GROTTAFERRATA (A. T., 24-25-26)
Villaggio della provincia di Roma, situato a 330 m. di altezza sulle pendici nord-occidentali dei Colli Albani, a 18 km. da Roma. L'abitato sorse intorno al monastero basiliano (v. appresso), o, per dir meglio, si sviluppò ai due lati della strada (oggi Corso V. Emanuele) che a esso conduce diramandosi dall'antica Via Latina e all'incrocio con quest'ultima. Ebbe sempre modesta importanza; nel 1871 aveva appena 557 ab. (2005 nell'intero comune, che conta parecchi altri centri minori); oggi ha una popolazione più che doppia (4481 ab. nell'intero comune nel 1931) e il centro si estende, con nuove costruzioni, verso il cosiddetto "Bivio", incrocio delle comunicazioni tramviarie per Roma e gli altri Castelli Romani. Il territorio del comune (14,4 kmq.) è in gran parte coltivato a vigne e l'industria vivicola costituisce l'occupazione principale degli abitanti.
L'abbazia è isolata a guisa di fortilizio da cinta merlata con torrioni, feritoie, fossato del tempo di Giuliano della Rovere (fine del sec. XV). Nel primo piazzale, appena entrati, è la statua in bronzo di S. Nilo, di R. Zaccagnini. La chiesa, modificata variamente attraverso i secoli per riadattamenti o per presunte migliorie (nel 1754) soprattutto, e nel 1841) fu di recente restaurata dall'architetto Guidi, ripristinandone il nartece. Il campanile eretto (sec. XIII) su un antico sacello ha subito anch'esso larghi restauri. Da notare, nella basilica, la porta principale con le antiche imposte di legno, e, sopra, il mosaico (sec. XI?); il grande mosaico di pure forme bizantine, rappresentante la Pentecoste (sec. XIII); i resti degli antichi affreschi posteriori al 1272, e la Cappella farnesiana con gli eccellenti affreschi del Domenichino (rappresentanti la vita e le gesta dei santi Nilo e Bartolomeo), da lui eseguiti, come tutta intera la cappella, per incarico del cardinale Odoardo Farnese (1609). ll quadro dell'altare è dovuto ad Annibale Carracci. Il Palazzo abbaziale ha nel museo preziose opere d'arte antica, medievale e del Rinascimento; una raccolta di quadri, stampe, monete, oggetti di scavo, pitture bizantine, ecc. La biblioteca, nonostante i trasferimenti di cimelî alla Vaticana e le spoliazioni napoleoniche, è ricca di un migliaio di antichi codici (taluni squisitamente miniati) descritti dal Rocchi, di incunabuli e di opere a stampa. Fiorenti la scuola di miniatura e paleografia greca, e la scuola tipografica-orientale.
A due chilometri dalla badia sono le imponenti rovine del Castello del Borghetto, eretto forse nel sec. XI dai Conti Tuscolani, appartenuto poi ai Savelli, smantellato da Eugenio IV e divenuto poi, nel 1473, possesso dell'Abbazia.
V. tavv. CCXIII e CCXIV.
Storia. - La località dove oggi sorge Grottaferrata era presso l'antica Via Latina e nell'evo classico fu certo sede di alcune ville. Una cella sepolcrale repubblicana cristianizzata nel sec. V e tuttora esistente, aveva dato al luogo il nome di Cryptaferrata. Appunto sui ruderi di quella cella S. Nilo Egumeno, proveniente da una colonia basiliana della Magna Grecia, fondò un'abbazia (circa il 1004) per concessione avuta dal conte Eugenio di Tuscolo. Il discepolo di S. Nilo, S. Bartolomeo, innalzò la chiesa, consacrata nel 1025 dal papa Giovanni XIX. L'abbazia fu sempre cara ai papi dei quali molti l'abitarono, moltissimi la visitarono. Benedetto IX vi morì monaco; Innocenzo II, Eugenio III, Onorio III, ne confermarono le donazioni, aumentate poi o riconfermate da Gregorio IX, Innocenzo III; rivendicate e protette da Pio II, da Giulio II, Gregorio XIII e così di seguito fino a Leone XII. Conobbe a più riprese le incursioni e le devastazioni delle soldatesche del Guiscardo e del Barbarossa: subì il saccheggio, la desolazione, la fuga dei suoi abitatori. Li accolse il Sacro Speco per trent'anni: ne ritornarono stremati materialmente e moralmente. L'abbazia subì danni e rovine di ogni sorta per opera delle armi di Federico II, di Ladislao di Napoli, di Antonio di Pontedera. Martino V la diede in commenda; Francesco Mellini ne ricuperò i beni; il Bessarione li amministrò per i monaci, reintegrò la disciplina monastica e il rito; Giuliano della Rovere ridusse l'abbazia a fortilizio: Baccio Pontelli ne fu l'architetto. I Farnesi ornarono e arricchirono la chiesa.
Notevole, nell'avvicendarsi fortunoso degli avvenimenti, la perseverante attività letteraria dei monaci: si riallaccia col passato glorioso la produzione feconda di studî, di scritti, di opere erudite uscite da Grottaferrata. Basilio Cardoni, D. B. Mattei, Gregorio Piacentini, Teodoro Toscani, Nicola Contieri, Giuseppe Cozza-Luzi, Antonio Rocchi, Gottisi sono questi i nomi di alcuni soltanto degli scrittori che onorano con la loro attività l'abbazia, dalle sue origini centro unico di cultura e di rito bizantini in Italia.
Bibl.: A. Rocchi, De coenobio Cryptoferratensi eiusque Bibliotheca, Frascati 1883; id., La Badia di Grottaferrata, Roma 1884; N. Borgia, La Badia di Grottaferrata nel diritto ecclesiastico bizantino, Grottaferrata 1918; A. De Waal, Zur neunten Säkularfeir der Abtei von Grottaferrata, in Römische Quartalschrift, Roma 1924; S. Kambo, Grottaferrata e il Monte Cavo, Bergamo 1922; C. Mencacci, Cenni storici della Badia di S. Maria di Grottaferrata, Roma 1875; G. e F. Tomassetti, La Campagna Romana: La via Latina, Roma 1926, p. 279 segg.; P. Toesca, Storia dell'arte ital., I, Torino 1927, pp. 502, 927, 970.