GRECO - ORIENTALE, Ceramica
Dal 1960 si è notevolmente accresciuta la quantità di ceramica g. - o. proveniente da Samo, Chio, dall'antica Smirne (pur trattandosi in questo caso, fino a ora, soltanto di alcuni ritrovamenti a figure nere), da Tocra in Cirenaica e da Istria in Romania e si conoscono inoltre alcuni pezzi piuttosto problematici da Mileto e Pitane (v. çandarli), dove (come p.es. a Focea) gli scavi sono ancora in attesa di pubblicazione. Vi sono anche numerosi vasi greco-provinciali provenienti dalla Caria, la maggior parte dei quali purtroppo frutto di depredazioni clandestine di tombe, e alcuni altri esemplari da Sardi. Risultati più rivoluzionari derivano dall'applicazione delle analisi dell'argilla a una vasta campionatura di ceramica g. - o., dalle quali sembra emergere il dato, estremamente utile, che lungo la costa orientale del Mar Egeo le argille locali differirebbero significativamente da una località all'altra (Dupont e, con un metodo diverso, Jones).
Stile delle capre selvatiche. - Il caratteristico stile greco-orientalizzante viene ora comunemente denominato «stile delle capre selvatiche» (v. vol. VI, p. 756, s.v. Rodi, vasi); il termine «rodio» è obsoleto, o meglio, dovrebbe esserlo, se, come è quasi certo, la produzione della stessa Rodi era trascurabile. Nell'ambito di questo stile è emersa più chiaramente una grossa divisione tra produzione ionica meridionale e settentrionale, con Chio che costituisce in un certo senso un caso a parte; vi si riconoscono inoltre molte caratteristiche tipiche delle imitazioni lidie e probabilmente anche carie, mentre l'ambizioso quadro di ripartizione in scuole locali ricostruito dalla Walter-Karydi non trova conferma nelle analisi dell'argilla, secondo cui la scuola della Ionia meridionale aveva il suo centro nella bassa valle del Meandro, a Mileto o nelle sue vicinanze. Samo, come sembrerebbe suggerire la relativa scarsità dei ritrovamenti, non aveva una grande importanza e la produzione di Rodi era trascurabile. Una scuola minore, stilisticamente affine a quella di Mileto, ma differente per il tipo di argilla, non è stata ancora localizzata con precisione, ma probabilmente appartiene anch'essa alla Ionia meridionale. Nella Ionia settentrionale, insieme alla quale possiamo considerare, sia pure con una certa cautela, anche l'Eolia, esistevano due centri principali, uno a Clazomene e l'altro non ancora localizzato, ma che, per esclusione, potrebbe forse essere Teos.
Tali risultati aprono nuovi problemi. Il canonico stile delle capre selvatiche della fase media, noto dai ritrovamenti di Rodi, sembra essere prevalentemente milesio, così come probabilmente milesi sono anche i rari esempi dello stile arcaico provenienti da Rodi e da Samo, cosicché è ragionevole supporre che lo stile ebbe origine a Mileto e che più tardi (difficilmente prima del 560) anche la ceramica di Fikellura fosse essenzialmente una produzione milesia, dipendente dal medio stile delle capre selvatiche, tipico di Mileto; ma esiste ben poco per colmare la lacuna intermedia. Si deve quindi supporre che lo stile delle capre selvatiche sia continuato a Mileto ben oltre il 600 a.C. - ultima data per la quale esiste un valido contesto archeologico - oppure che a Mileto vi sia stata una fase intermedia di cui non si possiede ancora una conoscenza diretta. D'altro canto, la Ionia settentrionale è la patria del tardo stile della capre selvatiche, che spesso fa uso dell'incisione, e vi si trova anche una sufficiente esemplificazione di un precedente stile medio, difficilmente dipendente dai modelli della Ionia meridionale, mentre forse non esiste neppure un esempio dello stile arcaico. Alcuni frammenti ceramici rinvenuti a Smirne starebbero piuttosto a indicare che in tale periodo i ceramisti della Ionia settentrionale rivolgevano probabilmente le loro esperienze in altre direzioni.
