GRECIA.
– Demografia e geografia economica. Storia. Bibliografia. Architettura. Letteratura. Bibliografia. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Edoardo Boria. – Stato dell’Europa meridionale, situato nella penisola balcanica. Al censimento del 2011 la popolazione ammontava a 10.816.286 ab., cresciuta nel 2014 a 11.128.404 abitanti, secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs); se si eccettua questa ripresa del 2014, l’andamento demografico degli ultimi anni è stato comunque negativo (al censimento del 2001 il Paese contava 10.964.080 ab.). L’indice di natalità, sceso all’8,5‰ (2013), è tra i più bassi al mondo.
Questi comportamenti demografici sono spiegabili anche alla luce della profonda crisi economica e sociale vissuta dal Paese in questi ultimi anni, a partire dalla crisi finanziaria internazionale del 2007, i cui effetti si estesero velocemente dagli Stati Uniti all’Europa, colpendo in particolare quei Paesi con finanze statali in condizioni di debolezza. Come effetto dei ripetuti giudizi negativi sui conti pubblici greci espressi dalle agenzie di rating, la fiducia degli investitori internazionali calò drasticamente provocando un’impennata degli interessi sul debito pubblico.
Alla fine del 2009 la prospettiva di un default dei conti pubblici greci produsse ripercussioni profonde sull’intero sistema monetario europeo. L’acceso dibattito che ne seguì superò i ristretti ambiti tecnici, generando riflessioni ampie sulle capacità della Banca centrale europea (BCE) nello svolgere le proprie funzioni. Si ventilò persino l’uscita forzata, più o meno guidata, della G. dall’euro. Le autorità della BCE, in accordo con il Fondo monetario internazionale (FMI), decisero però nel maggio del 2010 di concedere un prestito di 110 miliardi di euro per sostenere la ripresa economica del Paese, prestito ripetuto nel febbraio 2012 per altri 130 miliardi. Come conseguenza del rischio di bancarotta, nel maggio 2010 il governo greco in carica avviò, su indicazione della cosiddetta troika composta da Unione Europea, BCE e FMI, pesanti misure di austerity finalizzate a ridurre il debito, che nel frattempo era divenuto il terzo al mondo. Esse prevedevano il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, una riforma del sistema pensionistico, tagli alla sanità, alla previdenza sociale e all’istruzione, lotta all’evasione. Tali misure, percepite come imposte dall’esterno, furono fortemente criticate dalla popolazione, che reagì con dimostrazioni spesso sfociate in violenze. La linea dura in politica economica venne accusata di aver provocato la contrazione della domanda interna, generando una spirale recessiva destabilizzante.
Dopo anni di recessione, tuttavia, nel 2014 il PIL greco è tornato a crescere (+0,6%), facendo intravedere spiragli positivi per il futuro. Gli scenari rimangono però incerti, ed è anzi plausibile che gli effetti della lunga crisi si facciano sentire ancora a lungo, non soltanto sull’economia ma sull’intera società greca, scossa da anni di intense tensioni sociali e da livelli di disoccupazione molto alti (25,8% nel 2014), che hanno toccato tassi record per le fasce giovanili (55,3% nel 2012, terzo al mondo in quell’anno). Va però precisato che quello sulla disoccupazione reale costituisce un dato di difficile misurazione, a causa dell’elevato peso del sommerso nell’economia greca. La G. è diventata, anche a causa della corruzione presente all’interno dell’amministrazione pubblica, un nodo strategico per i traffici illeciti sulla direttrice tra Medio Oriente ed Europa (droga, commercio di clandestini e riciclaggio di denaro sporco).
A distanza di qualche anno dal salvataggio finanziario, il tentativo di far ripartire l’economia greca si ispira ancora a misure di contenimento della spesa pubblica e dismissioni del patrimonio dello Stato. I tagli hanno colpito anche le spese nel settore della difesa, che in passato risultavano stabilmente più alte degli altri Paesi europei. Inoltre, sono stati avviati piani di privatizzazioni in due settori a forte presenza pubblica: quello bancario e quello radiotelevisivo.
In un contesto economicamente debole, il settore turistico appare meno colpito di altri e si conferma fondamentale nell’economia greca, con un peso sul PIL stimato al 18% e un’occupazione al 16,5% della forza lavoro nazionale.
