti non essenziali; b) una modifica del sistema d'indicizzazione dei salari, che prevedeva l'esclusione degli effetti derivanti dall'aumento dei prezzi delle importazioni e l'aggiustamento dei salari in base all'inflazione programmata piuttosto che a quella registrata nei mesi precedenti; c) riduzioni di spesa e inasprimenti fiscali per ridurre sensibilmente il disavanzo pubblico; d) politiche monetarie restrittive. Il programma ha ottenuto l'appoggio finanziario della CEE che ha concesso alla G. un prestito di 1,75 miliardi di ECU.
Nel 1986 sono stati conseguiti alcuni risultati positivi: il disavanzo pubblico è sceso dal 14,5 al 12,6% del PIL e quello della bilancia delle partite correnti è stato dimezzato, grazie in parte alla forte riduzione del prezzo del petrolio. Questi risultati si sono consolidati nel corso del 1987, quando si è altresì ridotta l'inflazione.
Il programma di stabilizzazione ha tuttavia comportato ripercussioni negative sulla crescita dell'economia. Al riguardo, la modifica del sistema d'indicizzazione ha causato una riduzione dei salari reali che ha favorito un aumento della competitività internazionale ma anche una contrazione della domanda interna. Il programma è tuttavia riuscito a ridare fiducia agli operatori economici, favorendo nel 1988 una ripresa degli investimenti che, assieme a una politica fiscale più espansiva, hanno favorito una ripresa dell'attività produttiva.
Nel 1989 si è avuto un peggioramento della situazione economica, causato da politiche finanziarie e salariali espansive. Il disavanzo pubblico è infatti salito a circa il 18% del PIL. Queste politiche hanno causato un forte aumento del disavanzo di parte corrente e del tasso d'inflazione. Nel 1990 si è avuto un ulteriore peggioramento del quadro economico generale: mentre il PIL è restato praticamente costante rispetto all'anno precedente, il tasso d'inflazione è tornato ai livelli della prima met'a degli anni Ottanta, soprattutto a causa di forti aumenti del costo del lavoro, di vari prezzi amministrati e delle imposte indirette. Tutto ciò ha avuto conseguenze sul saldo corrente, che ha subito un ulteriore peggioramento.
Il 1991 ha fatto registrare solo lievi miglioramenti dei principali indicatori economici (fatta eccezione per il tasso di disoccupazione che è ulteriormente aumentato). Sono state attuate politiche monetarie restrittive per il controllo dell'offerta di moneta, mentre la politica fiscale ha prodotto risultati inferiori al previsto per quanto riguarda il disavanzo pubblico e la lotta all'evasione fiscale.
Storia. - Con l'abolizione della monarchia e l'instaurazione di una repubblica presidenziale, dopo l'esito favorevole (69,2% dei votanti) del referendum popolare dell'8 dicembre 1974, una nuova Costituzione, che sanciva il rafforzamento dei poteri presidenziali, fu approvata con il solo voto dei deputati del partito di maggioranza Nuova democrazia (11 giugno 1975). Il Parlamento elesse (19 giugno) primo presidente della Repubblica l'accademico K. Tsàtsos.
Grazie alla politica moderata del primo ministro K. Karamanlìs, un clima di sicurezza e di stabilità prevalse nel paese; il movimento comunista, al bando dal 1947, tornò alla legalità; presero l'avvio negoziati che portarono all'adesione della G. alla CEE (1° gennaio 1981). G. e USA firmarono nuovi accordi di difesa e di cooperazione nel 1976 e un accordo riguardante il regime delle basi militari USA in territorio greco per il periodo 1978-83. La maggioranza parlamentare approvò (25 ottobre 1980) il reingresso della G. nella struttura militare della NATO, da cui era uscita (15 agosto 1974) a seguito della seconda invasione turca di Cipro, che l'Alleanza atlantica non aveva saputo impedire. Karamanlìs stabilì buoni rapporti con i paesi balcanici, con l'URSS e con il mondo arabo. Rimasero però irrisolti la crisi di Cipro e il contenzioso con la Turchia sulla demarcazione dei confini nel Mar Egeo, seminato di isole greche in prossimità delle coste turche, sul fondale marittimo e i suoi probabili giacimenti di idrocarburi, sulle popolazioni musulmane della Tracia e i beni dei Greci estradati dalla Turchia. Anche l'andamento negativo dell'economia destava preoccupazioni, suscitando malcontento tra i lavoratori.
Le elezioni legislative anticipate (20 novembre 1977) segnarono un ridimensionamento dei consensi nei riguardi del partito di Nuova democrazia: 41,85% dei voti (54,5 nel 1974) e 172 seggi (su 300), 48 in meno rispetto alle precedenti. Si affermò invece clamorosamente il Movimento socialista panellenico (PASOK) di A. Papandrèu, che divenne così il principale partito di opposizione, con il 25,33% dei voti (13,5 nel 1974) e 93 seggi: grazie alle sue promesse populiste di radicali cambiamenti sociali e al suo forte carisma personale, Papandrèu conquistò, ai danni delle formazioni centriste e dei comunisti, il ceto medio urbano, gli operai e nelle campagne i coltivatori diretti.
Alla scadenza del mandato di Tsàtsos, Karamanlìs lasciò l'incarico di presidente del partito di maggioranza e di primo ministro, per passare alla presidenza della Repubblica (5 maggio 1980). La guida del partito venne affidata a G. Ràllis, il quale formò un nuovo governo (9 maggio), senza però riuscire a domare la guerra dei delfini che si era scatenata all'interno di uova democrazia dopo il ritiro del suo fondatore. Il calo di popolarità di Nuova democrazia si manifestò con la sua sconfitta alle elezioni legislative del 18 ottobre 1981, in cui ottenne soltanto il 35,9% dei suffragi. Il PASOK, invece, conseguì una schiacciante vittoria conquistando con il 48,06% dei voti 172 dei 300 seggi del Parlamento. Il presidente Karamanlìs assicurò il passaggio dei poteri in condizioni ineccepibili di legalità e di tranquillità.
A. Papandrèu costituì il primo governo socialista nella storia della G. (21 ottobre) e tentò in seguito, senza mai riuscirvi fino in fondo, d'introdurre alcuni dei numerosi cambiamenti promessi nel suo ambizioso programma di ''terza via al socialismo'' tra socialdemocrazie europee e collettivismo burocratico. Il maggiore insuccesso lo registrò nel governo dell'economia, per cui si vide costretto ad adottare severe misure di austerità. Sul piano della politica estera la G. entrò con Papandrèu in un periodo di continui attriti con i suoi alleati. Furono però accantonate le parole d'ordine ''terzomondiste'' del primo PASOK, che propugnavano l'uscita della G. dalla NATO e dalla CEE. Dando prova di maggior pragmatismo e flessibilità, la G. finì col passare degli anni su posizioni più moderate e centriste, europeiste, con una forte dose di ambiguità. Dopo il 1981, il governo del PASOK rese ''inattiva'' la partecipazione della G. all'organizzazione militare della NATO, invocando la mancanza di garanzie da parte dell'Alleanza atlantica nell'eventualità di un'aggressione della Turchia, l'unica, secondo il governo greco, che avrebbe potuto minacciare la sovranità e l'integrità territoriale del paese.
Nelle relazioni con gli Stati Uniti, malgrado l'ostentato anti-americanismo del PASOK, non si arrivò mai a rotture drammatiche, neanche nei momenti di più forte tensione e delle accuse ai governanti greci di eccessiva acquiescenza nei confronti del terrorismo mediorientale, che più volte trasformò la G. in teatro di sanguinosi attentati. L'accordo sulle basi americane fu rinnovato nel 1983 per altri cinque anni.
Nonostante un decorso di normale ''coabitazione'' tra il moderato presidente della Repubblica e il premier socialista, allo scadere del mandato di Karamanlìs il PASOK gliene negò un secondo e l'anziano uomo politico si dimise in anticipo (9 marzo 1985); al suo posto venne eletto dalla maggioranza parlamentare del PASOK e con l'appoggio delle sinistre, il giudice della Corte suprema Ch. Sartzetàkis (29 marzo).
Il PASOK registrò un lieve calo di consensi (45,8%) nelle elezioni legislative del 2 giugno 1985 e in quelle amministrative del 20 ottobre 1986. Nuova democrazia, sotto la guida di K. Mitsotàkis (dal 1984), realizzò invece un sostanziale recupero della sua influenza elettorale (40,8%) e conquistò nelle amministrative i municipi di Atene, di Salonicco e del Pireo, le tre più importanti città, e la metà degli altri municipi del paese.
Dopo una grave crisi nell'Egeo (marzo 1987) che per 24 ore portò G. e Turchia sull'orlo di una guerra, un clima di relativa distensione si venne a creare in seguito ai colloqui di Papandrèu con il premier turco T. Özal nella località svizzera di Davos (4 febbraio 1988) e a Bruxelles (2-3 marzo), e la visita di Özal ad Atene (13-15 giugno).
Travolto dalla crisi economica e dalle accuse di gravi scandali politico-finanziari contro Papandrèu e quattro suoi ministri, il PASOK venne sconfitto alle elezioni del 18 giugno 1989. Tuttavia il vincitore delle elezioni, il partito di centro-destra Nuova democrazia, non avendo conquistato la richiesta maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, dovette allearsi con i comunisti della Coalizione della sinistra e del progresso, dando vita a un governo provvisorio, il quale, dopo aver garantito il deferimento a una corte speciale dei dirigenti del PASOK accusati di malversazioni, indisse nuove elezioni (5 novembre 1989). Dinanzi a una nuova impasse elettorale e a un grave dissesto della finanza pubblica, si ricorse a un governo di ''tecnici'' con l'appoggio esterno di Nuova democrazia, del PASOK e della Coalizione della sinistra, che ebbe anch'esso breve vita. Infine, alle elezioni dell'8 aprile 1990, Nuova democrazia riuscì ad assicurarsi con il 46,88% dei voti 151 dei 300 seggi, contro i 125 seggi del PASOK e i 21 della Coalizione comunista. Un seggio andò agli ecologisti e 2 seggi ai rappresentanti della minoranza turca. Il presidente di Nuova democrazia Mitsotàkis formò un governo monocolore (11 aprile 1990). Alla scadenza del mandato di Sartzet'akis, il 4 maggio 1990, fu rieletto presidente della Repubblica Karamanlìs con i voti dei 151 deputati di Nuova democrazia e dei due deputati della minoranza turca.
A partire dall'agosto 1992 la G. fu paralizzata da un'ondata di scioperi contro la politica di austerità di Mitsotàkis, in particolare contro il progetto di riforma delle pensioni del settore pubblico che innalzava a 65 anni per uomini e donne l'età pensionabile e aumentava i contributi a carico dei dipendenti.
I primi anni Novanta vedono la G., in un contesto internazionale assai poco incoraggiante, alle prese con una perdurante crisi economica e un grave dissesto della finanza pubblica, sintomi, secondo Karamanlìs, di "una profonda crisi nazionale". Gli sconvolgimenti storici dopo il 1989 nell'Europa centrale e orientale, la disgregazione dell'URSS e in particolare la crisi iugoslava hanno creato forti tensioni alle frontiere settentrionali del paese, che vede ridimensionato il suo tradizionale ruolo strategico, quale membro dell'Alleanza atlantica, nel Mediterraneo orientale e nel Sud-Est europeo. L'interesse della Turchia per le minoranze musulmane dei Balcani, il timore di rivendicazioni territoriali sulla Macedonia greca da parte degli irredentisti della Repubblica Macedone e gli attriti con i nuovi governanti dell'Albania riguardo i grecofoni dell'Albania meridionale, hanno suscitato nei governanti greci e nell'opinione pubblica un senso generalizzato di insicurezza e uno stato di tensione nazionalistica e di isolazionismo verso sia i paesi confinanti, sia gli alleati occidentali, compresa l'Italia.
Bibl.: Greece at the polls: the national elections of 1974 and 1977, a cura di H. R. Penniman, Washington 1981; Greece in the 1980s, a cura di R. Clogg, Londra 1983; Political change in Greece. Before and after the colonels, a cura di K. Featherstone e D. Katsondas, Londra-Sydney 1987; The Greek-Turkish conflict in the 1990s, a cura di D. Constas, Londra 1991.
Lingua. - L'evoluzione di una lingua è sempre condizionata da fattori di tipo esterno: storici, economici, socio-culturali. Nel caso della vicenda linguistica della G. moderna, tali fattori possono essere così sintetizzati: la crescita del polo industriale-urbano Atene-Pireo, ove si sono andati concentrando, nel giro di pochi decenni, i 4/5 della popolazione greca; la forte immigrazione dei Greci d'Asia Minore, in conseguenza della μεγάλη ϰαταϚτϱοϕή del 1922 (invasione turca) e la parallela perdita di energie dovuta ai forti fenomeni di emigrazione dalla G. verso le Americhe, l'Australia, l'Europa; l'instabilità del quadro politico, caratterizzato dalla radicalizzazione del contrasto tra forze conservatrici e forze progressiste, con forti lacerazioni soprattutto nel secondo dopoguerra; la mancanza di una ''densità'' culturale di massa, con conseguenti ''mitizzazioni'' del passato, prive di ogni spessore nell'affrontare i problemi del presente.
Dal punto di vista linguistico, la G. moderna, nel corso del nostro secolo, appare dominata da un progressivo − anche se assai contrastato − ridimensionamento della tradizionale diglossia: la δημοτιϰή, la lingua popolare, evoluzione del greco bizantino-medievale, ha acquistato terreno, erodendo spazi tradizionalmente affidati alla lingua di derivazione dotta, la ϰαθαϱεύοσα.
Nel 1917, per decisione del governo di E. Venizelos, la δημοτιϰή divenne lingua ufficiale nei livelli primari dell'istruzione. Tra il 1921 e il 1923, il restaurato governo di destra ripropose la ϰαθαϱεύοσα. Tra il 1923 e il 1967, tranne un breve intervallo (1935-36) durante il governo di K. Tsaldaris, la δημοτιϰή fu introdotta nell'istruzione inferiore e media; nel 1967 e per un settennio (fino al 1974), la giunta militare impose di nuovo l'uso della ϰαθαϱεύοσα, nell'istruzione, così come in ogni altro dominio linguistico. Affossata la dittatura dei colonnelli (1974), la G. repubblicana ha decretato, con legge nazionale del 1976, la δημοτιϰή lingua ufficiale del paese: negli atti ufficiali, nella stampa, nella scuola, in tutti i livelli dell'istruzione, nelle trasmissioni radio-televisive. Ancor oggi, però, la ϰαθαϱεύοσα sopravvive nella Chiesa, nei tribunali, nelle forze armate, pur con ampie differenze d'uso tra le generazioni. Il fenomeno più interessante, nella G. attuale, è certamente la formazione della cosiddetta ϰοινή νεοελληνιϰή (termine preferito e meno connotato dell'usuale δημοτιϰή), caratterizzata da struttura sintattica spiccatamente popolare ma che spesso trae, in situazioni comunicative alte o tecnico-formali, elementi lessicali provenienti dal grande bagaglio della tradizione dotta.
Va da sé che, lungo la via di una nuova standardizzazione, seppur le incertezze siano numerose, il neogreco appare, oggi, lingua fortemente duttile ed espressiva, in grado di adattarsi ai più sofisticati bisogni comunicativi. Numerosi i calchi sulle grandi lingue di cultura (πόλεμοϚ ἀστϱαπῆϚ, "guerra lampo"; διαϚτημόπλοιον, "nave spaziale"); numerosi i prestiti da lingue straniere: prestiti diretti, del tipo μπάϱ, ingl. bar; μίϚ, ingl. miss; ἀσανσέϱ, fr. ascenseur; o prestiti con morfologia greca, del tipo μπετονιέϱα, fr. béton + suff. -ιέϱα 〈 fr. −ière; o, addirittura, neologismi costruiti con materiale greco, del tipo ϰοσμοναύτηϚ, "cosmonauta"; τηλεγϱαϕῶ, "telegrafare"; ποδόϚϕαιϱο, sull'ingl. football; ecc. Recentissima è, poi, l'introduzione di un sistema accentuativo semplificato (μονοτονιϰό σύστημα) che, di contro alle complesse regole del tradizionale accento greco, propone un'unica forma di accento [′], solo per lessemi plurisillabici, e l'abolizione degli spiriti: per cui si scrive oggi πόλη, "città"; αυτοϰτονώ, "suicidarsi"; στην Αθήνα, "ad Atene"; υπεϱϱεαλισμόϚ, "iperrealismo", ecc.
