GRISI
Famiglia di cantanti e ballerine.
Carlotta nacque a Visinada, in Istria, il 28 giugno 1819. Mostrata una precoce attitudine per la danza, entrò nella scuola del teatro alla Scala di Milano, ove studiò sotto la guida di C. Guillet, perfezionandosi privatamente con C. Blasis. Nello stesso periodo iniziò a studiare canto su incoraggiamento di Giuditta Pasta e poi di Maria Malibran. Diplomatasi a tredici anni, debuttò al teatro della Canobbiana di Milano il 19 maggio 1832 nel ballo Le sette reclute di L. Astolfi; fu poi scritturata da A. Lanari per i teatri di Venezia, Firenze, Roma e Napoli.
A Venezia apparve al teatro La Fenice nei divertissements del Carlo di Borgogna di G. Pacini (stagione 1833-34); il 26 ott. 1834 debuttò al teatro S. Carlo di Napoli ne I selvaggi della Florida di A. Guerra, cui seguirono Amore e Psiche di S. Taglioni con musica di P. Romani (30 maggio 1835), La selvaggia di A. Bianchi (21 giugno 1835) e Le nozze di Zeffiro di Taglioni, con musiche di autori vari (1835). A Napoli incontrò Jules Perrot; questi, intuendo in Carlotta una degna continuatrice di Maria Taglioni, la seguì nell'assimilazione della nuova tecnica "aérienne", e la fece poi debuttare a Roma, Vienna e Londra, dove rimase dal 12 aprile al 30 luglio 1836, esibendosi al King's theatre in balli di A. Deshayes: Le rossignol, Beniowsky, Zéphire berger e Tarantella. L'ultima sera, incoraggiata dal basso L. Lablache si esibì anche nell'aria "Regnava nel silenzio" dalla Lucia di Lammermoor di G. Donizetti. Nella stagione 1836-37 fu alla Hofoper di Vienna in balli di A. Campilli e di Perrot e ne La Sylphide di F. Taglioni. Danzò poi all'Opéra comique di Parigi e al S. Carlo di Napoli ne Il Rajàh di Benares di S. Taglioni (12 genn. 1839).
Carlotta sposò Perrot, che le ottenne una scrittura al teatro della Renaissance di Parigi, dove trionfò cantando e danzando nel balletto Lo zingaro (28 febbr. 1840, coreografia di Perrot e musica di A. Fontana). Poiché Fanny Elssler aveva lasciato da poco l'Opéra, Perrot convinse il direttore del teatro ad affiancarla a L. Petipa nei passi a due dei divertissements dello stesso Perrot. Carlotta debuttò quindi all'Opéra il 21 febbr. 1841 nei balli de La favorite di Donizetti, partecipando successivamente ai divertissements de La juive di J.-F. Halévy, e in un passo a due inserito nel Don Giovanni di W.A. Mozart. Fin dalla prima esibizione parigina era stata ammirata da Th. Gautier, che trovò in lei l'ideale della danza, nella sua sintesi tra lo stile "d'élevation" della Taglioni e quello "taqueté" della Elssler, e volle scrivere per lei il libretto di Giselle.
Il balletto (coreografia di J. Coralli e Perrot, musica di A. Adam), destinato a diventare uno dei classici del repertorio, andò in scena 28 giugno 1841 all'Opéra di Parigi; Carlotta vi ottenne un clamoroso trionfo per la naturalezza della sua pantomima, l'intensità drammatica della scena della pazzia, il dolce abbandono dei passi a due, la scioltezza tecnica negli assoli. Accolta ormai fra le grandi étoiles, firmò con l'Opéra un contratto per i successivi due anni con un compenso complessivo di 27.000 franchi. Il 12 marzo 1842 presentò Giselle al Her Majesty's theatre, dove danzò ogni anno fino al 1850.
