GUALTIERO DI PALEARIA, CONTE DI MANOPPELLO
Membro di una famiglia comitale abruzzese con vari rami, di cui faceva parte anche Gualtiero di Palearia, vescovo di Troia e cancelliere di Enrico VI e di Federico II (m. intorno al 1230; v. Gualtiero di Palearia), G., menzionato nel seguito di Federico II per la prima volta nel 1229 (Historia diplomatica, III, p. 151), era uno dei più fidati comandanti militari dell'imperatore.
Nel 1231 partecipò alla spedizione militare in Terrasanta guidata da Riccardo Filangieri che nel 1232 si diresse a Cipro. Nella battaglia di Agridi, del 15 giugno 1232, in cui le truppe imperiali si scontrarono con quelle di Giovanni d'Ibelin, G. comandò una delle tre linee di cavalieri dell'esercito imperiale, mentre un'altra fu comandata da suo fratello Berardo. La battaglia finì con una pesante sconfitta degli imperiali: mentre Berardo fu ucciso, G. riuscì a fuggire e a raggiungere il castello di Gastria occupato dai Templari. Questi si rifiutarono però di lasciarlo entrare, e così egli fu costretto a nascondersi nel fossato dove fu poi catturato da Giovanni d'Ibelin e rinchiuso, con gli altri soldati fatti prigionieri, a Nicosia. Fu liberato nell'aprile 1233 nello scambio di prigionieri avvenuto dopo la resa di Kyrenia, ultima fortezza rimasta in mano agli imperiali (Filippo da Novara, 1994, pp. 187 s., 195; cf. Runciman, 1966, pp. 857 s.). Alla fine del 1238 o all'inizio del 1239, nell'ambito delle riforme amministrative riguardanti l'Italia centrosettentrionale, Federico II gli affidò, in qualità di vicario, l'amministrazione della Romagna ("sacri imperii in Romaniola vicarius"; Ficker, 1869, p. 510, con riferimento a Historia diplomatica, V, p. 223). Inoltre, nel 1239 l'imperatore gli conferì, per un anno, anche la carica di podestà di Imola (Historia diplomatica, V, p. 653, con datazione troppo tarda, cioè al 1240; cf. Regesta Imperii, V, 1, nr. 2412). Non è sicuro se G. abbia ricoperto questa carica fino alla fine dell'anno (1239), perché nel settembre Federico II comunicò l'invio del suo nunzio "G.", probabilmente lui, agli abitanti dell'Arelato, che avevano abbandonato la causa dell'imperatore (Historia diplomatica, V, p. 402). D'altra parte G. appare soltanto alla metà del 1240 con il titolo di vicario generale dell'Arelato e di Vienne ("in regno Arelatensi et Viennensi vicarius generalis"), assumendo nello stesso tempo anche la carica di podestà di Avignone, cosa che causò il forte risentimento del conte Raimondo di Tolosa, fedele all'imperatore (ibid., p. 1022; cf. Regesta Imperii, V, 2, nrr. 13343-13344). Non sappiamo per quanto tempo G. operò nella Francia meridionale.
Secondo quanto riferito da Riccardo di San Germano, nel 1242 un "Berardus comes Manuplelli" si recò su incarico di Federico II in Sardegna (Riccardo di San Germano, 1936-1938, p. 215). Questo conte altrimenti non è noto, e perciò si è fatta l'ipotesi (Ohlig, 1936, p. 99) che il cronista avrebbe erroneamente indicato come nome del conte Berardo invece di Gualtiero. Sicuro è soltanto che G. appare nel novembre 1246 di nuovo nel Regno presso Federico II, ma senza una posizione precisa ("G. comes Monopelli [sic]"; Acta Imperii, I, nr. 389, p. 341). Su ordine dell'imperatore diede una sua figlia (probabilmente Tomasia) in sposa al margravio Dipoldo di Hohenburg (Historia diplomatica, VI, p. 784).
Alla fine del 1247 o all'inizio del 1248 l'imperatore, che si aspettava un attacco militare del papa, incaricò G. dell'organizzazione della difesa, nominandolo capitano di guerra ("generalem in regno capitaneum super guerra"; Acta Imperii, I, p. 689) per un periodo di sei mesi. In questa funzione G. era però tenuto a consultare cinque baroni dell'alta nobiltà meridionale, e cioè Riccardo conte di Caserta e Tommaso d'Aquino, entrambi generi di Federico II, Filippo Chinard, Aimerico Severo e Aimerico de Baczano (ibid., p. 690; cf. Rodenberg, 1892, p. 58).
Innocenzo IV cercò intanto di convincere G. a passare dalla sua parte: il 1o maggio 1248 restituì a G. e a sua sorella ("Galtero de Pallara comiti Manopelli et Gemme sorori sue") alcuni beni che gli sarebbero stati sottratti dall'imperatore, e quattro giorni più tardi, il 5 maggio, prese entrambi sotto la sua protezione confermando tutti i loro beni e diritti (Les Registres, 1884, nrr. 4030-4031; cf. Rodenberg, 1892, pp. 58 s.). Il papa, che incaricò nell'agosto dello stesso anno il cardinale Stefano di S. Maria in Trastevere di predicare la crociata contro Federico II a Roma, nella Campagna Romana e nella Maremma (M.G.H., Epistolae, 1887, p. 413; cf. Rodenberg, 1892, pp. 58 ss.), non riuscì comunque a convincere G. ad abbandonare la causa dell'imperatore.