Letterati, poeti, giornalisti, uomini di cultura, nella quasi totalità, scrivono seguendo le nuove regole: anche se, al momento, la tolleranza per le grafie arcaizzanti è normale. Nel processo di nuova standardizzazione molto faranno la scuola, la radio, la televisione, la stampa e, ovviamente, le nuove istanze socio-culturali.
Bibl.: A. Mirambel, Les aspects psychologiques du purisme dans la Grèce moderne, in Journal de Psychologie, 57 (1964), pp. 405-36; D. Sotiropoulos, Noun morphology of modern demotic greek, L'Aia 1972; C. P. Papadatos, ῾Η ᾽ανατομία τῆϚ δημοτιϰῆϚ γλώσσαϚ, Atene 1976; C. D. Gounelas, Neither katharevousa nor demotic; the language of Greek poetry in the nineteenth century, in Byzantine and modern Greek studies, 6 (1980), pp. 81-107; I. P. Warburton, Greek diglossia and some aspects of the phonology of common modern greek, in Journal of Linguistics, 16 (1980), pp. 45-54; R. Browning, Greek diglossia yesterday and today, in International Journal of the Sociology of Language, 35 (1982), pp. 49-68; Id., Medieval and modern greek, Cambridge 19822.
Letteratura. - Nel corso degli anni Ottanta si completa la formazione di quegli scrittori inizialmente raggruppati sotto la dizione di ''generazione del dopoguerra''; scrittori individuati così in funzione di un criterio biografico che pone in rilievo le esperienze della resistenza e soprattutto della guerra civile (1946-49). I traumi causati da quest'ultima e le conseguenti contrapposizioni tra una cultura ispirata al marxismo sovietico e una cultura che faceva leva sul nazionalismo filoamericano guidano le scelte tematiche sul piano creativo, mentre su quello critico ostacolano l'applicazione di criteri unitari e persuasivi.
Gli scrittori degli anni Cinquanta stentarono a conquistarsi un proprio spazio nell'editoria e nella stampa, saldamente controllate dagli scrittori degli anni Trenta, e incontrarono considerevoli difficoltà a riscuotere riconoscimenti; ma essi stessi furono poco convincenti nel dare un'interpretazione critica delle loro aspirazioni. Etichette imprecise come ''poesia della resistenza'', o ''del post-surrealismo'', con relativi incasellamenti, che accompagnarono per un paio di decenni l'attività di questi scrittori, non potevano promuovere alcun chiarimento per quanto riguardava i loro programmi e le loro opere. Soltanto negli anni seguenti il quadro si è chiarito col venir meno della militanza ideologica e col sopravvento di una volontà di chiarezza promossa anche dalla critica universitaria e dai convegni.
Poesia. - Senza sottovalutare posizioni intermedie, per età e per assunti, di poeti come G. Thémelis (1900-1976), G. Gheralís (n. 1917), A. Diktéos (1919-1980), T. Varvitsiotis (n. 1916), K. Athanassùlis (1916-1979), A. Dekavales (n. 1920), le tendenze che si distaccano più nettamente dalle esperienze passate sono quelle di M. Sachturis, T. Sinòpulos, D. Papadhitsas, M. Anagnostakis, N. Karusos, T. Patrikios. È doveroso nondimeno precisare che pure questi poeti più giovani, rispetto a quelli prima citati, non hanno avuto modo di attuare clamorose innovazioni, non per loro intrinseca incapacità, ma perché la generazione precedente, cui si sono inevitabilmente contrapposti, aveva fatto suoi, vivendoli in prima persona, i grandi mutamenti del secolo: l'uso del verso libero, l'indebolimento dei nessi logici, la libera associazione nella formazione delle immagini, le pratiche surrealistiche. I risultati più persuasivi sono stati ottenuti da poeti che convogliarono la loro emotività nel discorso monologico, privilegiando le movenze drammatiche e riducendo l'uso delle figure.
T. Sinòpulos (1917-1981) già in Μεταίχμιο ("Tra due fronti", 1951) mostra di accantonare il genere lirico e di puntare sul drammatico; M. Sachturis (n. 1919) ricompone gli oggetti familiari in modo da far risaltare la loro mostruosità; D. Papadhitsas (1922-1987) raggiunge intuizioni astratte attraverso esperienze quotidiane; M. Anagnostakis (n. 1925) assume un tono provocatoriamente prosaico per contestare il ''benessere'' e la politica dei compromessi; T. Patrikios (n. 1928), poeta militante nel comunismo, ha seguito una ricerca più variegata, senza perder d'occhio gli intenti d'arte. Un caso a sé costituisce N. Karusos (1926-1990) per il richiamo alla fede cristiana: l'eredità della Chiesa bizantina gli offre parole e allusioni per dar voce a situazioni sofferte della vita contemporanea.
Narrativa. - Ugualmente numerosi sono i narratori dalla spiccata individualità. Alcuni di essi si sono ispirati, inizialmente, alla tematica della guerra civile. È degno di nota il fatto che questi scrittori, piuttosto che riversare in un libro di testimonianza le loro cocenti esperienze, costruirono romanzi impostati su un personaggio narrante che consentiva giochi di prospettiva psicologica più complessa e accattivante. Si citano in tal senso A. Kotziàs (n. 1926), N. Kàsdaglis (n. 1927), A. Franghiàs (n. 1921). Prove di scrittura dalla tecnica avanzata sono state fornite anche da romanzieri meno assidui, come K. Tachtsìs (1927-1988), autore di Τὸ τϱίτο στεϕάνι ("Le terze nozze", 1962) o come A. Alexandru (1922-1978), autore del romanzo politico d'immaginazione Τὸ ϰιβώτιο ("La cassa", 1975). L'insistenza su tematiche civili ha premiato R. Rufos (1924-1972), che ha dato il suo meglio nel romanzo storico Γϱαιϰύλοι ("Greculi", 1967). Sul piano internazionale, il narratore più noto resta tuttora V. Vassilikòs (n. 1933), alcune opere del quale sono state tradotte anche in italiano (v. App. IV, iii, p. 797). Sono inoltre da segnalare: M. Kumantarèas (n. 1933), G. Ioannu (1927-1984), Th. Valtinòs (n. 1932), D. Chatzìs (1913-1981), narratori che in vario modo hanno consegnato romanzi e racconti di classica precisione.
Negli anni Settanta si presentano numerosi scrittori nuovi. In comune con i precedenti hanno l'amara esperienza della dittatura militare (1967-74). L'impossibilità di prender parte attiva ai movimenti giovanili del 1968 non impedisce loro di assumere atteggiamenti di contestazione. I poeti respingono il paternalismo, le istituzioni, denunciano il consumismo. Tuttavia le migliorate condizioni di vita assicurano ai giovani una cultura più accurata, un più sicuro dominio dei mezzi espressivi. Alcuni autori corrispondono ad altrettanti casi ben distinti nella ricerca della poesia: L. Pùlios (n. 1944), V. Steriadis (n. 1947), G. Kontòs (n. 1943), M. Pratikakis (n. 1943), D. Kalokiris (n. 1948), che sostiene i suoi coetanei anche attraverso riviste e collane, S. Bekatoros (n. 1946), T. Mastoraki (n. 1949), A. Fostieris (n. 1953). Note dominanti sono il tono distaccato, l'ironia, l'umorismo.
La narrativa propone una tematica più ampia, con predilezione verso il discorso monologico di un personaggio inventato, come nelle opere di F. Drakondaidìs e G. Ghiatromanolakis (nati 1940) nonché la scrittrice ricca di risorse M. Duka (n. 1947). Non mancano narratori che confidano nell'evocazione autobiografica in uno stile semplice e vibrante, quali T. Kazantzìs, S. Papadimitrìu e D. Nolas.
I giovani che esordiscono negli anni Ottanta proseguono e approfondiscono i temi e i modi già affermati negli anni Settanta, senza tentare nuove esperienze letterarie. Tale intendimento, già chiaro nell'antologia programmatica Γϱαϕή 1980-85 ("Scrittura 1980-85", 1986), è confermato da poeti come G. Varveris (n. 1955), G. Kakulidis (n. 1956), K. Ghimosulis (n. 1960), e da narratori come V. Raptòpulos (n. 1959), A. Sfakianakis (n. 1958), D. Tatsòpulos (n. 1959).
Bibl.: Un'antologia di poesia con critica e bibliografia è quella di A. Arghirìu, ῾Η πϱώτη μεταπολεμιϰὴ γενιά. ῾Η ελληνιϰὴ ποίηση ("La prima generazione del dopoguerra. La poesia greca"), Atene 1982. Sull'ultima narrativa v. A. Kotziàs, Μεταπολεμιϰοὶ πεζογϱάϕοι ("Narratori del dopoguerra"), ivi 1982. Un'ampia rassegna è in M. Meraklìs, ῾Η σύγχϱονη Ϛελληνιϰὴ λογοτεχνία 1945-1970 ("La letteratura greca contemporanea, 1945-1970"), 2 voll., ivi 1972 (e ristampe aggiornate). In italiano, le notizie contenute in Poesia greca del Novecento di M. Vitti, Parma 1966, possono essere completate da: Poesia greca contemporanea, a cura di C. Sangiglio, Milano 1968; M. Vitti, Storia della letteratura neogreca, Torino 1971; Nuovi poeti greci, a cura di N. Crocetti, Milano 1982. Sui giovani degli anni Settanta si veda Γενιὰ τοῦ '70 ("La generazione degli anni Settanta", una scelta di poesie e di prose, in due volumi), a cura di G. Panaghiotu, Atene 1979. Vedi anche: D. Kohler, La littérature grecque moderne, Parigi 1985; D. Ricks, The shade of Homer: a study in modern Greek poetry, Cambridge 1989.
Archeologia. - Periodo preistorico. - Le nostre conoscenze del Paleolitico della G. si sono arricchite, in quest'ultimo decennio, degli importanti risultati conseguiti sia da campagne estensive di ricognizione, come in Eubea, dove risulta ora attestato anche il Paleolitico Inferiore (Nea Artaki), e in Beozia, sia da scavi stratigrafici, come in Epiro (ripresa degli scavi inglesi ad Asprochàliko con definizione delle industrie levalloiso-musteriane e a Klithi), in Beozia (grotte di Phangas) e nel Peloponneso (Paleolitico Inferiore, Medio e Superiore delle grotte di Mèzapos e Limeni nel Mani, Laconia mer.). Dagli scavi francesi (1968-78) nella grotta di Kitsos, in Attica, oltre a un'importante stratigrafia del Neolitico Medio, proviene un focolare con resti di ossa combuste tra cui due frammenti umani che sono la più antica testimonianza antropica in questa regione (40.000 anni), mentre il Paleolitico Medio è oggi attestato da industrie anche nelle Cicladi, a Melo e a Tino, e a Corfù, nella Baia di Fiscardo, dove le ricerche di P. Kavvadias (1984) hanno consentito di stabilire interessanti paralleli tipologici con i coevi siti pugliesi. Testimonianze artistiche paleolitiche sono state segnalate (1983) in Tracia, a Kryoneri, dove incisioni rupestri si trovano associate a utensili preistorici.
Per il Mesolitico la grotta di Franchti, nell'Argolide, rimane il sitochiave per la comprensione di un momento assolutamente cruciale nella storia della civiltà egea e occidentale: la recente riconsiderazione (1981) della stratigrafia (stages 1-5) ha infatti permesso all'autore, Th. W. Jacobsen, di costruire un modello dell'evoluzione culturale del sito dal Paleolitico Superiore al Neolitico Antico.
Già nel Paleolitico Superiore Finale (stage 2), la forma dell'insediamento, da sporadica, sarebbe divenuta quasi stanziale, mentre l'economia si sarebbe evoluta dalle forme primitive basate sulla caccia ai grandi mammiferi del livello 1 a un'economia mista, composta sempre di caccia ma anche di pesca e raccolta dei molluschi e delle piante selvatiche; la tendenza al microlitismo e un precoce apparire dell'ossidiana sarebbero i segnali più evidenti di un notevole affinamento delle capacità tecnologiche. Ma è con lo stage 4 (Mesolitico Superiore) che la tendenza verso la sofisticazione delle attività economiche si fa particolarmente evidente: le grosse quantità di grandi ossa di pesce (soprattutto tonno) e la frequenza dell'ossidiana dimostrano lo sfruttamento intensivo della risorsa mare anche a fini commerciali, mentre l'intensificarsi del sistema di raccolta dei vegetali (sono presenti i predecessori selvatici dell'orzo e dell'avena) − testimoniato da un elemento di falcetto e da una macina − potrebbe aver condotto a una manipolazione precoce delle specie pre-domestiche. Franchti 4 si configurerebbe dunque quale esempio greco di un'interpretazione del Mesolitico come ''preludio'', autonomo e indigeno, al Neolitico.
Franchti 5 (Neolitico Antico Preceramico) dimostrerebbe invece un chiaro apporto esterno con l'improvvisa comparsa del grano e dei caprovini, mentre scompare l'avena e si arresta la pesca del tonno. L'espandersi dei traffici commerciali è provato ora dall'allargarsi del repertorio delle importazioni: oltre all'ossidiana di Melo, l'andesite dal Golfo Saronico e il marmo dalle Cicladi. Franchti comunque non è l'unico testimone per quello che attualmente può essere considerato il problema fondamentale del Neolitico in G.: la possibilità di un'elaborazione autonoma dei modelli culturali tipici di questo orizzonte, modelli che altrove risultano chiaramente importati ex abrupto dall'esterno (concetto childiano di rivoluzione neolitica).
Orizzonti di tipo neolitico-preceramico si ritrovano in G. anche in cinque siti tessali, a Creta (Cnosso) e nelle Cicladi (Citno): questa fase è dunque ormai ben attestata in Grecia.
In Tessaglia è soprattutto Sesklo che ha permesso di recente (Wijnen 1981) una rielaborazione su dati concreti del problema del Neolitico Preceramico: anche se differente da quello del Vicino Oriente e più breve, le date all'incirca corrispondono almeno con quelle anatoliche. L'ipotesi interpretativa più accreditata in questo momento si colloca quindi in una posizione intermedia tra colonialismo e autoctonismo: è probabile che i fenomeni di acculturazione, già in atto col Preceramico, possano essere messi in relazione con le attività di scambio a breve distanza tra pescatori di isole e coste vicine (teoria della transmerance di L. R. Bintliff).
Il bagaglio culturale tipico della civiltà neolitica sarebbe quindi progressivamente passato con costante gradualità dall'area originaria della Mezzaluna Fertile (Siria, Libano, Palestina) alla G., con un movimento verso occidente che investe quasi contemporaneamente anche l'Anatolia e, molto dopo, Cipro, più lontano dalle rotte di cabotaggio allora praticabili. Il Preceramico di Creta, di Citno, di Franchti segnala le tappe successive di questa corrente culturale che trova in Tessaglia il paesaggio più adatto al suo sviluppo.
Anche per il problema del Neolitico Antico Ceramico, Sesklo (Eneolitico i) ha fornito utili elementi a una recente riconsiderazione del problema, grazie all'ampia evidenza stratigrafica documentata dagli ultimi scavi di D. R. Theocharis: in particolare dal confronto con il contemporaneo ÇCatal Hüyük xii-xi sembra che in quest'ultimo la ceramica compaia in qualità e quantità minori. Rimane tuttavia ancora da inquadrare in un modello dinamico logico il problema della diversità regionale delle più antiche ceramiche neolitiche greche: in Tessaglia si assiste infatti a una comparsa precoce della ceramica dipinta (Sesklo Eneolitico ii), mentre nella G. settentrionale la più antica ceramica è impressa, in G. centrale la ceramica dipinta ha un'introduzione molto tarda (quella impressa è assente), in Attica è tipica quella incisa (a motivi lineari), nel Peloponneso quella ''variegata'', Cnosso infine resta totalmente isolato in una particolarità che si rivela a tutti i livelli della cultura materiale (soprattutto nel sistema architettonico che vede la precocissima adozione del mattone crudo).