Tornata a Parigi, prese parte a un altro balletto creato per lei: La jolie fille de Gand, di L. Albert, su musica di A. Adam (Beatrix, 17 giugno 1842). Gautier scrisse ancora per lei il libretto de La Péri, coreografato da Coralli su musica di J.A.F. Burgmüller (Opéra, 17 giugno 1843), replicato al Drury Lane di Londra (settembre 1843), ove Carlotta si esibì in un'ulteriore creazione di Perrot, Esmeralda, tratto dal romanzo Notre-Dame de Paris di V. Hugo, su musiche di C. Pugni. In quest'occasione fu notata dall'impresario B. Lumley, che la chiamò per partecipare al famoso Pas des quatre con musica dello stesso Pugni, a fianco di Maria Taglioni, Fanny Cerrito, e Lucile Grahn, rappresentato il 12 luglio 1844 al Her Majesty's theatre.
Rientrata a Parigi, venne affidata a J. Mazilier, che elaborò per lei la parte di Mazourka ne Le diable à quatre su musiche di Adam (Académie Royale, agosto 1845), e di Paquita nel balletto omonimo (Opéra, aprile 1846, musica di A. Devitz). Il 26 giugno 1847 Lumley la volle a Londra in un passo a tre intitolato Les eléménts, musicato da G. Bajetti, in cui Carlotta impersonava il fuoco, la Cerrito l'aria e Carolina Rosati l'acqua; le étoiles rinnovarono il successo con Les quatre saisons di Perrot e Pugni (13 giugno 1848), in cui Carlotta impersonò l'estate.
Tornata in Italia, dopo una lunga assenza, nella primavera 1847 si esibì al teatro Apollo di Roma. Fu quindi in Grisélidis, di Mazilier e Adam (Parigi, Opéra, 16 febbr. 1848) dove eseguì anche gli interludi cantati, Electra di P. Taglioni (Londra, Her Majesty's theatre, 19 apr. 1849), La filleule des fées, di Perrot e Adam (Parigi, Opéra, 8 ott. 1849), Les métamorphoses di P. Taglioni e Pugni (ibid., marzo 1850) e La tempesta di J. Halévy (Ariel, ruolo di mimo). Nel 1850 fu in tournée a Berlino, Bruxelles e San Pietroburgo, ove l'8 ott. 1850, presentò Giselle al teatro Mariinskij; ancora a San Pietroburgo apparve ne La nayade et le pêcheur (1851), La guerre des femmes ou Lesamazones du XIXe siècle (11 nov. 1852), Gazelda ou Les tziganes di Perrot, Amour et Psyché di Ch. Le Picq (12 febbr. 1853), La cabane hongroise di Ch.-L. Didelot (23 febbr. 1853).
Nel 1855, a Varsavia, una caduta dalle scale la costrinse ad abbandonare prematuramente le scene. Morì nella sua villa di St-Jean, presso Ginevra, il 20 maggio 1899.
Della sorella Ernesta rimangono ignoti la data e il luogo di nascita. Mezzosoprano dalle rimarchevoli doti vocali, cantò tra il 1835 e il 1838 in vari teatri della penisola, spesso con la cugina Giuditta, nella parte di Adalgisa in Norma e di Giulietta ne I Capuleti e i Montecchi di V. Bellini (teatro Regio di Torino, gennaio 1836), e in Otello di G. Rossini (Desdemona, Tortona 1838). Trasferitasi a Parigi, continuò la carriera almeno fino al 1839 al teatro dell'Odéon. Dal 1844 visse con Théophile Gautier, da cui ebbe una figlia, Judith, nata a Parigi il 25 ag. 1845, che fu scrittrice e drammaturga, moglie di Catulle Mendès e amica di famiglia di R. Wagner e Cosima Liszt.
Ernesta morì a Parigi nel dicembre 1895.
