GUATEMALA.
– Demografia e geografia economica. Storia.
Demografia e geografia economica di Anna Bordoni. – Stato dell’America Centrale, posto nella parte istmica. Il Paese (15.859.714 abitanti, secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014) è caratterizzato da una condizione socioeconomica estremamente depressa: il tasso di alfabetizzazione (75,9%) è tra i più bassi dei Paesi dell’America Centrale, la percentuale di lavoro minorile è tra le più elevate, le disparità di reddito sono forti e oltre la metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. L’economia ha risentito del calo dei prezzi dei prodotti agricoli (caffè e cardamomo), in quanto il settore primario contribuisce ancora per il 13,5% alla formazione del PIL e occupa il 30% della popolazione attiva. Consistenti le rimesse degli emigrati.
Storia di Giovanni Agostinis. – Nonostante la crescita economica relativamente sostenuta, nel primo decennio del 21° sec. persistevano i problemi principali che avevano afflitto la popolazione, il sistema politico e il territorio del G.: l’elevatissimo tasso di povertà, la violenza e la corruzione endemica.
Il governo liberalconservatore della Gran alianza nacional presieduto dal presidente Óscar Berger (2004-08) – eletto nel 2004 con il sostegno del settore imprenditoriale guatemalteco e dell’oligarchia terriera sulla base di un programma di riforma politica ed economica – chiuse con un bilancio deludente. Nonostante la realizzazione di importanti opere infrastrutturali (quali l’ampliamento della rete autostradale e il rinnovamento dell’aeroporto internazionale La Aurora), durante la presidenza Berger il G. visse una complessiva riduzione degli investimenti pubblici, l’esplosione del debito pubblico e un incremento dei già elevati indici di violenza. Il tasso di povertà non registrò progressi sostanziali, rimanendo a un elevatissimo 53%.
Nelle elezioni del 2007 trionfò Álvaro Colom, candidato del partito socialdemocratico Unidad nacional de la esperanza (UNE), il quale sconfisse il candidato conservatore Otto Pérez Molina conquistando il 52,8% dei voti. Il governo Colom (2008-12) visse le ripercussioni macroeconomiche della crisi finanziaria mondiale, una serie di gravi scandali di corruzione, e un aumento della violenza legata alle attività del narcotraffico. Alle presidenziali del 2011 l’UNE candidò Sandra Torres, moglie di Colom. Nel mese di marzo, la coppia divorziò per aggirare la norma costituzionale che vietava ai parenti del presidente uscente di candidarsi alla presidenza o alla vicepresidenza del Paese. Ma la Corte suprema respinse la candidatura di Torres e l’UNE, scaduti i termini, non riuscì a indicare un nuovo candidato.
Otto Pérez Molina, ex generale dell’esercito guatemalteco e candidato del conservatore Partido patriota, si aggiudicò le elezioni di settembre. Il governo Molina promosse un piano di governo vasto e ambizioso. Tra i provvedimenti principali, il Piano strategico di sicurezza 2012-16 (basato sulla creazione di due forze speciali di polizia con il compito di ridurre sequestri e femminicidi), la proposta di depenalizzare il consumo di droga a livello centroamericano per frenare il narcotraffico, una riforma dei programmi sociali volta a rendere più efficace la lotta alla povertà e a migliorare l’accesso ai servizi primari e la riforma della carriera dell’insegnamento.
Nel maggio 2013 l’ex presidente, militare golpista, José Efraín Ríos Montt, all’età di 86 anni fu condannato a 80 anni di prigione per genocidio e crimini contro l’umanità commessi ai danni della popolazione Maya tra il 1982 e il 1983. Si trattava di un evento storico, e non solo per il G.: Montt fu il primo capo di Stato a essere condannato per violazione dei diritti umani nella storia dell’America Latina. Nell’aprile 2015 fu scoperta una rete criminale che riceveva tangenti dagli importatori per evadere il pagamento delle imposte doganali. Lo scambio coinvolse anche il presidente Pérez Molina, le cui dimissioni erano chieste a gran voce nei mesi successivi in manifestazioni di piazza. Il 2 settembre il Parlamento votò unanimamente in favore della revoca dell’immunità al capo dello Stato. Pérez Molina rassegnò le dimissioni e contro di lui fu spiccato un mandato d’arresto.