NAZIONALE, GUARDIA
. Così fu chiamato il corpo composto di cittadini d'una nazione atti alle armi, reclutato per mantenere l'ordine pubblico e difendere le pubbliche libertà. In questo significato, sia pure con nome diverso, v'è chi ha voluto rintracciarne l'istituzione nelle repubbliche italiane del Medioevo. Ma l'organizzazione vera e propria di questo corpo di milizia risale alla rivoluzione francese e precisamente quando, l'8 luglio 1789, Mirabeau sottopose all'Assemblea nazionale un piano di formazione d'una guardia borghese in Parigi, in previsione d'un colpo di stato contro l'assemblea stessa, da parte della corte. Effettivamente, la Guardia nazionale fu organizzata con questo nome con la legge del 14 ottobre 1791, in cui era dichiarato: l'organizzazione della Guardia nazionale non essere se non la determinazione del modo con cui i cittadini dovevano adunarsi, formarsi, agire, quando fossero requisiti per adempiere a questo servizio. I cittadini, requisiti per difendere la cosa pubblica e armarsi in virtù di questa requisizione, avevano il nome di Guardia nazionale. E poiché non v'era che una sola nazione, non vi sarebbe stata che una sola Guardia nazionale.
La Fayette fu il primo capo della Guardia nazionale francese. Dopo il 9 termidoro la Guardia nazionale fu di nuovo organizzata, poiché si trattava di radiare da essa gli elementi più accesi, giudicati pericolosi dopo quel colpo di stato in senso reazionario; e mentre fin da allora la Guardia nazionale era dipesa dalle autorità cittadine, passò d'allora in poi a quelle militari. Disciolta durante la Restaurazione (1827), riprese a funzionare nelle giornate di luglio e sotto il regno di Luigi Filippo ebbe giorni di grande splendore, anche per il fatto che La Fayette ne riassunse il comando in capo. Fu tenace avversaria del ministero Guizot, e si agitò per la riforma della legge elettorale, infine contribuì grandemente al trionfo della rivoluzione di febbraio (1848). Accresciuta di numero durante il regime repubblicano, rimase devota al governo nei torbidi giorni rivoluzionarî del giugno 1848.
L'assemblea legislativa il 26 giugno 1851 promulgò una legge con la quale si organizzava su nuove basi la Guardia nazionale in tutta la Francia. Il presidente della repubblica poteva discioglierla: non lo fece nei brevi mesi prima del colpo di stato del 2 dicembre; vi si decise quando era già imperatore, con decreto dell'11 gennaio 1855, ma essa ricomparve in seguito agli avvenimenti del 1870, dopo i quali visse ancora poco tempo un'esistenza misera, finché andò del tutto in desuetudine.
In Italia la Guardia nazionale fu d'importazione francese, e fu creata con la discesa del Bonaparte. Fu per la prima volta istituita in Bologna, dove un proclama del 6 luglio 1796 esortava i cittadini a iscriversi nella Guardia nazionale "graziosamente concessa dai Francesi"; ma tutto rimase lettera morta, per quanto il 2 agosto 1797 si fosse preparato e dato a luce un Piano della Guardia nazionale di Bologna, oltre a un Manuale per la Guardia nazionale. Anche in Toscana vi fu in quegli anni un principio di Guardia nazionale, e precisamente durante l'occupazione francese: l'istituzione prese maggior piede nella restaurazione lorenese, ma ne fu limitato il servizio, "specialmente nelle comunità rurali nei soli casi di vera e riconosciuta urgenza". Durante i moti dell'Italia centrale del 1831, la Guardia nazionale assunse il nome di Guardia civica nello Stato Pontificio e di Guardia urbana in Toscana. Sedato quel moto, nel 1832 uno dei mandati affidati al cardinale Albani, commissario straordinario per le Legazioni, fu quello di abolire la Guardia civica. La quale, durante il periodo delle riforme, fu riorganizzata a Roma e in Romagna e istituita con notificazione del 5 luglio 1847, quindi disciplinata col regolamento del 30 luglio. In Toscana si chiamò promiscuamente Guardia nazionale e Guardia civica e fu istituita con notificazione del 1° giugno 1847; a Napoli fu detta unicamente Guardia nazionale; in Piemonte, dove fu organizzata il 4 marzo 1848, si chiamò Milizia comunale. Congiunte al Piemonte la Toscana, le Legazioni e il regno di Napoli, la Guardia nazionale ebbe una codificazione unica con la legge del 4 agosto 1861. E quando Roma divenne ufficialmente la capitale del regno d'Italia, sorse pure in essa una Guardia nazionale, che però ebbe brevissima vita.
La Guardia nazionale si distinse nella difesa di Vicenza e di Venezia, ma nelle successive chiamate del 1859, 1860 e 1866 non diede in generale buona prova, tanto da provocare per parte di una commissione d'inchiesta presieduta nel 1867 dal generale Durando, la proposta della sua abolizione. Gli ufficiali improvvisati, la nomina dei graduati di truppa devoluta agli ufficiali, la dipendenza dal Ministero degl'interni e cioè dai prefetti piuttosto che dai sindaci, furono motivi di rilassatezza militare, e conseguente menomazione del desiderio di far parte dell'istituzione. Infatti se nel '59 si poterono richiamare alcuni battaglioni di Guardia nazionale piemontese per sostituire nelle guarnigioni i reggimenti partiti per la guerra, nel 1860, di 200 battaglioni chiamati alle armi per presidiare le Marche e l'Umbria, pochissimi poterono essere costituiti; e, nel 1866, delle 36.000 guardie nazionali chiamate alle armi per costituire 62 battaglioni, soltanto 25.000 se ne presentarono. È però doveroso riconoscere che qualche battaglione di Guardia nazionale si comportò assai bene, come il 440 e 450 che costituiti in legione agli ordini del colonnello Guicciardi, operarono nel 1866 in Valtellina. Durante la campagna contro il brigantaggio nell'Italia meridionale (1861-65) parecchie compagnie diedero inoltre prove di valore. In sostanza, le accennate manchevolezze furono da imputare piuttosto a difetti di organizzazione che a mancanza di buona volontà dei componenti (v. anche civica, guardia).
Bibl.: Regolamento della Guardia civica dello Stato Pontificio, Roma 1847; A. Andreozzi, Della Guardia nazionale in Toscana, Firenze 1847; G. Novi, Manuale per l'istruzione della Guardia nazionale, Napoli 1848; Manuale della Milizia nazionale, Torino 1849; Raccolta di leggi, decreti, regolamenti ed istruzioni riguardanti la Guardia nazionale dal 4 marzo 1848 al 2 maggio 1861, Napoli 1862; G. Molli, Manuale del milite nazionale, ossia il codice della Guardia nazionale, Milano 1865.