Giuditta, cugina delle precedenti, nacque a Milano il 28 luglio 1805 da Gaetano e da Giovanna Grassini, sorella della celebre cantante Giuseppina Grassini. Allieva della zia, studiò poi sotto la guida di A. Minoja e D. Banderali al conservatorio di Milano. Esordì nel 1824 al Kärntnertortheater di Vienna in Bianca e Falliero di G. Rossini e mosse i primi passi dapprima sulle scene del teatro S. Carlo di Napoli, poi al teatro della Pergola di Firenze. In particolare a Napoli si affermò come mezzosoprano rossiniano in Semiramide (Arsace) con Josephine Fodor e L. Lablache (aprile 1825), Bianca e Falliero (Falliero, maggio 1825) e La donna del lago (Malcolm, settembre 1825), mentre a Firenze, scritturata dal Lanari, cantò fra l'altro nelle prime assolute dell'Amazilda e Zamoro di A. D'Antoni (31 marzo 1826) e Danao, re d'Argo di G. Persiani (16 giugno 1827). Nella stagione seguente si esibì al teatro Regio di Parma in Donna Caritea di S. Mercadante e L'assedio di Corinto di Rossini; apparve in seguito in Mosè, Otello e Cenerentola di Rossini al teatro d'Angennes di Torino (primavera 1828), Gli Arabi nelle Gallie di G. Pacini e Il voto di Jefte di P. Generali al teatro del Giglio di Lucca (estate-autunno 1828), quindi nelle prime assolute di Rosmonda d'Inghilterra di C. Coccia (27 febbr. 1829), Costantino in Arles di G. Persiani e Francesca da Rimini di Generali (26 dic. 1829) al teatro La Fenice di Venezia.
In questo teatro, nel gennaio dell'anno seguente, conobbe Bellini, recatosi a Venezia per curare l'allestimento de Il pirata, il quale scrisse: "La primadonna ha sostenuto la sua difficilissima parte con tale eccellenza che è stata la colonna dell'opera" (lettera del 19 genn. 1830 a V. Ferlito: cit. in Adamo - Lippmann, p. 128).
Il compositore, che ebbe forse per Giuditta un interesse sentimentale (ibid., pp. 236 s.), accettò di scrivere per lei la parte di Romeo ne I Capuleti e i Montecchi, messa in scena dal teatro veneziano l'11 marzo 1830. La cantante fu nuovamente al teatro del Giglio di Lucca nell'agosto 1830 in Adelaide e Comingio di Pacini, Il pirata e La straniera di Bellini.
Il 26 dic. 1830 debuttò al teatro alla Scala di Milano ne I Capuleti e i Montecchi, cui seguirono Il romito di Provenza di Generali (Zenaide, 15 genn. 1831), Bianca e Falliero (Bianca, 30 genn. 1831), Il contestabile di Chester di Pacini (Damiano; 26 febbr. 1831), Gli esiliati in Siberia di G. Donizetti (Elisabetta, 4 sett. 1831) e le prime assolute di Chiara di Rosemberg di L. Ricci (Chiara, 11 ott. 1831) ed Enrico di Monfort di Coccia (Enrico, 12 nov. 1831). Tornò subito dopo a Venezia, protagonista in Anna Bolena di Donizetti, quindi ne La straniera (Alaide, 4 febbr. 1832), Ivanhoe (prima assoluta, 19 marzo 1832) e L'ultimo giorno di Pompei di Pacini. Nella primavera 1832 esordì a Londra; in autunno debuttò al Théâtre-Italien di Parigi in opere di Bellini e Rossini.
Tornata in Italia apparve al teatro alla Pergola di Firenze ne Il crociato in Egitto, di G. Meyerbeer, e al Comunale di Bologna in Edoardo in Iscozia (Amelia), di Coccia (ottobre 1833), nonché, come protagonista, nella Norma di Bellini (novembre 1833). Dopo essersi sposata il 18 marzo 1834 con il conte Cristoforo Barni di Lodi, si recò a Madrid, dove cantò in Norma e Capuleti al teatro Real (settembre 1834), tornando alla Fenice di Venezia per la prima esecuzione di Carlo di Borgogna di Pacini con D. Donzelli (12 genn. 1835). Il Carnevale 1835-36 la vide anche al teatro Regio di Torino, dove debuttò il 26 dic. 1835 nella prima esecuzione de Gli Illinesi di P.A. Coppola (Irza) con Donzelli; fu quindi con la cugina Ernesta ne I Capuleti (16 genn. 1836), in cui, come aveva già fatto la Malibran pochi anni prima, sostituì l'intero atto III con quello di Romeo e Giulietta di N. Vaccaj.
