BUTI, Gregorio
Appartenente ad antica famiglia pistoiese (le case dei Buti erano comprese nella parrocchia di S. Giovanni Foricivitas, e si trovavano lungo la via che ancor oggi porta il nome dei Buti), il B. nacque sul finire della prima metà del sec. XIV. Non conosciamo l'anno esatto della sua nascita, così come ci sono ignoti - per il silenzio delle fonti - sia il nome del padre sia il nome e il casato della madre.
Giovanissimo, il B. abbracciò la vita monastica entrando - ignoriamo in quale data - nell'Ordine dei servi di Maria, con ogni probabilità a Pistoia, città in cui dovette iniziare e concludersi il suo noviziato, e nella quale dovette avvenire la sua prima formazione religiosa e culturale. Trasferito quindi a Firenze, vi completò gli studi, iniziando nel contempo il suo tirocinio pastorale, terminato il quale dovette essere assegnato nuovamente al convento pistoiese dei servi di Maria. La prima volta che viene esplicitamente menzionato dalle fonti, infatti, il B. appare ancora nella sua città natale: nel 1372, annota il cronista dell'Ordine, "si fece maestro in teologia frate Gregorio Buti da Pistoia. Fece una disputa pubblica in duomo di Pistoia, quale fu accompagnato colle trombe infino al convento...". Poiché Pistoia non fu mai sede di uno Studio, è evidente che qui si vuole alludere - in contrasto con quanto mostrò di ritenere il Chiappelli - non al conseguimento del titolo e del grado accademico di "magister" quale veniva rilasciato, al termine del corrispondente corso di studi, dalle grandi università dell'epoca, quanto piuttosto ad una dignità e ad un ufficio particolari, raggiunti dal B. all'interno delle scuole monastiche dell'Ordine grazie alla sua preparazione e alla sua dottrina. Preparazione e dottrina che dovevano essere state adeguatamente apprezzate dai suoi superiori, se egli venne poi inviato a Parigi per seguire i corsi di quella celebre università, e che in terra di Francia ebbero la loro conferma ufficiale nel 1373, quando conseguì con onore il baccellierato in "filosofia delle divine Scritture".
Rientrato in Italia, il B. venne eletto priore del convento pistoiese dei servi di Maria, che diresse per qualche tempo. Successivamente, fu invitato ad insegnare discipline filosofiche a Firenze, dove si trasferì infatti prima del 1375, e dove lesse e commentò, in quello studio, il libro delle Sentenze di Pietro Lombardo. Eletto per la seconda volta priore del convento di Pistoia (dopo il 1380), svolse una solerte opera caritativa, che impegnò a tal punto le risorse finanziarie del convento che il B. fu costretto ad alienare alcune proprietà conventuali, come nel febbraio del 1473, quando fu venduta a certa monna Paulina di Paulo di Simone una "coltra di terra alla Casa del Vescovo", poco fuori Pistoia, per la somma di lire 90 "per furnire la chiesa nuova cominciata et per tetto di quella...". Non sappiamo in che modo i suoi compiti di priore del convento pistoiese abbiano influito sulla prosecuzione del suo insegnamento fiorentino. Certo il B. aveva rinnovato allora l'antica consuetudine di leggere e commentare pubblicamente la Scrittura ed i testi teologici nel duomo di Pistoia; così come aveva ripreso - proprio in questo periodo - gli studi superiori, percorrendo i vari gradi della carriera accademica, presumibilmente presso l'università di Bologna, dove si laureò effettivamente in teologia (dopo il 22 febbr. 1383). Nel capoluogo emiliano il dotto frate era giunto - ignoriamo con precisione quando - accompagnato da lettere ufficiali di presentazione, assai laudative nei suoi confronti, rilasciategli per le autorità comunali di Bologna dalle competenti magistrature fiorentine. Sindaco e procuratore del convento pistoiese ai primi del 1383, il B. viene ricordato come vivente e ancora in piena attività nell'anno 1390, quando, nel corso dei lavori del capitolo generale, egli venne eletto procuratore dell'Ordine presso la Curia romana e incaricato di esercitare la funzione di oratore dei serviti presso il sommo pontefice.
