FIERLI, Gregorio
Nacque a Montecchio (ora in provincia di Arezzo) l'11 marzo 1744 da antica famiglia civile del luogo, proprietaria di terre nell'agro cortonese, secondogenito di Giovan Battista e Maria Grazia di Giovan Francesco Rossi. Dopo i primi studi frequentò i corsi di giurisprudenza presso l'università di Pisa, dove seguì l'insegnamento di L. Guadagni, A. Vannucchi e G. Paribeni e, per le materie filosofiche, di G. G. De Soria, addottorandosi in diritto civile il 14 maggio 1766 con S. Bicci. Di qui passò a Firenze ad apprendere la pratica dell'avvocatura nello studio di G. P. Ombrosi, al quale fu molto caro e col quale collaborò alla compilazione del Thesaurus decisionum selectarum Rotae florentinae (Firenze 1772-1785), conosciuta come Tesoro ombrosiano, raccolta delle decisioni giuridiche della rota fiorentina e dei tribunali provinciali: prima ponderosa opera di raccolte giurisprudenziali che caratterizzarono una parte consistente della sua attività professionale.
Alla morte del maestro proseguì la pubblicazione dei volumi, giunti al quinto tomo, dando alle stampe i successivi sette volumi di testi più uno di indici. L'opera, come dimostra la ristampa iniziata nel 1797 e terminata l'anno successivo alla morte del F., nel 1808, ebbe larga diffusione e fu utilizzata sino all'introduzione del codice civile nel 1865. Sempre alla produzione giuridica del F. appartiene il De notissimis in jure legibus (2 voll., Firenze 1784): opera importante, soprattutto per chi operava nel settore forense, per potersi districare nella farragine degli statuti municipali.
La pubblicazione di compilazioni giuridiche prosegue con le Observationes practicae ad cunam fiorentinam praesertim accomodatae (2 voll., Firenze 1796; nuova ediz. tradotta in italiano da A. De Vita, 5 voll., Prato 1828), raccolta dei principali istituti giuridici annotati con le sentenze giurisprudenziali emesse in Toscana, e le Celebriores doctorum theoricae collectae (2 voll., Firenze 1801; 2 ediz., 5 voll., ibid. 1801-1816), anch'essa raccolta delle più celebri teorie giurisprudenziali e delle risoluzioni pronunciate dai tribunali toscani a tutto il '700.
Dal 4 genn. 1780 fu ascritto all'Accademia Etrusca di Cortona, della quale, pur in una fase declinante dell'attività dell'istituto, fu uno dei soci più partecipi, e nei cui Atti pubblicò tra il 1783 e il 1791 due dissertazioni di carattere prevalentemente storico-erudito, che si inserivano nel dibattito, allora assai vivo, sugli antichi e sulla riscoperta delle origini etrusche della popolazione e della cultura toscane (Sopra il merito degli scultori etruschi paragonato con quello dei greci, in Atti dell'Acc. Etrusca di Cortona, VIII [1783], pp. 271-283; Sul governo dei Romani relativamente alle arti e al commercio, ibid., IX [1791] pp. 173-201).
Un giudizio di totale consenso nei confronti della legislazione leopoldina, che aveva liberalizzato gran parte delle attività economiche della regione, esprimeva il F. nel Dei livelli di manomorta coerentemente al paragrafo XVIII della legge di ammortizzazione pubblicata in Toscana nel 1769 (Firenze 1798; 2 ediz., ibid. 1799) e nelle successive Aggiunte dell'avvocato G. F. al suo opuscolo dei livelli di manomorta (2 voll., ibid. 1804), che mettevano in luce i benefici effetti apportati dalla legge del 2 marzo 1769; questa, considerando i beni enfiteutici di manomorta come liberi e allodiali, aveva reso pienamente commerciabili i beni dei luoghi pii e dei pubblici patrimoni, contribuendo in modo sostanziale alla creazione di maggior ricchezza complessiva nel paese.
Più direttamente impegnato sul fronte della difesa del liberoscambismo e dall'intento eminentemente divulgativo è invece il Dialogo patriottico sul libero commercio dei viveri, uscito anonimo nel 1799, che, insieme con la memoria Sull'aumento dei guadagni degli artigiani derivante dall'aumento delle rendite dei proprietari (letta all'Accademia dei Georgofili nel 1797 e pubblicata negli Atti, IV [1801], pp. 257 ss.), rappresenta il compendio della posizione del F. in materia di politica economica e più in generale la sua visione etico-politica della società.
