GREGORIO XIII papa
Ugo Boncompagni nacque a Bologna nel 1302; nel 1530 si laureò in giurisprudenza presso quell'università; circa quel tempo, non ancora prete, ebbe il figlio naturale Giacomo; da Paolo III fu chiamato a Roma quale giudice capitolino e breviatore vicecancelliere per la Campagna; da Paolo IV fu assoLiato al cardinale nipote Carlo Carafa nella Dataria; da Pio IV nominato cardinale prete del titolo di San Sisto e inviato al Concilio di Trento; da Pio V incluso tra i correctores romani incaricati d'una nuova edizione del Corpus iuris canonici; il 14 maggio 1572 fu eletto papa. Morì il 10 aprile 1585. Sebbene incline a mondanità, s'intonò all'ambiente austero creato in curia dalla Controriforma. Nominò tuttavia suo figlio governatore di Castel Sant'Angelo e gonfaloniere della Chiesa e conferì la porpora a suoi nipoti.
Intensa la sua attività religiosa. Combatté il baianismo (v. baius). impose ai Greci cattolici una professione di fede ispirata alle definizioni del Concilio di Trento: Spirito Santo procedente ex Patre Filioque; legittimità del pane così azimo come fermentato per la transustanziazione; esistenza del purgatorio; validità dei suffragi per i defunti; primato apostolico del pontefice romano, ecc. Fece continuare e terminare, segnatamente per le Decretali (v.), il lavoro dei correctores, pubblicato nel 1582 e a cui conferì valore canonico. Pose cure speciali nella nomina di vescovi e alti prelati. Conservò la congregazione del Concilio di Trento, incaricandola di risolvere i casi chiari e di deferire gli altri al giudizio papale; istituì le altre due dei vescovi e del cerimoniale; e abbozzò in qualche modo quella di Propaganda Fide, affidando a tre cardinali la direzione di alcune missioni incaricate di serbare fedeli a Roma i Greci cattolici e di procurare di convertire quelli scismatici. Promosse e pubblicò (13 febbraio 1582) la riforma del calendario che si conosce col suo nome. Istitui la festa del Rosario per commemorare la battaglia di Lepanto, e quella di Sant'Anna. Protesse gli ordini religiosi, e specialmente i gesuiti; approvò (1575) l'istituzione dei Padri dell'oratorio; riorganizzò i basiliani d'Occidente. Consolidò il potere temporale e, pure spendendo molto, accrebbe il patrimonio di San Pietro. Diede incremento all'agricoltura e alle industrie mineraria e manifatturiera. Fece valere energicamente la sovranità papale contro i baroni dello stato romano, abolendo privilegi feudali e incamerando molti feudi e castelli, ma in tal modo venne, in fondo, a fomentare il brigantaggio che affliggeva la campagna romana.
Nel campo della politica internazionale, finanziò larghissimamente qualunque impresa europea mirasse al trionfo della religione romana. Fu principale propulsore della Lega antiugonotta francese, alla quale riuscì a fare accedere Filippo II di Spagna. Celebrò la strage di San Bartolomeo come "una giornata molto lieta per la cristianità". Col ricordare di continuo ai "leghisti" francesi che loro scopo precipuo era la debellazione dell'eresia. distrusse in loro qualunque scrupolo di lealismo verso Enrico III. Fomentò l'opposizione cattolica negli stati protestanti, e segnatamente in Inghilterra, contro la cui regina, Elisabetta, non solo suscitò rivolte in Irlanda, ma tessé trame segrete coi Guisa e con la Spagna, sfociate, dopo la morte di lui, nell'infelice spedizione dell'"invencible armada". Riuscì per un momento, mercé l'opera del Possevino, a far convertire al cattolicismo Giovanni III di Svezia; ma preferì poi vederlo tornare al luteranesimo, anziché cedere su alcune condizioni d'indole liturgica e giurisdizionale poste da quel re. Nonostante i suoi sforzi, non poté indurre la Spagna e Venezia a una comune crociata contro il Turco.
Bibl.: L. Pastor, St. dei papi, IX, trad. it., rist., Roma 1929, e bibl. ivi.