È questa l'ultima menzione relativa al B. riferita dalle fonti a noi note. Non è improbabile che egli sia morto - secondo l'ipotesi avanzata dal Chiappelli - nel corso dell'epidemia di peste che desolò la Toscana e l'Italia intera tra il 1399 e il 1400. Nelle Memorie del convento pistoiese dei servi di Maria composte nel sec. XVI da Sebastiano Vongeschi sulla scorta di documenti e di cronache più antiche si trova questa nota elogiativa, riferita dal Chiappelli, relativa al secondo priorato del B.: "Memoria: nel soprascripto tempo [anno 1380] havemmo uno maestro Gregorio de Buti, et quale fu docto e buono predicatore. Di lui non trovo bene alcuno lascito; trovo che in domo tenne cattedra pubbliga; et trovo piuttosto vende, de beni nostri, che augumentassi quelli ne sua priorati".
Acuto ed appassionato esegeta delle Scritture, cultore di teologia, teologo egli stesso, grazie ai suoi molteplici impegni di ecclesiastico, di docente e di studioso, il B. aveva avuto modo di stringere relazioni di amicizia e di studio con dotti anche di altre città italiane, iniziando con essi - secondo una consuetudine comune agli eruditi dell'epoca - un attivo scambio di opere manoscritte da copiare o da far copiare. Quali fossero stati i suoi interessi di studioso ed i suoi gusti di letterato ci permette in parte di conoscere uno dei suoi corrispondenti, il dotto medico lucchese Iacopo di Coluccino di Bonavia, il quale ha registrato, in un suo Diario ancora inedito, i titoli di alcune opere ricevute in prestito dal B. nell'anno 1379. Tra esse compaiono le Sententiae di Pietro Lombardo, alcuni trattati minori di Beda (De natura rerum,De temporum ratione,De sex aetatibus mundi), ilcommento di Alberto di Sassonia all'Etica di Aristotele, il De anima di Pietro Ispano e, probabilmente, un trattato di Guglielmo Ockam - "uno bello volume là sono le questioni di theologia, di physica, di erori condepnati a Parigi...".
Il B. è stato spesso confuso, dagli storici dell'Ordine dei servi di Maria, con un padre Gregorio da Firenze, pure servita, cui essi hanno riferito tutti i dati biografici che appartengono invece al Buti. Nel 1926 Alberto Chiappelli, in una breve ma approfondita ricerca, ha potuto correggere l'equivoco con una serie di convincenti argomentazioni basate sui "ricordi autobiografici di Maestro Iacopo di Coluccino da Lucca medico, amico personale del Padre Gregorio Buti", e sulle già citate Memorie manoscritte del Convento di S. Maria dei Servi di Pistoia dal 1423 al 1535 raccolte dal Vongeschi, che fu priore di quel convento un secolo dopo la morte del Buti. "Senza potere affermare o negare l'esistenza di un Padre Gregorio da Firenze, Servita, contemporaneo al Padre Gregorio da Pistoia", il Chiappellì ha ritenuto tuttavia di poter spiegare l'errore in cui erano caduti gli storici dell'Ordine col fatto che il B. "sia stato nei documenti parigini e bolognesi detto de Florentia per la lunga dimora a Firenze, e per aver tenuto il pubblico insegnamento nello Studio pubblico di quest'ultima città".
Bibl.: A. Chiappelli, Frate G. B. pistoiese insegnante allo Studio fiorentino nel sec. decimoquarto, in Boll. stor. pistoiese, XXIX(1926), pp. 153-158; XXXV (1933), p. 110 (con l'indicazione completa delle fonti note).