Se da un lato appare pertanto giustificata la proposta di Rumpf e Schiering di dividere lo stile delle capre selvatiche in due o tre filoni distinti, non altrettanto accettabile è la loro affermazione che questi ultimi ebbero contemporaneamente un'evoluzione parallela. In via del tutto indipendente, la Kardarà ha individuato all'interno di questo stile numerose mani di pittori. e botteghe, con alcune attribuzioni più convincenti di altre. I nuovi ritrovamenti, a giudicare da quanto è stato pubblicato sinora, aggiungono poco al problema della cronologia. Frammenti del tardo stile delle capre selvatiche a incisione furono ritrovati a Smirne, saccheggiata da Aliatte pochi anni prima del 600 a.C., a giudicare dalla ceramica corinzia rinvenuta nei livelli di distruzione. Ciò fa supporre, come è abbastanza probabile, che il tardo stile della Ionia settentrionale si sia sovrapposto allo stile medio della Ionia meridionale. A Tocra è attestata una sorta di stratificazione per il periodo compreso tra la fine del VII e l'inizio del VI secolo. La località di Meṣad Ḥašavyahu in Israele sembra confermare la datazione corrente alla fine del VII sec., per quanto essa sia importante soprattutto in relazione a una cronologia assoluta piuttosto che non a quella relativa. Purtroppo non sono state ancora pubblicate tombe con complessi utili a stabilire con certezza l'inizio dello stile delle capre selvatiche e la sua durata: i piccoli piatti con decorazione a stella potrebbero senz'altro essere sopravvissuti ai più elaborati prodotti figurati.
Per quanto riguarda le forme, a Pitane l'anfora dello stile medio sembrerebbe costituire l'offerta più comune nelle tombe, cosi come l’oinochòe a Rodi benché nessuna delle due fosse altrettanto importante nel repertorio generale. Notevole era l'esportazione, verso la parte orientale del mondo greco, sia della produzione dello stile medio, proveniente dalla Ionia meridionale, sia di quella dello stile tardo dalla Ionia settentrionale. La ceramica rinvenuta nei siti con maggiori attestazioni (Naucrati, Tocra, Cirene, Istria e Olbia con Berezan) non può essere datata troppo indietro nel VII secolo. Negli stessi siti sembra che con lo stile tardo il volume dell'esportazione sia andato aumentando.
I prodotti di Chio possono essere facilmente individuati, anche se forse non abbiamo una seriazione completa; qui lo stile delle capre selvatiche medio segue piuttosto goffamente le regole della Ionia meridionale. Altre scuole locali nella madrepatria greco-orientale, come quella che riforniva Larisa nell'Eolia, sono allo stato attuale definibili meno facilmente. Un fenomeno tipico della Caria era l'imitazione più o meno svilita dello stile ionico meridionale, anche se ancora non è chiaro se esistesse una vera e propria scuola caria: è interessante notare come alcuni vasi cari sembrino riunire elementi sia dello stile delle capre selvatiche, sia di quello di Fikellura, rispecchiando in ciò forse una fase altrove mancante. A Sardi alcuni pezzi, presumibilmente di fabbricazione lidia, mostrano un uso più indipendente e persino audace dello stile delle capre selvatiche. È quindi possibile che ne siano esistite anche altre versioni periferiche ancora da scoprire. Per quanto riguarda le produzioni di oltremare, l'analisi dell'argilla permette di attribuire alcuni modesti tentativi di stile tardo a botteghe attive a Istria; anche alcuni anomali frammenti della Russia meridionale sembrerebbero essere di produzione locale. Tale produzione coloniale era, tuttavia, praticata su piccola scala e fino a ora vi sono scarsi documenti di una produzione analoga a Naucrati. Interessante è la scoperta (A. Giuliano) di un pittore che sembrerebbe essersi formato in una buona officina operante nello stile delle capre selvatiche e che poi sarebbe emigrato in Etruria, dove si sarebbe mostrato molto sensibile alle influenze locali.