La ripresa degli scavi a Dikili Tash, a opera degli allievi di J. Deshayes e in particolare di M. Seferiades, ha permesso di precisare il ruolo paradigmatico di questo sito nel Neolitico Medio e Recente della G. del Nord e della Macedonia in particolare, mediante la definizione puntuale degli elementi di parallelismo con le grandi culture neolitiche e calcolitiche dell'area danubiana. In Tessaglia gli scavi a Magula Zarku (1984) hanno permesso di chiarire la successione degli stili ceramici del Neolitico Recente, in particolare del cosiddetto stile di Larissa (nera lisciata) che si ritrova insieme alla grey on grey dello stile di Tsanglì sopra i livelli del Neolitico Medio.
Ma è soprattutto la ripresa degli scavi e la recente reinterpretazione (Churmuziadis 1979) delle strutture di Dimini che hanno contribuito alla modifica di alcune opinioni funzionali ormai ritenute acquisite: sembra infatti che i ben noti muri di cinta concentrici fossero funzionali semplicemente alle abitazioni che a essi si appoggiavano, in un progressivo espandersi per cerchi concentrici dell'abitato, piuttosto che concepiti a scopi di difesa militare. Dimini doveva apparire come un grosso ''condominio'' chiuso all'esterno, a somiglianza dei villaggi neolitici e calcolitici del Vicino Oriente, piuttosto che come una cittadella fortificata. Anche il famoso megaron, collocato nel cortile centrale in asse con la rampa di accesso, sembra che vada collocato − con tutte le implicazioni socio-politiche relative − nel Bronzo Antico e non nel Neolitico Recente, quando la struttura originaria non si discostava dalla pianta monocellulare o bicellulare paratattica tipica delle case vicine.
Il passaggio dal Neolitico all'età del Bronzo è un altro dei problemi fondamentali della paletnologia greca per il quale sono intervenuti recenti tentativi di soluzione (la sintesi principale della questione in Treuil 1983): un'ipotesi ''migrazionista'', con centro d'irradiazione nell'Anatolia sud-orientale, sembra ancor oggi la più probabile quando si assiste a un mutamento generalizzato nella forma e nei luoghi dell'insediamento. Con l'esclusione della Tessaglia, dove esiste una continuità almeno topografica, tutte le altre regioni greche sono infatti esposte a elementi di mutazione della cultura materiale tali da indurre a esaltare l'importanza di questo periodo come prologo alla civiltà palaziale che caratterizza le fasi successive dell'età del Bronzo in Grecia. La sperimentazione di modelli insediamentali di tipo urbano è evidente infatti in quasi tutti i siti egei del Bronzo Antico: dalla ripresa degli scavi della Scuola archeologica italiana a Poliochni (S. Tiné) ci si attendono utili indicazioni in questo senso per le fasi precedenti a Troia i (Poliochni nero e blu) nell'ambito nord-egeo, mentre a Creta gli scavi inglesi di Myrtos hanno già dimostrato la precoce sofisticazione del sistema insediativo ed economico nel Minoico Antico. Sempre a Creta, ad Haghià Fotià, è stato scoperto (1986) un vasto (600 m2) edificio rettangolare, composto da ben 38 stanze e una corte centrale pavimentata, datato Minoico Antico iii-Minoico Medio iA, per cui è stata avanzata un'ipotesi di ''pre-palazzo''.
In ambiente cicladico gli scavi di Keos, ad Haghià Irini (Coleman 1977), hanno messo in luce una successione di livelli abitativi e ceramici che dal Bronzo Antico arriva sino al Bronzo Recente e che rivela, all'interno di un'organica successione di stili ceramici, contatti culturali di notevole interesse. La ripresa degli scavi a Fylakopì, sotto la direzione di R. Renfrew, è stata invece finalizzata alla datazione delle strutture principali.
Nell'ambito della ricerca relativa ai grandi palazzi cretesi l'interesse si è spostato sulla chiarificazione funzionale delle strutture e sulla relazione cronologica tra i vari elementi planimetrici (v. creta: Archeologia; festo; mallia; zakros, in questa Appendice).
In ambito miceneo gli scavi tedeschi (K. Kilian, in corso di pubblicazione) nella cittadella inferiore di Tirinto (v. in questa Appendice) hanno permesso di accertare la continuità abitativa del sito dal Bronzo Antico, quando la città viene fondata ex novo mediante asportazione degli strati neolitici preesistenti, fino al Bronzo Recente iii B2.
In generale è dunque evidente come l'interesse più recente degli archeologi si sia spostato verso la chiarificazione di problemi strutturali (complessità dei sistemi planimetrici e interpretazione sociofunzionale) e cronologici (in termini di cronologia assoluta e di rapporto tra facies regionali). Il modello di diffusione degli elementi culturali − in collegamento con le regioni limitrofe balcaniche e vicinoorientali − resta comunque, come quarant'anni fa, la questione fondamentale per il periodo che va dal Mesolitico al Bronzo Finale.
Bibl.: J. Coleman, Keos i, Kephala, Princeton 1977; G. Touchais, Chronique des fouilles et découvertes archéologiques en Grèce, in Bullettin de Correspondance Hellénique, pp. 102-13 (1978-89); G. K. Churmuziadis, Τό νεολιθιϰὸ Διμήνι, Volos 1979; A. Sampson, ῾Η Νεολιθιϰὴ ϰαὶ πϱωτοελλαδιϰὴ i στὴν Εὔβοια, Atene 1980; H. Van Effenterre, Le palais de Mallia et la cité minoenne, étude de synthèse, Roma 1980; T. W. Jacobsen, Franchti cave and the beginnings of settled village life in Greece, in Hesperia, 50 (1981), pp. 301-19; N. Lambert, La grotte préhistorique de Kitsos (Attique), Mission 1968-1978, Parigi 1981; N. Platon, La civilisation égéenne, ivi 1981; J. Shaw, Excavations at Kommos during 1980, in Hesperia, 50 (1981), pp. 244-45; M.H.J.M.N. Wijnen, The Early Neolithic i settlement at Sesklo. An early farming community in Thessaly, Greece, in Analecta Praehistorica Leidensia, 7 (1981), p. 146 ss.; M. Seferiades, Les fouilles de Dikili Tash: quelques parallélismes culturels entre la Macédoine orientale grecque et les régions du Moyen-Danube, in Wissenschaftliche Tagung: Die Bedeutung Süd-osteuropas für die Neolithisierung in Mitteleuropa, Hannover 1982; Id., Dikili Tash: introduction à la préhistoire de la Macédoine Orientale, in Bullettin de Correspondance Hellénique, 107 (1983), pp. 635-77; R. Treuil, Le Néolithique et le Bronze Ancien égéens, Atene 1983; G. Kavvadias, Παλαιολιθιϰή Κεϕαλονιά, ὁ πολιτισμὸϚ τοῦ ΦιϚϰάϱδου, ivi 1984; V. La Rosa, Haghia Triada, in Creta Antica, Roma 1985; M. Garasanin, Remarques sur la néolithisation dans le Sud-Est européen et au Proche Orient, in Φίλια ἔπη εἰϚ Γ.Ε. Μυλωνᾶν, Atene 1986, pp. 50-58; E. Sarantea, ΠϱοϊϚτοϱιϰὰ εὑϱήματα ΝέαϚ ᾽ΑϱτάϰηϚ ΕὑβοίαϚ, ivi 1986; M.R.H. Eggert, H.P. Wotzka, Kreta und die absolute Chronologie des europäischen Neolithikums, in Germania, 65 (1987), pp. 379-422; AA. VV., Problems in Greek Prehistory, a cura di E. B. French-K. A. Wardle, Bristol 1988; J. C. Poursat, La ville minoenne de Mallia. Recherches et publications recentes, in Revue Archéologique, 1988, pp. 61-81.
Dall'età del Ferro all'Ellenismo. - Le ricerche degli ultimi anni sono state intense e segnate da scoperte che in alcuni campi hanno dato contributi fondamentali al progresso degli studi sulla civiltà greca. L'espansione edilizia delle città che insistono su centri antichi e i lavori di trasformazione agricola nel territorio hanno impegnato il Servizio archeologico greco in un'assidua attività di recupero e tutela; sicché le ricerche programmate sono dovute, come in passato, soprattutto all'attività delle Scuole straniere operanti in G., alla Società archeologica di Atene e ai numerosi istituti di ricerca greci e stranieri.
Accanto alle indagini nei grandi santuari, di Zeus a Olimpia, di Apollo a Delfi, di Zeus a Dodona, di Hera a Samo, e nei complessi monumentali, come l'agorà di Atene e quella di Corinto, e, ancora, negli abitati e nelle necropoli, la ricerca si è orientata verso nuovi campi. Numerose équipes hanno organizzato prospezioni in diverse regioni della G., con lo scopo di fare un censimento globale delle presenze nel territorio, di valutarle diacronicamente e in rapporto alle risorse ambientali. Anche alle attività connesse allo sfruttamento delle risorse sono state dedicate nuove ricerche, come quelle nei distretti minerari dell'Attica e del Pangeo, nelle antiche cave di pietra del Pireo, di Taso, di Nasso e Paro; nuovi dati sono stati acquisiti sui quartieri artigianali. Particolare attenzione è stata rivolta alla tutela e alla conservazione dei complessi monumentali, con l'aiuto delle più moderne tecnologie (acropoli di Atene, tempio di Apollo Epikourios a Basse, ecc.); e intanto sono stati riaperti al pubblico i musei del Pireo e di Olimpia; altri più piccoli, locali o regionali, sono stati creati ex novo per consentire una più ampia fruizione del patrimonio archeologico. Qui di seguito si dà notizia delle principali attività e scoperte archeologiche, in base a un criterio topografico di massima.
Attica e Megaride. - Per Atene e l'Attica, v. le relative voci in questa Appendice. A Megara è stato definito il circuito delle mura, alcuni elementi della viabilità antica, la consistenza delle necropoli. Il rinvenimento di un ostrakon costituisce la prima testimonianza della pratica dell'ostracismo a Megara.
Peloponneso. - Importanti ricerche hanno interessato Corinto (v. in questa Appendice), Nemea, Argo (v. in questa Appendice), ed Epidauro, ma numerosi altri scavi e prospezioni hanno contribuito ad accrescere la conoscenza dei centri abitati e del territorio. Intense e fortunate le ricerche condotte in Argolide. A Nemea è stato ultimato lo scavo dello stadio della fine del 4° secolo a.C., dotato di un passaggio voltato che interrompe la proedria del lato ovest, e sono state eseguite indagini nel santuario di Zeus, che hanno dato risultati determinanti per la conoscenza di questo importante complesso.
È ormai documentata una presenza micenea, il cui significato non è ancora definibile, e un'intensa frequentazione nel corso dell'8° e 6° secolo a.C. Della fase arcaica sono state riconosciute le vestigia del tempio del primo quarto del 6° secolo a.C. (distrutto intorno al 410) e alcuni edifici in rapporto con esso (monumento circolare costruito intorno al 475 e distrutto alla fine del 5° secolo, recinto circolare arcaico a cielo aperto, probabilmente un heroon, al quale si è sovrapposto nel 2° secolo a.C. un recinto pentagonale), un edificio rettangolare della prima metà del 5° secolo a.C. nel settore sud-est, identificato come casa dei sacerdoti o albergo per le rappresentanze ufficiali durante i giochi. Alla fase del 4°-3° secolo a.C. sono riferibili una serie di oikoi allineati lungo il lato sud del santuario, in prossimità di un boschetto sacro (di cui sono state riconosciute le tracce), alcune fornaci per la fusione di statue di bronzo, un edificio della fine del 4° secolo a.C., identificato come palestra.
A Epidauro sono proseguite le ricerche nel santuario di Asclepio e in quello di Apollo Maleatas; di quest'ultimo sono state ricostruite le fasi edilizie a partire dall'età micenea e raccolti nuovi dati per la ricostruzione del tempio classico (prostilo con 6 colonne sulla facciata). All'entrata del santuario di età classica è stato identificato un temenos del 4° secolo a.C. dedicato alle Muse. Un nuovo santuario è stato inoltre esplorato in proprietà Katsimilis, con un tempio costituito da un pronaos e da un sekòs, con doppio colonnato interno. A Tirinto le ricerche dell'Istituto germanico hanno interessato soprattutto i livelli di occupazione dell'età del Bronzo, ma una tomba protogeometrica e livelli di frequentazione di epoca geometrica e classica sono stati individuati all'esterno della cittadella. Ad Asine sono state esplorate quattro costruzioni del geometrico recente, tre quadrate e una absidata, forse di destinazione funeraria. Saggi alle fortificazioni sul monte Barbuna hanno consentito di attribuire alcuni tratti della cinta alla seconda metà dell'8° secolo a.C. In Arcadia ricerche sono state avviate a Megalopoli (prospezioni nel territorio) e a Stinfalo (indagine topografica e rilievo del centro antico); a Lykokia è stato esplorato il santuario di Artemide Kallistè, ricordato da Pausania, a Lusoi il tempio di Artemide Hemera e una casa tardo-ellenistica, a Orcomeno, a sud-est dell'acropoli, un santuario frequentato dall'età arcaica all'età romana, a Mantinea un complesso di bagni a sud del bouleuterion e tombe di età classica ed ellenistica. È stato ripreso lo studio dei tre templi di Pallantion, a Basse si è avviato il restauro del tempio di Apollo Epikourios. In Laconia campagne di prospezione sono state effettuate da un gruppo di ricerca anglo-olandese e sono continuati gli scavi nel Menelaion di Sparta e nelle aree adiacenti (depositi votivi della fine dell'8°-inizi del 7° secolo a.C. sulle rovine delle case micenee). In Messenia prospezioni sono state condotte nella penisola di Mèthana. A Voidokili'a, in un contesto ricco soprattutto di testimonianze di età micenea, è stato rinvenuto un deposito votivo classico-ellenistico, deposto su tombe a tholos e costituito da placchette fittili con cavaliere e banchetti funebri, riferibili a un culto eroico.
A Messene sono riprese le indagini nell'Asklepieion: saggi stratigrafici hanno confermato la datazione del tempio alla prima metà del 4° secolo a.C., mentre la presenza di strati con materiale neolitico e ceramica protogeometrica e geometrica testimoniano un'occupazione del sito anteriore alla fondazione tebana del 370-369 a.C. Nell'heroon a sud dello stadio è stata rinvenuta una statua colossale di marmo rappresentante un morto eroizzato sdraiato.
In Elide sono continuate le indagini nel teatro e nell'agorà di Elide; a Scillunte è stata avviata l'esplorazione di un santuario con un tempio periptero del 4° secolo a.C., dotato di colonnato interno e sculture frontonali. Indagini sono state eseguite anche nelle necropoli di età classica. Le ricerche nel santuario di Zeus a Olimpia, oltre al recupero di numerosi oggetti votivi e di alcuni elementi architettonici del thesauròs di Sicione, del Philippeion e della Palestra, reimpiegati in costruzioni tarde, hanno permesso di precisare la cronologia di alcuni edifici e di acquisire nuovi dati sulla topografia del complesso.
Nelle isole del golfo Saronico le ricerche di maggiore rilievo sono state condotte a Egina: nel santuario di Capo Colonna (muro nord del temenos arcaico, nuovi edifici del tardo arcaismo), e a Plakakia, dove è stata scoperta una vasta necropoli ed è stato identificato il primo tratto della cinta muraria di epoca classica.