Nella stagione seguente si cimentò con Norma (28 luglio 1836), Belisario di Donizetti (Antonina, 18 ott. 1836) in cui fu giudicata inarrivabile, e I puritani di Bellini (Elvira, 9 nov. 1836) al Comunale di Bologna. Ai ruoli abituali aggiunse la parte di Amina de La sonnambula di Bellini, apparendo al Comunale di Mantova (gennaio 1837), al Comunale di Trieste (aprile 1837), al teatro della Fiera di Bergamo (agosto 1837). Nel dicembre 1838, a Roma, cantò il II e III atto de I Capuleti e i Montecchi a palazzo Torlonia in Borgo, in occasione della visita a Roma del granduca Alessandro di Russia.
A Roma ebbe luogo anche la sua ultima apparizione; il successo che aveva avuto alla festa del principe indusse infatti l'impresario F. Jacovacci a chiamarla al teatro Argentina. L'artista vi apparve nel giugno 1839 nel ruolo di Romeo, per il quale era diventata giustamente famosa. Accolta calorosamente dal pubblico romano, cantò egregiamente (cfr. Notizie del giorno, 6 giugno 1839). Il ritorno sulle scene dopo una grave malattia le causò però una ricaduta da cui non si riebbe più, e fu costretta a ritirarsi nella sua villa di Robecco d'Oglio, presso Cremona, dove si spense il 1° maggio 1840.
La voce di Giuditta era inizialmente poco flessibile ed esigeva molto studio per ottenere un'eguaglianza di registri che, secondo il Fétis, non fu mai completamente raggiunta, anche se compensata da un sentire musicale e drammatico pieno di energia. Le recensioni dell'epoca parlano di un "canto pieno di anima e verità", "bella e poderosa voce ed energica azione" (La Rivista teatrale italiana, 20 luglio e 5 nov. 1836; Il Pirata, 29 ag. 1837). La sua voce di mezzosoprano era di eccellente qualità, forte, limpida, con note di straordinario squillo, che essa sapeva adoperare con sapiente artificio. L'intonazione era perfetta, buona l'estensione, e la zona acuta vibrante e omogenea (cfr. Monaldi, 1929, p. 57).
L'irruenza del temperamento la portò ad affrontare parti di soprano drammatico, come Norma, Imogene, Alaide, Antonina, Elvira, ma "accomodate" una terza minore sotto la tonalità originale per l'impossibilità di sostenere le tessiture di soprano cosiddetto "sfogato". La veemenza interpretativa e le sue doti d'attrice elegante e nobile la resero interprete adeguata del nuovo melodramma romantico; il ruolo di Romeo fu il suo cavallo di battaglia per l'abbandono patetico, la nobiltà del fraseggio, la presenza scenica. Fu famosa anche per i suoi atteggiamenti triviali; il suo difficile carattere influì sui rapporti con la sorella Giulia, con la quale comparve in scena raramente; più spesso cantò invece con la cugina Ernesta. G.G. Belli le dedicò un gustoso sonetto, La canterina di Valle, in occasione delle ultime recite romane de I Capuleti.
