capitale, guadagni di (guadagni in conto capitale; capital gain)
capitale, guadagni di (guadagni in conto capitale; capital gain) Differenza tra il prezzo corrente di mercato e quello storico di acquisto di un determinato asset mobiliare o immobiliare, reale o finanziario. Si tratta dunque di una plusvalenza (➔). L’esistenza di guadagni in conto c. è riscontrabile sulla base delle rilevazioni contabili e, quindi, indipendentemente dalla concreta realizzazione di uno scambio. In tal senso, si ritiene che il guadagno in conto c. possa essere effettivo, o potenziale. Di norma i guadagni di c. si riferiscono al complesso degli utili o dei profitti, derivanti da un’attività estranea a quella caratteristica di colui che li percepisce. In realtà, esistono esempi di intermediari orientati alla formazione di un margine da plusvalenze, la cui gestione caratteristica riguarda l’acquisizione e di beni immobili o di attività finanziarie di partecipazione, sostenute con mezzi propri e mediante indebitamento oneroso.
In finanza, si è soliti utilizzare la locuzione guadagni di c. per indicare i differenziali di prezzo tra i valori di acquisto e vendita dei titoli mobiliari sui mercati secondari: un’azione in portafoglio può infatti consentire un guadagno, sia sotto forma di distribuzione di un dividendo, sia come capital gain. Guadagni in conto c. sono conseguibili attraverso una pluralità di strumenti quali, per es., azioni, obbligazioni, titoli di Stato, ETF, fondi e derivati. Nel settore reale, l’acquisto di una casa può dar luogo a benefici sia attraverso la cessione in affitto, oltre che attraverso l’uso in proprio, sia attraverso capital gain ottenuti rivendendola a prezzi maggiorati per varie possibili ragioni (come una ristrutturazione profittevole intercorsa nel frattempo, o una rivalutazione più che proporzionale rispetto all’inflazione).
Il regime fiscale al quale sono assoggettati i guadagni in conto c. nel mercato finanziario assume un rilievo cruciale nel dibattito economico e politico. Innanzitutto si fa notare come non vi sia alcuna uniformità di trattamento in materia tra i diversi Paesi, né a livello di persone fisiche, né a livello di imprese. Tale difformità ha reso particolarmente attrattivi quei Paesi che applicano una tassazione nulla. Attualmente, in Italia, sulle persone fisiche si applica di norma un’aliquota del 12,5% sui capital gain (27% per gli investimenti ‛meno trasparenti’), sebbene tale soglia sia stata negli ultimi anni ripetutamente oggetto di dibattito politico, in un’ottica di riforma. Per quanto concerne le società, i guadagni in conto c. sono iscritti in bilancio come plusvalenze e sono assoggettati al regime della cosiddetta partecipation exemption, che esenta dall’imposta, anche se non totalmente, in presenza di alcune condizioni (per es., la durata del possesso). Ovviamente, la tassazione ha luogo solo qualora lo scambio sia effettivamente realizzato e dunque non nel caso di un guadagno potenziale. Nella tassazione del risparmio gestito dal 1998 alla prima metà del 2011, le minusvalenze (➔) si sottraevano dal risultato imponibile dei fondi d’investimento. Nelle compravendite immobiliari, in ogni caso, è necessario notare che il regime fiscale è cambiato nel corso degli anni ed è quindi opportuno comprendere e monitorare le variazioni riportate volta per volta sulla «Gazzetta Ufficiale».