La distribuzione della popolazione rimane fortemente squilibrata, accentrandosi su Atene, che nel 2011 contava circa 3.168.000 ab. nel suo agglomerato urbano, quasi un terzo dell’intera popolazione della Grecia. L’unico altro grande centro urbano è Salonicco, che alla stessa data registrava circa 883.000 abitanti. La rete delle comunicazioni permane anomala rispetto al panorama continentale, per il peso rivestito dal trasporto marittimo. Infatti, l’arretratezza dei Paesi balcanici nelle infrastrutture per il trasporto via terra continua a penalizzare le comunicazioni stradali tra la Grecia e il resto d’Europa. Il Paese si affida così soprattutto ai trasporti marittimi, contando tradizionalmente sulla flotta mercantile più grande del mondo per tonnellaggio, un dato che stride con la complessiva e drammatica crisi produttiva.
Storia di Francesco Anghelone. – Nei mesi successivi alle Olimpiadi del 2004 svoltesi ad Atene, in G. crebbe un forte malessere sociale, determinato da un aumento della disoccupazione e dell’inflazione. Il governo conservatore di Nea demokratia (ND, Nuova democrazia), guidato da Kostas Karamanlis, si trovò in forte difficoltà anche per le accuse di non aver saputo gestire l’emergenza determinata da una serie di gravi incendi boschivi esplosi nell’estate del 2007 e per alcuni scandali finanziari che avevano coinvolto suoi esponenti. Karamanlis decise quindi di indire elezioni anticipate per ottenere un nuovo mandato popolare. Nelle consultazio ni del settembre 2007, ND ottenne un successo di misura con il 41,8% dei voti (152 seggi) contro il 38,1% (102 seggi) dei rivali del Panellinion sosialistikon kinima (PASOK, Movimento socialista panellenico) guidati da Giorgos Papandreou.
Nonostante avesse solo due voti di maggioranza in Parlamento, il governo riuscì ad approvare nel marzo del 2008 una controversa riforma delle pensioni, che scatenò forti proteste. Sul finire dell’anno il malcontento sociale creb be e il governo sembrò incapace di gestire una situazione interna sempre più tesa e gli effetti nel frattempo determinati dalla crisi economica internazionale. Karamanlis decise allora di anticipare nuovamente il voto. Le elezioni dell’ottobre del 2009 videro il successo del PASOK, che ottenne il 43,9% dei voti (160 seggi), mentre ND ottenne solo il 33,5% (91 seggi). Il nuovo premier Papandreou dovette affrontare subito una drammatica situazione economica. I debiti della G. erano superiori a quanto ipotizzato e alla fine dell’anno il primo ministro ammise che il Paese era vicino al fallimento. Ciò destò forte preoccupazione anche negli altri Paesi dell’area euro, timorosi che un fallimento della G. potesse determinare una grave crisi dell’eurozona (v. euro, area). Il governo greco tentò di affrontare la situazione annunciando una serie di misure di austerità che, tuttavia, si rivelarono insufficienti. Nella primavera del 2010 i Paesi dell’eurozona, temendo il diffondersi della crisi, approvarono un pacchetto di aiuti alla G. per 110 miliardi di euro. Il governo greco, in cambio, mise in atto severe misure di austerità che provocarono un forte malcontento nel Paese.
Nell’ottobre del 2011 i leader dell’eurozona chiesero però il varo di ulteriori misure economiche, l’applicazione del le quali sarebbe stata monitorata dai rappresentanti della cosiddetta troika (Commissione europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale). Papandreou, sempre più in difficoltà, si dimise nel novembre 2011. Gli successe l’ex vicepresidente della Banca centrale europea (BCE) Loukas Papademos, a capo di un governo di unità nazionale sostenuto da ND, PASOK e Laikós Orthódoxos Synagermós (LAOS, Raggruppamento popolare ortodosso). Il nuovo governo approvò ulteriori tagli alla spesa pubblica e misure per la riduzione del debito, interventi a seguito dei quali il LAOS decise di lasciare il governo. Nonostante gli sforzi compiuti la situazione restò critica e i Paesi dell’eurozona decisero di varare, nel febbraio 2012, un secondo pacchetto di aiuti di 130 miliardi di euro.
