grido (grida; plur. grida)
Hanno il significato generico di " suoni emessi ad alta voce " le grida (If XIV 102) che Rea faceva fare ai Coribanti, unite al frastuono di vari strumenti, per coprire i vagiti di Giove (" gridavono e bussavono ", Anonimo; " stridere e bussare ", Chiose Anonime; " canti " e suono di strumenti intendono Torraca e Chimenz; cfr. anche Petrocchi, Introduzione 177-178); ma parecchi commentatori pensano ai soli " clamores " (Graziolo) degli strumenti: così Scartazzini-Vandelli, Casini-Barbi, che ricordano il virgiliano " Coribanthia... aera " di Aen. III 111, Rossi, Porena. Ancora in senso generico dovranno intendersi le alte grida di dolore con cui Cristo disposò lei [la Chiesa] col sangue benedetto (Pd XI 32; cfr.. Matt. 27, 50 " clamans voce magna emisit spiritum ").
Negli altri casi il g. si precisa in parole, siano esse di canti o di preghiere o di altro genere: tale è il grido in cui D. distingue il Gloria in excelsis... Deo, e che cominciò da tutte parti del Purgatorio per salutare il compimento della penitenza da parte di Stazio (Pg XX 133 e 138, XXI 60); tale il grido altissimo dei beati a suggello delle parole di s. Pier Damiano (Pd XXI 140, ripreso in XXII 12), in cui " c'era anche una preghiera a Dio di punire i colpevoli della corruzione della Chiesa " (Porena, nel commento a XXII 13-15; " preghiera " è inoltre il votivo grido di VIII 5); o ancora l'invocazione alla Vergine da parte di una partoriente (XV 133). Nel senso di " richiamo ", " invito ", in If V 87 (l'affettüoso grido) il termine riprende i vv. 80-81 O anime affannate, / venite a noi parlar; analogamente in XVI 13, dove grida allude alle parole che ciascuna [delle ombre dei sodomiti] gridava: / " Sòstati tu... " (vv. 7-8). In Pg XIX 65 si tratta invece del g. con cui il falconiere richiama il falcone (ma il Cesari avanza l'ipotesi che sia il g. " di qualche uccello che vola ").
Nel senso traslato di " voce diffusa ", " fama ", in Cv I XI 4 colui che è cieco del lume de la discrezione sempre va nel suo giudicio secondo il grido (per il concetto Busnelli-Vandelli rimandano a Pg XXVI 121-122 A voce più ch'al ver drizzan li volti, / e così ferman sua oppinïone); così anche in Pg XI 95 ne la pittura / ... ora ha Giotto il grido, " è il più famoso ", e XXVI 125 Così fer molti antichi di Guittone, / di grido in grido pur lui dando pregio, " ripetendo l'uno e amplificando il giudizio dell'altro " (Mattalia; più colorita la chiosa del Cesari: " correndosi dietro la gente come i paperi, a dargli nome di primo poeta "). L'espressione è più complessa in Pd XVII 53 La colpa seguirà la parte offensa / in grido, " idest in opinione vulgari diffamabantur offensi et expulsi " (Serravalle); al v. 133 dello stesso canto il g. di D., simile a vento, / che le più alte cime più percuote, è la " exclamatio et increpatio vitiorum " (Benvenuto) dei personaggi più in vista (ma il Buti: " questo tuo libro che sarà come un grido "; e il Lana: " çoè questa poetria tocca pure vitii excelsi ").
La forma femminile ricorre tre volte, sempre nel Convivio; in I XI 5 Questa grida è stata lungamente contro a nostro volgare riprende il grido del § 4; vale " fama diffusa " anche in IV XXIX 10; in I I 19 se lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene a la sua grida, vale " bando ", " bando solenne d'invito ".