GUARINO
Le pur consistenti testimonianze documentarie che riguardano G., cancelliere di Ruggero II re di Sicilia, tacciono sulla sua nascita, sui suoi primi anni di vita, sulla sua formazione. Dalla descrizione di G. fatta da Alessandro di Telese emerge la figura di un uomo assai "eruditus […] et in negotiis prudentissimus" (p. 60).
G. fu elevato per primo all'incarico di cancelliere agli inizi del regno di Ruggero II; egli appare inizialmente in veste di cancellarius nell'escatocollo di un diploma sovrano databile probabilmente al 1130 (Rogerii II…, pp. 246 ss.) e con il titolo di magister cancellarius nella primavera del 1132 (ibid., p. 53). Sull'inizio del suo cancellierato, tuttavia, gli storici non concordano: per alcuni sarebbe iniziato nel 1133 (Caravale, pp. 146 s.), mentre secondo altri, che coniugano al ruolo di cancellarius anche quello di magister cappellanus, sarebbe riferibile già al 1131 (Houben, p. 194).
Si trattava di un ruolo di primissimo piano a corte, di grande responsabilità e, contrariamente a quello che parrebbe suggerire il doppio appellativo di G., di un incarico nettamente più sbilanciato verso l'ambito militare che verso quello religioso e più tecnicamente burocratico-amministrativo.
Nel 1135 nel Mezzogiorno normanno la situazione si era venuta infiammando: dopo una breve malattia di Ruggero II, in ambito aristocratico era stata diffusa ad arte la falsa notizia del decesso del re. Erano seguiti momenti convulsi, sfociati ben presto in endemiche rivolte fomentate dal principe Roberto di Capua, dal duca Sergio (VII) di Napoli e dal conte Rainulfo d'Alife. A tale confusa e pericolosa situazione cercarono di porre rimedio G. e l'"ammiraglio" (ammiratus) Giovanni, che allora amministravano per Ruggero II l'area della Terra di Lavoro.
G. e il suo collega diedero ordine, da Aversa ove si trovavano, di approntare ed eventualmente rinforzare le difese dei centri nevralgici campani. Nonostante l'incertezza sulle reali condizioni fisiche di Ruggero II gli Aversani decisero di ribellarsi al sovrano unendo le loro forze a quelle dei rivoltosi; G. e Giovanni, che, sospettandone il tradimento, prevedevano la defezione di Aversa, fuggirono. Mentre Giovanni si dedicava a migliorare le difese di alcuni centri, G. si fortificò a Capua. Là G. riuscì a prevenire il nemico: d'iniziativa prese infatti prigionieri i sospetti traditori inviandoli a Salerno dove stava per giungere Ruggero II. La situazione mutò quando il re, radunato l'esercito a Salerno, marciò senza esitazioni su Aversa e Napoli riuscendo a sottomettere la prima e a devastare i sobborghi della seconda, in cui si erano asserragliati i capi ribelli. G. riconquistò Alife prendendo possesso, senza incontrare resistenza alcuna, dell'"oppidum Sancti Angeli" detto "Rabicanum" (l'attuale Raviscanina), già appartenente a Riccardo, fratello di Rainulfo d'Alife, anch'egli fuggito dinnanzi alle milizie condotte da Guarino.
Nell'autunno del 1136 l'imperatore Lotario II, in Italia da qualche anno, era più che mai intenzionato a sottomettere il Mezzogiorno normanno. Ruggero II, che si era impegnato a riorganizzare e a meglio distribuire le difese sul territorio del Regno, nel dicembre di quell'anno incaricò G. di ottenere con ogni mezzo l'obbedienza di "Seniorectus", potente abate di Montecassino. L'alleanza dell'abate con l'imperatore sarebbe stata di grave danno per Ruggero II per l'influenza politica dell'abate e per la ricchezza nonché per la strategica dislocazione del monastero rispetto ai territori normanni.
Ma l'abate, nella sua (calcolata?) indecisione, appariva più vicino alla politica dell'imperatore Lotario e di papa Innocenzo II di cui era nota l'avversione per i Normanni che nel 1130, allo scoppio del pericoloso scisma in seno alla Chiesa di Roma, allora ancora in atto, avevano dato appoggio ad Anacleto II ottenendone in cambio l'incoronazione regia per Ruggero II.
Il 5 genn. 1137 G., senza ulteriori indugi e ottemperando alle istruzioni regie, ordinò all'abate e ai suoi monaci di piegarsi ai voleri del sovrano. L'abate rifiutò decisamente. G. fece allora avviare i preparativi per assediare l'abbazia allertando contingenti normanni campani, lucani, pugliesi e calabresi. Anche l'abate si preparò a sostenere uno scontro armato e chiese l'aiuto dei milites di Landolfo di San Giovanni, un aristocratico locale di parte imperiale.