Gruppo Chiota. - L'elegante ceramica di Chio ha come caratteristica costante l'ingubbiatura bianca e una forma particolare di vaso, il c.d. calice. Dopo uno stile delle capre selvatiche medio piuttosto ortodosso, le botteghe locali intorno al 600 a.C. presero una via, o più vie indipendenti, senza essere in apparenza influenzate dai loro vicini della Grecia orientale. Lo stile a calice continua con gli animali tradizionali, spesso isolati e senza uso di riempitivi, oppure sostituisce a essi figure umane singole o in gruppi in azione. Alcuni vasi, quelli dello stile «grandioso», aggiungono un color giallo-marrone per le carni e sono vivacemente policromi. Veniva usata anche la tecnica a figure nere. Il Gruppo della Sfinge e del Leone e il Gruppo dei Cornasti presentano una monotona serie di figure disegnate affrettatamente e soffocate entro una pesante decorazione riempitiva, anche se esiste qualche opera lavorata con maggior cura. La cronologia è incerta ma è probabile che nessuno di questi gruppi sia sopravvissuto oltre la metà del VI sec. a.C. La ceramica chiota veniva esportata in un raggio maggiore di quello delle altre ceramiche g. - o. ed è particolarmente frequente a Naucrati. A Erythrae, sulla terraferma di fronte a Chio, l'esistenza di imitazioni locali prive di pretese è avvalorata dalle analisi dell'argilla, fenomeno che si verifica, seppure in scala molto più ridotta, anche a Istria. A Thasos sono attestate sia imitazioni che versioni più creative, mentre nel caso di Naucrati, benché si fosse affermata l'esistenza di una produzione locale, i campioni di argilla del sito, in base alle analisi, sono risultati di provenienza chiota.
Fikellura (v. vol. III, p. 666). - Per quanto riguarda Fikellura ci sono ben poche novità. Si sono meglio definite le personalità di alcuni pittori. L'analisi dell'argilla indica che il principale centro di produzione era Mileto, come sembra confermare la grande varietà di forme attestata nei ritrovamenti di tale località; alcune imitazioni di buon livello sono state però scoperte a Istria sempre grazie alle analisi. L'esportazione della ceramica di Fikellura era rivolta agli stessi mercati di quella dello stile delle capre selvatiche e in genere fu di entità maggiore rispetto a quella delle ceramiche a figure nere della Ionia settentrionale.
Figure nere greco-orientali. - La ceramica g. - o. a figure nere è prevalentemente prodotta nella Ionia settentrionale. Il campo delle conoscenze relativo a essa si è notevolmente allargato, pur non apportando nuovi elementi di comprensione, grazie all'edizione del materiale di Smirne, che ha rivelato l'esistenza di gruppi che non erano stati individuati nei precedenti ritrovamenti, effettuati soprattutto in Egitto e nella Russia meridionale. Purtroppo i contesti che possono fornire cronologie più precise sono insufficienti.