La sorella Giulia nacque a Milano il 22 maggio 1811. A undici anni entrò in collegio; in seguito fu mandata al convento delle Mantellate a Firenze, dove ebbe le prime lezioni di musica e di pianoforte. A quattordici anni fu notata la bellezza della sua voce di soprano, e la sorella Giuditta convinse il padre a farla tornare a Milano, dove fu affidata per tre anni al tenore Giacomo Guglielmi, figlio del compositore Pietro Carlo. Continuò poi a studiare a Bologna con Giacomelli e, nuovamente a Milano, con M.A. Marliani. Scritturata anche lei dal Lanari, debuttò a Bologna il 1° nov. 1828 al teatro Comunale nel ruolo di Emma nella Zelmira di G. Rossini; confermata per la stagione di Carnevale 1828-29, cantò come primadonna in Torvaldo e Dorliska (27 dic. 1828) e nel Barbiere di Siviglia di Rossini (28 genn. 1829), nonché nella prima esecuzione de Lo sposo di provincia di G. Mililotti (Lauretta, 14 genn. 1829).
Le frequenti e faticose rappresentazioni influirono negativamente sulla salute dell'artista appena esordiente; decise allora di recarsi per qualche tempo a Bologna dalla zia Giuseppina Grassini, con la quale poté studiare e perfezionarsi con tranquillità, tornando sulle scene nel Carnevale 1829-30 al teatro della Pergola di Firenze nell'Ezio di F. Celli e in Tancredi di Rossini (Amenaide). Continuò la sua attività con l'impresa Lanari a Firenze cantando nella stagione di Quaresima del 1830 ne Il falegname di Livonia di G. Pacini e in Ricciardo e Zoraide di Rossini con G. David, in cui fu udita dallo stesso compositore che, favorevolmente colpito, le preconizzò una luminosa carriera. Il Lanari, tuttavia, le imponeva ritmi faticosissimi: a Livorno e a Pisa, nell'estate 1830, si trovò a dover cantare due opere di Rossini nello stesso giorno: la mattina Semiramide e la sera Desdemona nell'Otello.
Nel 1831, dopo aver cantato (Quaresima) alla Pergola di Firenze ne La vestale di Pacini, Francesca da Rimini di M. Quilici e Tancredi di Rossini, debuttò al teatro alla Scala di Milano nella prima esecuzione de L'Ullà di Bassora di F. Strepponi (Zulima; 20 sett. 1831). In quest'occasione venne presentata a Giuditta Pasta, di cui divenne amica e che le diede preziosi consigli. Insieme con lei condivise, nei panni di Adalgisa, il fiasco della prima assoluta della Norma di V. Bellini, che inaugurò la stagione seguente il 26 dic. 1831, ma contribuì anche al glorioso successo delle repliche. Nei mesi successivi tenne a battesimo, insieme con la grande cantante, le prime scaligere de Il corsaro di Pacini (Gulnara), Anna Bolena (Giovanna), e la prima assoluta di Ugo, conte di Parigi di Donizetti (Adelia; 13 marzo 1832).
Volendo sottrarsi a un contratto che la legava all'impresario Lanari per altri dieci anni, decise di abbandonare l'Italia e raggiunse a Parigi la sorella Giuditta e la Grassini, che la fece debuttare il 16 ott. 1833 al Théâtre-Italien, dove Rossini era direttore artistico, ottenendo uno strepitoso successo nella sua Semiramide in sostituzione di Maria Malibran.
La bellezza dei lineamenti, l'intonazione perfetta e l'estensione della voce le assicurarono il successo fin dal primo apparire sulle scene parigine, dove cantò ininterrottamente fino al 1848, poi nel 1854 e dal 1856 al 1858, ne La gazza ladra, Otello, Il barbiere di Siviglia e La donna del lago di Rossini (quest'ultima con la sorella Giuditta), Don Giovanni di W.A. Mozart (Donna Anna), Lucrezia Borgia, Parisina, Belisario, Gemma di Vergy e Anna Bolena di Donizetti (come protagonista), Corrado d'Altamura di F. Ricci, Capuleti e Montecchi (Giulietta, con la sorella Giuditta), La sonnambula, Beatrice di Tenda, Il pirata e Norma di Bellini, spingendosi fino all'Ernani di G. Verdi (settembre 1844). Nel 1834 debuttò al King's theatre di Londra ne La gazza ladra, conquistando anche il pubblico inglese; vi cantò ogni anno, tranne che nel 1842, fino al 1861, aggiungendo al repertorio Le nozze di Figaro di Mozart, Il matrimonio segreto di D. Cimarosa, Cenerentola di Rossini, Il giuramento e Il bravo di S. Mercadante, Fausta di Donizetti, Falstaff di M. Balfe (Alice), Roberto il Diavolo, GliUgonotti (Valentina) e Il profeta (Berta e Fidès) di G. Meyerbeer, I due Foscari e Il trovatore di Verdi, Don Carlos di M. Costa e Ildegonda di M.A. Marliani.
