guatare
[guate, in rima, indic. pres. II singol.] - Ricorre sempre in rima, e vale " guardare ", specialmente con attenzione o insistenza (talvolta sottolineata da pur): If VI 6 novi tormenti... mi veggio intorno... / ... come che io guati; con l'idea del vagheggiamento amoroso, in Vn XIX 12 53 spirti d'amore infiammati, / che feron li occhi a qual che allor la [donna] guati, e Rime XC 75, Rime dubbie XVII 11; Pg V 58 Perché [" per quanto "] ne' nostri visi guati, / non riconosco alcun; XIX 52 Che hai che pur inver' la terra guate?, " continui a guardare " (così anche in If XXIX 4 Che pur guate?). Colui che uscito fuor del pelago... / si volge a l'acqua perigliosa e guata (If I 24), " in quel guatare conosce molto meglio il pericolo del quale è scampato " (Boccaccio; così Benvenuto, Landino), guarda " con raccapriccio " (Chimenz), mentre in Pg IX 132 di fuor [della porta del Purgatorio] torna chi 'n dietro si guata (si noti il costrutto pronominale), prevale il significato simbolico: " quasi dicat: qui relabitur in peccata, eiicitur de purgatorio, quia omnis recidiva deterior est sua radice " (Benvenuto); " si volge indietro a vagheggiare il passato peccaminoso " (Porena: cfr. Luc. 9, 62).
In senso figurato, ricorre in Cv IV Le dolci rime 38 chi 'l ver guata (ripreso in VII 5), dove vale quindi " considerare " e, costruito impersonalmente, in If XVI 78 i tre [sodomiti], che ciò inteser per risposta, / guardar l'un l'altro com' al ver si guata: qui alcuni intendono " con delusione e dolore " (Chimenz; già in Torraca), mentre per altri (Boccaccio, Andreoli, Scartazzini-Vandelli, Porena, Mattalia) il verbo vorrebbe sottolineare il fatto che i tre fiorentini sentono, non senza stupore, profondamente vere le parole di D., e richiamerebbe Virg. Aen. XI 120 ss., Stat. Theb. II 173 ss. Essi si guardano, insomma, con atteggiamento che esprime convinzione, consenso (in quanto ciò che hanno sentito da D. è conferma di quello che aveva detto Guglielmo Borsiere: cfr. vv. 70-72), vedendo ciascuno riflessa nel volto dell'altro la propria certezza. V. anche AGGUATARE; GUARDARE.