Lo stile delle capre selvatiche tardo, della Ionia settentrionale, aveva fatto ampio uso della tecnica a figure nere e insieme a essa aveva desunto da Corinto anche gli animali e i riempitivi tipici, ma sostanzialmente il suo carattere restava quello tradizionale. Si può trovare una tendenza a maggiori sperimentazioni in alcuni frammenti considerati del secondo quarto del VI sec., alcuni dei quali integrano le incisioni con file di puntini bianchi o con fasce, mentre altri ancora introducono con una certa goffaggine le figure umane. Qui sembrerebbe aver avuto origine il c.d. stile clazomenio, che però divenne rapidamente più attento ai modelli attici (v. vol. II, p. 708, s.v. Clazomene). Le analisi dell'argilla indicano Clazomene come reale centro di produzione di almeno una parte di questo tipo di ceramica, attestata con una certa frequenza nel vicino insediamento di Smirne. Vi erano inoltre altre varietà di figure nere greco-orientali, riconducibili in particolare al Gruppo del Cammello, che sembra databile al terzo quarto del VI sec. a.C. ed è accostabile stilisticamente ai vasi clazomeni. Se è possibile che Clazomene sia stata il centro di produzione del Gruppo del Cammello, è meno probabile che lo sia stata anche per i Gruppi Enmann e Knipovitch, dei quali Smirne ha restituito ben poco: è però presumibile che anch'essi siano un prodotto della Ionia settentrionale. Il Gruppo Enmann è interessante per il fatto che una ceramica molto simile venne prodotta in Etruria dai Pittori Campana e di Northampton: se, come asseriscono alcuni studiosi, è possibile riconoscere le mani di questi artisti su alcuni vasi ritrovati nelle colonie del Mar Nero, in Egitto e nella Grecia orientale, e se non è verosimile che essi fossero stati esportati dall'Etruria, si avrebbe, anche in questo caso, un valido documento attestante l'emigrazione di ceramisti. La Ionia meridionale può rivendicare soltanto le coppe miniaturistiche (dei c.d. ionische Kleinmeister), ispirate a modelli attici e spesso di analogo livello qualitativo, sia dal punto di vista artistico che tecnico. Alcune di esse, fedeli alla tradizione della Ionia meridionale, rendono i particolari non con l'incisione bensì con la tecnica del risparmio che può essere minuziosamente elegante. Tali coppe hanno una distribuzione vasta, anche se rada, e vengono di norma attribuite a Samo sebbene la stretta somiglianza con la produzione di Fikellura risulti strana se, come sembra probabile, i confronti di Fikellura sono da stabilire con Mileto.
Ancora più a S, nel corso della seconda metà del VI sec. a.C., pittori a figure nere erano attivi a Rodi, a giudicare dalle analisi dell'argilla del Gruppo della Situla che confermerebbero l'opinione di Zevi (v. vol. VII, p. 1204, s.v. Vroulià, ceramica di). Accanto a questi gruppi ben identificabili, esistono numerosi pezzi isolati estremamente diversi tra loro nel livello dell'esecuzione, alcuni decisamente di stile greco-orientale e altri, soprattutto verso la fine del secolo, vili imitazioni della ceramica attica. Un gruppo a sé, molto omogeneo, è costituito dalle hydrìai ceretane (v.), caratterizzate da elementi greco-orientali e da iscrizioni in alfabeto ionico, ma particolari e con ogni probabilità fabbricate in Etruria. La conoscenza delle figure nere greco-orientali è confusa e ulteriori scoperte possono aumentare tale confusione. L'impressione generale è quella di una molteplicità di botteghe che, forse con la sola eccezione di quelle clazomenie, non riescono a fondersi in scuole, né a mantenere un livello costante al loro interno. A volte sono visibili segni di gran talento, ma ciò non si verifica spesso. Alcuni pezzi dalla Russia meridionale sembrerebbero di produzione locale, mentre altre botteghe potrebbero essere state occasionalmente attive nelle colonie pontiche. L'analisi delle argille, al contrario, non conferma l'ipotesi dell'esistenza di botteghe greche in Egitto.
Coppe (v. vol. IV, p. 173, s.v. Ionici, vasi; vol. VI, p. 756, s.v. Rodi, vasi). - Esistono due serie di coppe greco-orientali: la prima è caratterizzata da un basso corpo privo di orlo (la c.d. coppa a uccello con i suoi successori), la seconda ha orlo e corpo più profondo (la coppa ionica). Le coppe a uccello sono state classificate di recente con maggiore precisione: stando alle analisi dell'argilla, queste, così come le coppe a rosetta che le sostituiscono nel VI sec. a.C., erano prodotte prevalentemente nella Ionia settentrionale. Le coppe ioniche con la loro semplice decorazione a banda erano invece prodotte ovunque: la formula era semplice e non era limitata alla sola Ionia. Per le coppe di miglior qualità l'analisi dell'argilla suggerisce, anche se a livello di ipotesi, che Samo fosse il centro primario di produzione, mentre si devono continuare a considerare le coppe di Vroulià sicuramente rodie.
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