Isole del mar Ionio. - Scoperte episodiche sono segnalate a Cefalonia (tombe e case di età ellenistica) e a Leucade (tombe del 4° secolo a.C., strada e casa del 3° secolo a.C.), mentre a Corfù nuovi dati sono emersi sulla topografia della città e altri monumenti sono stati portati alla luce: nel santuario di Kardaki, sotto il tempio noto, è stato scoperto un altare arcaico, forse per un culto all'aperto; a Kanoni resti di un abitato dall'età arcaica a quella romana e un ricco deposito votivo seppellito negli anni 550-530 a.C.; ad Haghioi Theòdoroi un altare e un tempio del 5° secolo, forse quello di Apollo Pizio; una necropoli arcaica nel quartiere di Garitsa, una fabbrica arcaica di tegole a Figareto. A Itaca le indagini sulla collina di Aetòs, ormai identificata come la sede della città antica, testimoniano una frequentazione che va dal 13° secolo all'età romana (casa tardo geometrica, case del 7° secolo a.C., arcaiche e classiche, tempio della fine del 6° secolo a.C., fortificazione ciclopica e poligonale).
Grecia settentrionale e centrale. - Un'intensa attività di ricerca, programmata o sollecitata da interventi di urgenza, ha interessato l'Epiro con importanti risultati per la conoscenza di questa regione.
A Meropi, vicino al confine albanese, è stata scoperta una vasta necropoli, costituita di almeno 60 tumuli, con tombe che vanno dall'11° al 4° secolo a.C.; una necropoli, strutture e bothroi di età geometrica e case di età ellenistica sono state esplorate a Vitsa Zagoriou; resti di un abitato del 4° secolo a.C. e una necropoli arcaica e classica a Pedinì. Sono riprese le ricerche nel santuario di Zeus a Dodona, e, in particolare, a sud del bouleuterion, dove sono stati esplorati due edifici di carattere pubblico del 3°-2° secolo a.C., uno dei quali un pritaneo, l'altro forse un albergo pubblico per ospitare i delegati del koinon degli Epiroti. Sono proseguite le ricerche dell'équipe greco-germanica nell'abitato di Cassope, di cui è stata rilevata la regolarità delle insulae (larghe m 30, con due fasce di case, divise da un canale di scolo mediano), e sono stati acquisiti importanti elementi per lo studio della tipologia abitativa della regione nel periodo dal 4° al 2° secolo a.C. Saggi di scavo sono stati condotti nell'agorà, sotto il katagogeion (datato alla seconda metà del 3° secolo a.C.), che si sovrappose a un edificio quadrangolare di analoghe funzioni della fine del 4°-inizi del 3° secolo a.C., e sotto il portico, dove è stato identificato un edificio del 4° secolo a.C. Altri dati per lo studio della cultura abitativa di età tardo-classica ed ellenistica sono venuti dagli scavi del centro moderno di Arta, l'antica Ambracia, dove sono stati esplorati anche nuovi tratti del circuito delle mura del 5°-4° secolo a.C., un secondo teatro, tombe e periboli funerari dal 6° secolo all'età romana. Ad Ammòtopos, 12 km a nord-ovest di Ambracia, ricerche sono state condotte nelle fortificazioni e nell'abitato, riferibili a una città d'impianto ortogonale della prima metà del 4° secolo a.C.
Poche indagini hanno interessato l'Etolia: campagne di prospezioni dell'università di Utrecht; scavi dell'Ecole française nell'abitato ellenistico di Kallion, dove è stata esplorata una grande casa. Sono ripresi gli scavi nel portico meridionale dell'agorà di Thermòs, abbandonato in corso di costruzione quando Filippo v distrusse il santuario nel 216 a.C.; tra i rinvenimenti, un frammento del trofeo degli Etoli per la vittoria sui Galati del 279 a.C.
Fra le scoperte nella Focide (saggi alle fortificazioni del 4°-3° secolo a.C. di Galaxidi e di Dìstomo; scavo di un lembo della necropoli geometrica ad Anavra, di una necropoli dalla prima metà del 5° secolo a.C. all'età ellenistica a Karakòlithos, forse l'antica Trachis; lavori di sistemazione, controllo e restauro a Delfi), spicca lo scavo dell'Istituto archeologico germanico nel santuario di Kalapodi, un complesso cultuale databile dall'età micenea al periodo classico, con numerosi edifici templari che hanno fornito dati eccezionali per lo studio delle forme e delle tipologie del tempio greco, soprattutto per la fase di trapasso dall'architettura lignea a quella lapidea. Nella Locride Ozolia poche scoperte sono segnalate a Naupatto (fortificazione ellenistica e tombe del 4° secolo a.C.) e ad Anfissa (tratto della cinta del 4° secolo a.C. e tombe dal Geometrico Recente all'età romana). Più attive le ricerche condotte in Beozia (v. in questa Appendice).
Poche le ricerche di rilievo in Tessaglia, dove scoperte occasionali o dovute a interventi di urgenza hanno interessato numerosi centri come Lamìa (fortificazioni del 4° secolo a.C. e necropoli dal 6° secolo all'età ellenistica), Farsalo (fortificazioni del 4° secolo a.C., acquedotto, tombe ellenistiche, tre depositi votivi), Fere (fortificazioni dell'inizio del 4° secolo a.C., stoà ellenistica, tombe di epoca classica ed ellenistica, con ricchi corredi), Larissa (due teatri di età ellenistica, via principale della città tra il santuario di Apollo Kedroos e l'acropoli, numerose stele con importanti testi epigrafici) e altre località minori.
Prospezioni sono state avviate dall'Ecole française nella pianura di Farsalo; sono continuate quelle della Missione olandese nella Valle dell'Enipeo. Gli Olandesi hanno condotto ricerche anche a Gòritza (cave antiche) e nel centro antico di Halos (probabile fondazione di Demetrio Poliorcete), di cui sono state esplorate parte delle fortificazioni e ricostruita la pianta della città. A Demetriade la missione dell'Istituto archeologico germanico ha esplorato un tratto delle fortificazioni a nord della chiesa del profeta Elia e ha continuato le indagini nel cosiddetto palazzo macedone (complesso fortificato degli inizi del 2° secolo a.C., abbandonato nel 168 a.C.) e nelle costruzioni adiacenti: un grande cortile e una residenza urbana monumentale con peristilio rodio, costruita agli inizi del 3° secolo a.C. e abbandonata nel 191 a.C.
Macedonia e Tracia. - In Macedonia le ricerche sono state molto attive (v. anche macedonia, in questa Appendice). Numerosi scavi hanno arricchito il quadro delle conoscenze dell'età del Ferro. L'università di Kiel ha continuato l'esplorazione della tumba di Kastanàs, un sito frequentato dall'età micenea all'ellenismo; la British School lo scavo di Assiros, che presenta una stratigrafia dall'età del Bronzo all'età del Ferro avanzata. Abitati dell'età del Ferro sono stati indagati anche a Pidna (località Ammos), nella tumba di Nea Anchıalos, a Mende, a Kukos. Necropoli dello stesso periodo sono state esplorate a Dion (località Mesonisi e Haghios Vasilios), a Torone, a Pidna, a Kukos, a Drama, a Kilada. Un abitato del 7° secolo a.C. è stato esplorato a Nikite, insieme alla necropoli arcaica e classica.
Rilevanti le scoperte nelle necropoli di età arcaica e classica di Sindos e di Haghià Paraskevì, riferibili a due abitati macedoni, già identificati e saggiati. La necropoli di Haghià Paraskevì, frequentata soprattutto tra il 570 e il 500 a.C., ha restituito corredi con armi, oggetti personali d'oro e d'argento e numerose ceramiche d'importazione, che testimoniano intensi contatti con l'Attica, Corinto, la Ionia e le isole dell'Egeo. La necropoli di Sindos, con tombe prevalentemente tardo-arcaiche e classiche, s'inserisce nello stesso orizzonte culturale, ma i corredi sono più ricchi. Le tombe maschili si caratterizzano per la presenza di armi di ferro e di bronzo, e i vestiti erano spesso decorati con lamine d'oro; nelle tombe femminili sono frequenti i gioielli d'oro. Tra le rarità vanno annoverate alcune maschere funerarie in lamina d'oro e oggetti miniaturistici in metallo (carri, mobili, obeloi, ecc.).
Ma le scoperte più importanti si riferiscono all'apogeo del regno macedone, dal 4° al 2° secolo a.C., e hanno interessato le capitali e le città più importanti (Aigai-Verghina, Pella, Dion) e le ricche necropoli, in particolare le caratteristiche tombe macedoni a camera voltata, destinate ai membri dell'aristocrazia e della casa reale. Nelle vicinanze di Pella (v. in questa Appendice), in località Archontikò Ghiannitsòn, è stato scoperto un grande heroon circolare degli inizi del 3° secolo a.C.: un tumulo conico che presenta alla base una crepidine decorata da scudi macedoni a rilievo. A Dion sono continuate le ricerche nella cinta muraria, nel teatro, nell'odeion, e nuovi complessi sono stati scoperti (santuari di Iside Lachia e di Afrodite). Ricerche sistematiche sono state condotte a Verghina, probabilmente l'antica Aigai, prima capitale del regno macedone: nell'abitato, nella cinta muraria, nel piccolo tempio alla dea Eukleia della fine del 3° secolo a.C., nel teatro.
Nella necropoli reale nuove scoperte si sono susseguite a partire dal 1977, suscitando grande eco per la ricchezza dei corredi e per la presenza di affreschi figurati che costituiscono una insperata documentazione sulla pittura greca del 4°-3° secolo a.C.: dalle tombe attribuite a Filippo ii e alla moglie Cleopatra, alla grande tomba recentemente scoperta a est della tomba Romaios e attribuita a Euridice, madre di Filippo ii. Altre tombe a camera voltata sono state rinvenute a Spilia, Verria, Potidea, Dion, Salonicco, Drama, Argilos, Makr'yghialos, Haghia Paraskevì, Marina. Quasi tutte sono con facciata architettonica, talvolta con decorazione figurata dipinta, come nel caso della tomba del tumulo di Phoinix a Salonicco. Una tomba a pianta rettangolare del secondo quarto del 4° secolo a.C. rinvenuta a Katerini, con pareti stuccate e dipinte, decorate con 6 scudi circolari, documenta il tipo intermedio tra la tomba a cista e quella con copertura a volta. A Kiria, ai piedi del Pangeo, è stata ripresa l'esplorazione dell'heroon tracio, in cui era praticato, a partire dal 3° secolo a.C., il culto di un eroe guaritore connesso ad Asklepios; sono state scoperte, inoltre, numerose miniere antiche relative allo sfruttamento dell'oro e dell'argento, e un forno per la fusione del minerale.
In Tracia, prospezioni nel territorio, sia lungo la costa che all'interno, hanno portato alla scoperta di numerosi insediamenti antichi. Sono continuate, inoltre, le ricerche nelle colonie greche della Calcidica, della Macedonia e della Tracia. Ad Anfipoli sono stati esplorati altri settori della fortificazione, il ponte sorretto da pali di legno sullo Strimone, la palestra del 3° secolo a.C., un santuario di Attis e una grande abitazione a peristilio del 2° secolo a.C., con pareti stuccate che imitano l'opera pseudoisodoma. A Torone (Calcidica), oltre alle fortificazioni di età classica ed ellenistica, sono stati scavati l'abitato arcaico e classico della città bassa, e nuovi e importanti elementi sono stati acquisiti sulla topografia e sulle fasi di occupazione del sito, a partire dal 3° millennio a.C.
A Ierissòs, l'antica Acanto, sono continuati gli scavi nella necropoli del 4° secolo a.C.; ad Abdera le ricerche hanno interessato le due cinte murarie, quella del 7° secolo a.C. e quella classica, un santuario frequentato dalla fine del 6° agli inizi del 3° secolo a.C., le necropoli dal 7° al 5° secolo a.C., l'abitato di età classica. A Nea Pèramos, l'antica Oisyme, colonia di Taso, è stato scoperto un tempio periptero degli inizi del 5° secolo a.C., sovrapposto a un tempio del 7° secolo; abbondante e ricco il materiale votivo. A Mesembria nuove ricerche hanno interessato le fortificazioni, la necropoli occidentale del 5° secolo a.C., l'abitato e l'area del santuario di Demetra. A Maronea è stato identificato un pozzo di una miniera antica, che costituisce la prima testimonianza archeologica sulla presenza di miniere d'oro e d'argento nella zona. Ricerche hanno interessato anche il teatro e l'abitato ellenistico.
Isole dell'Egeo. - L'intensa attività di ricerca ha portato nuovi e preziosi contributi alla storia della civiltà greca insulare. Nelle isole del Nord della G. è ripresa l'attività di ricerca a Lemno: nel santuario e nelle case tirreniche di Efestia e nel Cabirion di Cloe, dove è stato scavato il telesterion ellenistico e due depositi votivi, uno classicoellenistico, l'altro subgeometrico. A Samotracia, oltre allo scavo nell'insediamento fortificato dell'età del Ferro nelle vicinanze di Chora, sono continuate le ricerche nel Cabirion, dove tra la grande stoà ellenistica e la fortificazione medievale sono stati portati alla luce tre edifici, uno dei quali, della prima metà del 3° secolo a.C., costruito appositamente per custodire una nave (forse quella conquistata da Antigono Gonata alla flotta tolemaica). A Taso l'Ecole française ha condotto scavi alle fortificazioni, nell'Artemision (altare rettangolare della fine del 6°-inizi del 5° secolo a.C.), nell'Herakleion (tempio della seconda metà del 7° secolo a.C. sotto quello arcaico), nel porto, nell'abitato presso la porta del Sileno (due quartieri e una strada, installazioni artigianali, un'officina di bronzista).
Altre indagini hanno interessato le miniere antiche, tra cui una per l'estrazione del ferro e del rame sull'acropoli, sfruttata a partire dal 6° secolo a.C. e le cave di marmo del 4° secolo a.C.; prospezioni nella chòra hanno permesso d'individuare numerosi insediamenti rurali, officine di ceramisti attive dal 6° al 3° secolo a.C. (quella di Kounouphia ha restituito numerosi timbri di anfore della fine del 4°-3° secolo a.C.), forni metallurgici a Mariès, forse dell'età del Ferro. I numerosi interventi di urgenza del Servizio archeologico greco (fortificazioni, abitato, necropoli) hanno inoltre contribuito a definire meglio la topografia del centro antico.
A Lesbo nuove scoperte si registrano ad Antissa (tombe ellenistiche), a Ereso (tratto delle fortificazioni), a Metimna (fortificazioni, tombe arcaiche e del 4° secolo a.C.) e soprattutto a Mitilene (fortificazioni del 5° e 4° secolo a.C., necropoli ellenistica, abitato a partire dall'età arcaica, con edificio absidato in tecnica lesbia). L'Istituto canadese ha individuato sul Kastro un santuario di Demetra di età ellenistica e un edificio della fine del 5° secolo a.C. in mattoni crudi. A Chio i rinvenimenti degli ultimi anni hanno permesso di riesaminare la topografia della città, di cui ormai sono documentate le più antiche fasi di occupazione (a partire dall'età geometrica), la dislocazione dell'abitato dall'età arcaica a quella romana, il sistema di drenaggio e di rifornimento idrico, i quartieri artigianali. A Samo le ricerche dell'Istituto archeologico germanico hanno dato notevoli contributi per la topografia e la storia del santuario di Hera. Le indagini si sono concentrate nel settore nord-est, dove è stato individuato un tempio arcaico di notevoli dimensioni, e nel settore sud-est, dove sono stati esplorati due pozzi riempiti con materiale votivo del 7° secolo a.C. Tra i reperti più significativi figurano pregevoli oggetti di avorio, legno e bronzo, che documentano gli stretti rapporti con l'Egitto e le regioni del Vicino Oriente, e due eccezionali statue di marmo di fabbrica samia, un kouros colossale del 570-560 a.C. e una replica fedele della Hera di Cheramyes. A Pythagorion sono stati individuati l'Artemision arcaico e lo stadio, e sono stati inoltre esplorati alcuni settori delle necropoli dall'età geometrica all'età ellenistica. Numerose e interessanti le ricerche sono state condotte nelle Cicladi, dove ha operato anche una équipe interdisciplinare del Centro nazionale della ricerca scientifica di Parigi che ha come programma lo studio dell'ambiente e dell'occupazione di epoca preistorica e storica, oltreché della produzione ceramica locale in età geometrica e arcaica.
