BABBI, Gregorio
Figlio di un modesto barbiere, nacque a Cesena il 6 nov. 1708. Avendo manifestato indubbie qualità musicali, fu avviato allo studio della musica e del canto, entrando quindi a far parte della Cappella reale di Napoli. La prima scrittura teatrale di possibile accertamento risale al 1731, al teatro in via dei Cocomero di Firenze, città nella quale tornò a cantare nel 1734 e poi nel 1746, riscuotendo, al teatro La Pergola, un enorme successo personale nelle opere Demofoonte e Ciro riconosciuto (di incerta attribuzione). Recatosi a Venezia, importantissimo centro teatrale, vi ebbe numerose scritture, prima al teatro S. Angelo (autunno del 1732) per cantare in due opere, La caduta di Leone imperatore d'Oriente di G. A. Paganelli e L'Ardelinda di T. Albinoni, poi al teatro S. Samuele (fiera dell'Ascensione dello stesso anno) per la opera Euristeo di J. A. Hasse. Nel carnevale del 1733 il B. fu confermato al teatro S. Angelo, dove cantò nel Tigrane del Paganelli e nell'Argenide di G. Galuppi.
A Venezia tornò solo nel 1738, scritturato dal teatro S. Giovanni Grisostomo per interpretare la parte di Argene nella Olimpiade di G. B. Pergolesi (autunno), restando anche per la seguente stagione di carnevale: le opere cantate furono due, Viriate di Hasse e Alessandro Severo di N. Porpora. Il teatro S. Agostino. di Genova lo ospitò per due volte, nel 1734 con l'Olimpiade di A. Vivaldi e l'Adriano in Siria del Pergolesi (o di G. Giacomelli) e nel 1738 con Il Temistocle di A. Caldara (o di G. M. Orlandini); a Genova il B. cantò ancora nel 1756, al teatro Falcone, in due opere: Endimione di N. Jommelli e L'isola disabitata di G. Bonno. Le tappe della fortunata carriera del B. a mano, a mano diventano talmente numerose che è quasi impossibile seguirlo nei suoi vari spostamenti sui teatri italiani, dove più volte ritornò a cantare, e stranieri: nel 1737 fu al Teatro regio di Torino, nelle due opere Olimpiade di F. Brivio e Eumene di A. G. Giay; nel 1739 a Padova, al teatro degli Obizzi, nel Demofoonte dello Jommelli; nel 1741 fu anche a Londra e a Roma, protagonista, al teatro Alibert o delle Dame, nel Demofoonte di A. Bernasconi e nel ruolo di Scitalce nella Semiramide riconosciuta di G. B. Lampugnani. Nella primavera del 1742, al teatro Malvezzi di Bologna, il B. ebbe un grande successo nell'Eumene dello Jommelli, messa in scena con grande dispendio di mezzi e gran numero di cantanti di nome. Nello stesso anno, una nota manoscritta autografa sulla caricatura fatta al B. dal pittore P. L. Ghezzi informa che il B. "...tenore naturale bravissimo... recitò il Demetrio nel Teatro Argentina [di Roma] l'anno 1742 essendo impresario il conte Alborghetti, et anche recitò il Tito Mallio [Manlio] della 2ª 0pera composta dal nepote di Feo [Gennaro Manna], e la prima opera il Demetrio la compose il m.o Leo".
Altre sue interpretazioni notevoli furono quelle del Gran Tamerlano di G. B. Lampugnani, al Teatro ducale di Milano il 20 genn. 1746, e dell'Antigono di Hasse il 26 dicembre (a Milano il B. tornò ancora nel 1752 per cantare l'Antigono e il Demofoonte dello Jommelli). Nel 1747, per i grandi festeggiamenti in onore dell'infante di Spagna Carlo, il B. si recò a Napoli e cantò, il 6 novembre, Il Sogno d'Olimpia, serenata di G. T. Di Majo, eseguita nella gran sala di Palazzo detta delle Guardie e poi più volte replicata al teatro S. Carlo, e ancora il 16 novembre a Palazzo. Scritturato al teatro S. Carlo per la stagione 1748-49 insieme con la moglie, la cantante Giovanna Guaitti, vi cantò l'Ezio dello Jommelli, e la vantaggiosa scrittura (6000 ducati) gli venne rinnovata, per desiderio del re, anche per la successiva stagione, 1749-50, e per altri anni (1752, 17531 1757-58, 1758-59).
Dal 1755 al 1757 fu scritturato anche al teatro S. Carlo di Lisbona, dove apparve in aprile nell'Alessandro nelle Indie di D. Perez con grandissimo successo; precedentemente il B. era stato a Madrid e a Vienna. Stabilitosi poi a Cesena, sua città natale, vi morì il 2 genn. 1768 (Schmidl, Ricordi) o nel 1773, secondo il Diario Cesenate (citato dal Trovanelli).
