GUARNIERI (de Guarnieri)
Famiglia di musicisti, il cui capostipite, Luigi, nato ad Adria, in Polesine, il 21 maggio 1842, fu apprezzato contrabbassista. Per difficoltà economiche si trasferì a Venezia ove divenne insegnante di contrabbasso nel liceo musicale B. Marcello e componente dell'orchestra del teatro La Fenice, oltre a essere attivo anche in altre orchestre italiane. Morì a Cittadella, vicino Padova, il 20 ott. 1923.
Violinista e compositore fu il figlio Francesco, che mantenne il prefisso nobiliare "de". Nato ad Adria il 5 giugno 1867, tra il 1877 e il 1884 studiò presso il liceo musicale di Venezia. Fu poi allievo di C. Franck al conservatorio di Parigi, vincendo nel 1886 un "premier prix" nel primo concorso bandito dalla celebre istituzione. Perfezionatosi con J.-B. Dancla, V. d'Indy e R. Frontali, si dedicò alla carriera concertistica. Dopo aver fatto parte per due anni dell'orchestra Lamoureux (1886-88), compì fortunate tournées in Inghilterra e in Russia con un quartetto da lui fondato a Parigi nel 1891, quindi si dedicò all'insegnamento, dapprima nell'istituto Schaller di Parigi. Istituì poi una Società internazionale per la musica da camera, ed eseguì per la prima volta il quartetto di C. Debussy con il suo complesso. Tornato in patria nel 1896, divenne titolare della cattedra di violino nel liceo musicale di Venezia, formando valorosi allievi, tra cui R. Principe. Morì a Venezia il 16 sett. 1927.
Compose le opere teatrali Yvon (Treviso 1908) e Le grand soir (Parigi 1912); inoltre un concerto per violino e orchestra, 2 quartetti, una sonata per violino e pianoforte e altra musica da camera; curò diverse trascrizioni e revisioni.
Direttore d'orchestra, violoncellista e compositore fu il fratello Antonio, nato a Venezia il 1° febbr. 1880. Diplomatosi in violoncello appena diciassettenne, studiò poi organo e composizione sotto la guida di M.E. Bossi. Perfezionatosi a Monaco di Baviera, si dedicò inizialmente alla carriera di violoncellista, esibendosi in Italia e all'estero con diversi complessi orchestrali. Entrò quindi a far parte del Quartetto Martucci, complesso che ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione del repertorio cameristico europeo e con il quale il G. compì numerose tournées.
Nel 1903 fece le prime esperienze di direzione d'orchestra in una tournée guidata da A. Zanella; il vero esordio come direttore ebbe luogo nel 1904 a Siena.
Si dedicò inizialmente all'abituale repertorio operistico, approdando presto in teatri di prestigio quali La Fenice di Venezia, il Politeama di Genova e il Petruzzelli di Bari, impegnato in opere di G. Verdi, G. Puccini, A. Catalani, P. Mascagni, R. Leoncavallo, J. Massenet, U. Giordano. Tuttavia, manifestò da subito un particolare interesse per opere contemporanee, tra cui si ricordano: Giovanni Gallurese di I. Montemezzi (Brescia 1905), Jerry e Betly di E. Romano e Cavalleria rusticana di D. Monleone (Genova 1907), Velda di L. Cassone (Bari 1908), Eidelberga mia! di U. Pacchierotti (Venezia 1909), Zulma di R. Romani (Livorno 1909), Jaufré Rudel di A. Gandino (Venezia, teatro La Fenice, 11 genn. 1910, prima assoluta).
R. Wagner divenne presto uno dei compositori a lui più congeniali: dopo un memorabile Tristano e Isotta alla Hofoper di Vienna (stagione 1908-09), affrontò tra il 1909 e il 1911 la Walkiria e I maestri cantori diNorimberga in una fortunata stagione al teatro Regio di Parma, ove diresse inoltre opere di Massenet (Erodiade), V. Bellini (Norma) e A. Ponchielli (La Gioconda) con Tina Poli Randaccio. Nel 1910, scritturato dal teatro Massimo di Palermo, ove si alternò con L. Mugnone, diresse il Rigoletto di Verdi e La vestale di G. Spontini, opere in cui confermò le sue eccezionali qualità direttoriali.