Gli anni più importanti per la sua carriera furono quelli compresi tra il 1834 e il 1853; nell'ottobre del 1834 l'artista cantò, infatti, al Théâtre-Italien La sonnambula con G.B. Rubini, e il 24 genn. 1835 vi colse una definitiva consacrazione a diva di prima grandezza nella prima assoluta de I puritani (Elvira; 24 genn. 1835) di Bellini, il quale scrisse di lei: "tutto il primo tempo […] anche la Grisi l'ha cantato e l'ha agito come un angelo, tutto il teatro fu costretto a piangere, perché particolarmente l'entrata del 6/8 quando ella si crede andare a nozze ed al ballo, lacera l'anima" (lettera del 26 genn. 1835, in Bellini, Epistolario, pp. 501-503). Il 12 marzo 1836 prese parte alla prima assoluta del Marin Faliero di Donizetti (Elena); l'anno stesso sposò il visconte Auguste-Gérard de Melcy, andando ad abitare nel castello di Vaucressou, tra Saint-Cloud e Versailles.
Sempre nella primavera 1835, dopo aver colto un enorme successo quale protagonista al King's theatre di Londra in Anna Bolena e Norma, venne invitata a un ricevimento a corte per il compleanno della futura regina Vittoria, insieme con la Malibran, Rubini, il baritono A. Tamburini, il basso L. Lablache e il tenore N. Ivanoff. La serata fu dettagliatamente annotata da Vittoria stessa sul suo diario personale: "La Grisi è assai bella fuori dalle scene. Non è alta ed è piuttosto pallida ed ha un'espressione dolce e incantevole sul volto. Il viso e il collo hanno una bella forma morbida. Essa ha dei bellissimi occhi scuri con ciglia lunghe e fini, un bel naso e una bocca dolce […]. È molto tranquilla, distinta e non affettata nei modi. Le ho parlato ed essa mi ha risposto in modo molto gradevole" (The girlhood of queen Victoria, p. 114; trad. it. in Giazotto, p. 487). Giulia cantò il terzetto da L'assedio di Corinto, "Tanti affetti" da La donna dellago, "Son vergin vezzosa" e "Vieni al tempio" da I puritani. Le preferenze della regina andarono a Giulia, ritenendo la sua voce più chiara e brillante di quella della Malibran e apprezzando la sobrietà delle sue variazioni nei "da capo".
Come con la Pasta, anche i rapporti con la Malibran furono cordiali e corretti, nonostante si trovassero ambedue a Londra nello stesso periodo; le due dive si esibirono anzi in più occasioni insieme in concerti e serate di gala.
L'anno seguente Giulia partecipò ad alcuni concerti di beneficenza a Birmingham, dove cantò nel Paulus di F. Mendelssohn Bartholdy, nel Messiah di G.F. Händel e nella Semiramide. Nel giugno 1839, in occasione di un allestimento della Lucrezia Borgia al Her Majesty's theatre, conobbe il tenore Giovanni De Candia, noto col nome d'arte di Mario, che a Londra debuttava nella parte di Gennaro. Fu amore a prima vista: separatasi dal marito de Melcy, si unì a Mario, contribuendo alla sua maturazione professionale dandogli preziosi consigli, soprattutto di arte scenica; lasciò quindi temporaneamente il palcoscenico perché incinta.
