gronda
Ricorre unicamente in Pd XXX 88 di lei [la fiumana di luce] bevve la gronda / de le palpebre mie, e tutta l'espressione è preziosa metafora per indicare le ciglia.
L'idea proposta dall'immagine della g. nel suo contesto è chiara: " la visione luminosa sfiorò appena gli occhi di D. e subito mutò forma "; tuttavia alcuni autori mettono l'espressione in relazione con la frase ‛ aggrondare le ciglia ', a intendere l'atto di chi voglia fissare lo sguardo aggrottando gli occhi per difenderli da una luce troppo viva; ma è spiegazione non necessaria. G. nel senso di " occhi ", " sguardo ", è in una canzone di Percivalle Doria, Come lo giorno 39 (rifacimento di Semprebene da Bologna): " Ché non è donna che sia tanto bella / che, s'ella mostra vista e gronda fella / che non disdica ". Qualche interprete ricorda il ‛ coppo del ciglio ' (If XXXIII 99), la cavità dell'occhio, ma è immagine diversa e più ordinaria.