Nel maggio del 2012 si tennero nuove elezioni. ND si affermò come primo partito, davanti al Synaspismós rizospastikís aristerás (SYRIZA, Raggruppamento della sinistra radicale) guidato da Alexis Tsipras, che ottenne il 16,8% dei voti. Un importante successo fu quello del partito neonazista Chrisi avghy (Alba dorata), con il 7% dei voti.
Il nuovo Parlamento fu però incapace di esprimere una maggioranza e a giugno si tornò al voto. ND ottenne il 29,7% (129 seggi), SYRIZA il 26,9% (71 seggi), il PASOK il 12,3% (33 seggi). Antonis Samaras, leader di ND dal 2009, divenne primo ministro alla guida di un esecutivo sostenuto da ND, PASOK e Dimokratikì aristerà (DIMAR, Sinistra democratica), la quale uscì però dal governo a seguito della chiusura della TV pubblica ERT nel giugno del 2013.
Il governo Samaras, sotto lo stretto controllo della troika, alla fine del 2013 approvò ulteriori misure di austerità, le quali provocarono forti proteste sociali. Alle elezioni europee del maggio 2014 SYRIZA, fortemente critico nei confronti delle misure adottate dal governo, si affermò come primo partito ottenendo il 26,6% dei voti, seguito da Nea demokratia con il 22,7%. A seguito della mancata elezione del nuovo presidente della Repubblica nel dicembre 2014 il Parlamento venne sciolto. Le successive elezioni, svoltesi il 25 gennaio 2015, videro l’affermazione di SYRIZA con il 36,34% dei voti (149 seggi), davanti a ND con il 27,81% (76 seggi) e Alba dorata 6,28% (17 seggi). Non potendo contare, per un solo vo to, su una maggioranza autonoma, Tsipras decise di allearsi con il partito di destra degli Anexàrtiti èllines (ANEL, Greci indipendenti), con il quale condivideva una forte opposizione alle politiche di austerità attuate negli anni precedenti.
Il nuovo governo si impegnò sin da subito per la fine delle politiche di austerità e per una ristrutturazione del debito greco, incontrando tuttavia una forte opposizione da parte delle istituzioni creditrici, con le quali iniziò una lun ga e complessa trattativa sul piano di riforme da intraprendere al fine di evitare il default della G. e la sua uscita dal-l’euro. A fine giugno 2015 il governo greco decise di indire un referendum per chiedere ai propri cittadini di esprimersi al riguardo. Il 5 luglio 2015, in un clima sociale molto teso, con le banche chiuse a causa della carenza di liquidità, il referendum vide una netta vittoria del ‘no’ (61,3%) sostenuto dal governo. Il risultato della consultazione popolare, e la crisi di fiducia nei confronti del premier Tsipras da parte di molti partner dell’eurozona, portò però il Paese sempre più vicino all’uscita dall’euro. La deteriorata situazione economica e sociale della G., nonostante la vittoria del ‘no’, costrinse il governo, al termine di un lungo Euro summit (12 e 13 luglio 2015), a sottoporre all’approvazione del proprio Parlamento un piano di riforme, finalizzato alla possibilità di accedere a un nuovo programma di aiuti da parte delle istituzioni creditrici, tra cui circa 35 miliardi di investimenti per la crescita e la creazione di posti di lavoro. Il programma fu approvato dal Parlamento greco nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2015, con 229 voti a favore, 64 contrari e 6 astenuti, grazie al contributo determinante dei principali partiti di opposizione, visto che 32 deputati di SYRYZA votarono contro e tra essi anche alcuni esponenti dell’esecutivo. Dopo l’accordo tecnico raggiunto con i creditori a inizio agosto e l’approvazione di un piano di aiuti da 86 miliardi in 3 anni, a causa dell’oramai insanabile frattura all’interno di SIRYZA, Tsipras rassegnò il giorno 20 agosto le dimissioni da premier, chiedendo al presidente Pavlopoulos nuove elezioni. Le consultazioni del 20 settembre videro una nuova affermazione di SIRYZA, che si aggiudicò il 35,5% dei voti e 145 seggi, mentre ND si fermò al 28,1% conquistando 75 seggi. Tsipras, confermato primo ministro, ripropose l’alleanza di governo con ANEL.
