GREGORIO DA MONTELONGO
Figlio di un Lando da Montelongo, nacque a Ferentino nei primi anni del XIII sec. da una famiglia imparentata con i conti di Segni, cui apparteneva Innocenzo III.
La precoce protezione accordatagli da Innocenzo III, cugino del padre, fu all'origine della buona istruzione che ricevette ‒ portava il titolo di magister ‒ e della sua carriera nella Curia sotto un altro parente, papa Gregorio IX.
In un primo tempo suddiacono papale (dal 1236), poi notaio della Curia romana (prima del marzo 1238), in veste di legato papale in Lombardia, in Romagna e nella Marca trevigiana ottenne la sua prima missione diplomatica importante nell'Italia settentrionale proprio quando Federico II si accingeva ad assediare Brescia nell'agosto del 1238. Per oltre dieci anni G. fu l'anima della resistenza contro l'imperatore in Lombardia: da Milano diresse con estremo vigore un'attività diplomatica antimperiale che portò a stringere accordi con Venezia, con Alberico da Romano e con Genova (seconda metà del 1238). Dopo la seconda scomunica (20 marzo 1239) Federico II avviò una nuova campagna militare con il chiaro intento di sottomettere Milano. Per poter meglio coordinare la resistenza della città, G. assunse il titolo di rector Communis e in effetti nell'autunno del 1239 riuscì a fermare l'esercito imperiale, specialmente grazie a inondazioni artificiali. G. mostrò in questi frangenti anche capacità organizzative e militari. Quando l'imperatore nell'estate del 1240 tornò di nuovo in Italia settentrionale e combatté con successo contro la Lega lombarda, G. fu ancora una volta il suo antagonista, ma questa volta le sorti della guerra non gli furono propizie. Riuscì a sottrarsi alla cattura a Montecristo (3 maggio 1241) solo perché non diede ascolto alla richiesta di Gregorio IX di recarsi a Roma al concilio, per continuare la battaglia sul campo. Nel periodo di vacanza seguito alla morte di Gregorio IX, G. organizzò la resistenza contro le truppe di Enzo, figlio dell'imperatore, che nell'estate del 1243 attaccò i territori di Vercelli, Novara e del Monferrato, insieme a truppe milanesi e genovesi. In seguito i combattimenti si spostarono a Piacenza. Nella breve fase di distensione all'inizio del pontificato di Innocenzo IV G. chiese di essere richiamato dalla legazione scontrandosi tuttavia con il rifiuto del papa. La destituzione di Federico II al concilio di Lione, il 17 luglio 1245, provocò una violenta reazione anche nei confronti di Milano dove risiedeva Gregorio. Re Enzo ed Ezzelino da Romano minacciavano la città da est, l'imperatore si avvicinava da sud. Nell'ottobre 1245 a nord di Pavia si incontrarono le truppe milanesi, al comando di G., e quelle imperiali, ma non si giunse alla battaglia decisiva e Federico in novembre si diresse di nuovo verso il Regno di Sicilia. Quando, all'inizio del 1247, fece ancora una volta il suo ingresso in Italia settentrionale, la Curia romana decise in marzo di nominare un altro legato, il cardinale Ottaviano Ubaldini (v.). Frattanto, nel giugno 1247, G. era riuscito a staccare Parma dalla coalizione sveva, e guidò anche la resistenza della città assediata che Federico II intendeva prendere per fame. La vittoria dei parmensi sull'accampamento militare fortificato imperiale di Vittoria (18 febbraio 1248) fu anch'essa ottenuta sotto il comando del legato e senz'altro gli si può attribuire la decisione di Innocenzo IV di comminare una serie di pene ecclesiastiche agli alleati dello Svevo. Fino alla partenza di Federico II alla volta del Meridione nel gennaio 1249 G., insieme alle truppe milanesi e piacentine, difese Novara minacciata. Tensioni con il cardinale Ubaldini, suo superiore gerarchico ma inetto, indussero G. a chiedere di essere richiamato dalla legazione. La risposta fu negativa, tuttavia nel febbraio 1249 G. divenne arcivescovo eletto di Tripoli: questa nomina migliorò la sua posizione nei confronti di Ubaldini e portò a una divisione dell'area della legazione. A G. fu assegnata la parte nordoccidentale con i tre centri principali di Milano, Brescia e Crema. A causa della mancanza di collaborazione fra i due alti prelati la forza militare della pars Ecclesie in Italia settentrionale declinò lentamente e