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PRESSIONE, Gruppi di

di Gianfranco Pasquino - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)
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PRESSIONE, Gruppi di

Gianfranco Pasquino

Il termine p. indica al tempo stesso le modalità e l'insieme delle attività con cui i gruppi d'interesse cercano di esercitare la propria influenza sul potere politico e amministrativo. La politica moderna è caratterizzata dalla concorrenza fra gruppi che si contendono l'accesso alle risorse e la loro distribuzione; da quando lo stato ha cominciato a intervenire direttamente in campo economico i gruppi si sono moltiplicati e la loro concorrenza si è fatta più intensa. I gruppi e i loro rappresentanti (definiti anche ''lobbisti'', dall'ingl. lobby) effettuano p. per ottenere decisioni favorevoli o per impedire decisioni sfavorevoli. A seconda della struttura istituzionale del sistema politico e della natura dei gruppi, si configurano situazioni alquanto differenziate fra di loro.

Per quanto i gruppi tendano ad adeguarsi alla struttura istituzionale del sistema e a individuare le sedi più appropriate dove esercitare le loro pressioni, le risorse di cui essi dispongono e che debbono essere messe a frutto sono diverse. Cosicché i gruppi che hanno un alto numero di iscritti e possono mobilitare un sostegno considerevole, eserciteranno la loro influenza soprattutto nella fase elettorale: verranno per es. eletti nelle assemblee rappresentative candidati che sono espressione diretta dei gruppi e quindi sensibili alle loro esigenze (sindacati, organizzazioni agricole e associazioni di commercianti fanno parte di questa categoria). Il peso dei voti può essere fatto valere anche nei confronti delle cariche esecutive, tanto che talora alcuni ministri (e assessori) devono addirittura ottenere il gradimento di associazioni numericamente molto forti.

In altri casi conta non solo e non tanto il numero dei componenti quanto la rappresentatività del gruppo, vale a dire la sua capacità di organizzare la totalità o quasi degli operatori di un particolare settore (per es., un'associazione nazionale di medici). In altri casi, la risorsa principale potrà essere costituita dalle conoscenze tecniche, dall'expertise di un gruppo specifico (per es., i fisici nucleari). Rappresentatività ed expertise possono essere fatte valere nella fase di preparazione delle decisioni, e quindi attraverso consultazioni preliminari con i politici, oppure nella fase di attuazione, attraverso contatti con i funzionari dell'amministrazione statale. In altri casi ancora, e inevitabilmente, la risorsa utilizzata dai gruppi è costituita dal denaro. Non necessariamente si tratta di un uso illecito, volto alla corruzione di politici e di funzionari, ma si configurano anche p. lecite come quelle che si possono per es. esercitare con il finanziamento di campagne sui mass-media dirette a influenzare l'opinione pubblica e di conseguenza i detentori del potere politico. Infine, alcuni gruppi posseggono risorse strategiche per il semplice fatto di svolgere funzioni indispensabili al funzionamento delle società complesse e delle quali essi soltanto detengono le abilità tecniche specifiche per esercitarle: così per es. gli addetti ai trasporti in settori essenziali, gli operatori ospedalieri, i netturbini possono con i loro scioperi paralizzare una società.

La teoria liberal-democratica sottolinea l'importanza dei gruppi nel garantire un processo decisionale rispondente agli interessi collettivi, ma questa prassi è stata messa in discussione dall'organizzazione di interessi sempre più particolaristici e segmentati e dalla conseguente ricerca, da parte di alcuni, di vantaggi immediati. È apparsa evidente inoltre la difficoltà di organizzare interessi diffusi, ''trasversali'', dei consumatori di beni collettivi: sanità, ambiente, giustizia, amministrazione pubblica. L'altro aspetto che ha messo, di fatto, in questione la prassi liberal-democratica è costituito dalla creazione di assetti definiti neo-corporativisti, per i quali alcuni grandi gruppi, e più precisamente le organizzazioni sindacali e le associazioni imprenditoriali, sotto il controllo del governo e con il suo sostegno, assumono impegni di lungo periodo, e che implicano condizioni di particolare privilegio, escludendo altre categorie. Se il primo aspetto mette in crisi il principio per cui nella competizione democratica gli interessi generali prevalgono sugli interessi particolaristici, il secondo suggerisce che la competizione può essere bloccata, impedita, distorta.

Poiché il pluralismo dei gruppi e la competizione fra loro costituiscono elementi irrinunciabili dei regimi democratici, le proposte di correttivo e di soluzione alle sfide degli interessi particolaristici e degli assetti neo-corporativisti sono state indirizzate alla costruzione di strutture istituzionali, rappresentative e decisionali, più trasparenti e maggiormente in grado di registrare la volontà degli elettori. Solo così può diventare manifesto da chi e con quali modalità sono esercitate le p. sui detentori del potere politico e amministrativo e da chi, con quali modalità e motivazioni, esse sono accettate o respinte.

Bibl.: A.F. Bentley, The process of government, Chicago 1908 (trad. it., Milano 1983); J. La Palombara, Interest groups in Italian politics, Princeton 1964 (trad. it., Clientela e parentela. Studio sui gruppi d'interesse in Italia, Milano 1967); M. Olson, The logic of collective action, Cambridge (Mass.) 1965 (trad. it., Milano 1983); Trends toward corporatist intermediation, a cura di P.C. Schmitter e G. Lehmbruch, Beverly Hills-Londra 1979; Organizing interests in Western Europe. Pluralism, corporatism and the transformation of politics, a cura di S. Berger, New York 1981 (trad. it., Bologna 1983); F.L. Wilson, Interest-group politics in France, ivi 1987.

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