L'"ordine naturale" è l'unica legge atta a garantire la libera concorrenza, e l'alto prezzo dei generi frumentari è necessario per dotare di maggiori rendite i possidenti, i quali sono spinti a loro volta ad acquistare maggiore quantità di beni manufatti, contribuendo ad aumentare la ricchezza in circolazione e creando le condizioni di uno sviluppo generale. A stata messa in luce l'affinità di questi scritti con altre opere coeve, in particolare con Gli ozi della villeggiatura (Firenze 1800) di G. Fabbroni, nelle quali è presente una valutazione positiva del lusso dei proprietari - contrapposto alla frugalità e alla laboriosità necessarie nelle masse popolari - quale fonte di più ampia circolazione di ricchezza nella società nel suo complesso.Per questa sua decisa scelta di campo il F. sarebbe stato chiamato a far parte della prima deputazione economale del Regno d'Etruria, nominata il 4 apr. 1801, insieme con A. Pontenani, G. Fabbroni, A. Corsi Salviati, I. Venturi e F. Carcherelli, col compito di risanare il dissesto in cui versavano le finanze pubbliche.
Negli anni di fine secolo il F. era ritornato spesso all'esame di aspetti particolari della legislazione economica toscana. Ne è un esempio il Della divisione dei beni dei contadini e di altre simili persone (Firenze 1797), opuscolo rivolto. tramite la disamina delle articolazioni del contratto di mezzadria, di cui il F. sottolineava fortemente gli aspetti di accordo societario tra le parti, a "rendere più brevi e di più facile risoluzione le liti" (p. 3) che potevano intervenire in questo campo. Nel loro insieme le pagine del F. risultano dettate da un robusto senso pratico e da una indubbia competenza tecnica, riflesso a sua volta dell'attività sua di tenace e agguerrito proprietario terriero del Cortonese, ma anche da un paternalismo moralistico nei confronti dei ceti subalterni, che nella frugale laboriosità dei contadini scorgeva l'elemento principale dello sviluppo economico della società.
Si delineava così una concezione cara anche al moderatismo toscano dell'800, che all'esaltazione del più integrale liberoscambismo congiungeva l'ideale interclassista della concordia tra le parti sociali - contadini e proprietari - in vista del bene comune. Lungo questa tematica si dispongono gli scritti che il F. diede alle stampe nel corso degli anni Novanta, molti dei quali presentati all'Accademia dei Georgofili. Nella memoria letta l'8 febbr. 1792, Sopra le licenze e disdette dei coloni (in Atti della Real Società economica di Firenze, ossia de' Georgofili, III [1796], pp. 100-115), richiamava l'attenzione sul problema della disdetta dei rapporti di colonia, che una recente normativa del 1785 aveva uniformato, in linea di principio, in tutto lo Stato, proponendo, sulla base dei difetti lamentati dai proprietari, la reintroduzione del sistema in uso nel Cortonese.
Più nota è la memoria Sopra alcuni difetti di coltivazione dell'agro cortonese (del 4 maggio 1796, pubblicata ibid., IV [1801], pp. 150-166), nella quale sosteneva la necessità di apportare una serie di migliorie colturali e fondiarie facendo leva soprattutto sull'aumento del carico di lavoro contadino, mentre ai proprietari spettava il compito di valorizzare i propri fondi mediante maggiori investimenti e una assidua attività di verifica e direzione dell'andamento delle aziende. In particolare, il F. criticava la sistemazione dei campi di piano, che provocava il ristagno delle acque e l'impaludamento dei terreni; suggeriva le colmature a "schiena d'asino" per fare incanalare l'acqua del suolo verso fosse laterali. Proponeva poi che fosse costruito un maggior numero di case coloniche, in modo da diminuire l'estensione dei poderi, generalmente troppo grandi e perciò non coltivati secondo la loro potenzialità produttiva, e di eseguire terrazzamenti nei campi posti in declive, soggetti a dilavamenti, smottamenti e frane in seguito alle piogge.
Sempre sui problemi relativi all'economia poderale della Valdichiana tornerà qualche anno più tardi con Sopra alcuni difetti che si osservano nell'agro di Cortona circa la custodia e la conservazione nelle stalle del bestiame si grosso che minuto (memoria del 13 apr. 1803, inedita, conservata nell'Archivio dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, busta 61, ins. 261).
Tra i vari interventi del F., tutti improntati all'opzione liberista in ogni settore dell'economia, ricordiamo Sulle contrattazioni del bestiame (in Atti della Real Società economica di Firenze, ossia de' Georgofili, III [1796], pp. 125-137), in cui sosteneva la necessità della più ampia libertà nella compravendita, senza alcun aggravio a carico del venditore, tema ripreso ed ampliato nel 1799 nel Delle azioni edilizie in rapporto alle contrattazioni del bestiame. Nel Del danno dato. Opuscolo legale utile non meno per i curiali, che per i possidenti, agenti, ed agricoltori (Firenze 1805; 2 ediz., ibid. 1807) esaminava con chiarezza le principali cause e rimedi dei danni arrecati dalle persone e dagli animali alle coltivazioni, riprendendo in parte temi già affrontati in altri lavori.
