GREGORIO XI papa
Pietro Roger de Beaufort, nato nel 1329, fu eletto il 30 dicembre 1370 e incoronato in Avignone il 5 gennaio 1371. Nipote di Clemente VI, era, dopo Innocenzo VI, il terzo pontefice uscito da quel partito limosino che aveva ormai acquistato importanza preponderante nel Sacro Collegio e tendeva a mantenere il papato ad Avignone. Aveva studiato giurisprudenza a Perugia con il celebre Baldo, e si era acquistato buona fama per la gentilezza dello spirito e la religiosità della vita (spesso sfiorante il misticismo). Dimostrò, col tempo, di essere un discreto politico, ma d'avere carattere ineguale, misto di durezza e d'indecisione. Fu energico e attivo nella lotta contro le eresie; prese provvedimenti a favore dell'ordine dei templari, e dei domenicani.
Successore di Urbano V, che aveva attuato il ritorno a Roma, sia pure per breve tempo, G. comprese che il dominio temporale in Italia, a suo tempo riorganizzato dall'Albornoz, non poteva più essere tenuto che stando a Roma. Si trattava di contrastare alle tendenze disgregatrici che ne minavano da ogni parte la compagine, anche per colpa del malgoverno dei legati e dei rettori papali, stranieri per lo più, quasi sempre rapaci e ingiusti, odiatissimi. G. annunciò, fin dal primo anno del suo pontificato, il suo proposito di tornare a Roma, ma passarono varî anni prima che egli vi riuscisse. Da un lato sperava, restando in Avignone, di mediare finalmente la pace tra Francia e Inghilterra, ponendo termine alla guerra dei Cento anni; dall'altro, ostacolavano il ritorno le condizioni politiche poco favorevoli che regnavano in Italia, soprattutto per la guerra che si combatteva contro Bernabò Visconti (al quale G. dava anche la colpa di ostacolargli i suoi progetti di crociata), in fondo sempre per il possesso di Bologna, base per i Visconti alla politica d'espansione verso la Romagna e la Toscana. La lotta fu aspra e lunga. Risultarono vane le armi spirituali del papa, ma andarono a vuoto per opera sua anche i tentativi di Bernabò d'imparentarsi con le case regnanti di Sicilia, Aragona, Austria. G. riuscì a formare una lega contro il Visconti (regina di Napoli, Estensi, Carraresi, Savoia e Monferrato, re d'Ungheria) e a suscitargli contro Carlo IV; ma conseguì pochi risultati tangibili, e finì col proporre inattesamente una tregua (4 giugno 1375), forse per mancanza dei mezzi finanziarî necessarî alla continuazione della guerra. A questo punto i re d'Inghilterra e di Francia, e poco dopo anche Luigi d'Angiò e Pietro IV d'Aragona, ricorsero al suo arbitrato. Onde un nuovo rinvio della partenza alla primavera del 1376. Questa notizia fece scoppiare il malcontento in tutta Italia, immediatamente e con abilità sfruttato da Firenze, che indusse all'aperta ribellione l'intero Stato della chiesa (v. otto santi, guerra degli). G., appresa la caduta di Bologna, chiave di vòlta del dominio pontificio, nel suo sdegno istruì un processo contro Firenze, invitandone i rappresentanti alla discolpa; poi fulminò l'interdetto sulla città (31 marzo 1376) e lanciò in Italia una forte compagnia di Bretoni, al comando del card. Roberto di Ginevra, che si rese poi tristemente famoso con l'eccidio di Cesena, ma non riuscì a passare in Toscana. Ormai il ritorno a Roma non poteva subire più dilazioni. Sembra che, proprio nel momento decisivo, il papa esitasse, per le preghiere dei suoi congiunti, le rimostranze e le minacce dei cardinali e dei principi francesi; ma Caterina da Siena, venuta ad Avignone per perorare la causa dei Fiorentini, lo sostenne con tutta la fede e l'energia della sua mirabile personalità, e così il papa s'imbarcò il 2 ottobre alla volta dell'Italia. Il viaggio fu disastroso, ed è fama che, in Genova, Caterina dovesse ancora una volta rincorare il pontefice. Il 17 gennaio 1377 G. sbarcava sul lido del Tevere a S. Paolo fuori le Mura. Pochi giorni dopo Firenze iniziava trattative di pace, e la lega delle città ribelli si veniva sciogliendo. Finalmente, con la mediazione di Bernabò Visconti, si avviavano a Sarzana i preliminari della pace. Ma G. non giunse a vederla: moriva il 27 marzo del 1378, ultimo dei papi francesi sulla cattedra di S. Pietro. Pochi mesi dopo scoppiava il grande scisma d'Occidente.
Bibl.: G. Mollat, Les papes d'Avignon, Parigi 1912; L. Mirot, La politique pont. et le retour du Saint-Siège à Rome en 1376, Parigi 1899; J. P. Kirsch, Die Rükkehr d. Päpste Urban V u. G. XI von Avignon nach Rom, Paderborn 1898; Realenc. f. prot. Theol. u. Kirke, s. v.; Dict. de théol. cath., s. v.