Già da tempo gratificato del titolo di virtuoso di camera del granduca di Toscana e virtuoso di cappella del re delle Due Sicilie a Palermo (quest'ultimo titolo figura nel programma di musica offerto dagli Accademici Imeutici di Forlì per l'arrivo del cardinale Camillo Paolucci nel 1743), il B. godette larga fama e si può dire che non c'è storia del teatro musicale del Settecento in cui il suo nome non venga almeno citato. Data la sua fama, si suppone (poiché non si hanno numerose testimonianze precise) che le sue qualità vocali e artistiche fossero notevoli, ma i pochi giudizi rimasti su di lui sono contrastanti: tenore elegante, espressivo, appartenente alla categoria dei cosiddetti "tenori di grazia" per alcuni (come, ad esempio, per il presidente De Brosses, che lo riteneva "...la plus belle haut-taille qui se puisse, allant aussi haut que Jellyot, et fort bon acteur"), o cantante di forza, ma privo di gusto e arte scenica per altri (la caustica Sara Goudar scriveva che il B. "...quelquefois ... violenta la scène. Il falloit qu'il chantät bien pour faire oublier qu'il étoit mal au théatre"..., aggiungendo che sulla scena sembrava un ciarlatano). Il Catalogo della Biblioteca del liceo musicale di Bologna (vol. II, Bologna 1892, p. 286) registra, sotto il nome di G. B., una composizione autografa - una polacca per soprano e orchestra - "scritta per la Sig.ra Giovanna Babbi" [Guaitti], intitolata Sul cuor dell'uomo ognora, che deve però ritenersi dell'omonimo nipote musicista del B. piuttosto che sua (Eitner). Così pure la partecipazione del B., nel ruolo del marchese Granchio Tenero, all'opera buffa Li tre Orffei [sic], di autori anonimi, al Teatro nuovo di Forlì nel 1791 (Mambelli) è da credersi impossibile, a meno di non supporre errati i dati anagrafici del Babbi.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apostolica Vaticana, Cod. Lat. Ottoboniano 3117, P. L. Ghezzi, Il mondo nuovo del Cavalier Pier Leone Ghezzi, cioè ritratti, e caricature di varii soggetti da lui disegnati..., fol.161; [S. Goudar], De-Venise-Remarque - sur - la Musique et La Dance - ou Lettres de M.r G…-à Milord Pembroke, Venezia 1773, p. 39; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatori, II, Napoli 1882, p. 331; IV, ibid. 1881, pp. 235, 237; A. Ademollo, Corilla Olimpica, Firenze 1887, pp. 42, 44; C. Ricci, I Teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII. Storia aneddotica, Bologna 1888, p. 115, 555; B. Croce, I Teatri di Napoli. Sec. XV-XVIII, Napoli 1891, pp. 356 e passim da p. 406 a p. 488; G. Sacerdote, Teatro Regio di Torino. Cronologia degli spettacoli rappresentati dal 1662 al 1890, Torino 1892, pp. 53, 56 s.; A. Paglicci-Brozzi, Il Regio Ducal Teatro di Milano nel secolo XVIII. Notizie aneddotiche 1701-1776, Milano s. d. [ma 1893-94], pp. 121, 123; T. Wiel, I teatri musicali veneziani del settecento, Venezia 1897, pp. 109 s., 112, 126, 130; N. Trovanelli (Lo spigolatore), Due celebri cantanti cesenati del secolo scorso, in Il Cittadino, IX (1897), n. 30; Ch. De Brosses, Lettres familières écrites d'Italie en 1739 et 1749, Paris 1904, II, p. 319; A. e L. Raggi, Il teatro Comunale di Cesena. Memorie cronologiche (1500-1905), Cesena 1906, p. 9; B. Brunelli, I teatri di Padova dalle origini alla fine del secolo XIX, Padova 1921, pp. 127, 129, 131, 134; A. Mambelli, Musicae Teatro in Forlì nel secolo XVIII, Forlì 1933, pp. 35, 206; A. De Angelis, Nella Roma papale - Il Teatro Alibert o delle Dame (1717-1863), Tivoli 1951, pp. 162, 166; R. Giazotto, La musica a Genova nella vita pubblica e privata dal XIII al XVIII secolo, Genova 1951 pp. 333 s., 339; F. J. Fétis, Biogr. univers. des musiciens, I, Paris 1866, p. 180; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 254; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 87, Supplemento, p. 48; Encicl. dello Spettacolo, I,col. 1200; Dizionario Ricordi della Musica e dei Musicisti, Milano 1949, p. 79.