Bibliografia: Th.M. Veremis, I.S. Koliopulos, Νεότερη Ελλάδα. Μία ιστορία από το 1821, Αθήνα 2013 (trad. it. La Grecia moderna. Una storia che inizia nel 1821, Lecce 2014); C. Simitis, The European debt crisis: the Greek case, Manchester 2014.
Architettura di Petra Bernitsa. – Nel contesto ellenico, i processi della globalizzazione e la competizione mondiale fra le città per attrarre merci, capitali e innovazione progettuale, hanno coinciso con due eventi mondiali agli antipodi, che hanno condizionato il percorso dell’architettura greca nel decennio 2004-14. Da una parte le Olimpiadi di Atene del 2004, gli anni dell’euforia dell’euro, che hanno rappresentato un salto di qualità con architetture e infrastrutture nate per l’occasione, riconducibili ad alcuni orientamenti: glocalista-sostenibile, riassuntivo del pensare globalmente e agire localmente con progetti bioclimatici a basso consumo energetico, come il Centro olimpico a Galatsi e la Stazione centrale (2004) ad Atene di Alexandros Tombazis; organico e high-tech, che persegue l’obiettivo dell’opera d’arte totale, ispirandosi alla natura e alla storia: le opere ateniesi di Santiago Calatrava, il Centro atletico olimpico OAKA, con l’Agorà e il muro delle nazioni e il ponte pedonale di Katexaki (2004), e topologico-geometrico, in sintonia con il luogo e il paesaggio, come, per es., la Società di assicurazione nazionale Ethniki (2006) ad Atene di Mario Botta, Irena Sakellaridou e Morfo Papanikolaou.
Agli antipodi, gli anni della crisi dei valori e dell’austerità, culminati con la venuta della troika nel 2010, hanno rappresentato il degrado del paesaggio. Atene è diventata nel modo più indesiderabile una città globale, eccetto alcuni episodi di eccellenza: sintesi della triade content-context-concept, il nuovo Museo dell’Acropoli (2009) ad Atene di Bernard Tschumi e Michael Photiadis; la rigenerazione del quartiere di Metaxourgeion – ex fabbrica di seta – a nord di Atene, il Complesso residenziale e commerciale (2009) di Georgia Daskalaki, Yiannis Papadopoulos con la consulenza di Tassos Biris e il Centro culturale Onassis (2010) ad Atene del francese Architecture-Studio, tentativi di riabitare la città; il Centro culturale Stavros Niarchos nei pressi della baia di Faliron a Kallithea di Renzo Piano, progettato nel 2008 e in via di completamento, per ricucire il rapporto tra la città e il mare in modo sostenibile.
A cospetto di un pragmatismo in cui prevale la specializzazione, il minimalismo formalista e il realismo deideologizzato, anomia e frammentazione costituiscono il basso continuo dell’architettura greca in questo decennio. Emblematico è il caso di Atene deturpata dalle poly-katoikìes («palazzine»), il tipico edificio residenziale greco, un fenomeno tipologico unico in Europa, basato unicamente sull’iniziativa privata e simile al sistema Dom-ino di Le Corbusier.
Costituiscono la deroga alcuni frammenti di ‘mediterraneità’: a Creta, la facoltà di Filosofia (2005) e la Casa Morison (2009) a Sternes (Chania) di Dimitris e Suzana Antonakakis, sintesi rinnovata del rapporto fra il paesaggio e l’uomo, in continuità con il ‘percorso’ di Dimitris Pikionis e la ‘trama’ di Aris Kostantinidis insieme con l’evoluzione di James Speyer, allievo di Ludwig Mies van der Rohe; il Museo Archeologico di Antica Ilida Amaliada nel Peloponneso (2004) di Tassos e Dimitris Biris; il Grypareion (2007) a Mykonos di Nikos Skoutelis & Flavio Zanon; tre case a Samarina, Macedonia (2007) di Yiannis Koukis. Mentre, gli ‘acuti’ delle archistars e le opere, spesso fuori scala, destinate al turismo e ai centri commerciali, lontane da un’architettura del radicamento per l’identità e la ‘responsabilità’, hanno intaccato in modo irreversibile il mito del paesaggio greco, a sua volta intimamente legato alle mitologie complesse della ‘mediterraneità’.