La fama raggiunta gli valse nel 1912 la nomina a direttore della Hofoper di Vienna; esordì con Carmen di G. Bizet, cui fecero seguito Aida di Verdi, La bohème, interpretata da Selma Kurz, e Madama Butterfly di Puccini. Avrebbe dovuto dirigere anche Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo in lingua tedesca, ma per la mancanza di prove non volle salire sul podio e fu sostituito da F. Schalk.
L'episodio è rivelatore dello scrupolo direttoriale di Antonio, nonché del suo carattere deciso e inflessibile nel richiedere dai cantanti e dagli orchestrali il massimo impegno. Sempre a Vienna diresse Il trovatore e La traviata di Verdi nella versione ritmica tedesca. I suoi rapporti con la direzione del teatro austriaco erano ormai tesi ed egli, sostenendo di non potere svolgere la sua attività secondo i criteri artistici da lui ritenuti indispensabili a una buona resa degli spettacoli, decise di rescindere il contratto, provocando la reazione dell'istituzione viennese che gli mosse causa chiedendo il pagamento di una penale di oltre 16.000 corone.
Nel 1913, alternandosi sul podio con L. Mancinelli, fu a Buenos Aires per una stagione al teatro Colón ove, avendo a disposizione una straordinaria compagnia di canto di cui facevano parte Cecilia Gagliardi, Maria Barrientos, Salomea Krusceniski, T. Schipa, G. Anselmi e R. Stracciari, diresse memorabili rappresentazioni sia del repertorio italiano (Isabeau di Mascagni, Rigoletto e La traviata, Loreley e Wally di Catalani, Lucia di Lammermoor di G. Donizetti), sia francese (Manon di Massenet, Mignon di A. Thomas, Lakmé di L. Delibes), oltre a opere di E. Wolf-Ferrari (Il segreto di Susanna), L. Mancinelli (Paolo eFrancesca) e R. Strauss (Feuersnot).
Sempre nel 1913 diresse una serie di concerti all'Augusteo di Roma, ove tornò a più riprese sino al 1920, presentando programmi che spaziavano dal repertorio classico e romantico sino ad autori quali C. Debussy, M. Ravel, G. Fauré, A. Smareglia, O. Respighi, G. Martucci, V. De Sabata, J. Sibelius, G.F. Malipiero, I. Stravinskij. Nel 1914 diresse a Firenze la prima locale del Parsifal di Wagner; l'anno seguente fondò a Milano la Società sinfonica italiana, orchestra formata da diplomati del conservatorio G. Verdi, con l'intenzione di effettuare tournées in Italia e all'estero, ma lo scoppio del primo conflitto mondiale fece fallire l'iniziativa.
In questo periodo fu tra i primi ad accostarsi al mezzo discografico. Dopo aver diretto in prima italiana all'Arena di Milano I Mori di Valenza di Ponchielli (19 luglio 1914), presentò all'Augusteo di Roma in prima assoluta Le fontane di Roma di O. Respighi (1917). Quindi, dopo brevi stagioni a Reggio Emilia, Verona, alla Fenice di Venezia e al teatro Dal Verme di Milano, approdò al teatro alla Scala, ove diresse Lohengrin di Wagner (3 dic. 1922) in una edizione memorabile cui parteciparono Maria Carena, C. Galeffi, E. Pinza e A. Pertile.
Dopo il Cristoforo Colombo di A. Franchetti (17 genn. 1923) e Il barbiere di Siviglia di G. Rossini (13 febbr. 1923), gli venne affidata la prima assoluta di Belfagor di Respighi (26 apr. 1923), un'ulteriore affermazione del maestro veneziano, che conquistò definitivamente il pubblico scaligero.
Frattanto da una prima unione con Anna Renzi aveva avuto due figli, Arrigo, direttore d'orchestra e Augusta Sara, cantante; quindi da una seconda unione con Renata Salassani, altri due figli, Anna Maria, attrice di prosa e Ferdinando, anch'egli direttore.