Tornò a cantare nel 1840 a Londra; per l'occasione, Donizetti compose per lei la cabaletta "Si voli il primo a cogliere", che Giulia usava cantare dopo l'aria di sortita di Lucrezia Borgia. Facendo ormai coppia fissa con Mario, tornò a Parigi, dove, tra il gennaio e il dicembre 1842, cantò nello Stabat Mater di Rossini e in Semiramide con Pauline Viardot; quindi il 3 genn. 1843, al Théâtre-Italien, insieme con Mario, Lablache e Tamburini apparve nella prima assoluta del Don Pasquale e nella prima parigina della Maria di Rohan di Donizetti, che scrisse per lei la cabaletta "Benigno il cielo arridere".
Negli anni tra il 1844 e il 1847 si divise tra Parigi e Londra, ove partecipò alla prima de I Lombardi alla prima crociata di Verdi (1° maggio 1846), all'inaugurazione del Covent Garden in Semiramide con Marietta Alboni (6 apr. 1847), quindi, nel 1848, cantò ne La favorita di Donizetti e ne Il flauto magico di Mozart (Pamina). Dalla primavera 1850 al 1853 fu a San Pietroburgo in opere di Rossini, Bellini, Meyerbeer, Mozart, e in Sardanapale di G. Alary (prima assoluta, 16 febbr. 1852). Nel settembre 1854 intraprese con Mario una tournée negli Stati Uniti, apparendo a New York in Lucrezia Borgia e Norma (ottobre 1854), opera che replicò anche a Washington e a Boston nel gennaio seguente. Nel 1859, al Royal theatre di Dublino, apparve in Martha di F. von Flotow; fu quindi al teatro Real d'Oriente di Madrid (ottobre 1859) in Norma e negli Ugonotti.
Nel luglio 1861 annunciò il suo ritiro al Christal Palace di Londra, ma si ripresentò nel 1866 in Lucrezia Borgia (Her Majesty's theatre), prima di ritirarsi definitivamente dalle scene, affranta dalla morte delle due figlie. Riapparve nel 1868 con Mario, F. Graziani e Marietta Alboni nel duomo di S. Maria del Fiore di Firenze nello Stabat Mater di Rossini, in occasione delle esequie del compositore. Continuò a dare concerti fino al 1869; in quello stesso anno, dopo aver cantato con Pauline Viardot a Wiesbaden, partì per San Pietroburgo, per raggiungere Mario, ma a Berlino, fu colta da una grave forma di polmonite.
Morì a Berlino il 29 nov. 1869 e venne sepolta a Parigi al cimitero del Père-Lachaise.
Dotata di un'intonazione perfetta e un'estensione omogenea nell'arco di due ottave, Giulia incarnò l'ideale femminile del melodramma romantico preverdiano, dall'espressione estatica e dalla voce chiara, eterea, ma con notevole volume e slancio. La presenza scenica era piena di pose regali, la vocalizzazione era fluidissima e in grado di eseguire passi d'agilità a mezza voce. Alcuni ruoli, in precedenza affrontati anche da mezzosoprani, furono con Giulia definitivamente attribuiti a soprani, che cominciavano a emulare i suoni pieni e squillanti nel registro di petto introdotti da tenori quali G. Duprez sulle tessiture più elevate. Tale tecnica di canto determinò in lei, forse, alcune diseguaglianze di intonazione in alcuni momenti della carriera (cfr. Il Pirata, 8 ott. 1842), segno di un cambiamento quasi incontrollato nella sua vocalità, provocato da un repertorio piuttosto eterogeneo.
