Gualandi
Nobile famiglia pisana che aveva consolidato la sua potenza politica ed economica nella prima metà del Duecento. Si divise in vari rami con cognome proprio, in un complesso di famiglie il cui insieme costituiva la consorteria o " domus Gualandorum " .
I G. Cortevecchia costituivano uno dei rami più antichi di tutto il casato, ma dalla seconda metà del Duecento si fanno sempre più rare le notizie su di loro: degno di rilievo è soltanto il ricordo dei ricchi armenti che possedevano in Sardegna. In prosieguo di tempo, abbandonarono il cognome del ramo e si dissero soltanto G., poiché il legame consortile costituiva il fattore più importante agli occhi di loro stessi e degli estranei. Dai Cortevecchia uscirono i membri più qualificati di tutta la consorteria. Essi avevano conservato anche antiche proprietà ad Asciano in Valdarno, Arbavola in Valdiserchio e nel quartiere cittadino di Chinzica.
In città, presso la cappella di S. Alessandro, era la " curtis sive platea Gualandorum ". Una delle loro case nella cappella di S. Salvatore in Ponte era presso il mercato " bovum " o " bestiarum ".I G. Bocci furono un altro ramo importante della consorteria, ed ebbero continuamente rilievo nella vita politica della città. Possedettero diritti sul mercato del bestiame (era un dominio e patronato), e diritti di pedaggio sui ponti di Arbavola (Valdiserchio) e di Vico (Valdarno).
I G. Buglia o delle Bolle ebbero rilievo nell'attività commerciale, rivestirono cariche in Sardegna e nella Maremma pisana, presero parte attiva ai grandi eventi militari della città, come alla Meloria, e così i G. Maccaione alle lotte faziose in Pisa, soprattutto nella prima metà del Trecento.
D. ha conosciuto i G. soprattutto come esponenti ghibellini e come tali li ha ricordati insieme ai Sismondi e ai Lanfranchi (If XXXIII 32), altre stirpi ghibelline pisane che osteggiarono il conte Ugolino. Probabilmente, rispose a un criterio o a un bisogno di rinsaldamento nelle file ghibelline il matrimonio concluso il 21 marzo 1283 tra Mattea, detta Cea, del fu Michelasso del fu messer Iacopo Tiniosi " de domo Gualandorum " con Ugolino di messer Iacopo Buzaccarini " de domo Sismondorum ". In questo tempo, ebbe parte di rilievo nella vita politica cittadina Bacciameo di Bonifazio e soprattutto nei fatti più importanti: nella Meloria, nella congiura contro il conte Ugolino, durante i podestariati dei Montefeltro, insieme col fratello Ranieri, e infine nelle trattative che il comune svolse per sottomettere la città e tutti i suoi domini alla monarchia aragonese.
Né si dimentichi che appartenne a dei G. residenti " in platea Sancti Xisti apud septem vias " (1299) la torre, in cui tenevano per la muda i loro falconi, nella quale venne rinchiuso il conte Ugolino con i figli e i nipoti, torre-palazzo che in un documento del 1329 fu detta " turris ‛ de fame ' nobilium de domo Gualandorum ".
Bibl. - E. Cristiani, Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa, Napoli 1962, passim (particolarmente 393-407); P. Bacci, G. con Sismondi in un doc. del 21 marzo 1283, Pisa 1920.