Bibliografia: A. Giakoumacatos, Internationalism and formalism, «KLAB Kinetic Lab of Architecture, Works», 2010, 1, pp. 8-9 (ed. bilingue greco-inglese); A. Tzonis, A.P. Rodi, Greece. Modern architectures in history, London 2013; P. Tsakopoulos, Reflections on Greek postwar architecture, ed. bilingue greco-inglese, Athens 2014 (ed. bilingue greco-inglese).
Letteratura di Paola Maria Minucci e Christos Bintoudis. – All’inizio del 21° sec. la letteratura neogreca vive un momento cruciale e fecondo in riferimento anche alle problematiche poste dall’integrazione europea in un mondo globalizzato. Per il Paese i fatti più rilevanti di questi anni sono stati l’adesione all’euro (2001), e nel 2004 le elezioni che hanno capovolto il panorama politico nazionale, la vittoria del Campionato europeo di calcio a Lisbona (Euro 2004) e la realizzazione delle Olimpiadi ad Atene (2004) con la cerimonia inaugurale diffusa in diretta eurovisione che sottolineava la continuità della civiltà greca (antica, bizantina e neogreca). In tutto questo fermento il panorama quanto mai interessante della letteratura neogreca presenta due caratteristiche fondamentali: la compresenza di tre generazioni (degli anni Settanta, Ottanta e Novanta) in dialogo tra loro e, negli ultimi cinque anni (2010-15), l’attenzione molto forte, sotto la spinta della crisi economica che sta devastando la società, alle questioni socio-politiche, con un’inversione di rotta rispetto alla scena letteraria precedente.
L’ultima generazione, i cui rappresentanti hanno cominciato a pubblicare negli anni Novanta, promuove la quasi assoluta autonomia di ogni singola voce poetica. Tutto questo le ha valso il titolo di Generazione della crisi poetica o della solitudine digitale. Sono i giovani nati dopo la caduta della dittatura, fanno parte della prima e seconda generazione di nativi digitali, testimoni degli sviluppi storici delle guerre nella ex Iugoslavia e in Medio Oriente: da una parte, hanno vissuto in diretta l’attentato terroristico con il crollo delle Twin Towers e la morte di migliaia di persone nel settembre 2001 e, dall’altra, hanno assistito ai preparativi e alla solenne realizzazione dei Giochi olimpici nell’estate 2004 ad Atene. La loro carriera letteraria è cominciata in una confusione pressoché totale, appesantita dalla difficoltà di gestire il passato e dall’incertezza del futuro. Con il passare degli anni questa pressione è sembrata però trasformarsi in una feconda riflessione caratterizzata da una posizione critica sulla storia che spesso ha rasentato lo scetticismo, ma anche da sensibilità sociale e dal risveglio di una coscienza politica con la tendenza a prendere le distanze dal passato.
È molto significativa l’edizione di due antologie poetiche: I gheometrìa mìas athèatis gheniàs. Anthologhìa piìsis tis geniàs tu ’90 (2002, La geometria di una generazione invisibile. Antologia poetica della generazione del ’90) e Hellenica. To kenùrio entòs i pèran tis glòssas. Anthologhìa nèon piitòn (2009, Hellenica. Il nuovo, dentro e oltre la lingua. Antologia dei nuovi poeti), con cui si tenta la mappatura della scena poetica neogreca contemporanea nel passaggio di secolo. Ghiannis Alexandropulos, Charìlaos Michalopulos, Aglaìa Dilis, Dimitris Anghelìs, Ghiannis Efthimiadis, Anghelikì Siguru, Evi Bukli, Gheorghìa Triantafillidu, Charis Psarràs, Aristea Papalexandru e Tellos Filis sono solo alcuni dei protagonisti della nuova scena poetica neogreca.
Negli ultimi anni il panorama letterario si è arricchito delle voci di letterati di origine non greca che hanno incorporato nella loro arte lo sguardo dello straniero e insieme del nativo. Significativo è il caso del giovane poeta di Salonicco, Eno Agolli (n. 1994), di origine albanese, la cui prima raccolta, Piitikò ètio (2015, Causa poetica), è stata appena pubblicata.
Bibliografia: E. Garantudis, Anthologhìa neòteris ellinikìs piìsis 1980-1997 (Antologia della poesia greca più recente 19801997), Athina 1998; M. Vitti, Storia della letteratura neogreca, Roma 2001; T. Dimitrulia, I neoellinikì piìsi sta tèli tu 20u ke stis archès tou 21u eòna. Entàssis ke prooptikès (La poesia neogreca alla fine del 20° secolo e agli inizi del 21°. Tensioni e prospettive), in I piìsi chthès ke avrio (La poesia ieri e oggi), a cura di X. Skartì, Patra 2011, pp. 343-60.