Senza avere le doti di aulica "grande tragédienne" della Pasta, né la genialità musicale estrosa della Malibran, né il fuoco di Henriette Sontag, possedeva una freschezza di voce, unita a uno slancio giovanile, a una bellezza e a un portamento scenico elegantissimo che mantenne lungo tutta la carriera. Col tempo il suo organo vocale s'irrobustì, acquistando volume e permettendole di affrontare i grandi ruoli drammatici. Date anche le sue doti di attrice appassionata, riuscì a imporsi anche come Norma, nonostante Bellini non fosse convinto di questa prise de rôle, riscontrando nella pur apprezzatissima cantante la mancanza di quello stile aulico e nobile che era proprio della Pasta, per la quale era stata scritta la parte. Tuttavia Th. Gautier notò che nella sua interpretazione dell'infelice sacerdotessa c'era passione, bellezza, rabbia trattenuta, violenza sublime, minaccia e lacrime, amore e collera. E a proposito della Semiramide del 1841 scrisse che Giulia era Babilonia stessa "par l'éclat superbe de son regard, la majesté de son attitude dominatrice et cette expression souveraine que lui donne la certitude d'être parfaitement belle" (Enc. dello spettacolo, V, col. 1790).
Fonti e Bibl.: Per Carlotta: La Presse (Parigi), 2 marzo 1840; Th. Gautier, Galérie des artistes dramatiques, Paris 1841, p. 78; Id., Les beautés de l'Opéra, Paris 1845, p. 56; R. De Beauvoir, L'Opéra, Paris 1854, pp. 89, 102 s.; Ch. De Boigne, Petites mémoires de l'Opéra, Paris 1857, p. 157; G. Monaldi, Le reginedella danza, Torino 1910, p. 79; S. Lifar, Carlotta G., Paris 1941; International Dict. of ballet, I, Detroit 1992, pp. 615 s.
Per Giuditta: recensioni in Gazzetta piemontese, 18 genn. 1836; Rivista teatrale italiana, 20 gennaio, 20 luglio, 5 nov. 1836; Il Pirata, 29 ag. 1837; E. Branca, F. Romani ed i più riputati maestri di musica del suo tempo, Torino 1822, pp. 144 s.; Strenna teatrale europea (suppl. a Il Pirata), diretta da F. Regli, IV, Milano 1841, pp. 238 s.; A. Jarro, Memorie d'un impresario fiorentino, Firenze 1892, pp. 118 s.; G. Monaldi, Cantanti celebri, Roma 1929, ad nomen; V. Bellini, Epistolario, a cura di L. Cambi, Milano 1943, pp. 66, 236 s.; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Cronologia, a cura di G. Tintori, Milano 1964, p. 36 (anche per Giulia); Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, Bologna 1966, II, pp. 36 s., 42, 46 s. (anche per Giulia ed Ernesta); A. Basso, Storia del teatro Regio di Torino, II, Il teatro della città, Torino 1976, pp. 213 s., 216, 229 (anche per Ernesta); M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, II, Firenze 1978, pp. 739, 940; M.R. Adamo - F. Lippmann, V. Bellini, Torino 1981, pp. 124 s., 129 s., 137 s., 179 s.; M. De Angelis, Le carte dell'impresario, Firenze 1982, ad ind. (anche per Giulia); G. Tintori, Bellini, Milano 1983, pp. 127, 129, 131, 133 s.; Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, pp. 194-196; Storia dell'opera, a cura di A. Basso, III, 1, Torino 1977, pp. 342, 361, 424 s.; J. Rosselli, Il cantante d'opera, Bologna 1993, pp. 93, 140.
Per Giulia: Il Pirata, 8 ott. 1842; R. Howell Gronow, Reminiscences and recollections, London 1892, p. 78; The girlhood of queen Victoria, I, a cura di R. Esher, London 1912, p. 114; M. De Angelis, La musica del granduca, Bologna 1978, pp. 22, 29, 115; T.G. Kaufman, Giulia G.: a re-evaluation, in Donizetti Society Journal, IV (1980), pp. 180-196 (cronologia degli spett. e repertorio: ibid., pp. 197-225); E. Forber, Mario and G., London 1985; R. Giazotto, Maria Malibran (1808-1836): una vita nei nomi di Rossini e Bellini, Torino 1986. Inoltre: F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, IV, pp. 115 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 665 s.; Enc. dello spettacolo, V, coll. 1785-1795; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 333 s.; International Dict. of opera, I, Detroit 1993, p. 585; The New GroveDict. of music and musicians (ed. 2001), X, pp. 429 s.