Ad Andro è stato inaugurato il museo che accoglie i reperti degli scavi di Zagora e sono state riprese, dopo trent'anni, le ricerche nella città antica, con campagne di rilievo e prospezione soprattutto alla cinta muraria. Un nuovo insediamento del Geometrico Recente è stato scoperto in località Aprovatu; sull'acropoli un piccolo edificio prostilo in antis, con altare, attorno al quale sono stati rinvenuti frammenti ceramici dall'8° secolo a.C. all'età classica. A Tera sono continuati gli scavi nella necropoli arcaica e classica di Sellada; a Sifno è stato scavato un insediamento miceneo e geometrico sull'acropoli di Hàghios Andreas; a Delo sono stati eseguiti lavori di restauro e di sistemazione museale, saggi di controllo all'edificio absidato, al pritaneo, al teatro, scavi nel quartiere di Skardana; ad Amorgo hanno operato la Società archeologica di Atene e l'università di Giànnina nella località di Minoa (abitato, santuario di età geometrica, tempio, ginnasio e officine di vasai di età ellenistica), ad Arkesine (rilievo e studio della cinta muraria) e a Lefkes (strutture del 4°-3° secolo a.C.). Nell'isola di Paro all'attività di scavo nel centro antico, l'attuale Paroikìa (fortificazioni del 4° secolo a.C., necropoli dal 7° secolo all'età ellenistica), si sono affiancate le ricerche della missione tedesca dell'università di Monaco, che hanno interessato i più importanti santuari dell'isola (il Delion, il Pythion, il Thesmophorion). Lo studio degli elementi architettonici reimpiegati nelle costruzioni tarde di Paroikìa ha permesso inoltre d'identificare numerosi edifici monumentali di età arcaica e classica, tra cui un teatro, altari, templi, ecc., e d'integrare edifici noti, come l'heroon di Archiloco e il tempio di Màrmara. Nuovi dati sono stati acquisiti sui limiti dell'abitato dell'antica Paro e sulle fortificazioni. La Società archeologica di Atene ha operato sull'acropoli di Kukunariès, un sito frequentato a partire dall'età del Bronzo e sede di un vasto abitato di età geometrica e orientalizzante, al quale è riferibile un santuario, che è il più antico luogo di culto di Atena finora riconosciuto nell'Egeo. A Nasso è stata completata l'esplorazione e il restauro del tempio di Apollo e sono state condotte indagini nel santuario di Ghyroulos (Marmaria). Nell'area dell'agorà sono state portate alla luce costruzioni di età classica con rifacimenti di età ellenistica. Indagini sono state condotte nelle necropoli geometriche e arcaiche. A Plithos è stata scavata una necropoli geometrica con ricchi corredi. Due le indagini sistematiche più importanti: la prima nella regione di Grotta, sede di un insediamento che dal protocicladico arriva all'età ellenistica; la seconda a opera dell'università di Monaco, in collaborazione con la Società archeologica di Atene, nel grande tempio ionico arcaico di Iria, di rilevante importanza per la storia dell'architettura greca.
Le indagini archeologiche in Eubea hanno interessato molte località con rinvenimenti di epoche diverse: tombe di età ellenistica sono state scavate a Plàtanos e Hàghios Stéphanos; sono state studiate le cave di marmo di Caristo, dove, in località Paleopithari, è stato identificato un insediamento fortificato e scavata una fattoria del 5° secolo a.C.; ad Aspròchoma sono stati identificati cinque affioramenti di minerale ferruginoso, quattro dei quali sfruttati nell'antichità. A parte i numerosi interventi di urgenza a Calcide (tratto della fortificazione dell'acropoli, edifici di età geometrica, classica ed ellenistica e tombe geometriche ed ellenistiche), le scoperte più significative sono state fatte nella necropoli di Lefkandi (v. in questa Appendice).
Nelle Sporadi, scoperte di un certo interesse sono state fatte a Coo (tratto della cinta muraria, tempio arcaico, forse di Artemide, Ginnasio, arsenali antichi) e soprattutto a Rodi, dove l'espansione edilizia ha sollecitato numerosi interventi nell'abitato, nelle fortificazioni, nelle necropoli ellenistiche. Sono state inoltre scoperte installazioni metallurgiche del 4° secolo a.C. e alcuni forni di vasai di età ellenistica. A Lindo è stato scavato un tratto della cinta muraria arcaica e un monumento funerario di età ellenistica con colonnato dorico in facciata. Nell'isola di Creta ricerche di notevole importanza hanno affrontato i problemi relativi al momento di trapasso dalle ultime fasi della civiltà minoica (v. creta, in questa Appendice) all'età del Ferro.
A Kato Symi sono continuati gli scavi nel santuario di Hermes e Afrodite, dove è attestata una continuità di culto dal Tardo Minoico all'età ellenistica, e un nuovo santuario delle vette è stato esplorato a Ghiuchtas Archanon, frequentato dal Medio-Minoico fino al Geometrico Recente, con uno hiatus nel Protogeometrico. A Kommos, porto di Festo, sugli avanzi delle strutture minoiche è stato esplorato un santuario frequentato dal 925 a.C. fino al 150 d.C., con tre templi sovrapposti, il primo della fine del 9° secolo a.C., il secondo dell'8°-7° secolo a.C. (con altare di tipo fenicio a tre betili), l'ultimo del 4° secolo a.C. Sono riprese le ricerche nell'Antro Ideo: la frequentazione della grotta risale, sulla base delle nuove scoperte, al 4° millennio, ma i rinvenimenti più importanti (oggetti di bronzo, gioielli d'oro e d'argento, armi, ornamenti e appliques di avorio di provenienza orientale, ecc.) si collocano soprattutto in età geometrica e orientalizzante. A Kavùsi è stato scoperto un abitato e tombe geometriche e un santuario del Geometrico Recente; un abitato geometrico e arcaico è stato esplorato a Krusonas, insieme a un deposito votivo con placchette di terracotta arcaiche. Numerosi gli scavi nelle necropoli geometriche e dell'Orientalizzante: a Priniàs, a Cnosso, a Kryà, a Vuves e Gavalomuri, a Preso, a Elèftherna. Un deposito votivo di età geometrica con numerose figurine di terracotta è stato scoperto a Sitia; ad Axo sono stati condotti scavi nella necropoli arcaica; a Vrysses Kydonìas è stato esplorato un santuario di età classica e un quartiere classico-ellenistico sovrapposto a una frequentazione di età geometrica; a Litto è iniziata l'esplorazione sistematica del centro antico (agorà e altri edifici); a Festo è stata scoperta una tomba a camera protogeometrica e, nella necropoli ellenistica, è stato rinvenuto un tesoretto monetale di 600 tetradrammi di Alessandro Magno e dei Diadochi; a Gortina (v. in questa Appendice) sono state individuate e scavate le fortificazioni ellenistiche sulla collina di Prophitis Ilìas ed è stata iniziata l'esplorazione dell'abitato geometrico e orientalizzante; nuovi e importanti dati sono stati inoltre acquisiti sulla topografia della città bassa. A Falasarna è stato iniziato lo scavo del porto fortificato del 5° secolo a.C.; una grande tomba ipogeica di età ellenistica è stata rinvenuta a Lagane presso Chanià.
Bibl.: Per gli aggiornamenti annuali delle scoperte v. Bulletin de Correspondance Hellénique (Chronique) e Archeological Reports. Limitatamente agli scavi della Società archeologica greca, v. ῎Εϱγον e Πϱαϰτιϰὰ; per gli scavi del Servizio archeologico greco, v. ῾Αϱχαιολογιϰὸν Δελτίον (Χϱονιϰά).
È impossibile riportare la vastissima bibliografia sulle singole ricerche. Ci si limita a ricordare, oltre alle collane topografiche (v. App. IV, ii, p. 116), le principali riviste che accolgono gli studi e le ricerche sull'archeologia greca: Hesperia (Scuola americana di Studi classici di Atene); Annual of the British School at Athens (Scuola britannica di Atene); Bulletin de Correspondance Hellénique (Scuola francese di Atene); Annuario della Scuola Archeologica Italiana di Atene; Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Athenische Abteilung (Istituto archeologico germanico); Opuscula Atheniensia (Scuola svedese).
Età imperiale e protobizantina (da Augusto a Costante ii). - Nell'ultimo quindicennio nella ricerca archeologica in G. hanno assunto rilevanza due elementi: da un lato il sempre più frequente, organizzato intervento di salvataggio scientifico (quello fisico la legislazione greca, più favorevole della italiana alla proprietà privata, lo tutela assai limitatamente) compiuto dalle Eforie competenti nelle città a più alta espansione demografica (Atene, Salonicco, Patrasso, Iraklion, Rodi, ecc.), dall'altro il diffondersi di metodiche indagini territoriali di superficie. Queste ultime, a opera di unità pluridisciplinari sia greche sia straniere sia miste, hanno interessato aree assai vaste e sono state, alcune cronologicamente mirate (come quella delle stazioni paleolitiche del Voidomatis in Epiro), altre diacronicamente aperte.
Fra queste, per dare un'idea del lavoro svolto e dei mezzi impiegati, si cita qui solo l'indagine sul territorio di Larissa svolta da B. Helly (URA15; CNRS Parigi) con l'ausilio di immagini dal satellite Landsat e le prospezioni svolte dalle università di Cambridge e Bradford in Beozia a ovest di Mavrommati e tra Neochori e Tespie, che hanno portato al censimento, per restare nell'area cronologica che ci concerne, di ben 9-19 siti ellenistico-romani, 25-30 siti tardo-romani, 3-5 siti bizantini. Da pochi anni anche una équipe dell'università statale di Milano è attiva in Tessaglia (F. Cantarelli).
Gli scavi di salvataggio nelle città e quelli nelle tradizionali aree di scavo si prestano a qualche osservazione di carattere generale.
Numerosissime, naturalmente, le aree di scavo in cui si è lavorato intorno a monumenti compresi fra l'età romana e quella protobizantina, ma di essi basterà qui ricordare procedendo, sommariamente, da nord a sud, Filippi, Dion, Nea Anchìalos, Corinto, Argo, Olimpia, Cnosso, Gortina, Rodi, e va ricordato, inoltre, il rinnovato interesse per Nicopoli da parte della competente Eforia dell'Epiro e dell'università di Giànnina, che ha prodotto anche un Simposio internazionale nel settembre 1984. Dal punto di vista cronologico, a parte i saggi stratigrafici sull'acropoli di Lesbo che hanno dato abbondante ceramica importata di 1° secolo, fra cui aretina e italica, è Patrasso il centro nel quale più sono venuti alla luce avanzi significativi − strade, edifici pubblici, abitazioni, monumenti funerari − attribuibili ancora alla prima età imperiale. Numerose le costruzioni che presentavano i vani accentrati attorno a un atrio colonnato e con impluvio spesso rivestito di lastre marmoree; frequenti i mosaici in bianco e nero e le pitture parietali (alcune attribuibili al secondo stile pompeiano). Particolarmente significativa la scoperta (I. A. Papastopulu) di una aedes augustalium di 1°-2° secolo sul Castro, dove si costruì a terrazze; di un edificio pubblico di 3°-4° secolo facente forse parte dell'agorà romana; di un gruppo di tombe monumentali nella necropoli nord (1°-2° secolo d.C.), di cui almeno una originariamente proprietà di una gens Pomponia. Non pochi gli assi stradali rinvenuti (uno est-ovest largo 5,20 m portava al mare, un altro traversava da nord a sud la necropoli settentrionale), utili per una migliore ricostruzione della planimetria della città di 1°-4° secolo d.C., secoli nei quali si distribuiscono cronologicamente gli avanzi degli edifici rimessi in luce. Seguono indicazioni riguardo ai diversi scavi, ordinati secondo regioni.
Peloponneso. - Numerose e importanti le scoperte riguardanti la Corinto romana grazie agli scavi condotti sotto la direzione di C. K. Williams, della Scuola americana, nell'area del teatro.
Nella via a est del teatro gli edifici appaiono costruiti fra il 44 a.C. e il 22-23 d.C., e almeno due di essi (i nn. 1 e 5) furono distrutti nell'ultimo quarto del 3° secolo d.C., forse da un terremoto non lontano nel tempo da quello (o quelli) che devastarono Dion al nord e Gortina a Creta. Gli scavi nell'odeion e nel teatro hanno permesso d'identificare in quest'ultimo ben 8 fasi da Augusto agli inizi del 5° secolo. A sud del tempio est, infine, è stato identificato un decumano pavimentato a basole che sembra essere stato frequentato, dopo una riparazione agli inizi del 5° secolo, ancora per tutto il 6°.
Anche a Olimpia − ove è stato inaugurato nel 1982 il nuovo Museo degli scavi − l'Istituto archeologico germanico di Atene ha largamente esplorato gli edifici romani del Santuario: dalle terme di sudovest alla Spolien-Haus, a un edificio con atrio colonnato e mosaici bianco-neri con fasi che vanno dal 1° al 5°-6° secolo d.C., quando vi s'installò − ed è fatto di notevole rilievo − una fabbrica di lucerne che imitava le caratteristiche lucerne coeve nord-africane. Significativi gli scavi condotti dalla Scuola francese ad Argo, importanti per la conoscenza della ceramica tardo-romana e protobizantina recuperata in grande quantità, atteso anche il dato storico della distruzione della città da parte degli Slavi intorno al 580.
Gli scavi stratigrafici (con materiali che vanno dal 50 a.C. in poi) hanno riguardato soprattutto l'agorà (ove è apparsa una singolare fondazione circolare utilizzata come vasca in età tardo-romana), la palestra, le terme B, il portico nord delle terme, la regione sud-est e una villa monumentale sulla strada per Tripoli, ricca di mosaici policromi e che si data fra il 4° e il 6° secolo d.C.
Macedonia. - Dell'antica Thessaloniki, invece, sono tornati alla luce soprattutto i resti della città tetrarchica e numerosi avanzi delle mura di età cristiana e bizantina. Le fortificazioni della città sono apparse in gran parte di età giustinianea (Funtuku 1985) e seguono il percorso delle mura più antiche, benché, specie sull'acropoli, siano apparse frequenti riparazioni del 13° e 14° secolo. Insieme a significativi resti delle necropoli romane, numerosi sono stati gli avanzi scoperti di terme tardo-romane e, soprattutto, di basiliche e martyria paleocristiani e protobizantini. Da segnalare, infine, l'impegnativa, delicata e importante opera di restauro della Rotonda, messa in atto dalla Eforia bizantina dopo il terremoto del 1982; numerosi i nuovi elementi di giudizio acquisiti sia attraverso il restauro della splendida decorazione musiva interna, sia attraverso lo scavo relativo alla fronte del monumento verso il vicino arco di Galerio.
A Filippi hanno lavorato sia la Scuola francese sia l'Eforia, sia la Società archeologica. Gli studiosi francesi hanno potuto, fra l'altro, distinguere quattro fasi nella strutturazione del foro, di cui l'ultima bizantina, e hanno studiato gli edifici sul lato del foro legato al decumanus maximus; mentre gli scavi greci hanno interessato il teatro, il palazzo episcopale, la basilica dell'apostolo Paolo, la regione dell'Ottagono, le necropoli occidentale e orientale (ove un'ulteriore basilica con mosaico nella nave centrale è stata portata alla luce).
Nell'altra importante tradizionale area di scavo paleocristiana di Grecia, Tebe di Ftiotide, l'odierna Nea Anchìalos, gli scavi di P. Lazaridis hanno interessato la basilica dell'arcivescovo Pietro (tre basiliche sovrapposte: metà 4°-6° secolo), un battistero a sud e delle terme a nord della basilica.
A Dion D. Pantermalìs ha lavorato con risultati fondamentali per la conoscenza della città imperiale e tardo-antica. Le necropoli, due basiliche paleocristiane, di cui una cimiteriale, le grandi terme romane, il teatro sono stati esplorati nel corso dell'ultimo decennio. Significativa la scoperta di una αίιίυοξϚα τῶν ϚξμποϚίὗν legata a un edificio di media età imperiale con splendido mosaico policromo raffigurante Dioniso su cocchio tirato da centauri marini. L'acmé della città può porsi fra la metà del 2° e la metà del 3° secolo, quando sulle fondazioni ellenistiche fu rialzata una nuova cinta muraria. Essa difese la città per assai poco tempo, giacché − come lo scavo delle mura stesse e delle terme di sud ha dimostrato − fu devastata da un violento terremoto datato da monete di Aureliano.
