FIDANZA, Gregorio
Figlio di Filippo, fratello di Francesco e Giuseppe, nacque a Collevecchio (ora in prov. di Rieti) nel 1754, come risulta dai documenti (Roma, Arch. stor. del Vicariato, San Lorenzo in Lucina, Stati anime, 1787-1809) e non nel 1759 come tradizionalmente riportato dalle biografie. La prima formazione artistica avvenne a Roma, presso il padre. Nel 1782 lavorò alla decorazione di un appartamento al piano terreno di palazzo Borghese insieme con D. Corvi, F. De Capo e B. Fabiani (Fumagalli, 1994).
Per la decorazione di un ambiente (attualmente sede dell'Associazione Italia-Francia) il F. eseguì quattro grandi tele ad olio riportate sulle pareti e, nella stessa stanza, dipinse sulle pareti, in prossimità degli angoli, tre riquadri stretti e lunghi. Le quattro tele raffigurano: una Marina, una Veduta di Tivoli, un Mare in tempesta ed un Paesaggio invernale; due dei riquadri angolari raffigurano Marine, il terzo un Paesaggio. Sono questi i soggetti con i quali il F. si cimenterà per tutta la vita: marine e paesaggi, con particolare attenzione agli effetti meteorologici. Formò il proprio gusto soprattutto sui paesaggi di C. Lorrain e sui dipinti di S. Rosa, riuscendo ad imitare i suoi modelli in modo perfetto. Rimase celebre una copia del Mulino del Lorrain (Roma, Galleria Doria-Pamphilj), eseguita dal F. per conto dei principi Chigi con tale abilità che neppure gli occhi più esperti riuscirono a distinguere la copia dall'originale (Ticozzi, 1831).Nei primi anni del nono decennio del sec. XVIII il F. fu insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di Malta, ottenuto in seguito al successo riscosso da un suo dipinto, raffigurante una Tempesta, inviato al gran maestro (De Boni, 1840). A partire dal 1787, e senza interruzione sino al 1809, abitò al primo piano di una casa ad angolo tra via della Croce e via Bocca di Leone, insieme con la moglie, Ama Giorgi (morta nel 1806, all'età di 44 anni), i due figli, Antonio e Giovanni Battista, e la sorella, Caterina (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Stati d'anime, 1787-1809). Nelle Memorie... (1788, IV, p. 84) è descritto un dipinto, raffigurante una Veduta del castello di Nemi, che il F. donò a Pio VI Braschi e che valse al pittore i favori del pontefice.
Nel gennaio 1790 il F. fu ammesso, m qualità di pittore paesista, all'Accademia Clementina di Bologna (Bologna, Accademia Clementina, Atti, 1790, c. 56). A ricordato dalle biografie un periodo di formazione a Parigi, supposto tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo (Thieme-Becker; Salerno, 1991): la notizia non trova conferma nei documenti ed appare probabile che si sia creata confusione con i fratelli Francesco e Giuseppe. Anche un soggiorno del F. a Varsavia appare improbabile. Sono invece documentati (Ryszkiewicz, 1969) i molti e frequenti rapporti che ebbe, stando a Roma, con diversi personaggi della corte polacca.
Le opere del F., infatti, vennero assai apprezzate dalla committenza polacca, anche se la fama raggiunta dal pittore in Polonia dovette essere legata al gusto del momento e si esaurì alla sua morte. Si mostrò premuroso e servizievole con gli illustri personaggi che dalla Polonia si recavano a Roma per il grand tour e talvolta si adoperò anche in qualità di mercante d'arte.
I rapporti tra il F. e la corte palacca iniziarono tramite il pittore Marcello Bacciarelli, residente in Polonia e, probabilmente, conosciuto dal F. nel corso di un suo viaggio a Roma nel 1787. Inoltre, poiché il Bacciarelli si era formato a Roma presso M. Benefial avrebbe avuto modo di conoscervi il padre del F., anch'egli discepolo di questo pittore. Da nove lettere del F. scritte tra il 1788 ed il 1792 al Bacciarelli (cfr. Ryszkiewicz, 1969) emergono alcune notizie sul rapporto che lo legava alla corte polacca. Nel 1788 il F. inviò al re di Polonia, Stanislao Augusto Poniatowski, una tela raffigurante una Veduta di Rocca di Papa e ne richiese il pagamento, che avveniva tramite Ignazio Brocchi, agente romano del re (lettera del 6 maggio 1788). Nella stessa lettera il F. narra al Bacciarelli dei suoi successi pittorici in Italia: un suo ritratto del papa sarebbe stato acquistato dall'arciduca di Toscana. In una lettera di poco successiva (13 ag. 1788) raccontò di essersi recato in Sicilia in compagnia del re polacco. Nella missiva del 20 sett. 1788 pregò il Bacciarelli d'intercedere a suo favore presso il re poiché desiderava ottenere da questo un diploma ufficiale che riconoscesse la sua attività per la corte polacca. Nella stessa missiva esprimeva gratitudine per i 100 sloti ricevuti per la tela con la Veduta di Rocca di Papa. In seguito (lettera del 14 maggio 1791) il F. rinnovò all'amico la richiesta di un titolo ufficiale, indispensabile per poter indossare un abito adatto alla corte polacca, in quanto: "può darsi che una volta verrò di persona". Nella stessa lettera narra della visita alle gallerie di Firenze che fece in compagnia di Michele Poniatowski. Infine il F. propose al Bacciarelli l'acquisto di alcuni quadri di A. Kauffrnann, di C. Antonini e di un quadretto di G. Reni. In una lettera successiva (2 marzo 1792) narra di avere dipinto per il sovrano polacco una Veduta di Frascati con la villa Aldobrandini. Poco dopo, come pendants di questa, dipinse altri due piccoli Paesaggi (lettera del 2 maggio 1792).