Nel Del diritto dell'entratura secondo i nostri statuti delle arti (Firenze 1798; 2 ediz., ibid. 1805) prendeva in esame il privilegio (detto "entratura") concesso dagli statuti delle arti ai manifattori e ai mercanti di non potere, se non in certi casi, esser estromessi dalle botteghe prese in affitto per esercitarvi il proprio mestiere; mentre nel trattato Della società chiamata accomandita e di altre materie mercantili secondo le leggi e statuti veglianti in Toscana (2 voll., ibid. 1803) esaminava uno degli istituti che meglio si prestavano, a suo parere, a favorire gli investimenti commerciali dei nobili e dei ricchi proprietari.
Attraverso una disamina minuziosa della fisionomia giuridica del contratto, distingueva due forme di accomandita, "propria" e "impropria", "avvicinandosi nel primo caso ad una vera e propria società a responsabilità limitata, nell'altro ad un prestito retribuito con tasso d'interesse variabile" (Scardozzi, p. 461). A tale opera, "summa" dell'antica giurisprudenza commerciale, continuarono a fare riferimento le opere giurisprudenziali successive.
Il F. venne aggregato alla nobiltà di Cortona con decreto del granduca Ferdinando III del 24 apr. 1793. Visse celibe e morì per apoplessia a Firenze l'11 maggio 1807. La salma venne tumulata nel chiostro del monastero degli Angeli di Firenze.
Fonti e Bibl.: Le carte di famiglia sono conservate a Cortona, Archivio dell'Accademia Etrusca, Fondo Fierli. Lettere del F. si rinvengono in: Cortona, Bibl. com., Fondo Venuti, autografi 1790-1808; Firenze, Bibl. Moreniana, Fondo Frullani, autografi, 619, Fierli; Siena, Bibl. com., Autografi Porri, 11. 61; Archivio di Stato di Firenze, Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, f. 68, ins. 11; Archivio di Stato di Pisa, Università di Pisa, Dottorati 1758-1808, sez. D. II. 8. 394. Per la sua ascrizione all'Accademia dei Georgofili e all'Accademia Etrusca di Cortona cfr., rispettivamente, Firenze, Arch. dell'Acc. dei Georgofili, Catalogo dei soci 1753-1808; Cortona, Bibl. com., cod. 449, Registro degli accademici di Cortona 1726-1794; G. Sarchiani, Elogio dell'Accademico G. F. letto nella pubblica solenne adunanza de' 23 sett. 1807, in Atti della Real Società economica di Firenze, ossia de' Georgofili, VI [1810], pp. 44-52; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana..., Firenze 1805, I, p. 369; A. Morena, Le riforme e le dottrine economiche in Toscana, in La Rass. nazionale, VIII (1886), pp. 107 s.; G. Mancini, Il contributo dei cortonesi alla coltura ital., Firenze 1898, p. 104; N. Mengozzi, Il Monte dei Paschi di Siena e le aziende in esso nunite. Note storiche, VI, Siena 1900, pp. 174 ss.; R. Accademia dei Georgofili, Catalogo delle memorie e comunicazioni scientifiche contenute negli Atti accademici a tutto il 1933, Firenze 1934, p. 50; G. Turi, "Viva Maria". La reazione alle riforme leopoldine (1790-1799), Firenze 1969, pp. 52, 59 s., 67, 70, 73, 110, 225, 242, 247; C. Pazzagli, L'agricoltura toscana nella prima metà dell'Ottocento, Firenze 1973, pp. 4 ss., 10, 12, 29; Accademia economico-agraria dei Georgofili, Archivio storico. Inventario, 1753-1911, a cura di A. Morandini - F. Morandini - G. Pansini, III, Firenze 1974, pp. 22, 24, 33, 39, 353; G. Giorgetti, Capitalismo e Agricoltura in Italia, Roma 1977, pp. 20 n., 109 n., 110 n., 113 n., 133 n., 166 n.; R. Pasta, Scienza politica e rivoluzione. L'opera di G. Fabbroni (1752-1822) intellettuale e funzionario al servizio dei Lorena, Firenze 1989, pp. 460 s., 488, 505 s.; M. Scardozzi Le società commerciali fiorentine tra la Restaurazione e l'Unità, in Quaderni storici, XXVI (1991), pp. 461, 467, 483.