Isole dell'Egeo. - A Creta − i cui monumenti romani e protobizantini sono stati accuratamente raccolti nel volume Roman Crete di F.J. Sanders (1982), valido studioso prematuramente scomparso, e sono stati fatti oggetto per più anni di una copertura aerea di dettaglio da parte di Y. W. ed E. E. Meyers, al fine di stabilire un atlante aerofotografico delle antichità cretesi − numerose sono state le scoperte fortuite, ma solo a Cnosso (scavi inglesi in abitazioni di 1°-4° secolo d.C. a ovest del museo stratigrafico), Elèftherna (scavi dell'università di Creta sulla collina dell'acropoli; identificato uno strato di distruzione generalizzato attribuibile al terremoto del 365), Litto (scavi dell'Eforia di Iraklion nel bouleuterion, in ateliers ceramici e magazzini) e a Gortina (scavi della Scuola archeologica italiana di Atene) sono state condotte ampie campagne sistematiche volte all'esplorazione delle città d'età romana e protobizantina. Materiali della stessa età espongono anche i due nuovi musei di Creta, quello di Chanià e quello di Sitia, e in quest'ultimo centro edifici romani sono stati esplorati presso il teatro dal Servizio archeologico greco. V. Apostolaku ha raccolto, in uno studio specifico (1987), lucerne con decorazione sul disco a foglie d'edera prodotte a Creta nel 1° e 2° secolo d. C.
Passando al Dodecaneso, sia a Rodi (Camiro) sia a Coo (città murata) la Scuola archeologica italiana di Atene ha ripreso lo studio dei monumenti − molti di età romana − portati alla luce dall'italiana Soprintendenza alle antichità del Dodecaneso prima della guerra; di uno dei monumenti più significativi di Rodi, costruito dopo il terremoto di età antonina, il Tetrapilo, probabilmente dell'età di Marco Aurelio, è stata pubblicata una compiuta restituzione grafica.
Importanti le scoperte di età paleocristiana, sia a Rodi (basiliche in località Messanagios), sia a Calimno (basilica, martyrion e prothesis di fine 6° secolo, in località Vath'y), sia a Coo (edificio a sud di Haghios Ioannis), dove sono venuti alla luce anche resti significativi di età romana (due strade parallele di cui una colonnata presso via Venizelu, un edificio che presenta cinque fasi fra il 4° secolo a. C. e il terremoto sotto Antonino Pio, nonché resti di terme e testimonianze stratigrafiche dei terremoti del 469 e del 554, il quale ultimo segnò fortemente la vita urbana sia a Coo sia a Rodi).
Altri aspetti. − Per finire vanno ricordati, fra i restauri intrapresi dalle competenti Eforie greche, quello del complesso della Biblioteca di Adriano ad Atene e dell'Odeion romano di Gortina e, fra le numerose edizioni di sculture di età romana, quella sistematica dei ritratti del Museo nazionale di Atene a opera di A. Datsuli Stavridi, la quale ha pubblicato anche non pochi inediti (per altri ritratti di età antoniniana, Invernizzi 1979-80). Ancora più rilevante l'inizio della pubblicazione di un Corpus dei mosaici paleocristiani e protobizantini, regione per regione, nonché del Corpus delle iscrizioni cristiane di Creta.
In conclusione, gli ultimi 15 anni hanno veduto un fervore di studi e una quantità di scoperte non solo nell'ambito cronologico delle età paleocristiana e protobizantina, periodi per i quali la G. per numero di monumenti non appare seconda a nessun'altra regione del mondo antico, ma anche per l'età romana. Dei nuovi monumenti venuti alla luce una semplificata statistica ci dice che si tratta, anzitutto, di basiliche paleocristiane (in almeno una quarantina di località distribuite in tutta la G. continentale e insulare), cui seguono terme, l'edificio che ha sempre rappresentato per il mondo romano la civiltà del vivere comune, e mosaici che mostrano come anche nella G. romana, e non solo in Africa o in Oriente, fosse altissima come numero e specializzata la mano d'opera impiegata nella decorazione musiva di edifici sia pubblici sia privati. Un nuovo odeion o teatro è stato identificato a Verria e un teatro a Tebe, mentre alcune grandi ville, specie di età tardo-antica, sono venute alla luce; ad Astros nel Peloponneso sono stati sistemati i resti della famosa villa di Erode Attico, del santuario di Polemochares, e il relativo Museo. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Oltre alle tradizionali pubblicazioni periodiche con notizie di scavi e scoperte, si tengano presenti i due nuovi periodici: ῾Η Θεσσαλονίϰη (Rivista del Centro di Storia di Salonicco), i (1985) e Τὸ ἁϱχαιολογιϰὸ ἔϱγο στὴ Μαϰεδονία ϰαὶ Θϱάϰη, i, Salonicco 1987. Vedi poi i corpora: A. C. Bandy, The Greek Christian inscriptions of Crete, Atene 1970; S. E. Ramsden, Roman mosaics in Greece: the mainland and the Ionian islands, Londra 1971; S. Pelekanidis, Σύνταγμα τῶν παλαιοχϱιϚτιανιϰῶν ψηϕιδωτῶν τῆϚ ῾ΕλλάδοϚ, i, Salonicco 1974 (isole greche); M. Spiro, Critical corpus of the mosaic pavements on the Greek mainland; fourth-sixth centuries, with architectural surveys, Diss. New York 1975; M. Funtuku, ΠαϱατηϱήϚειϚ στὸ ἀμυντιϰὸ σύστημα τῶν τειχῶν τῆϚ ΘεσσαλονίϰηϚ, in ῾Η Θεσσαλονίϰη, i (1985), pp. 111-57; B. Apostolaku, Λύχνοι ''ϰϱητιϰοῦ τύμου'', in Εἰλαπίνη, Iraklion 1987, pp. 35-44; S. A. Curuni-L. Donati, Creta bizantina (Quaderni di Architettura e Restauro nell'Area Mediterranea), Roma 1987. Per Creta romana e paleocristiana: F. J. Sanders, Roman Crete, Warmington 1982. Per i ritratti di età antoniniana: R. Invernizzi, Alcuni ritratti di et'a antoniniana dalla Grecia, in Ann. Scuola archeol. Atene, 57-58 (1979-80), pp. 343-60. Per Gortina e Rodi, contributi in Ann. Scuola archeol. Atene, 63 (1985), pp. 63-335, e 64-65 (1986-87), pp. 7-266, 327-47, 389-401.
Arte. - Il passaggio dagli anni Sessanta agli anni Settanta ha costituito per la G. una dolorosa esperienza storica. Durante il regime dittatoriale dei colonnelli (1967-74), la vita culturale subì una forte scossa. La prima espressione di resistenza degli intellettuali fu la loro silenziosa, concorde, astensione da ogni manifestazione culturale promossa dal governo, in G. e all'estero, mentre molti artisti e uomini di cultura cercarono una via di scampo e un rifugio in altri paesi. Nel clima asfissiante di quegli anni e nella coercizione di ogni libera espressione, l'attività artistica registrava una sensibile diminuzione, mentre s'intensificava la tendenza alla ricerca e alla sperimentazione nei riguardi del linguaggio dell'arte, così come iniziava ad affinarsi la riflessione critica su molti valori della cultura moderna. Questo travaglio interiore riaffiorerà, nei primi anni Settanta, nell'opera degli artisti più sensibili, contribuendo a una più decisiva liberazione del linguaggio delle arti figurative dai vincoli di codici consacrati.
Gli anni Settanta costituiscono un intervallo durante il quale due tendenze parallele, quelle formalistiche e quelle puramente concettuali (direttamente o indirettamente influenzate o ispirate dalle correnti dominanti in campo internazionale negli anni Sessanta e Settanta, dal Nouveau réalisme al minimalismo, dall'arte concettuale all'arte povera, ecc.) diventano oggetto di una più profonda analisi intorno alle loro origini; tendenze che, gradualmente, nel decennio successivo, porteranno gli artisti greci a maturare, nella loro opera, una propria peculiare sensibilità verso la cultura moderna e a prender parte in tal modo, con spirito di apertura e in diversi casi con autonomia di pensiero, al dibattito teorico e ideologico sull'arte contemporanea.
Dai primi anni Settanta, queste due tendenze coesistono e vengono sostenute dall'opera, anche teorica, di diversi importanti esponenti delle nuove forme di espressione. Da un lato va messo in evidenza che l'influsso delle tendenze astratte, predominante nelle ricerche progressiste degli anni Sessanta tanto nella pittura quanto nella scultura, da A. Kontòpulos e G. Spyròpulos e da A. Aperghis e G. Zongòpulos fino a G. Sklavos, giunge al limite dell'assoluta semplificazione e purezza della forma nelle creazioni di scultori quali S. Kontaratu (1923-1984), F. Michalea (n. 1936) e G. Nikolaidis (n. 1934). Parallelamente, già dalla metà degli anni Sessanta, si ricerca, percorrendo strade diverse, l'allontanamento dai valori estetici classici. Il pittore D. Kontòs (n. 1935) dal 1963 è responsabile della radicale sovversione della scrittura espressiva, attraverso un nuovo alfabeto figurativo, con le sue "micrografie" e la realizzazione di opere portatili (libri e altro), che si sviluppa, nel 1975, nella creazione della serie di quadri dal titolo Latreftikà ("Oggetti di culto"), composti con ex voto eseguiti dall'artista stesso, mentre lo scultore V. Skylakos (n. 1930), verso il 1969-70, crea i primi assemblages realizzati in G. impiegando materiali di basso costo, oggetti d'uso quotidiano.
Un approccio analitico all'opera d'arte, con l'idea della demolizione del linguaggio formale e della sua simultanea ricostruzione come linguaggio di comunicazione nella moderna cornice sociale, è tracciato, però, con chiarezza e spirito poetico, dallo scultore Theodoros (Th. Papademetriu; n. 1931). Dal 1970, dopo dieci anni di significativa produzione nella scultura intesa come intervento plastico nel contesto sociale, Theodoros si è impegnato in una penetrante analisi critica del rapporto opera d'arte-fruitore, interpretato plasticamente e concettualmente tramite l'azione dei suoi propri codici metaforici di comunicazione (cappello-elmo, matraque-fallo, cuore-testicolo, ecc.). Elementi che, assieme al discorso acutamente metaforico e poetico dell'artista (a viva voce, per iscritto, in registrazione sonora), hanno il compito di comunicare costantemente l'idea dell'azione plastica come mezzo vitale di manipolazioni (manipulations) del senso comune e dello spazio sociale e culturale.
Nella più generale ricerca e sperimentazione di nuovi materiali e mezzi espressivi sono profondamente coinvolti sia diversi artisti delle precedenti generazioni sia, principalmente, la nuova generazione degli anni Settanta che continuerà a costituire un punto di riferimento dell'espressione progressista a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta.
Dal 1972 una dinamica presenza nella nuova ricerca è rappresentata da D. Alithinòs (n. 1945), che costantemente indaga il nesso del fatto artistico con lo spazio sociale. Dopo i suoi primi interventi concettuali nello spazio urbano, in quello della natura, in monumenti ed edifici pubblici, continua in modo più sistematico e globale a ricercare il rapporto arte-azione attraverso molteplici vie espressive. A partire dal 1979, Alithinòs evidenzia il significato del mito attraverso l'uso di elementi figurali diacronici e interculturali, giungendo fino alla completa sparizione dell'opera, per mezzo di "semine" rituali in terra di sue creazioni, effettuate in differenti punti geografici del pianeta.
Contemporaneamente, nei primi anni Settanta, guadagna largamente terreno uno spiccato interesse verso la dissoluzione della struttura del linguaggio plastico e figurativo, basato sui principi della geometria e del costruttivismo, avendo come maggiori rappresentanti O. Zuni (n. 1941), M. Katzurakis (n. 1933), G. Michas (n. 1938), N. Pastra, mentre dalla medesima problematica trae origine anche lo sviluppo minimalista della struttura dell'opera, quale s'incontra negli svolgimenti lineari degli elementi materiali (metallo, legno, ecc., in collegamento con la luce fluorescente), nell'opera del principale esponente di questa tendenza, G. Butèas (n. 1941). Una delle più interessanti estensioni di questo principio teorico è offerto da Diochandi (n. 1945), prima e più nota esponente nella scena artistica greca dell'indagine sul concetto di infinito nel rapporto spazio-tempo, concetto cui allude dal 1969, con la proiezione dello spazio figurativo prospettico nei suoi suggestivi ambienti.
Nello stesso periodo la problematica delle neoavanguardie in rapporto ai modi di esemplificazione del procedimento dell'azione creativa viene indagata da differenti punti di osservazione da vari artisti della neoavanguardia greca.
B. Davu (n. 1932) è un'antesignana, in ambito greco, dal 1970 al 1974, della rivelazione delle strutture primarie del pensiero e della loro traduzione in elementi sintetici sulla superficie, che la portano, attraverso uno studio metodico e sperimentale dei principi regolatori del pensiero, ad adottare, nel 1976, come linguaggio semiotico, il codice seriale esemplato sulla serie del Fibonacci e, finalmente, a instaurare un rapporto con la struttura dei versi dell'Odissea, donde derivano i trasparenti triangoli-vele delle sue opere successive.
L'arte come rappresentazione del processo del pensiero è stata inoltre oggetto di limpida osservazione scientifica da parte del principale esponente di questa tendenza in G., P. Xagoraris (n. 1929), che dal 1963 ha realizzato una serie di opere e oggetti di arte cinetica, basati sui principi della geometria e della matematica, principi che, dal 1971 in poi, hanno dato vita a opere progettate con calcolatori elettronici. In maniera diversa, nello stesso periodo, il suo coetaneo I. Molfesis (n. 1925) dà espressione, a partire dal 1970, all'influsso della tecnologia sul linguaggio plastico, realizzando sculture in lamine metalliche martellate, che si ispirano a componenti di calcolatori elettronici.
Le teorie scientifiche sulla struttura del linguaggio e del pensiero hanno, inoltre, un loro effetto sulla sensibilità di diversi artisti greci; merita di essere ricordata la trasposizione e la trasformazione di dette teorie nell'opera di K. Xenakis (n. 1931), che appartiene alla leva della precedente avanguardia. Dal 1975 in poi Xenakis realizza opere in cui riproduce una propria scrittura ornamentique, mentre dai primi anni Settanta A. Akrithakis (n. 1929) traduce la concezione semiotica della lingua in una scrittura più primitiva e narrativa. Al contrario l'adozione delle teorie neostrutturaliste sulla proprietà metaforica dell'immagine e del discorso costituirà, a partire dal 1976, la base dell'opera puramente concettuale del più giovane Ch. Tzìvelos (n. 1949).
Da un diverso punto di vista, G. Lazongas (n. 1945) dedica dal 1976 la sua ricerca figurativa alla concezione polidimensionale e alla trascrizione della realtà con suoi "palinsesti", opere in cui distrugge e simultaneamente moltiplica i piani della superficie con l'impiego di rivestimenti trasparenti di carta, disegni, fotografie e, più avanti, di impronte del corpo su tessuti. Idee che, gradualmente, costituiranno per lo stesso artista la base per una definizione dell'arte come linguaggio in perpetuo movimento, identificato con l'elemento mitico e fisico del vento, e impiegato nelle sue più recenti installazioni.
Nel clima politico e sociale della G. a partire dai primi anni Settanta, particolarmente significativa è l'adozione, da parte di alcuni giovani artisti, della performance come mezzo espressivo, il che ha contribuito a stimolare la sensibilità della società verso un rapporto più vivace e immediato con l'arte. Tra i primi e principali esponenti di questa tendenza vanno ricordati L. Papakonstantinu (n. 1945) e la coppia Zubulis-Greku (n. 1953 e 1951 rispettivamente), che ha aperto la strada verso la video-art, mezzo che più tardi sarà oggetto di una più sistematica ricerca, rappresentata, negli anni Ottanta, principalmente da A. Skurtis e L. Lykudi e da M. Strapatsaki.
Il radicale allontanamento dal quadro figurativo tradizionale, che si manifesta a partire dai primi anni Settanta, sarà fatto proprio anche da artisti la cui opera è caratterizzata da un più marcato coinvolgimento sociale e politico.