Fino al 1932 Antonio fu impegnato al teatro Verdi di Trieste, ancora alla Scala (La bohème, Francesca da Rimini di R. Zandonai, La vestale,Don Giovanni di W.A. Mozart, Tannhäuser di Wagner, Il trovatore), e al Regio di Torino. Nel 1937, al Maggio musicale fiorentino, presentò in prima assoluta Il deserto tentato di A. Casella (di cui aveva diretto nel 1928, a Palermo, la Scarlattiana). Nel giugno 1937 diresse a Cremona un concerto per le celebrazioni stradivariane, avvalendosi della partecipazione dei più grandi concertisti del momento; quindi nel 1938 al teatro S. Carlo di Napoli, in prima italiana, una memorabile edizione del Macbeth di E. Bloch, presente l'autore.
Ormai considerato un'autorità in campo internazionale, tenne sino al 1946 corsi di perfezionamento in direzione d'orchestra all'Accademia Chigiana di Siena, facendosi anche interprete della rinascita di capolavori del passato: diresse infatti di A. Vivaldi L'Olimpiade (1939) e l'oratorio Juditha triumphans (1941), di A. Scarlatti Il trionfo dell'onore (1940), e di G.B. Pergolesi Il Flaminio (1942).
Durante la seconda guerra mondiale condusse l'orchestra della Scala alle Musikfestwochen di Lucerna (estati 1941 e 1942), ottenendo grandi consensi in pagine di Brahms e Wagner. Nel 1942, con l'orchestra del Maggio musicale fiorentino, si recò a Vienna per partecipare alle celebrazioni del centenario della fondazione dei Wiener Philharmoniker e fu insignito della medaglia Nicolai, considerata la più alta onorificenza concessa a un direttore d'orchestra. La definitiva affermazione in campo internazionale gli valse l'affidamento da parte della Telefunken della registrazione di un intero ciclo sinfonico.
Frattanto proseguiva in Italia la sua attività in campo sia teatrale sia sinfonico: a Bologna fu impegnato in un intero ciclo wagneriano, a Genova diresse opere di Verdi e Puccini, all'Opera di Roma un memorabile Boris Godunov (7 febbr. 1942) e Kovancina (15 genn. 1943) di M. Musorgskij, quindi Andrea Chénier di Giordano con G. Lauri Volpi (5 febbr. 1949). Sempre nel 1949, al Maggio musicale fiorentino, diresse con grande successo l'Orfeo di C. Monteverdi con Fedora Barbieri e scene di G. de Chirico, e l'anno successivo, in prima italiana, Armida di G.-B. Lully.
Non meno intensa fu l'attività al teatro alla Scala ove, tra il 1940 e il 1947, diresse numerose opere di repertorio, rimaste negli annali del teatro anche per la partecipazione di giovani cantanti destinati a prestigiose carriere. Dopo Carmen di Bizet con Gianna Pederzini e B. Gigli (1943), I maestri cantori di Wagner e Mignon di Thomas, ancora con la Pederzini e T. Schipa (1945), nel 1947 diresse una straordinaria Manon di Massenet con Mafalda Favero e il quasi esordiente G. Di Stefano, quindi ancora Mignon con l'astro nascente Giulietta Simionato, che diresse anche nel 1948 in un acclamato Barbiere di Siviglia di Rossini.
Conclusa la carriera scaligera, le condizione di salute lo costrinsero ad abbandonare le sale dei teatri e preferì dirigere le opere in forma di concerto ai microfoni della RAI. Dopo una splendida edizione de I puritani di V. Bellini con Lina Pagliughi e La bohème di Puccini con Renata Tebaldi (1948-49), diresse La sonnambula di Bellini, ancora con la Pagliughi, e Francesca da Rimini di Zandonai (1950), unica testimonianza di opera completa conservata in disco della Fonit Cetra. Fu questa la sua ultima esperienza direttoriale.
Compose le opere teatrali Giuditta (libr. di E. Moschino, 1913) e Hannele (non rappr.); Impressioni di Spagna per orchestra, e musica vocale.
Morì a Milano il 25 nov. 1952.