solo la morte di Federico II (13 dicembre 1250) impedì che accadesse il peggio. G. continuò anche in seguito a mantenere il suo ufficio di legato: nel marzo del 1251 si trovava a Ferrara, in aprile a Parma, in giugno a Genova, dove accolse solennemente papa Innocenzo IV di ritorno dalla Francia; in seguito si trattenne in Curia. Il 24 ottobre 1251 il pontefice lo nominò patriarca di Aquileia. Nei lunghi anni della sua legazione in Italia settentrionale G. aveva instaurato un regime ecclesiastico piuttosto rigido, aveva preteso il pieno sostegno delle chiese e dei conventi e si era spesso intromesso nelle nomine dei vescovi in modo da favorire solo prelati fedeli al pontefice. Elevandolo al rango di patriarca di Aquileia, Innocenzo IV si proponeva di sottrarre l'area nordorientale d'Italia alla sfera d'influenza imperiale: in effetti G. era il primo italiano da secoli a ottenere questa cattedra. Il 13 gennaio 1252 prese ufficialmente possesso del patriarcato, mentre per l'ordinazione si dovette attendere fino alla fine di agosto del 1256. G. risiedette prevalentemente a Cividale. Le finanze del patriarcato erano in dissesto e furono necessari grandi sforzi per ripianare i debiti. Energici provvedimenti furono indispensabili anche per riportare all'obbedienza le città e i grandi vassalli. G. mosse spesso guerra anche contro i vicini: Ezzelino da Romano, con l'aiuto di Venezia e dell'arcivescovo di Ravenna Filippo Fontana, fu tenuto a bada fino al 1261. Con il duca Ulrico II di Carinzia, sempre nel 1261, riuscì a trovare un accordo in merito alla sovranità sulla Carniola. G. coinvolse in misura crescente nell'amministrazione del patriarcato parenti e uomini di sua fiducia originari della Campagna Romana. In particolare, i conflitti quasi ininterrotti con i conti di Gorizia, gli avvocati di Aquileia, che sfociarono anche in scontri armati, assorbirono una gran quantità di energie e di denaro. Il trattato di Pinguente nel marzo 1264 sembrò preludere a una fase di solida collaborazione, ma il 20 luglio 1267 G. fu preso prigioniero dagli uomini di Alberto di Gorizia, per essere liberato solo un mese più tardi in seguito all'intervento di re Ottocaro di Boemia, duca d'Austria e di Stiria, di suo nipote, l'arcivescovo Ladislao di Salisburgo, e del doge di Venezia. Le tensioni continuarono fino alla morte del patriarca l'8 settembre 1269. G. fu sepolto nel duomo di Cividale.
Fonti e Bibl.: P. Paschini, Gregorio di Montelongo, patriarca di Aquileia (1251-1269), "Memorie Storiche Forogiuliesi", 12-14, 1916-1918, pp. 25-84; ibid., 17, 1921, pp. 1-82; K. Hampe, Denkschrift Gregors von Montelongo an das Kardinalskollegium über die finanzielle Zerrüttung seines Patriarchats Aquileia aus dem Jahre 1252, "Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung", 25, 1925, pp. 189-204; P. Paschini, Storia del Friuli, II, Udine 1935, pp. 157-173; H. Schmidinger, Patriarch und Landesherr. Die weltliche Herrschaft der Patriarchen von Aquileia bis zum Ende der Staufer, Graz-Köln 1954; G. Marchetti Longhi, Gregorio de Monte Longo, primo patriarca italiano di Aquileia (1251-1269), Roma 1965 (raccolta di articoli apparsi sin dal 1913); W. Maleczek, La propaganda antiimperiale nell'Italia federiciana: l'attività dei legati, in Federico II e le città italiane, a cura di P. Toubert-A. Paravicini Bagliani, Palermo 1994, pp. 290-303; C. Esposito, Contributo per un'indagine sui rapporti di Gregorio da Montelongo legato papale (1238-1251) con le istituzioni ecclesiastiche dell'Italia settentrionale, "Novarien", 27, 1997, pp. 95-130; R. Hermes, Totius libertatis patrona. Die Kommune Mailand in Reich und Region während der ersten Hälfte des 13. Jahrhunderts, Frankfurt a.M. 1999; M.P. Alberzoni, Gregorio da Montelongo, in Dizionario Biografico degli Italiani, LIX, Roma 2002, pp. 268-275; Ead., Le armi del legato. Gregorio da Montelongo nello scontro tra Papato e Impero, in La propaganda politica nel Basso Medioevo. Atti del XXXVIII Convegno storico internazionale (Todi, 14-17 ottobre 2001), Spoleto 2002, pp. 177-239. Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, XXII, Paris 1988, coll. 6-9; Lexikon des Mittelalters, IV, München 1989, coll. 1675 s.
Traduzione di Maria Paola Arena