G. Tughas (n. 1922) è uno dei sostenitori di questa messa al bando del figurativismo (ambientazioni dal titolo Agogí, "Conduttori", del 1973 e Antìmythos, "Antimito", del 1974), ed è anche autore di profonde riflessioni sul passaggio dell'arte all'interno del quadro istituzionale della cultura moderna.
L'impegno politico è rappresentato, inoltre, da espressioni più realistiche di testimonianza, che incontriamo nell'opera di notevoli pittori, come G. Psychopedis (n. 1945), E. Dekulakos (n. 1929) e D. Perdikidis (1922-1990), che visse e operò in Spagna, ma che dal 1970 iniziò a esporre anche in Grecia. Gradualmente, l'opera di questi artisti andrà perdendo comunque la vistosa coloritura politica e verrà rappresentando l'approccio all'immagine da un punto di vista realistico o iperrealistico (tendenze, queste, che sono state adottate da un notevole numero di artisti). La critica all'aspetto tecnologico e di massificazione, caratteristico della cultura del 20° secolo, è espressa con uno spirito più ironico e narrativo nelle creazioni seriali antropomorfe del precursore G. Gaitis (1923-1984): i famosi "omini", che datano a partire dal 1967 e dai primi anni Settanta, inondano il paese, proponendo e sostenendo con enfasi la convinzione dell'artista nella divulgazione dell'opera multipla.
Nella più generale ricerca sulla teorizzazione dei principi del linguaggio della rappresentazione, un interessante e originale confronto presentano in G. un certo numero di artisti delle generazioni precedenti, che dalla metà degli anni Settanta pervengono a una definitiva rottura con il linguaggio usato in passato, come si è verificato, dal 1970, nella conversione dello scultore G. Zongolòpulos (n. 1903) alla dimensione ottico-cinetica, o, parallelamente, in una serie di opere di altri autori caratterizzate da una riflessione sui fondamenti filosofici. Quest'ultima tendenza si manifesta in diversi artisti, già in prima linea dagli anni Cinquanta e Sessanta nella ricerca d'avanguardia dell'astrattismo, che sviluppano le loro nuove idee in installazioni di forme diverse e in interventi nell'ambiente naturale. In questo ambito, si distinguono, dal 1975, le azioni di S. Logothetis (n. 1925), concentrate sull'idea dell'identificazione dell'arte con la natura, come pure la serie delle suggestive Stanze Filosofiche (1976) di A. Aperghis (1909-1986) e le sue Scale. Un'analoga trasformazione caratterizza anche le composizioni speculari di G. Nikolaidis (n. 1924) e quelle di I. Aperghi che appaiono rispettivamente a partire dal 1980 e dal 1984.
Dopo i cambiamenti politici del 1974, inizia il graduale rientro in patria di importanti personalità dell'avanguardia greca degli anni Sessanta, con opere già riconosciute all'estero: Vl. Kaniaris, N. Kessanlìs, Pavlos, Ch. Romanos, Th. Stamos, C. Tsoclis, mentre altri importanti artisti, più o meno celebri, pur continuando a vivere all'estero, iniziano a far conoscere la loro opera, integralmente e con maggiore frequenza, nella società greca, come Daniìl, K. Karahalios (residenti in Francia) e J. Kounellis (Italia), S. Antonakos, Chrysa e L. Samaras (Stati Uniti). Questo graduale insediarsi dell'avanguardia greca in terra greca contribuisce significativamente alla sensibilizzazione della società verso i linguaggi più avanzati dell'arte contemporanea, mentre allo stesso tempo, con un ritmo più lento, si va aprendo un canale di comunicazione con l'ambiente internazionale, comunicazione che si realizza in maniera più sistematica a partire dalla metà degli anni Ottanta.
Verso la fine degli anni Settanta e ancora fino al 1982 la crisi internazionale delle avanguardie ha una ripercussione anche in Grecia. Un interessante atteggiamento critico nei confronti della teoria del post-modernismo è manifestato, inizialmente, da una parte degli artisti, i quali cercano di esprimere il rapporto diacronico con la cultura attraverso linguaggi differenti, che non rimandano, tuttavia, a schemi espressivi del passato. A tale atteggiamento si deve l'affermarsi di un clima totalmente diverso, nel quale l'artista matura una coscienza della propria identità culturale nell'intreccio con una problematica sovranazionale.
Emergono così differenti forme di espressione autonoma, caratterizzate principalmente dall'uso di materiali e mezzi espressivi eterogenei, quali si incontrano soprattutto nei diversi sviluppi dell'opera di D. Alithinòs, Diochandi, Zubulis-Greku, G. Lazongas, B. Davu, L. Papakonstantinu, R. Papaspyru, Ch. Romanos. Su un fronte opposto, al contrario, nei primi anni Ottanta, trova sostegno la pittura espressionista, che ha come più significativi esponenti M. Theophylaktòpulos (n. 1939) e Sakellion (n. 1947), mentre, al contempo, la pittura figurativa di tecnica espressionistica ha come principali rappresentanti Ch. Bòtsoglu (n. 1941) e V. Xenu (1949), tendenza, questa, che costituisce una scuola artistica con un significativo seguito di giovani autori.
Gli anni Ottanta sono però caratterizzati soprattutto dal manifestarsi di un nuovo dinamismo che, in linea generale, può suddividersi in diversi atteggiamenti di fronte alla teorizzazione dell'avanguardia. Il primo aspira a superare l'appiattimento dei valori, rifiutando gli schemi espressivi preconfezionati, proposti dalle diverse correnti di massa degli anni Ottanta. Il secondo, al contrario, rielabora intelligentemente in modi diversi e indipendenti le contemporanee teorie culturali alla ricerca di una identità acronica e aculturale, arricchendo il linguaggio con elementi che attingono dalla natura, come traspariva, nei primi anni Ottanta, nell'opera di Tòtsikas (n. 1951), e come si manifesta con piena evidenza, verso la fine del decennio, per es. nelle creazioni di P. Charalambous (n. 1956) e di artisti ancor più giovani.
Nell'ambito della stessa problematica altri giovani artisti di rilievo enfatizzano il valore della dimensione spirituale dell'individuo, indagando il rapporto rituale con lo spazio e il significato dei simboli primordiali. Da questa tendenza, alla fine degli anni Ottanta e all'inizio del decennio successivo, si manifestano linguaggi completamente indipendenti e si segnalano le ricerche più mature, come quelle di N. Liodaki, A. Papafilippu (n. 1961), M. Spiliòpulos (n. 1957), N. Sklavenitis.
Contemporaneamente, dalla metà degli anni Ottanta, un numero significativo di giovani adotta più immediatamente i linguaggi delle correnti internazionali del postmodernismo, con una posizione preminente per K. Varotsos (n. 1955) e N. Bàïkas (n. 1948), mentre influssi dalla figuration libre, i movimenti neo-pop e concettuali sono ripresi, con vari idiomi, da N. Alexiu (n. 1960), G. Kottis (n. 1949), Ch. Lambert (n. 1955), G. Lambert, N. Tziotis (n. 1950), G. Fokàs (n. 1951), M. Charos (n. 1960), P. Tanimanidıs (n. 1957), e altri.
Negli anni Ottanta si segnala, inoltre, una rinascita della scultura, grazie alla comparsa di notevoli artisti, che combinano, in linea generale, l'approccio concettuale dell'arte figurativa con l'azione della scultura. Combinazioni che sono definite, intorno al 1985, da G. Lappas (n. 1950) e più tardi da A. Michailidis (n. 1960), come pure dalle più formalistiche ricerche scultoree di A. Patsuris (n. 1955) o dall'ironico commento della civiltà delle macchine presente nelle realizzazioni a movimento meccanico di L. Gatis (n. 1954).
Il passaggio dagli anni Ottanta agli anni Novanta si arricchisce ancora grazie a una rinnovata ricerca figurativa, che ricompone assieme, sulla tela, la tradizione concettuale e i materiali della pittura; da questo procedimento deriveranno vari linguaggi autonomi, come quelli di N. Kaskuras (n. 1949), G. Mesinis (n. 1960), I. Charisis (n. 1957) e di altri artisti, che fanno la loro prima apparizione all'inizio degli anni Novanta.
Decennio fecondo per numero di artisti e ricerche poetiche, gli anni Ottanta sono inoltre accompagnati dalla incoraggiante apertura di un grande e crescente numero di gallerie ad Atene e a Salonicco, mentre, per la prima volta, ricerche artistiche d'avanguardia trovano un più sistematico sostegno anche in alcuni grandi centri della provincia, in particolare Patrasso e altre città, come Iraklion (Creta), Giannina, Larissa. Al tentativo di suscitare un più vasto interesse della società per l'arte contemporanea hanno inoltre contribuito non solo le manifestazioni periodiche di diversi comuni ed enti pubblici, come il Festival di Patrasso, ma anche manifestazioni meno regolari, organizzate con il sostegno dello stato o degli enti locali. La Pinacoteca Nazionale di Atene continua da parte sua a dar spazio all'organizzazione di mostre di artisti greci moderni non più viventi, e, occasionalmente, a proporre all'attenzione del pubblico l'opera di artisti viventi già affermati, o a ospitare mostre itineranti, organizzate da importanti istituzioni culturali straniere.
Nel sostenere l'arte contemporanea negli anni Ottanta un particolare ruolo ha giuocato anche il contributo dell'iniziativa privata. A proposito della nascita di questo nuovo interesse va segnalato come già dalla metà degli anni Settanta una forte sollecitazione fosse venuta dal rientro della collezione di G. Kostakis, con opere dell'avanguardia russa, e della collezione di artisti della nuova avanguardia internazionale di proprietà di A. Iolas. Raccolte che tuttavia non riuscirono a ottenere dallo stato greco un provvedimento straordinario di tutela, cosicché, successivamente, passarono di nuovo in paesi esteri. Miglior fortuna ebbero le collezioni private, principalmente di artisti greci, che più avanti, negli anni Ottanta, assunsero l'iniziativa di creare musei e costituire fondazioni, che con la periodica organizzazione di mostre di artisti greci e stranieri incoraggiano la produzione artistica: in Attica, la Collezione I. Vorrès, confermata come Museo nei primi anni Ottanta; la Pinacoteca D.Z. Pierides, fondata nel 1977; la Biennale Internazionale di Scultura del Museo Scironio Polychronòpulos, inaugurato nel 1977; la fondazione DESTE, creata nel 1984; mentre, parallelamente in altre regioni della G., iniziative private agiscono fattivamente per la diffusione dell'arte contemporanea, come il Macedonian Center of Contemporary Art e la fondazione del Vaphopouleion di Salonicco, nonché il Museo di Arte Moderna Vasili ed Elisa Gulandrì nell'isola di Andros.
Un ruolo significativo, infine, nel promuovere la ricerca intorno all'arte contemporanea ha giuocato, nell'ultimo decennio, anche la comparsa di una nuova generazione di critici, il cui lavoro è stato peraltro facilitato da una crescente attività editoriale con la pubblicazione di studi storici e di cataloghi di opere di artisti greci, mentre la stampa periodica illustrata, dopo tentativi notevoli, ma di breve durata, nei decenni passati, sembra attraversare, dal 1990, un nuovo momento di fortuna. Vedi tav. f.t.
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Riviste: Επιθεώϱηση τέχνηϚ, Μηνιαίο πεϱιοδιϰό γϱαμμάτων ϰαι τεχνών, Atene 1954-67; Αϱχιτεϰτονιϰή, i-v, nn. 1-24, ivi 1957-71; ΖυγόϚ, Μηνιαίο ϰαλλιτεχνιϰό πεϱιοδιϰό, ΈτοϚ 1-11, ivi 1967; Αϱχιτεϰτονιϰά θέματα, Ετήσια επιθεώϱηση − Architecture in Greece, Annual Review (diretta da O. Doumanis), ivi 1967 ss.; Design + Art in Greece, Annual Review (diretta da O. Doumanis), ivi 1970 ss.; Χϱονιϰό 1970-1984, Καλλιτεχνιϰή πνευματιϰή ζωή (Καλλιτεχνιϰό Πνευματιϰό Κεντϱο ΩΡΑ), 15 voll., ivi 1971-85; ΖυγόϚ Διμηνιαίο πεϱιοδιϰό τέχνηϚ, n.s., ivi 1973 ss.; Σήμα (a cura di N. Papadakis), ivi 1975-81; Το τϱίτο μάτι, Δελτίο τύπου τηϚ ΑίθουσαϚ τέχνηϚ ''Τϱίτο Μάτι'' (a cura di N. Petsalis-Diomidis), ivi 1977-78; Το τϱίτο μάτι, 1935-1937 (Ελληνιϰό Λογοτεχνιϰό ϰαι Ιστοϱιϰό Αϱχείο), ivi 1982; Zygos, Annual Edition of the Hellenic Fine Arts, ivi 1982 ss.; Ειϰαστιϰά, Μηνιαία έϰδοση τέχνηϚ, 1-60, ivi 1982-86; Σπείϱα, Τϱιμηνιαίο πεϱιοδιϰό θεωϱίαϚ ϰαι τέχνηϚ, ivi 1984 ss.; Διπλή ειϰόνα, Δίμηνη έϰδοση γιὰ την ειϰαστιϰή έϰϕϱαση (a cura di D. Delighiannis), ivi 1984-89; Χνάϱι/Chnari(a), Poésie, arts, théories, Salonicco, 1 (1985) e 2 (1987); Téfchos, Design Art Architecture, Atene 1989 ss. (testi in greco e inglese); Art-Τέχνη, Monthly Magazine of Contemporary Art & Life, ivi 1989 ss. (testi in greco, italiano, spagnolo, inglese); Arti, Art Today, ivi 1990 ss. (testi in greco e inglese); Σήμα, seconda edizione, ivi 1992 ss.
Architettura. - La fine della dittatura (1974) ha segnato per l'architettura, così come per l'intera cultura greca, la conclusione di un lungo periodo di stagnazione. In continuità con la precedente politica edilizia, la classe militare al potere aveva lasciato campo libero all'iniziativa privata, pronta ad assorbire la quasi totalità della domanda abitativa: di qui l'espansione incontrollata delle città, nell'assenza pressoché completa di effettiva pianificazione, mentre gli interessi pubblici si rivolgevano ai grandi edifici governativi e al settore turistico.
La vertiginosa crescita edilizia, iniziata nel dopoguerra, rallenta a partire dal 1974, mentre s'intensifica il dibattito architettonico favorito da una serie di concorsi (ma solo un quarto dei progetti premiati tra il 1978 e il 1986 risulta realizzato) e da rinnovati contatti con l'estero. Tuttavia, l'indirizzo generale della produzione appare inizialmente dominato dalla dialettica, ricorrente nell'architettura greca, tra razionalismo − esemplificato nell'opera di P. Karantinòs (1903-1976), Th. Valentis (1908-1982) e N. Valsamakis (n. 1924) − e ''regionalismo'' critico verso il movimento moderno nella ricerca di un'identità nazionale, secondo l'insegnamento di D. Pikionis (1887-1968). Riassume le due tendenze l'opera di A. Konstantinidis (n. 1913). Alla fine degli anni Settanta, la prima corrente recupera forme puriste con caratteri monumentali (Corte Suprema, Atene, di I. Rizos e D. Kataròpulos, 1973-80; uffici per la Tràpeza Pìsteos ad Atene, di N. Valsamakis e K. Manuilidis, prog. 1978), accanto a risultati di rigoroso funzionalismo (facoltà di Fisica e Matematica, Atene, di E. Skrumbelos, 1971-81; edificio per uffici Atrina, di I. Vikelas, 1977-81).
Contemporaneamente si manifesta una graduale infiltrazione di tendenze postmoderne, propiziate dalla saturazione dei centri urbani e dalla crisi delle tipologie abitative tradizionali. Tuttavia non si è verificata, come in altri paesi europei, una profonda riflessione sui principi del razionalismo, d'altronde ritenuti a lungo estranei alla tradizione nazionale e applicati senza i relativi presupposti urbanistici. Ne è derivato un frettoloso rigetto delle elaborazioni, pure prodotte dalla moderna architettura greca, insieme a un'acquisizione acritica di formule postmoderne, che hanno influito soprattutto sulla ''piccola scala'' della decorazione e dell'arredo (negozi, centri commerciali, design).