Nel giugno 1250 G. operò come vicario generale nelle Marche (Regesta Imperii, V, 2, nr. 13760; cf. Rodenberg, 1892, pp. 58 s.) ottenendo una serie di importanti successi militari (Historia diplomatica, VI, pp. 782, 790 ss.).
Anche dopo la morte di Federico II, G. rimase fedele alla causa sveva appoggiando Manfredi e il margravio Dipoldo di Hohenburg, nominato da Corrado IV reggente nel Regno. Quando Innocenzo IV, dopo la morte di Corrado IV, citò Bertoldo di Hohenburg, Manfredi, Federico d'Antiochia e altri baroni davanti alla Curia romana richiedendo la consegna del Regno (Nicola da Carbio, 1898, p. 115), G. fece parte della delegazione che trattò con il papa (ibid.; cf. Rodenberg, 1892, p. 175; Historia diplomatica regni Siciliae, 1874, pp. 71 s.).
In seguito alla conquista di Lucera il legato pontificio tentò un'altra volta di convincere G. a passare dalla parte del papa, ma, secondo quanto riferito da Niccolò Jamsilla, un cavaliere di nome Riccardo Filangieri avrebbe convinto il conte a rimanere fedele alla causa sveva (1868, pp. 533 ss. e 536). Nel 1257 G. fu inviato da Manfredi nelle Marche, dove fu sostituito nel 1258 da Percivalle Doria, il primo vero e proprio vicario generale per le Marche nominato da Manfredi (Schneider, 1926, p. 212). L'ultima attestazione di G. risale al 12 dicembre 1262, data in cui fu emanato il documento sul matrimonio tra suo nipote Federico e una figlia di Manfredi Maletta (Historia diplomatica regni Siciliae, 1874, p. 198 n. 2). Sembra che fosse morto prima del 1269, quando Carlo I d'Angiò inviò un ordine sull'elencazione dei beni dei ribelli alla contessa Tomasia "Manupulli" (Codice Diplomatico, 1869, p. 263), che potrebbe essere la vedova di G. oppure sua figlia.
Fonti e Bibl.: Historia diplomatica Friderici secundi, III, p. 151; V, pp. 223, 402, 653, 1022; VI, pp. 782, 784, 790 ss.; Nicola di Jamsilla, De rebus gestis Friderici II imperatoris eiusque filiorum Conradi et Manfredi, Apuliae et Siciliae regum, in Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi ed inediti. Storia della monarchia, II, Svevi, a cura di G. Del Re, Napoli 1868 (Aalen 1975), pp. 101-200, 533 ss., 536; Codice Diplomatico del Regno di Carlo I e II d'Angiò, a cura di G. Del Giudice, II, 1, ivi 1869, p. 263; Historia diplomatica regni Siciliae inde ab anno 1250 ad annum 1266, a cura di B. Capasso, ivi 1874, pp. 71 s., 198; Acta Imperii inedita, I, pp. 341, 689 s.; Regesta Imperii, V, 1-3, Die Regesten des Kaiserreiches […], a cura di J.F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901; Les Registres d'Innocent IV, a cura di É. Berger, I, Paris 1884, nrr. 4030-4031, p. 609; M.G.H., Epistolae saec. XIII e regestis pontificum Romanorum selectae, a cura di G.H. Pertz-C. Rodenberg, II, 1887, p. 413; Nicola da Carbio, Vita Innocentii IV, a cura di F. Pagnotti, "Archivio della R. Società Romana di Storia Patria", 21, 1898, pp. 7-120, in partic. p. 115; Riccardo di San Germano, Chronica, in R.I.S.2, VII, 2, a cura di C.A. Garufi, 1936-1938, p. 215; Filippo da Novara, Guerra di Federico II in Oriente (1223-1242), a cura di S. Melani, Napoli 1994, pp. 187 s., 195. J. Ficker, Forschungen zur Reichs- und Rechtsgeschichte Italiens, II, Innsbruck 1869, pp. 164, 510; C. Rodenberg, Innocenz IV. und das Königreich Sizilien 1245-1254, Halle 1892, pp. 58 ss.; F. Schneider, Untersuchungen zur italienischen Verfassungsgeschichte II. Staufisches aus der Formelsammlung des Petrus de Boateriis, "Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken", 18, 1926, pp. 191-273, in partic. pp. 211 s.; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II. in Reichsitalien von 1237-1250 unter besonderer Berücksichtigung der süditalienischen Beamten, Phil. Diss., Frankfurt a.M. 1936, pp. 98-100; S. Runciman, Storia delle crociate, II, Torino 1966, pp. 857 s.; W. Stürner, Friedrich II., II, Der Kaiser 1220-1250, Darmstadt 2000, pp. 66, 489, 563, 565, 584; G. Amatuccio, Mirabiliter pugnaverunt. L'esercito del Regno di Sicilia al tempo di Federico II, Napoli 2003, pp. 113, 114, 131.