Il F. dovette certamente avere le stesse premure usate nei confronti dei viaggiatori polacchi anche nei confronti di altri personaggi stranieri di passaggio a Roma, soprattutto inglesi: è ricordato che Francis Russel, duca di Bedford, arrivò a commissionare al pittore molti dipinti (cfr. Salerno, 1991; Sestieri, 1994).
Al 1791 risale una Marina dal F. donata all'Accademia di belle arti di Parma in seguito alla sua ammissione (Ricci, 1896; il dipinto, di proprietà della Galleria nazionale di Panna, è in deposito presso il mimstero degli Affari Esteri a Roma). Lo stile del F. appare già maturo: ad elementi classici come il veliero in primo piano ed il mare calino si contrappongono dense nubi, portatrici di tempesta, accalcate nel cielo.
Da un documento datato 2 nov. 1802, contenente la "Nota de Quadri da darsi in assegna da Gregorio Fidanza", si apprende che il F. possedeva numerosi quadri di artisti diversi, fra cui molti paesaggi (Borghese, 1995). Nel i 806 è ricordato tra i più insigni "moderni paesisti" presenti a Roma (Guattani, 1806, I, p. 43).
II 13 ag. 1807 il F. in qualità di "perito pittore deputato per parte ed ordine della Ill.ma Marchesa Capranica" portò a termine la stima della collezione di quadri esistenti a palazzo Rondinini (Salerno, 1965, p. 303). Presso di lui, intorno al 1809, il pittore Filippo Agricola passò un periodo di apprendistato (S. Gnisci, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, II, p. 658). Il 12 dic. 1813 il F. venne ammesso all'Accademia di S. Luca (Roma, Arch. dell'Accad. di S. Luca, 58, c. 6r; 59, cc. 34r, 36).
Nel 1817 la contessa Clementina Mattei intraprese un procedimento giudiziario contro il F. a motivo di due quadri, uno attribuito a G. Dughet, l'altro al Domenichino.
La contessa Mattei li aveva consegnati nel 1796 al F., affinché li restaurasse per poterli vendere. Dai documenti relativi alla causa del 1817 (Roma, Arch. dell'Accad. di S. Luca, 68, fasc. 33-34) emerge che nel 1800 il F. portò alla contessa i denari ricavati dalla vendita del solo dipinto attribuito al Domenichino. L'altro rimase presso il F. finché, nel 1816, la contessa non si decise a richiederlo. Il F., quindi, restitui il quadro, ma questo, a giudizio della contessa Mattei, risultò del tutto diverso da quello da lei consegnato al pittore nel 1796: in pratica, un falso. L'Accademia di S. Luca, chiamata in causa per decidere se il dipinto fosse un'opera del Seicento (l'attribuzione al Dughet non venne ulteriormente sostenuta), oppure una falsificazione del F., diede ragione al pittore. L'intervento del F. sul dipinto si sarebbe limitato ad un'abile restauro, motivato dalle cattive condizioni in cui il quadro si trovava. Quest'episodio, aggiunto ad altri elementi, quali il cospicuo numero di dipinti posseduti in casa, l'attività saltuariamente svolta in qualità di mercante d'arte, l'abifità nell'imitare i dipinti dei suoi pittori preferiti (il F. ottenne nel 1807 il permesso di recarsi a copiare i dipinti conservati presso l'Accademia di S. Luca: Roma, Arch. dell'Accademia di S. Luca, 57, c. 12rv) farebbe pensare a una sua attività di "falsario", probabilmente legata ai desideri dei committenti.
Nel 1819 J. M. W. Tumer, in viaggio a Roma, lo incluse nell'elenco dei maggiori pittori di paesaggio (Monteverdi, 1975).
Il F. morì a Roma il 10 genn. 1823.