Cinema di Luigi Abiusi. – Il cinema greco agli inizi del 21° sec. appare ancora segnato dalla presenza di Thodoros Anghelopulos, scomparso nel 2012, del resto reduce dal capolavoro Mia aioniòtita kai mia mera (1998; L’eternità e un giorno) e autore nel 2004 di un altro film significativo Trilogìa I: Tolivàdi pou dakrỳzei (La sorgente del fiume), prima di concludere anzitempo la propria attività con Trilogìa II: I skoni tou hronou (La polvere del tempo) del 2008: tutti film che riflettono sulla storia della Grecia e di cui rielaborano la tradizione espressiva, quella della tragedia, com’è evidente soprattutto nella messa in scena e nella recitazione scopertamente teatrale di To livàdi pou dakrỳzei.
Staccandosi da questa egida e volgendosi verso le aporie comunicative della società capitalistica e spettacolare, il nuovo cinema greco affermatosi nell’ultimo decennio si è espresso soprattutto nell’opera di Yorgos Lanthimos (n. 1973), regista formatosi negli anni Novanta lavorando in contesti disparati della produzione audio-video: dai brevi filmati per alcune compagnie di danza teatrale, agli spot pubblicitari, ai video musicali ecc.; ambiti che gli hanno consentito di affinare il suo stile e la sua idea di cinema, incentrati su un palinsesto grottesco e sul tema delle possibilità e delle derive del linguaggio (soprattutto quello gestuale e iconografico) dentro il contemporaneo. Dopo O kalỳteròs mou filos, codiretto con Lakis Lazopoulos nel 2001, Lanthimos ha girato nel 2005 Kinètta, storia di individui vaganti in spazi e situazioni svuotati di senso, che si dimenano goffamente, riproducendo, sotto il comando di una voce registrata su nastro, i codici dello spettacolo televisivo d’accatto, per ricreare ‘in studio’ la dinamica di alcuni avvenimenti violenti. Il fulcro del film, ma, si direbbe, dell’intera opera di Lanthimos, non è dunque la vacuità o lo squallore di una Grecia priva di umanità, quanto la mimica dei soggetti, maldestra e meccanica, parte di un sistema linguistico spettacolare privo di significato che non siano i nodi stessi (tutti esteriori) della messa in scena: un carattere metacinematografico che alla fine non può che riflettere, andando oltre il riferimento preciso alla situazione del Paese, la generale condizione postmoderna. Infatti dopo Kynòdontas (2009) – che si concentra sulla distorsione dei significanti del linguaggio parlato, mostrando la furiosa coercizione attuata in una famiglia segregata – il discorso si è completato in Àlpeis (2011, noto con il titolo Alps), forse il capolavoro di Lanthimos, che esplicita il sistema della ‘recita’ dei personaggi (un linguaggio dei gesti sgangherato e risibile ancor più che in Kinètta), ponendo al centro del film un’agenzia di attori che si offrono di reinterpretare persone morte per coloro che non hanno superato il lutto, in uno spettacolo grottesco ispirato alle icone della cultura di massa (da Bruce Lee a Prince). Si tratta di un cinema divenuto paradigmatico in G., cui possono ricondursi almeno due film importanti usciti successivamente: Attenberg (2010) della regista Athina Rachel Tsangari, che resta fedele, ma con una maggiore leggerezza, al discorso linguistico di Lanthimos; e Miss Violence (2013) di Alexandros Avranas, che invece indirizza il suo sguardo verso la denuncia (della famiglia), espungendo del tutto l’analisi filosofico-semiologica di Lanthimos.
Bibliografia: M. Sardone, Yorgos Lanthimos. Il phantasma della realtà, in Il film in cui nuoto è una febbre. 10 registi fuori dagli schermi, a cura di L. Abiusi, Bari 2012, pp. 81-91; Greek cinema. Texts, histories, identities, ed. L. Papadimitriou, Y. Tzioumakis, Bristol 2012; V. Karalis, Greek cinema from Cacoyannis to the present. A history, London 2015.