GREGORIO
Fu terzo duca di Napoli di questo nome, primogenito di Sergio (I) e di Drusa. Suoi fratelli furono Cesario, ammiraglio della flotta napoletana, Atanasio (I), vescovo di Napoli e Stefano (III), anch'egli asceso al soglio episcopale partenopeo dopo essere stato presule a Sorrento. Sua sorella, di cui non è noto il nome, sposò Landolfo, gastaldo di Suessula e Sessa, secondogenito del conte di Capua Landone (I). G., ricordato dalle fonti come ottimo conoscitore delle lingue greca e latina fu, a parere della maggior parte degli studiosi (Schipa, Luzzati Laganà, La Posta), associato al trono paterno già nell'850 (ma cfr. Capasso, per il quale egli fu designato nell'864, anno della morte del padre).
Certamente G. ebbe un ruolo non secondario nel programma di rafforzamento del Ducato, perseguito in quegli anni dal padre, che prevedeva l'eliminazione degli annosi dissidi interni e la salvaguardia dell'autonomia territoriale: in questi anni, perciò, il duca Sergio mantenne buoni rapporti con l'imperatore franco Lotario e suo figlio Ludovico (II) e cercò di contenere le scorrerie musulmane che minacciavano l'Italia meridionale, esercitando anche una continua vigilanza nei confronti del vicino Principato di Salerno e della limitrofa Contea di Capua: in questa prospettiva fu celebrato il matrimonio tra la sorella di G. e Landolfo, legando in tal modo la dinastia napoletana a quella capuana.
G. è ricordato dalle fonti in qualità di magister militum quando, nella primavera dell'859, intervenne insieme con il fratello Cesario, alla guida di un contingente armato di 7000 uomini in appoggio del principe longobardo di Salerno Ademario.
Questi aveva infatti chiesto al duca Sergio un sostegno nell'azione militare contro Capua, retta dal conte Landone (I) che aveva intrapreso una politica mirante a svincolarsi dall'autorità formale di Ademario. Landone aveva dato inizio alla costruzione della città fortificata di Capua nuova, dopo che la Capua antica era stata distrutta dai Saraceni.
Il sostegno dato in quest'occasione dal duca Sergio e da G. al principe di Salerno, in contrasto con la precedente alleanza con i conti di Capua, fu probabilmente motivato da interessi territoriali dello stesso duca di Napoli, interessato ad ampliamenti territoriali nella pianura campana, e fu rafforzato dalla defezione del cognato di G., Landolfo, il quale in questa occasione non intervenne a sostegno di suo padre Landone.
La spedizione si rivelò un completo insuccesso: l'esercito fu sbaragliato dall'intraprendenza di Landone (II), primogenito del principe di Salerno, che oltrepassò inaspettatamente il ponte di Teodemondo (oggi Ponterotto, o di Casapuzzana): G. riuscì a fuggire, ma Cesario fu fatto prigioniero insieme con almeno altri 800 soldati, e liberato solo dopo complesse trattative. Proprio nelle lotte dinastiche seguite alla morte di Landone (860) si registra un ulteriore intervento del duca di Napoli, con la defenestrazione dell'erede legittimo Landone (II) a vantaggio del conte di Suessula; in seguito Sergio intervenne nuovamente nelle vicende dei potentati vicini accogliendo Ademario, rimosso dal principato salernitano nel settembre 861 da Guaiferio.
In quel momento il potere doveva essere ormai più saldamente nelle mani di G., in quanto il duca Sergio era ammalato, e nell'864, sul letto di morte, Sergio raccomandò a G. di seguire i consigli del vescovo Atanasio, familiaris dell'imperatore e legato papale molto influente nella Curia romana. G. si ritrovò dunque da solo a capo di uno Stato che si era comunque rafforzato e si era guadagnato un notevole prestigio nella lotta contro i musulmani. In un primo momento G. portò avanti una politica favorevole a un'intesa con i Franchi e più aggressiva nei riguardi dei musulmani che, guidati dal califfo Sawdān (nelle fonti chiamato Seodan), continuavano le loro azioni di disturbo sulle isole e sulle coste campane, e avevano posto l'accampamento nelle vicinanze di Napoli. Ma tutti i tentativi di G. si rivelarono vani, anche per il sopravvenire di una gravissima carestia.
Nell'866, in occasione della terza campagna di Ludovico II contro i Saraceni presenti in Italia meridionale, G. riuscì, grazie all'abile mediazione di Atanasio, a ottenerne l'amicizia e, dopo la vittoriosa marcia contro Capua, che fu posta sotto il controllo imperiale, mise a disposizione di Ludovico i suoi contingenti armati e lo seguì personalmente nella campagna contro Salerno e Amalfi, dove fu formalmente riconosciuta all'imperatore la signoria su questi domini.
Nella primavera successiva, mentre proseguiva l'assedio di Ludovico alla città di Bari, ultimo baluardo dei Saraceni, la flotta bizantina intervenne sulla coste dalmate per allontanare i musulmani. In questo contesto G. iniziò a prendere le distanze dall'imperatore Ludovico II che era intenzionato a imporre la propria volontà a tutta l'Italia meridionale; per riaffermare la fedeltà del Ducato al dominio bizantino, e la sua dipendenza giuridica da esso, furono coniate in questo periodo monete recanti l'effigie dell'imperatore bizantino Basilio I.
Poco dopo G. fu colto da una grave malattia, che gli impedì di continuare l'azione politica con la dovuta energia: perciò, forse già nel gennaio dell'870, decise di associare al trono il figlio Sergio (II). A marzo dello stesso anno morì lasciando al figlio una difficile eredità.
Fonti e Bibl.: Erchempertus, Historia Langobardorum Beneventanorum, a cura di G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-X, Hannoverae 1878, p. 244; Iohannes Diaconus, Gesta episcoporum Neapolitanorum, a cura di G. Waitz, ibid., pp. 434-436; Vita Athanasii episcopi Neapolitani, a cura di G. Waitz, ibid., pp. 441, 444; Chronicon ducum et principum Beneventi, Salerni et Capuae et ducum Neapolis, a cura di B. Capasso, in Monumenta ad Neapolitani Ducatus historiam pertinentia, s. 1, I, Neapoli 1881, p. 9; M. Schipa, Il Mezzogiorno d'Italia anteriormente alla monarchia. Ducato di Napoli e Principato di Salerno, Bari 1923, pp. 73-80; G. Cassandro, Il Ducato bizantino, in Storia di Napoli, I, 1, Napoli 1969, p. 82; F. Luzzati Laganà, Il Ducato di Napoli, in Storia d'Italia (UTET), III, Torino 1983, p. 334; C. Russo Mailler, Il Ducato di Napoli, in Storia del Mezzogiorno, II, 1, Napoli, 1988, p. 367; G. La Posta, Neapolis. Storia di Napoli e del Meridione d'Italia. Periodo greco, romano e bizantino (dalle origini al 1140), Napoli 1994, pp. 158 s., 161-164; Diz. biogr. degli Italiani, IV, pp. 508 s.; XXIV, pp. 206-209.