L'abbazia venne circondata e isolata dalle truppe normanne, ma G., ammalatosi durante i febbrili preparativi dell'assedio e ricoverato a Salerno, morì improvvisamente il 21 genn. 1137.
La Chronica monasterii Casinensis (p. 564) non manca, al proposito, di registrare con malcelato compiacimento la "pia" visione di un monaco: G. sofferente tra i tormenti infernali.
La scomparsa di G. fu una grave perdita per Ruggero II. Non si trattava infatti solo di un semplice funzionario di corte addetto alla cappella e alla Cancelleria, bensì di un abile, deciso negoziatore e soprattutto di uno stratega e di un valente uomo d'armi. Se inizialmente si ebbe una sorta di affiancamento tra la figura che ricopriva il ruolo di cancellarius e/o di cappellanus e quella con l'incarico di ammiratus, negli anni di G. tale separazione tra le due cariche si venne gradatamente ridimensionando. Solo apparentemente infatti, e il caso di G. in questo senso risulta emblematico, il cancellarius era responsabile per il re del solo apparato burocratico e di quanto afferiva alla sfera diplomatica e cancelleresca. L'abilità di G. in campo bellico e la sua fedeltà al sovrano posero in ombra la figura dell'ammiratus, cui in teoria sarebbe dovuta spettare la conduzione materiale di armati e, come si è potuto constatare per le vicende che videro protagonista il collega di G., Giovanni, non solo della flotta, ma anche e soprattutto di contingenti terrestri. L'energia dimostrata da G. nell'adempimento dei suoi compiti presso la corte di Ruggero II fu d'esempio anche al suo successore alla Cancelleria, l'inglese Roberto di Selby.
Fonti e Bibl.: Chronica monasterii Casinensis, a cura di H. Hoffmann, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXXIV, Hannoverae 1980, pp. 558-564; P.F. Kehr, Die Urkunden der normannisch-sizilischen Könige. Eine diplomatische Untersuchung, Innsbruck 1902, pp. 73 ss., 418 ss.; Normannische und staufische Urkunden aus Apulien, a cura di H. Niese, Roma 1907, pp. 20 s.; Rogerii II regis diplomata Latina, a cura di C. Brühl, in Codex dipl. Regni Siciliae, s. 1, II, 1, Köln-Wien 1987, pp. 52 s., 57-59, 62-70, 72-97, 101-108, 111-115, 119-123, 246 s., 250 s.; Alexander Telesinus, Ystoria Rogerii regis Sicilie Calabrie atque Apulie, a cura di L. De Nava - D. Clementi, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], CXII, Roma 1991, pp. 60-62, 67 (del testo) e pp. 217, 255-259, 316, 318, s., 322 (del commentario); Falco Beneventanus, Chronicon Beneventanum, a cura di E. D'Angelo, Tavarnuzze 1998, p. 26; E. Caspar, Ruggero II e la fondazione della monarchia normanna di Sicilia, Roma-Bari 1999, pp. 138-140, 142, 168-171, 187, 277, 279-281, 397, 399, 456 s., 464, 466 s.; E. Gattola, Historia abbatiae S. Benedicti in Monte Cassino (cum accessionibus), Venetiis 1733, pp. 243, 259 e passim; A. Di Meo, Annali del Regno di Napoli della Mezzana Età, Napoli 1795-1819, IX, p. 358 e passim; E. Jamison, The Norman administration of Apulia and Capua more especially under Roger II and William I. 1127-1166, in Papers of the British School at Rome, VI (1913), pp. 223 s.; P.F. Palumbo, Lo scisma del 1130, Roma 1942, pp. 516, 560 s.; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, New York 1960, II, pp. 40-61, 72-75; M. Caravale, Il Regno normanno di Sicilia, Milano 1966, pp. 135, 137, 145, 147 s., 152, 243; H. Enzensberger, Beiträge zum Kanzlei- und Urkundenwesen der normannischen Herrscher Unteritaliens und Siziliens, Kallmünz 1971, pp. 50 ss.; F. Giunta, Bizantini e bizantinismo nella Sicilia normanna, Palermo 1974, pp. 70 s.; Urkunden und Kanzlei König Rogers II. von Sizilien (Studien zu den normannisch-staufischen Herrscherurkunden Siziliens, Baiheft), Köln-Wien 1978, pp. 37 ss.; T. Kölzer, Kanzlei und Kultur im Königreich Sizilien 1130-1198, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, LXVI (1986), p. 23; H. Takayama, The administration of the Norman Kingdom of Sicily, Leiden-New York-Köln 1993, pp. 62-64, 68-71; D. Matthew, I Normanni d'Italia, Roma-Bari 1997, pp. 56, 251 s.; H. Houben, Ruggero II di Sicilia, Roma-Bari 1999, pp. 87, 140, 194.