Tra i dipinti eseguiti per la committenza polacca sono stati rintracciati (Ryszkiewicz, 1969) oltre a quello citato: presso il Museo nazionale di Poznań due Paesaggi invernali (respinti da Salerno, 1991, che li attribuisce a F. Foschi); presso il Museo nazionale di Varsavia due Marine e una Veduta di un estuario; nel castello di Lancut una Eruzione del Vesuvio, dipinta a tempera. Presso un figlio del F. si trovavano due piccoli paesaggi a tempera: Veduta della cascata di Tivoli e Paesaggio con rocce e villaggi, i quali "presentano tanti oggetti e con tanta verità che direbbesi che Claudio non avrebbe potuto fare né più né meglio" (Ticozzi, 1831).
Oltre alla Marina citata, la Galleria nazionale di Parma possiede altre due tele ad olio del F., datate sul retro 1811 e provenienti dal Guardamobili ducale (Ricci, 1896). Attualmente anche queste sono in deposito presso il ministero degli Affari Esteri, a Roma. Una raffigura un Golfo di mare; l'altra (Villa Madama, piano terreno, sala circolare) una Girandola sopra Castel Sant'Angelo di notte: quest'ultima tela è molto vicina ad una di analogo soggetto conservata in Polonia. Una Marina con torrione si trova a Roma nei depositi dell'Accademia di S. Luca. Altre due Marine, attribuite al F., si trovano in collezioni private bergamasche (Collezioni..., 1983).
Sul mercato artistico sono comparse diverse opere: Veduta del Golfo di Napoli (Londra, Christie's, 3 maggio 1950, n. 15); Paesaggio con corso d'acqua (Londra, Christie's, 29 marzo 1968). Più di recente (Milano, Sotheby's, 18 maggio 1992, n. 240) Veduta di Tivoli: sul retro di quest'ultima la presenza dei bolli dei principi Tamowski (Sestieri, 1994) conferma il favore che il F. godette presso i suoi committenti polacchi.
Da Anna Giorgi il F. ebbe due figli pittori: Antonio, nato a Roma nel 1783, ricordato come pittore figurista (Guattani, 1806, p. 140), di cui si sa soltanto che si trasferì a Milano e nel 1812 tentò di ottenere un posto di restauratore presso l'Accademia di Brera; e Giovanni Battista, nato a Roma nel 1785, ricordato come pittore paesista (ibid.) e vissuto nell'Urbe (De Boni, 1840).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. dell'Accad. di S. Luca, 57, c. 12rv; 58, c. 617; 59, cc. 34r, 36; 68, fasc. 33-34; Ibid., Misc. Congregazioni, I, nn. 100, 118; II, n. 6; Arch. di Stato di Roma, 30 Notai Capitolini, uff. 10 (Francesco Parchetti), 1809; Bologna, Accad. Clementina, Atti, a. 1790, c. 56; Mem. per le belle arti, Roma 1788, IV, p. 84; G. A. Guattani, Mem. enciclopediche romane, I, Roma 1806, p. 43, IV, ibid. s.d., p. 140; S. Ticozzi, Diz. degli architetti scultori pittori, Milano 1831, II, p. 72; F. De Boni, Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 358; E. Rastawiecki, Slownik malarzów polskich (Dizionario dei pittori polacchi), I, Warszawa 1850, pp. 165 s.; P. Martini, Guida di Parma, Parma 1871, p. 58; J. Arnaud, L'Acadèmie de Saint-Lue à Rome, Roma 1886, p. 414; C. Ricci, La Reale Galleria di Parma, Panna 1896, pp. 369 s.; Id., La pinacoteca di Brera, Bergamo 1907, p. 98; R. Buscaroli, La pittura di paesaggio in Italia, Bologna 1935, pp. 439 s.; S. Kozakiewicz, in Polski Sùownik Biograficzny (Dizionario biografico polacco), Kraków 1948, p. 431; L. Salerno, Palazzo Rondinini Roma 1965, pp. 74, 303; A. Ryszkiewicz, G. F. (1759-1823), in Muzeum i twórca. Studia z historiisztuki i kultury ku czci prof. dr. Stanislawa Lorentza (Museo e artista. Studi di storia dell'arte e della cultura, in onore di Stanislawa Lorentza), Warszawa 1969, pp. 165-176; Storia della pittura ital. dell'Ottocento, a cura di M. Monteverdi, Azzate 1975, II, p. 151; Collez. private bergamasche, Bergamo 1983, IV, nn. CCCLXIV-CCCLXV; L. Salerno, I pittori di vedute in Italia, Roma 1991, p. 297; G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, I, pp. 73 s.; E. Fumagalli, Il palazzoBorghese di Roma, Roma, Roma 1994, pp. 174, 176, 178 s.; D. Borghese, in Caravaggio e coll. Mattei (catal., Roma), Milano 1995, pp. 99-101; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 534; Bryans Dict. of painters and engravers... a cura di G. C. Williamson, Port Washington-New York 1964, II, p. 161.