GUANCIA (dal longob. wanka; lat. gena; fr. joue; sp. mejilla; ted. Wange; ingl. cheek)
Nel linguaggio comune per guancia o gota s'intende ciascuna delle parti laterali carnose della faccia, tra mezzo alle quali si trovano il naso e la bocca; alcuni vi comprendono lo zigoma, altri lo escludono. In anatomia i limiti assegnati alla regione della guancia variano assai, secondo gli autori. Preferibile sembra il comprendervi soltanto quelle parti molli della faccia che formano la parete laterale della cavità della bocca (più precisamente del vestibolo di questa cavità, limitato in dentro dalle arcate alveolodentali). Rimane un po' al di sotto dell'orbita, sotto allo zigoma, al dinanzi del rilievo dovuto al muscolo massetere; in basso arriva presso la base della mandibola; in dentro confina con la radice nel naso, con la regione delle labbra e col mento. In soggetti ben nutriti è convessa, prominente; se il grasso che normalmente contiene diminuisce o scompare, si deprime e l'infossamento risulta bene evidente per il contrasto col rilievo che permane nelle regioni confinanti, del massetere e dello zigoma. La pelle della guancia è sottile; nel maschio adulto e più o meno estesamente provvista dei peli della barba; è molto vascolarizzata: è la regione nella quale più spesso e più facilmente si produce nelle emozioni il rossore. Variabile assai è la quantità dell'adipe nel tessuto sottocutaneo; in soggetti grassi vi può penetrare dal di dietro, dalla regione masseterina, un lobulo di grasso, corpo adiposo, retrostante al ramo della mandibola e che risale fin nella regione temporale.
La regione è attraversata, al di sotto del tegumento, da muscoli pellicciai, diretti verso le labbra e verso la commessura labiale, i quali, oltre a servire ai movimenti di queste parti nella prensione degli alimenti, nella produzione di alcuni suoni, ecc., hanno anche funzione mimica. Possiede un muscolo proprio a forma di membrana, m. buccale o buccinatore, che s'attacca in alto alla mascella, in basso alla mandibola, e in dietro, sul limite con la faringe, a un nastro fibroso; funziona nella masticazione; quando l'aria si raccolga nell'interno della cavità della bocca, contraendosi insieme i muscoli dei due lati possono spingerla con forza al di fuori, come nel fischiare e nel suonare strumenti a fiato. A quella superficie del muscolo che guarda verso il vestibolo della bocca è applicata la mucosa propria di questa cavità, che in alto e in basso si riflette nelle gengive e in avanti trapassa nella mucosa delle labbra.
Il condotto escretore della ghiandola salivare maggiore, la paro tide, arriva nella regione della guancia dal dietro, dopo avere in crociato il muscolo massetere; attraversa il muscolo buccale, e s'apre nel vestibolo della bocca a livello del secondo dente molare superiore. Lì presso si trovano nella mucosa alcune ghiandolette salivari, le gh. molari.
Alla regione della guancia dà sangue l'arteria carotide esterna, specialmente per mezzo dell'arteria mascellare esterna e dell'arteria buccale (ramo della mascellare interna). Il sangue è ripreso in gran parte dalla vena facciale anteriore, tributaria della vena giugulare interna. La rete dei vasi linfatici si scarica nelle linfoghiandole sottomascellari e parotidee. La regione è riccamente fornita di nervi sensitivi, che vengono dal trigemino; i muscoli sono innervati da diramazioni del nervo facciale.
Patologia. - Può andare soggetta a tutte le più svariate affezioni congenite e acquisite: vizî congeniti (fessure oblique, cicatrici da saldamento intrauterino di esse, fessure trasversali, ecc.); ferite; flogosi e infezioni acute e croniche (dermatiti, foruncoli, favi, ascessi, antraci, morva, erisipela, flemmone, flebiti, lupus, sifilide, actinomicosi, ecc.); necrosi (noma); deformità acquisite; nevralgie; pseudotumori e tumori (cisti, linfangectasie, corneomi piatti e acuminati, adenomi, carcinomi, fibromi, lipomi, angiomi, sarcomi, melanomi, neuromi, linfangiomi, ecc.).
Tutte queste affezioni si possono presentare sotto le più diverse forme, a seconda che interessano uno, più, o tutti gli strati delle guance; a seconda della loro diffusione agli organi vicini (occhio, bocca, naso, orecchie) e più o meno lontani (flebiti, linfangioiti, linfogangliti, metastasi, ecc.) e a seconda dello stadio evolutivo in cui si presentano (pelle sana o ulcerata, con complicanze settiche, ecc.).
Terapia - Il trattamento delle singole affezioni si fa alle guance secondo le regole che valgono per le altre regioni, cercando però di evitare quant'è possibile i postumi sfregianti. Percio nelle aperture di ascessi o flemmoni occorre non eccedere nella lunghezza delle incisioni e praticarle possibilmente nei punti meno appariscenti; nelle riunioni di ferite traumatiche o operatorie ci si deve servire, potendo, delle suture estetiche intradermiche; e si deve badare a non lasciare cicatrici stiranti delle labbra o delle palpebre, e, nei casi in cui rimane perdita di sostanza, impiegare plastiche o innesti, il cui piano operatorio deve essere attentamente studiato prima. Per fortuna la guancia si presta bene alle più svariate plastiche, le quali possono essere semplici o d'un solo tessuto (pelle) o, meglio, di due o più tessuti (pelle e sottocutaneo, talora anche con strati muscolari piatti, come accade quando i lembi si prelevano dalla fronte o dal collo). Quando poi la perdita di sostanza della guancia è a tutto spessore, occorrono due lembi plastici sovrapposti, di cui uno con la superficie epidermica rivolta verso il cavo orale e l'altro con la superficie epidermica rivolta all'esterno. Non di rado s'utilizzano due o tre lembi. Quando la perdita di sostanza è vasta si possono prelevare ampî lembi plastici dal collo, i quali si prestano benissimo. Se la plastica non riuscisse a coprire tutta la perdita di sostanza, per i piccoli spazî residui si potrebbero utilizzare in secondo tempo gl'innesti dermoepidermici. In tutte le operazioni che interessano gli strati profondi della guancia si debbono risparmiare i rami del nervo facciale e il dotto di Stenone. Se quest'ultimo dovesse essere scontinuato o resecato, non si dimentichi d'isolare bene il suo capo centrale per abboccarlo alla mucosa della guancia, a scanso di fistole cutanee secondarie.