guari
Il gallicismo, di uso assai raro in D., ricorre due volte nelle Rime, in rapporto all'idea di un certo tempo (" non molto ") che debba trascorrere prima che accada qualcosa: avanti ch'io mi sia guari allungato (XLIX 6); che possan [gli spiriti vitali] guari star sanza finita (XC 68). L'avverbio ha lo stesso valore nell'unica occorrenza della Commedia: ma ei non stette là con essi guari (If VIII 113).
Ben più frequente è g. nel Fiore. Quasi sempre in costrutti negativi, a eccezione di XCVIII 1 Sed e' ci ha guari di cota' lupelli, e di CXC 9 Si non dea nessun don, che guari vaglia, dove si trova in luogo di " molto ", come avverbio di quantità indeterminata. Uguale senso è anche in LI 3, LXXVII 5, CXLIV 12, CLIII 9. Il riferimento temporale prevale in tutti gli altri esempi (XI 5, LXX 12, LXXXVIII 10, XCII 9, CXL 3, CXLIII 11, CCXVI 5), cui si aggiunga Detto 399, con valore aggettivale: ha fatto voto / di non amarti guar' dì.