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GUADAGNINI

di Michelangelo Abbadò - Enciclopedia Italiana (1933)
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GUADAGNINI

Michelangelo Abbadò

. Famiglia di liutai, resa celebre da Lorenzo e da suo figlio Giovan Battista. Incerte sono le notizie biografiche. Lorenzo nacque probabilmente a Piacenza nell'ultimo decennio del Seicento. Si ritiene comunemente che Lorenzo sia stato allievo dello Stradivari, in considerazione anche del fatto che egli visse di sicuro a Cremona, dove Giovan Battista nacque nel 1711. Sembra che nel 1730 Lorenzo sia tornato a Piacenza e che di qui si sia trasferito a Milano, dove avrebbe continuato a lavorare fino alla sua morte, avvenuta dopo il 1760. Giovan Battista avrebbe sempre seguito il padre fino a che, rimasto solo, sarebbe andato a Torino, dove morì il 18 settembre 1786. Alcuni biografi, come F.-J. Fétis e G. Hart, reputano invece che Lorenzo abbia lavorato a Milano dal 1695 al 1740. Altri ancora, come V. Lancetti e A. Vidal, narrano che Giovan Battista, prima di stabilirsi a Torino, fu al servizio del duca di Parma fino al 1774, senza tener conto che esistono violini di Giovan Battista, e fra i migliori, costruiti a Torino nel 1773. Forse gli uni e gli altri equivocano con un terzo liutaio di questa famiglia, fratello di Lorenzo, Giovan Battista come il nipote, il quale nacque a Piacenza verso il 1685, e Placentinus infatti si dichiara nei cartellini, per distinguersi dal nipote, Cremonensis. Visse quasi sempre a Milano, a eccezione del periodo trascorso alla corte di Parma fra il 1740 e il 1750, e morì dopo il 1768.

I moltissimi suoi strumenti, attribuiti talvolta al nipote omonimo e anche al fratello, sono di piccolo formato. Invece gli strumenti di Lorenzo, abbastanza rari, sono di giusta grandezza e finiti con cura, anche se arditi nel disegno. Hanno gli esse talora a punta, come quelli di Gasparo da Salò e dei due Giuseppe Guarneri; altre volte perfezionati, come quelli dello Stradivari. Il riccio è originale ma non elegante, e la vernice all'olio, meravigliosa, è rosso-dorata. Il suono è robusto anche sulla quarta corda, se si rinforza la catena. Questo abilissimo artefice fu superato dal figlio, il più famoso della famiglia, allievo anch'egli dello Stradivari. Caratteristica dei suoi strumenti è il fondo di acero quasi sempre in due pezzi, con venatura perfetta. Il piano armonico è assai spesso, e il riccio ricorda quello dello Stradivari del 1728, sebbene in genere Giovan Battista non si sia mostrato suo servile imitatore. La vernice, d'un giallo-oro brillante, è trasparentissima.

Bibl.: R. Dupuich, Les maîtres luthiers, Parigi 1900; H. A. A. Hill, Antonio Stradivari, His life and Work, Londra 1902, trad. fr., Parigi 1907, p. 90 seg.; G. Hart, The violin, its famous Makers and their imitators, Londra 1884; A. Vidal, La lutherie et les luthiers, Parigi 1889, p. 73 segg.; Ed. Heron-Allen, Viólin making, Londra 1908, pp. 78 seg., 169 e 178; G. Zampa, Violini antichi, Sassuolo 1909, p. 148 segg.; G. de Piccolellis, Liutai antichi e moderni, Firenze 1885, p. 41 segg.; W. L. Fr. v. Lütgendorff, Die Geigen- und Lautenmacher vom Mittelalter bis zur Gegenwart, Francoforte sul M. 1904.

Vocabolario
esternismo
esternismo s. m. Tendenza a mostrare sé stessi all’esterno. ◆ «Viviamo sotto il segno dell’extimità - sostiene l’autore [Willy Pasini] - il contrario dell’intimità, che si esprime attraverso un’ininterrotta esternazione di sentimenti e...
extimità
extimita extimità s. f. inv. Esteriorità, pubblicizzazione della parte più intima di sé; categoria proposta da Jacques Lacan (1901-1981), poi elaborata da Jacques-Alain Miller negli anni Ottanta del XX secolo. ◆ «Viviamo sotto il segno...
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