Vedi CLUSIUM, Gruppo di dell'anno: 1959 - 1994
CLUSIUM, Gruppo di (v. vol. II, p. 725)
Le ultime ricerche sui vasi etruschi a figure rosse del Gruppo di C. si sono articolate in tre momenti fondamentali: quello tassonomico della sua individuazione, rispetto all'imparentato Gruppo di Volaterrae (v.); quello attribuzionistico della sua articolazione interna per botteghe e personalità pittoriche e quello storico-artistico del linguaggio formale, dei contenuti, della cultura dei committenti.
La ricognizione sistematica di tutto l'edito, con l'aggiunta di esemplari ancora inediti o comunque poco noti, ha consentito una definizione dei caratteri tecnologici e stilistici comuni alle varie forme vascolari del gruppo: kỳlikes - che costituiscono il c.d. Tondo Group - vasi plastici - a forma d'anatra e a testa umana - e piccoli skỳphoi, più raramente kàntharoi, stàmnoi e crateri.
La diffusione delle coppe privilegia il Chiusino e tutta la Val di Chiana, Arezzo e Cortona incluse, mentre i vasi plastici sono documentati fin nei lontani emporii di Spina e di Aleria, e i piccoli skyphoi discendono lungo la Valle del Tevere. Diversamente, le grandi forme vascolari del Gruppo di Volaterrae (kelèbai soprattutto, inoltre grossi skỳphoi e stàmnoi) non hanno attestazioni nell'area chiusina, ma per l'appunto, e con larghissima prevalenza, nella necropoli di Volterra, oltre che nei due emporii citati e a Perugia (dove tuttavia potrebbe essere stata operante anche una fabbrica locale).
Contesti di scavo databili (non molti) e confronti di ordine stilistico, distinguono anche dal punto di vista cronologico il Gruppo di C., che avrebbe preso avvio appena oltre la metà del IV sec. a.C., per esaurirsi con l'ultimo decennio, da quello di Volaterrae, più tardo, a cavallo tra IV e III sec. e certamente ancora vitale durante i primi decenni del III.
Un tentativo di verifica obiettiva della dissimilarità dei due gruppi di ceramiche è stato effettuato, nel 1983- 1984, attraverso l'analisi chimica per attivazione neutro- nica di qualche decina di campioni di terracotta, con risultati non risolutivi per la sostanziale identità delle argille tosco-laziali e tuttavia indicativi di una tendenziale diversificazione fra tazze e kelèbai. Sembra dunque opportuno mantenere la distinzione beazleyana tra Gruppo di C. e Gruppo di Volaterrae, sebbene una parte, non ampia, del secondo tragga chiaramente dal primo stile e repertorio, e alcuni singoli esemplari possano risultare d'incerta classificazione.
Il Tondo Group documenta l'attività di una bottega fortemente specializzata - produce quasi soltanto tazze -, di ottime capacità tecniche, di varia e dinamica cultura figurativa. L'atelier, avviato da un maestro (Pittore A o di Sarteano: probabilmente sua una kỳlix ancora inedita al Museo del Louvre, inv. CA 7121) che conosce bene le kỳlikes falische, ma sembra volersi richiamare, più indietro nel tempo, a modelli attici della prima metà del V sec., va elaborando fin verso il 320 un linguaggio pittorico di notevole originalità, attardato e calligrafico: soggetti amorosi e dionisiaci, a destinazione sia di simposio sia funeraria, sono tipici dell'opera dei Pittori Β e C - che sono molto vicini tra loro e potrebbero identificarsi l'uno con l'altro - e D, sicuramente il più dotato del gruppo; altri propongono invece di riferire l'intera serie delle tazze della fase mediana a un solo maestro, individuabile nel c.d. Pittore di Montediano.
Più o meno contemporanei agli ultimi dipinti del Pittore D sono i primi di due autentici innovatori che, con mezzi espressivi pur differenti, imprimono alla «scuola del Tondo» una svolta radicale in senso protoellenistico: si tratta del Pittore E (ovvero di Spina), che affida composizioni centrifughe a linee di contorno nervose e veementi; e del Pittore F (o di Montebradoni), artista colto, attento agli effetti chiaroscurali, interessato a temi di carattere mitologico, con funzione talvolta sottilmente allegorica. Tali novità tematiche verosimilmente rispecchiano attese di una clientela rinnovata che, a giudicare dalle provenienze note per le coppe del Pittore F, è ormai prevalentemente volterrana. Una certa analogia nell'evolversi delle iconografie e dello stile è forse ravvisabile anche nella serie dei balsamari a forma d'anatra, dove quelli decorati con teste femminili di profilo partecipano per lo più della tendenza «severizzante», mentre quelli con figure intere di demoni alati (c.d. Lase) della tendenza «protoellenistica».
È peraltro difficile illustrare in modo evidente l'intervento di decoratori del «Tondo» sugli askòi con figurati, come in generale stabilire precise connessioni attribuzionistiche tra vasi di diverse forme poiché la pratica artigianale doveva prevedere, almeno inizialmente, una diversificazione specialistica delle botteghe. Costituisce tuttavia un'importante eccezione il Pittore D del «Tondo», che non decora solo tazze - anche una kelèbe, una ciotola a forma di calice, una minuscola lèkythos stamnoide - e viene ora persuasivamente identificato con quello degli askòi ad anatra Louvre H 100 e 101, con possibile estensione della sua paternità ai piccoli skỳphoi, al boccale a testa di satiro del Petit Palais e, forse, agli stàmnoi di Firenze. La mano del Pittore dell'askòs ad anatra Firenze 4231 è poi molto ben riconoscibile su una kelèbe di Aleria. È dunque da ritenere che il progresso medesimo degli studi, derivante dalla conoscenza di nuovi materiali, possa un giorno offrire un quadro meno frammentato della produzione chiusina, ricomponendo i legami di collaborazione che dovevano intercorrere fra le diverse botteghe.
La cerniera tra i Gruppi di C. e di Volaterrae è rappresentata soprattutto dalle tre kelèbai che esibiscono fedelmente la stessa coppia di personaggi stilizzati tipica degli esterni delle tazze; e da riprese più o meno corrette di motivi degli interni, come se ne incontrano nella produzione della «Bottega Senese» (Sienese Workshop) e nel sottogruppo, strettamente collegato, del Pittore di Milano Finarte. I contatti sono certi, ma non sembrano decisivi per le vicende del Gruppo di Volaterrae, dove ogni ricordo del repertorio dei tondi e degli askòi va rapidamente sfocandosi.
È infine da sottolineare nel Gruppo di C., al confronto con quanto accade a Volaterrae e ancor più in Etruria meridionale, lo scarso sviluppo di fenomeni di «standardizzazione». Si tratta di ceramiche sempre di alta qualità (particolarmente preziosi i boccali configurati, pezzi unici il kàntharos di Berlino e il cratere a calice del Museo Guarnacci) concepite per una clientela dotata di buoni mezzi economici, non passiva negli orientamenti del gusto e tutt'altro che uniforme in prospettiva diacronica.
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Notizie di ritrovamenti: A. Tracchi, Dal Chianti al Valdarno, Roma 1978, p. 42; AA. VV., I Curunas di Tuscania, Roma 1983, p. 53; AA. VV., 5. Martino ai Colli, Roma 1984, pp. 57 e 61 ss.