Garson, Greer (propr. Eileen Evelyn Greer)
Attrice cinematografica irlandese, nata a Country Down (Irlanda) il 29 settembre 1903 e morta a Dallas (Texas) il 5 aprile 1996. Nei primi anni Quaranta fu una delle dive più amate del cinema statunitense, interprete di film di grande successo. Con i suoi ruoli di moglie e madre esemplare, malgrado i capelli fulvi sempre leggermente scomposti, rappresentò la rassicurante risposta, in linea con le direttive del Codice Hays (v. censura: Stati Uniti), al fascino esplosivo di attrici come Betty Grable e Rita Hayworth, o ai personaggi, a volte ambigui, di Bette Davis o Joan Crawford. In particolare, rimane consegnata alla memoria collettiva la sua interpretazione in uno dei più celebri melodrammi sentimentali e patriottici, Mrs. Miniver (1942; La signora Miniver) di William Wyler, con cui si aggiudicò l'Oscar battendo Katharine Hepburn e la stessa Bette Davis.
Dopo essersi laureata con lode all'università di Londra e aver frequentato l'università di Grenoble, lavorò in un'agenzia di pubblicità prima di dedicarsi completamente al teatro. Era infatti ormai un'attrice affermata che aveva mostrato il suo notevole talento cimentandosi con i testi di W. Shakespeare e G.B. Shaw, quando nel 1938 il produttore Louis B. Mayer la notò recitare il melodramma Old music su un palcoscenico di Londra e le offrì un contratto a Hollywood con la Metro Goldwyn Mayer. La serie di mélo che si apprestò a interpretare, e che erano rivolti soprattutto a un pubblico femminile, venne inaugurata da una breve, ma subito apprezzata, apparizione come moglie del protagonista in Goodbye, Mr. Chips (1939; Addio, Mr Chips!) diretto da Sam Wood e girato in Inghilterra, cui seguirono dapprima la convincente interpretazione in Pride and prejudice (1940; Orgoglio e pregiudizio) di Robert Z. Leonard, dal romanzo di J. Austen, nel ruolo della battagliera Elizabeth, quindi la celebre Mrs Miniver del film omonimo dove (nella parte rifiutata da Norma Shearer che non volle accettare, benché quarantenne, di avere un figlio in età di leva) costruì la sua immagine di attrice dolce, di belle maniere, ricca di garbo e in grado di evocare con la sua presenza un'atmosfera serena, ma che forse la costrinse a nascondere per sempre ogni altro aspetto della sua personalità. Al centro della vicenda del film ‒ che P.J. Goebbels sembra si facesse proiettare in privato, considerandolo un modello di propaganda, e che valse alla G. i sinceri complimenti del presidente Roosevelt ‒ una perfetta famiglia inglese che vive con classe, senza rinunciare al rito del tè o ai fiori in giardino, la tragedia della Seconda guerra mondiale. Venne così inaugurato il breve periodo di gloria di un'attrice che forse avrebbe potuto offrire di più ‒ non a caso in teatro aveva recitato con Laurence Olivier copioni scelti di drammaturghi insigni ‒ e invece fu bloccata in uno stereotipo, pur se di successo, che comunque le valse l'inclusione, a partire da quel ruolo e sino al 1946, tra le dieci money making stars, ovvero le star che procuravano i maggiori incassi. Suscitò scandalo il suo matrimonio con l'attore Richard Ney, che era stato suo figlio in Mrs. Miniver (e dal quale divorziò per sposare il miliardario filantropo E.E. Fogelson). Al cinema, invece, fu la moglie prediletta di Walter Pidgeon, al cui fianco comparve in ben nove film tra cui i due diretti da Mervyn LeRoy, il lacrimevole Blossoms in the dust (1941; Fiori nella polvere) e Madame Curie (1943), ruolo rifiutato da Greta Garbo e risolto dalla G. con un ritratto sobrio e convincente, Mrs. Parkington (1944; La signora Parkington) di Tay Garnett, la commedia Julia Misbehaves (1948; La bella imprudente) di Jack Conway; ma anche That Forsyte woman (1949; La saga dei Forsyte) di Compton Bennett in cui, contesa da un freddo Errol Flynn e da un appassionato Robert Young, alla fine ritrova il rassicurante Pidgeon, e, l'anno seguente, The Miniver story (Addio, signora Miniver!) di Henry C. Potter, elegiaco e inutile seguito del famoso film. L'attrice fu anche una trepidante vittima della guerra che condivide l'odissea di un uomo che ha perso la memoria in Random harvest (1942; Prigionieri del passato) ancora di LeRoy dal romanzo di J. Hilton. Tra i suoi partner più famosi da ricordare Gregory Peck, con il quale vive un amore contrastato in The valley of decision (1945; La valle del destino) di T. Garnett e, nello stesso anno, Clark Gable per Adventure (Avventura) di Victor Fleming. Le sue ultime apparizioni di rilievo furono in Julius Caesar (1953; Giulio Cesare) di Joseph L. Mankiewicz, nel ruolo di Calpurnia, e in Sunrise at Campobello (1960) di Vincent J. Donehue, in cui, dopo un periodo di lontananza dal grande schermo, la G. interpreta il ruolo di Eleonor Roosevelt, offrendo una prova estremamente intensa che le fece ottenere la settima nomination all'Oscar. Negli anni successivi apparve saltuariamente in lavori televisivi, ormai impegnata in opere filantropiche e dimenticata dalle nuove generazioni.
M. Troyan, A rose for Mrs. Miniver. The life of Greer Garson, Lexington (KY) 1999.