Direttore tra i più grandi della sua generazione, dotato d'un ottimo intuito e perfetto conoscitore dell'ambiente teatrale, esigentissimo con i cantanti, fu paragonato spesso ad A. Toscanini, per lo scrupolo inflessibile con cui curava ogni esecuzione. Finissimo concertatore, diede a ogni interpretazione una sua personalissima impronta, caratterizzata da sonorità ineguagliabili per morbidezza, fluidità e sfumature timbriche.
Violinista fu la sorella Guglielmina, della quale mancano dati biografici, se non che sposò il musicologo G. Pavan.
Scarse e frammentarie sono le notizie biografiche su Edoardo, figlio di Francesco, nato a Venezia il 18 apr. 1899. Dopo aver compiuto gli studi di violoncello presso il conservatorio della città, si perfezionò a Parigi, dedicandosi quindi alla carriera concertistica come solista. Esibitosi in varie città italiane in un repertorio prevalentemente cameristico, nel 1925, al teatro La Fenice di Venezia, partecipò al III festival internazionale della Società internazionale di musica contemporanea.
Intraprese poi la carriera di direttore d'orchestra, e dopo essere apparso in teatri minori, diresse alla Fenice, nella stagione di primavera 1929, Madama Butterfly di Puccini e Rosmunda di E. Trentinaglia, in cui riscosse grande successo. Quale testimonianza della stima di cui godeva negli ambienti musicali, sempre alla Fenice e nello stesso anno fu organizzata una serata in suo onore. Il 26 maggio 1935, in occasione di un balletto di Jia Ruskaja nell'ambito del Maggio musicale fiorentino, fu impegnato in un programma comprendente musiche di L. van Beethoven, F. Schubert, P. Anfossi, E. Grieg, C. Debussy, J. Turina, I. Pizzetti, F. Mulé. Nel 1937 si trasferì in Brasile, ove continuò l'attività direttoriale in vari teatri del paese.
Morì a San Paolo (Brasile) il 25 maggio 1968.
Arrigo, figlio di Antonio e di Anna Renzi, nacque a Lugo di Romagna il 22 maggio 1910. Allievo di O. Respighi e di F. Alfano, si dedicò anch'egli alla direzione d'orchestra, iniziando la sua carriera nel 1938 come maestro sostituto accanto a F. Molinari Pradelli, per alcune recite de LaGioconda di Ponchielli al teatro Comunale di Bologna.
Sempre dal 1938 lo ritroviamo impegnato per alcuni anni nei teatri di Genova: nell'agosto di quell'anno diresse La bohème e Tosca di Puccini e Lucia diLammermoor di Donizetti, con Mercedes Capsir, al Politeama genovese, ove tornò l'anno successivo con Rigoletto di Verdi, protagonista C. Galeffi. Nel 1941 fu chiamato a dirigere Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo al teatro Margherita; quindi nell'estate 1946, al teatro Genova di Marassi, diresse opere di Puccini (La bohème, Tosca, MadamaButterfly); nello stesso teatro tornò l'anno successivo per dirigervi La traviata di Verdi e Lucia di Lammermoor, ambedue interpretate dalla Pagliughi.
Nel 1950 diresse Rigoletto, Lucia di Lammermoor (ancora interprete la Pagliughi), Cavalleria rusticana (con Gigliola Frazzoni) e Pagliacci al teatro Alfieri di Asti, ove tornò poi nella stagione 1952-53 con Rigoletto.
Frattanto sin dal 1929 aveva diretto opere a Tunisi e Montreux; dal 1955 fu direttore stabile alla Nederlandse Opera di Amsterdam. Arrigo morì a Roma il 22 nov. 1975.
Alla carriera musicale si dedicò anche la sorella Sara Augusta, nata a Lugo di Romagna l'8 ag. 1903. Dotata di una bella voce di soprano, intraprese inizialmente lo studio del pianoforte, quindi quello del canto, dedicandosi al repertorio cameristico in concerti in Italia e all'estero. Dopo un periodo trascorso in Libia, ove affrontò anche brani di musica leggera, compì una fortunata tournée in varie città della Spagna, facendosi apprezzare per le raffinate doti interpretative, caratterizzate da un innato gusto esecutivo e grande versatilità, che le consentiva di spaziare dal repertorio italiano a quello francese e spagnolo. Morì tragicamente a Genova il 27 nov. 1949 nel crollo di un edificio lesionato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
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