In alcuni casi, la revisione dell'architettura razionalista ha favorito l'innesto di modelli postmoderni sul grande filone del ''regionalismo'', soprattutto alla ricerca di continuità con la città storica. All'arresto della crescita delle periferie fanno riscontro le prime problematiche operazioni di rinnovamento urbano (v. per es. la sede per l'università della Tessaglia a Volos, di P. Tzonos, G. ed E. Heupel, M. Chryssomalidis, L. Spània, progetto 1986) e una maggior considerazione per gli antichi tessuti urbani, con l'impostazione di nuove strategie di sviluppo (piano per il centro di Rodi). Un esempio è dato dal recupero di Plaka, quartiere ateniese ai piedi dell'Acropoli, impostato nel 1979 secondo i principi della conservazione integrata e realizzato coordinando il restauro con la pianificazione, la viabilità e l'arredo urbano (prog. D. Zivas). Il rinnovamento della cultura architettonica sui temi descritti è inoltre attestato dagli ultimi concorsi degli anni Ottanta: municipio di Salonicco, prefettura della Beozia, Collegio americano di Atene, Hôtel des Roses a Rodi, Museo dell'Acropoli.
L'edilizia pubblica, che dalla fine della seconda guerra mondiale ha contribuito solo per il 2% alla formazione del patrimonio abitativo nazionale, ha conosciuto un certo incremento grazie all'attività di alcuni enti, strutturati in forma di cooperative con il parziale concorso dello stato. Fra questi, l'OEK (Organismòs Ergatikìs Katikias), dopo alcuni insediamenti negli anni Cinquanta e Sessanta insoddisfacenti per varie cause (budgets decurtati dall'alto costo dei terreni, assenza di relazione con il restante tessuto urbano e con i servizi), ha rinnovato la propria strategia d'intervento fissando standard urbanistici adeguati e progettando complessi edilizi basati sull'integrazione tra residenza, servizi e infrastrutture (Menidi i, prog. 1983; Villaggio solare 3 a Pefki, prog. di A. Tombazis e ass.).
Fra i protagonisti della recente produzione architettonica, va ricordata l'opera dei più anziani: N. Valsamakis, teso alla chiarificazione del linguaggio razionalista, ma aperto a recuperi classicisti (hotel Amalia a Nauplia, 1980-83; municipio a Leucade, progetto 1987); I. Rizos (n. 1923), in cui il nitore geometrico si unisce a inserti post-modern (hotel Athenaeum, con S. Kukìs, Atene, 1981-83; casa a Paleò Psychikò, 1984-87); e inoltre K. N. Dekavallas (n. 1925), I. Liapis (n. 1922), N. Desyllas (n. 1926), D. A. Faturos (n. 1928), E. Skrumbelos (n. 1921), A. Symeon (n. 1926). La generazione nata negli anni Trenta, nel complesso, sembra attenersi con aggiornato eclettismo alla contemporanea via media europea: K. Finès (n. 1933) e K. S. Papaioannu (n. 1934), S. Kontaratos (n. 1933), S. Amurghis (n. 1938), N. Kalogheràs (n. 1935), S. Karakosta (n. 1938), D. Kontarghiris (n. 1934), A. Kollaros (n. 1929). Emblematiche le ricerche di alcuni progettisti: I. Vikelas (n. 1931), che coniuga l'international style ad acquisizioni postmoderne (centri commerciali Galleria a Glyfada, 1980-83, Agorà a Kifissià, 1983-87; Ionian 2000 a Nea Ionìa, 1988); A. N. Tombazis (n. 1939), noto per alcuni edifici per uffici ed elaborazioni sulla tipologia a torre (Neo Psychikò, 1971-75, e Kifissi'a, 1972-75) e impegnato in diversi filoni espressivi, dal rigore neo-razionalista (edificio per uffici ad Atene, 1982-86), alla continuità con il passato nel progetto per il museo di Delfi (1987-88); K. Kyriakidis (n. 1937), attivo su una linea di semplificazione geometrica (edificio per uffici a Chalandri, Atene; agenzia della Ionikì kai Laikì Tràpeza a Kifissi'a); Th. Papayannis (n. 1934), vicino a tematiche costruttiviste (Stadio e centro sportivo, Pireo, 1977-85).
Rilevanza internazionale ha assunto il lavoro di D. Antonakakis (n. 1933) e S. Antonakakis (n. 1935), dal tema della casa ad appartamenti (edificio in Em. Benaki 118, Atene, 1973-75; casa in Pinotsi 17, Atene, 1978-81), fino a un uso disinvolto di forme ispirate alla storia in continuità figurativa con la città antica (ufficio della Ionikì kai Laikì Tràpeza a Rodi, 1984-88) nell'ambito di una rilettura aggiornata del ''regionalismo'' (teatro di Komotinì, progetto, 1987; casa a Vamvakòpulo, 1982-87).
Significativi per il clima architettonico degli anni Ottanta sono T. e D. Biris (n. 1942 e 1944), con l'edificio per appartamenti a Pol'ydrosso, Atene (1977-80), basato sull'aggregazione di cellule abitative, e la casa a Politìa (1984-85), riflessione completa sull'alloggio in felice inventiva moderna; va ricordato M. Souvatzidis (n. 1946), per una sapiente rilettura della lezione di Pikionis unita a suggestioni postmoderne (casa a Paleà Epìdavros, 1981-82; casa ad Amaliada, 1984-86). A. Christofellis (1946-1991; Centro internazionale tappeti, Atene, 1981-82, con A. Valanu-Christofellis; padiglione EOT all'esposizione internazionale del turismo di Milano, 1986) e N. K. Theodossiu (n. 1944; case a Rafina, 1983, e a Politìa, 1987) aderiscono in toto invece al linguaggio postmoderno. Si segnalano inoltre A. e V. Stylianidis, A. Kuvelà, A. Kalligàs, N. L. Chatzimichalis (1941-1991), A. I. Altsitzoglu e I. Kukis (n. 1941), D. Issaias e T. Papaioannu, K. Krokos (1941), D. Diamantòpulos (n. 1944), G. Triantafyllu (n. 1951). Vedi tav. f.t.
Bibl.: A. Konstantinidis, Σύγχϱονη ἀληθινὴ ἀϱχιτεϰτονιϰή, Atene 1978; D. Filippidis, Greece, in International handbook of contemporary developments in architecture, a cura di W. Sanderson, Westport (Conn.) 1981, pp. 331-40; ᾽Αϱχιτεϰτονιϰή ϰαί παϱάδοση, a cura di G. Chatzigogas, Salonicco 1982; Ch. Iakovidis, Νεοελληνιϰή ἀϱχιτεϰτονιϰή ϰαί ἀστιϰή ἰδεολογία, Atene 1982; Nikos Valsamakis. Selected buildings, 1950-1983, a cura di E. Constantopulos, Londra 1984; D. Filippidis, Νεοελληνιϰή ἀϱχιτεϰτονιϰή, ivi 1984; L. Wassenhoven, Greece, in Planning and urban growth in Southern Europe, a cura di M. Wynn, Londra 1984, pp. 16-18; Atelier 66. The architecture of Dimitris and Suzana Antonakakis, a cura di K. Frampton, New York 1985; S. Kontaratos, ᾽Αϱχιτεϰτονιϰή ϰαί παϱάδοση, Atene 1986; P. Turnikiotis, ΚαταβολέϚ τηϚ ἰστοϱίαϚ τηϚ νεώτεϱηϚ ἀϱχιτεϰτονιϰῆϚ, ivi 1987; A. Giacumacatos, Architettura greca 1974-1990: profilo dei mutamenti, in O. Doumanis, Architettura greca contemporanea, guida 1945-1988, Firenze 1990. Annate delle riviste Architecture in Greece, Design and art in Greece, Zygòs.
Musica. - Ancora durante gli anni Cinquanta la scena musicale greca può dirsi dominata dai principi della ''scuola nazionale'', sorta ai primi del 20° secolo (si ricordi l'articolo-manifesto di G. Lambelèt, La Musica nazionale, comparso nel 1901 sulla rivista Panathìnea) e avente in M. Kalomiris (1883-1962) il suo massimo rappresentante.
Le prime reazioni all'orientamento dominante provennero tuttavia già da un gruppo di compositori della vecchia generazione; in particolare D. Mitropoulos (1896-1960) e N. Skalkottas (1904-1949).
Assieme a Mitropoulos − che aveva frequentato F. Busoni a Berlino tra il 1921 e il 1924 −, ma in un modo assai più deciso, Skalkottas fu tra i primi compositori greci a introdurre in G. la tecnica dodecafonica. Allievo per la composizione di Ph. Jarnach (1925-27) e di A. Schönberg (1927-31), lasciò la Germania nel 1933 per far ritorno in patria. Ad Atene svolse fino agli ultimi anni un'intensa attività di compositore, al recupero e alla diffusione della quale si rivolse fin dal 1950 l'Associazione a lui intitolata.
Altro compositore importante di questo periodo è G. A. Papaioannu (n. 1910): allievo del connazionale E. Riadis (1890-1935), oltre che di A. Honegger a Parigi, contribuì alla diffusione in G. della dodecafonia e delle tecniche seriali. Alla sua scuola si formarono quasi tutti i più importanti compositori greci delle generazioni più giovani.
Con A. Kunadis (n. 1924), M. Theodorakis (n. 1925) e M. Chatzidakis (n. 1925), venuti alla ribalta durante gli anni Cinquanta, si può parlare del sorgere di una ''seconda scuola nazionale'', i cui presupposti furono assai diversi da quelli che avevano caratterizzato la precedente: si trattò infatti di una prevalente ripresa di motivi del folklore urbano che, nel caso particolare di Theodorakis, non andarono disgiunti dall'utilizzo di temi politici legati alla resistenza contro l'occupazione tedesca. A questa stessa generazione appartengono G. Sissilianos (n. 1922), G. Christu (1926-1970) e M. Adamis (n. 1929).
Sissilianos è passato dal neo-classicismo degli anni Cinquanta all'adesione al serialismo nel decennio seguente; Christu, allievo per la composizione di H. F. Redlich a Cambridge negli anni Quaranta e scomparso prematuramente, ha avviato soprattutto negli anni Sessanta un lavoro di sperimentazione che lo ha portato a un superamento originale e fecondo di alcuni canoni della tradizione musicale. Adamis ha sperimentato in particolare la musica elettronica.
Negli anni Sessanta un susseguirsi di iniziative determinò cambiamenti importanti, dando nuovo impulso ai giovani compositori, e facendo di Atene e Salonicco i due principali centri musicali.
Nel 1962 Papaioannu, che già sul finire del decennio precedente aveva suscitato largo interesse intorno all'opera di Skalkottas, fondava assieme a G. Becker lo Studio per la Nuova Musica presso il GoetheInstitut di Atene. Nel 1965 veniva fondata l'Associazione greca per la Nuova Musica, come sezione greca della Société Internationale pour la Musique Contemporaine, cui si dovettero una serie di iniziative di rilievo, fra cui l'organizzazione a partire dal 1966 delle Settimane della musica greca moderna. Un ruolo notevole svolgeva in questi stessi anni (1964-67) l'Orchestra sperimentale di Atene, fondata e diretta da Chatzidakis. Nel 1967 T. Antoniu (n. 1935) fondava il Gruppo greco di Nuova Musica. A Salonicco erano particolarmente attive l'Orchestra di stato (1959), il Coro da camera dell'università e il Gruppo strumentale, fondato nel 1953 e diretto dal 1958 da G. Mandakis, collaboratore allo Studio per la Nuova Arte del Goethe-Institut.
Queste e altre iniziative consentirono la conoscenza in G. di un gruppo di compositori dell'avanguardia musicale greca, molti dei quali risiedevano all'estero. È il caso per es. di A. Logothetis (n. 1921), I. Xenakis (n. 1922), N. Mamangakis (n. 1929), G. S. Tsuyòpulos (n. 1930), G. Ioannidis (n. 1930) e S. Gazuleas (n. 1931).
Molti di questi compositori si richiamano in parte al folklore, in parte alla tradizione classica, in particolare alla tragedia antica. L'opera di Xenakis merita forse speciale attenzione, per quanto difficilmente si possa parlare di lui come vero rappresentante della musica greca, lavorando egli a contatto diretto con i gruppi dell'avanguardia europea.
La generazione di mezzo comprende fra gli altri D. Terzakis, I. Zotos (n. 1945), Ch. Xanthudakis (n. 1950), Gh. Kurupòs (n. 1942), Gh. Aperghis (n. 1945) e K. Sfetsas (n. 1945); tra i più giovani emergono D. Travlòs, Gh. Zervòs, N. Christodulu, M. Grigoriu, N. Kypurghòs, Ch. Vrontos e P. Kukos.
Bibl.: G. Leotsakos, Greece, in Dictionary of 20th Century Music, Londra 1974, pp. 286-87; D. Yannou, Die neuegriechische Musik, in Melos/Neue Zeitschrift für Musik, 1978, pp. 501-06; L. Lesle, Griechenland: Auftraggeber Rundfunk, ibid., 1991, pp. 38 ss.
Cinema. - Il cinema fa la sua comparsa in G. nel 1897, ma è a partire dal 1909 che si aprono alcune sale e si ha una regolare produzione di fiction. Particolarmente attive sono le due case di produzione Asty Film e Athina Film. Nel 1912 C. Bachatoris realizza il primo lungometraggio, Golfo, un melodramma letterario d'impianto teatrale.
La guerra greco-turca (1919-22) frena gli impulsi della nascente industria, che soltanto alla fine degli anni Venti può espandersi. Una spinta positiva viene dalla casa di produzione Dag Film, presieduta dal regista e produttore D. Gaziadis, che mette in cantiere piacevoli commedie musicali, melodrammi, drammi d'ispirazione letteraria. Fonte privilegiata è, come ovvio, la tragedia classica: lo stesso Gaziadis firma nel 1927 Prometeo incatenato.
Ben presto tuttavia la produzione assume toni sempre più popolari, e l'avvento della seconda guerra mondiale non permette al cinema greco di rinnovare le proprie tematiche.
Solamente alla fine degli anni Cinquanta qualcosa riprende a muoversi: emergono nuovi autori che diventano in breve tempo i portavoce di un neorealismo fortemente poetico. È il caso di ricordare D. Dimopulos (n. 1921), G. Grigoris (n. 1919), A. Damianòs (n. 1921), M. Kakoghiannis (n. 1922), quest'ultimo peraltro l'unico la cui fama superi i confini nazionali. Il regime dittatoriale li mette a tacere, cosicché la cinematografia greca, già scarsamente nota all'estero, precipita per molti anni nell'oblio. Se ne ricomincia a parlare nei primi anni Settanta, soprattutto grazie alle opere di Th. Anghelòpulos (v. in questa Appendice), senza dubbio la voce più alta del cinema ellenico; ma Anghelòpulos rimane un caso isolato nel panorama del cinema greco, poiché la dittatura e in seguito la lenta ricostruzione non hanno favorito l'emergere di una nuova, autorevole generazione di cineasti. Tra i registi comunque segnalatisi dopo il crollo del regime vanno ricordati i nomi di N. Kanakis, G. Panussopulos, M. Manussakis, P. Vùlgaris, T. Rentzìs, N. Nikolaidi, N. Kanukidis, G. Smaragdis, G. Kossas, N. Kunduros, T. Psarràs, K. Sfikas. L'avvento di M. Merkuri al ministero della Cultura, nel 1981, favorì il consolidamento delle strutture tecniche e professionali del cinema greco, che peraltro ha poi avuto scarse occasioni di affermarsi nel panorama internazionale. Restano da menzionare N. Papatakis, attivo in Francia e negli Stati Uniti, e S. Tornes, autore di film di ricerca.
Bibl.: G. Toti, Il cinema greco contemporaneo, Porretta Terme-Venezia 1975; Incontro con il cinema greco, Venezia 1976; U. Rossi, Da Anghelopulos a Tornes, in Cinecritica, 11 (1988), n. 8-9.